Racconti e diari di viaggio. Informazioni e itinerari per viaggi fai-da-te in Italia e all'estero. Mototurismo e trekking.
 
Borghi del Friuli: Gemona, Venzone, Poffabro.

Borghi del Friuli: Gemona, Venzone, Poffabro.

Il sole splende su questo 22 Dicembre e la nostra giornata non potrebbe essere più promettente. Oggi visiteremo tre bellissimi borghi del Friuli: Gemona del Friuli, Venzone, Poffabro. Un programma intenso, ricco anche da un punto di vista emotivo, da cui mi aspetto tanto.

In realtà il 22 Dicembre è il giorno del nostro anniversario di matrimonio, ed il viaggetto in Friuli Venezia Giulia iniziato ieri con la visita di Aquileia e Cividale del Friuli (ne ho parlato qui), si sta rivelando il modo migliore per festeggiare 9 anni di vita insieme. Tra l’altro ora avete la risposta alla domanda: “Ma chiccavolo si sposa a Dicembre?”. Noi. In una cerimonia super rapida, decisa e portata a compimento in dieci giorni, che per la precisione nell’organizzazione farebbe impallidire Enzo Miccio (per informazioni e preventivi contattatemi: ci penso io).

Ma, dato che non siamo qui a lanciare il riso, direi di passare al racconto delle splendide località visitate oggi: Gemona del Friuli e Venzone, vere perle della regione, ed il piccolo, grazioso borgo di Poffabro, sulle Dolomiti Friulane.

Gemona del Friuli è la nostra prima tappa. Parcheggiamo gratuitamente a pochi passi dal duomo, in Via Ospedale San Michele, dove non è necessario il disco orario.

Gemona era uno dei castelli fortificati dai Longobardi contro gli Avari. Nel XII secolo aveva già uno statuto proprio. Durante il patriarcato aquileiese a Gemona crebbero commerci, attività bancarie e artigianato. Nel XV secolo sotto al dominio Veneziano, attraversò un periodo di grosse difficoltà.

Ma il colpo di grazia lo subì in seguito agli eventi sismici del 1976, di cui divenne il simbolo insieme al borgo di Venzone. Nulla oggi fa intuire la distruzione di quarant’anni fa, il centro storico è intatto, solido, accogliente. Il Medioevo non è andato perduto, anzi è risorto con orgoglio dalle macerie, per accostarsi all’epoca moderna.

Iniziamo la visita dall’imponente Duomo di Santa Maria Assunta: osservandolo provo un brivido lungo la spina dorsale e sento le lacrime salirmi agli occhi. Quest’opera d’arte uscì distrutta dal sisma, esattamente come il centro storico. Ora è stato riportato alla vita per mano del popolo friulano, piena espressione della grandezza del suo passato.

La facciata è a metà tra romanico e gotico, seppure venne rimaneggiata nel XIX secolo. Io mi perdo letteralmente nei dettagli, soprattutto nel grandioso interno di questo gioiello risalente al XIII secolo, morto per mano dell’Orcolat e rinato grazie alla tenacia dei friulani.

Ci sono tantissimi capolavori su cui soffermarsi, tutti egregiamente descritti nei pannelli esplicativi, con note riguardanti anche i danni subiti durante il sisma, ed i lavori effettuati per il restauro. Uno su tutti il Crocifisso ligneo del XV secolo, ritrovato sotto le macerie e riportato alla luce: doppiamente simbolo di risurrezione!

Proprio di fronte al duomo sorge Palazzo Gurisatti del XV secolo, dal cui porticato è possibile scattare una bella immagine dell’edificio religioso stretto tra la roccia e la Torre Campanaria.

Proseguiamo lungo Via Bini, il delizioso corso principale: case medievali vi si affacciano con eleganza, mentre a piano terra negozietti d’artigianato -uno più bello dell’altro- si susseguono, alcuni con accesso diretto sul viale, altri celati in maniera pittoresca dai portici.

Da Via Bini si raggiungono anche il “Museo della Pieve e del tesoro Duomo” (aperto nei fine settimana) e la mostra “Frammenti di Memoria” (di cui ho scritto qui), dove ci fermiamo per oltre un’ora.

Via Bini si apre su Piazza del Municipio, sulla quale si affaccia il Palazzo Comunale edificato agli inizi del XVI secolo, utilizzando le pietre del castello. Presenta tre splendide arcate sotto cui ci sono un bell’albero di Natale ed una stampa in memoria del terremoto del 1976.

Proseguiamo su Corso Cavour in cui troviamo una forte commistione di stili: domina il post-moderno da cui, ad un certo punto, spiccano la scalinata ed i resti dell’ex Chiesa della Beata Vergine delle Grazie. Una ferita del sisma, volutamente non rimarginata. Seguiamo una serie di stradine strette tra edifici possenti e moderni, fino a raggiungere la Chiesa di San Rocco, altro edificio riportato all’antico splendore.

Nonostante la Rocca di Gemona sia in restauro, decidiamo comunque di affrontare la salita per godere dello splendido panorama che si ammira da quassù: ogni istante di fatica e fiatone viene ripagato ampiamente. Oltre a dominare la vallata, da qui si può osservare il punto di vista più bello su tutta Gemona e sul Duomo di Santa Maria Assunta.

Col sole pieno, il cielo azzurro senza una nuvola, sembra quasi estate. Soprattutto sembra quasi impossibile la devastazione vissuta dal borgo, che abbiamo osservato nei video di repertorio e nelle immagini della mostra “Frammenti di Memoria”.

Scendiamo lentamente al parcheggio e raggiungiamo il secondo tra i borghi del Friuli scelti per le visite di oggi: la vicinissima Venzone. A mio modestissimo parere, Venzone è uno di quei luoghi che vedi e non vorresti più lasciare, nel senso che ti prendi una tale “sbandata” da provare quasi dolore fisico nell’andartene.

Iscritta al circuito “I borghi più belli d’Italia”, Venzone venne dichiarata “Monumento Nazionale” già nel 1965, prima che il sisma la radesse al suolo, la sbriciolasse…Ma, chi oggi arriva a Venzone, ritrova un borgo intatto, inalterato, ricostruito con le stesse caratteristiche e persino gli stessi materiali del passato; solo le metodologie sono cambiate. Questo è quanto apprendiamo alla mostra “Tiere Motus” (di cui ho parlato qui), un’esposizione imperdibile, incredibilmente toccante.

Prima di proseguire con le visite, facciamo una breve pausa pranzo in Piazza Municipio: sono le 14 passate, camminiamo da un numero imprecisato di ore, ed io non ricordo nemmeno se ho fatto colazione…“Dar Cavaliere Nero” è un localino accogliente, con prodotti ottimi, prezzi onesti e proprietaria super gentile, che non guasta mai! Con 10€ prendiamo due pezzi di focaccia e uno di pizza farcita, oltre ad una bottiglietta di Fanta.

Quando ci rimettiamo in marcia mi rendo conto di una cosa (merito dello stomaco finalmente pieno?) e la faccio notare anche a Daniele: Venzone sembra un villaggio inglese, ma all’italiana! Ecco, ora mi sono inguaiata da sola, và a spiegare questa sensazione senza sembrare fuori di testa…

A mia discolpa voglio dire che persino la Comunità Europea l’ha riconosciuto come “villaggio ideale d’Italia”! Non conosco le loro motivazioni, ma cercherò di darvi le mie: questo centro storico in cui tutto è a misura d’uomo, non è solo bello, ma proprio una coccola su cui posare gli occhi.

I locali e i negozi sono estremamente graziosi, con soffitti basi, decorazioni ed allestimenti ricercati, con scuroni colorati e porte vintage: sembrano appartenere ad un paese delle bambole! Ogni cosa è talmente avvolgente, piacevole, che se non avessimo trascorso due ore all’esposizione “Tiere Motus”, stenteremmo a credere che il sisma abbia davvero distrutto tutto questo, quarant’anni fa.

La mia idea di “villaggio inglese all’italiana” trova conferma in Piazza Duomo, quando entriamo in un bar che ricorda un british pub dai soffitti bassi, modanature in legno, tessuti retrò, luce soffusa. Ma anche per la facilità con cui si scambiano quattro chiacchiere! Ad esempio, mi trovo ad ammettere con la proprietaria che non siamo riusciti ad assaggiare nulla di tipico, se escludiamo una fetta di Presnitz e il crudo San Daniele (e chi ha tempo per mangiare?). Contemporaneamente cerco di convincere un cliente che questa notte non mi farò togliere il sonno dalle mummie (e chi ha tempo per dormire?).

No, cari lettori, non avete letto male, ho davvero scritto mummie. E no, non ho avuto un attacco di egittologia acuta. Dovete sapere che Venzone è famosa per alcune cose:

  • il terremoto;
  • il duomo ed il centro storico;
  • i riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni;
  • la lavanda;
  • le mummie.

Le “Mummie di Venzone” conservate nella cripta di San Michele, proprio di fronte all’ingresso del duomo, sono un caso particolare di mummificazione naturale, avvenuto senza l’intervento dell’uomo. Il più antico è “il Gobbo”, ritrovato nel 1647 quando il duomo venne ampliato; le altre risalgono al XVIII e XIX secolo.

Anche le “Mummie di Venzone” hanno subito gli effetti del sisma, tanto che dei 21 corpi ne furono estratti integri dalle macerie solo 15, ma oggi sono esposte al pubblico ben protette da teche che ne preservano lo stato.

Per accedere alla cripta si acquista un gettone nei bar o nei negozi, al prezzo di 1,50€: si trovano cartelli con la dicitura “GETTONE MUMMIE” esposti all’esterno, che non si riferiscono alla possibilità di parlare telefonicamente con Tutankhamon, ma alla monetina da inserire per azionare il tornello.

E’ una visita breve ma che consiglio per la sua particolarità. Inoltre trovandosi a dieci passi dal duomo sarebbe un peccato perderla! Vi sono pannelli che spiegano il processo di mummificazione, dovuto ad una muffa dal nome impronunciabile, presente in alcune tombe: praticamente disidrata i tessuti, e nel giro di un anno i corpi si mummificano. Troviamo anche una mappa del duomo dove sono segnalate le sepolture in cui ciò si è verificato.

A proposito del Duomo di Venzone…cosa si può dire di questo gigante medievale, di cui due ore fa ho pianto la distruzione, guardando la simulazione video all’esposizione “Tiere Motus”? E’ come se non avesse mai subito la ferocia dell’Orcolat, grazie alla ricostruzione per “anastilosi”.

Questo metodo di riedificazione è stato applicato a tutto il borgo, ma per farvene comprendere la genialità, riporto in poche parole ciò che ci è stato spiegato alla mostra…o almeno ci provo: le varie parti del duomo sono state assemblate a terra, poi ricostruite con le stesse forme e con l’utilizzo degli stessi materiali. Osservando immagini di Venzone e del duomo prima del terremoto e dopo il rifacimento, sarà difficile trovare le differenze. La sola grande variazione è nell’applicazione rigorosa delle norme antisismiche.

E’ un edificio romanico-gotico estremamente luminoso, con affreschi del XIV secolo. Oggi è pieno di aitanti signore che stanno pulendo gli interni in previsione delle celebrazioni natalizie, perciò fuggo prima che mi mettano una scopa tra le mani!

La nostra passeggiata prosegue senza meta attraverso vicoletti e negozi, tra i quali spiccano quelli dedicati alla “Lavanda di Venozone”. La coltivazione e distribuzione della lavanda, infatti, è un progetto portato avanti da alcune aziende del posto; il tutto esplode tra luglio e agosto, con la raccolta dei fiori ed una festa che interessa l’intero borgo.

Sarei anche tentata di entrare in uno dei negozietti, ma non amo i souvenir di nessun genere; inoltre voglio sfruttare tutto il tempo a nostra disposizione per respirare ogni soffio di questo gioiello di paese. Infine, cosa non da poco, abbiamo ancora una tappa lontanuccia tra i borghi del Friuli che fanno parte del nostro programma.

Ci spingiamo alla scoperta delle porte d’ingresso e della cinta muraria, una vera punta di diamante dato che Venzone era l’unica cittadella fortificata del Friuli. Grazie a questa passeggiata possiamo non solo ammirare la grandiosità del baluardo difensivo, ma anche un punto di vista su duomo e cripta davvero pittoresco.Per non parlare dei vicoletti che ci riconducono fino alla piazza su cui si affaccia il Municipio, un salotto medievale di una bellezza da mozzare il fiato.

A malincuore torniamo al parcheggio gratuito di Piazzale Scuole, e decidiamo di raggiungere Poffabro anche se è piuttosto tardi: questo è infatti il terzo tra i borghi del Friuli, presente nel nostro piano visite. Un paese in pietra racchiuso nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, iscritto al circuito “I borghi più belli d’Italia”.

Per la sua incantevole bellezza, Poffabro andrebbe visitato in qualsiasi momento dell’anno, ma a dicembre con le “Vie dei Presepi” si trasforma in una fiaba. Ve ne sono di numerose tipologie, tutti bellissimi, allestiti in ogni angolo disponibile del borgo: in questo modo ne viene fuori un percorso a tema molto suggestivo ed accurato!

Poffabro è speciale, appena vi si mette piede si respirano serenità e piacere. Le luci soffuse, gli stretti e misteriosi vicoli di pietra, i cortili nascosti, le irte scalinate, i passaggi a volta: qualsiasi scorcio è un quadro.

Mi perdo nella gioia di trovare quanti più presepi possibile, aiutata persino da Daniele-Grinch…e dalle grida strazianti di un bimbo inglese, che mi fanno quasi morire di crepacuore:

un urlo lacerante si levò nella notte

Ah baby, sei impazzito, io ho un’eta!!!

La grazia dei presepi artigianali, alcuni anche molto originali, si sovrappone allo splendore del centro storico. Devo dire che, fin dall’inizio, puntavo a raggiungere il terzo tra i borghi del Friuli proprio nel pomeriggio, per visitarlo al calare della sera.

Siamo arrivati più tardi del previsto, per cui ci godiamo appieno lo scintillio di luci, candele e decorazioni, oltre al senso di mistero che si respira ad ogni angolo. D’altra parte, però, ne risentono abbastanza le foto, per le quali mi devo impegnare tantissimo, perdendo alcuni particolari molto pittoreschi,

Ma vale comunque la pena correre il rischio: Poffabro immerso tenebre di un pomeriggio invernale, è una magia che mi riesce persino difficile descrivere!

Carino anche il bar del paese, che propone bevande a tema, come cioccolata, succo di mela, punch e vin brulè. E’ proprio qui che termina la nostra visita, per riposare un pò e bere qualcosa di caldo.

In realtà avevamo deciso di andare a cena fuori per festeggiare il nostro anniversario, ma siamo talmente stanchi ed arriviamo a Udine così tardi, che riusciamo a malapena a mangiare un piatto di pasta in appartamento prima di crollare.

∞♦∞

L’ultima giornata del nostro viaggio in Friuli Venezia Giulia è quella che forse ci delude di più. Dopo aver letto che a Tarvisio vengono organizzati piccoli Mercatini dell’Avvento, per dare un tocco natalizio a questo itinerario l’ho scelta come meta finale. Anche perché l’apertura era in calendario il 23 e 24 Dicembre: insomma, sembrava un piano perfetto!

A Tarvisio troviamo posteggio gratuito al P4, ma scopriamo anche che il mercatino è composto da una manciata di casette, perlopiù chiuse…non potete immaginare la delusione. Non solo perché abbiamo allungato di brutto la strada, visto che Tarvisio si trova al confine con l’Austria (e noi dobbiamo per forza tornare verso l’Emilia Romagna), ma anche perché ho rinunciato alla visita di Palmanova per arrivare fin qui a vuoto.

Mettiamola così: abbiamo un motivo in più per tornare quanto prima in questa piccola, straordinaria regione che ci ha rubato il cuore e scoprire altri borghi del Friuli Venezia Giulia!

Claudia B.

Per saperne di più delle visite a “Tiere Motus” e “Frammenti di Memoria”, cliccate⇒ L’Orcolat che ingoiò il Friuli
Per la prima parte del nostro diario di viaggio, cliccate⇒ Friuli Venezia Giulia: Aquileia e Cividale del Friuli

12 commenti

  1. Roberta

    Il Friuli è una regione che conosco poco. Sono stata un paio di volte a Trieste e basta. Non immaginavo ci fossero dei luoghi così affascinanti, ne conoscevo la storia triste del borgo! Ho un conto in sospeso con questa regione 🙂

    1. È vero Roberta, la storia tristissima del Friuli devastato dal terremoto, ha fatto il giro del mondo 🙁
      Per fortuna sostituita da quella che racconta la sua grande rinascita!
      Anche io prima di questo piccolo viaggio, avevo alle spalle solo due uscite a Trieste fatte da bambina: sono felice di aver recuperato, anzi non vedo l’ora di tornare!
      Una regione piccola ma splendida: stra- consigliata 🙂
      A presto Roberta!
      Claudia B.

  2. Roberta

    Che dire? Mi fai sempre immergere nei tuoi viaggi, come se su quella moto ci fossi anch’io con voi (modello terzo incomodo…). Mi piace che ti informi sulla storia dei posti che visiti, che non ne parli in maniera superficiale e che tu sia in grado di commuoverti. Soprattutto riguardo quest’ultimo punto: non ho letto molte storie di blogger che hanno le lacrime agli occhi di fronte a una chiesa o a un panorama… Brava, brava, bravi!

    1. Grazie Roberta! Io a volte mi trovo pure in difficoltà per questa mia “debolezza” -definiamola così- di commuovermi fino alle lacrime. Mi capita di frequente quando viaggio, e mi nascondo perché non so mai cosa possano pensare le persone: uno di questi giorni qualcuno mi chiederà se mio marito mi picchia, ahahahah! Però trattenere le emozioni è ben difficile, se non impossibile.
      Nel caso del Friuli poi non ce l’ho fatta. Mi sono ritrovata con le lacrime che mi cadevano persino davanti al curatore del museo! Mettiamola così: fa parte del bel pacchetto viaggio, prendere tutto ciò che sa darci, senza limitazioni!
      Mi fa molto piacere pensare di averti fatta viaggiare con noi, altro che terzo incomodo: è una delle poche cose belle del mio blog, far rivivere un pezzo della mia esperienza anche a chi legge 🙂
      Ti mando un grande abbraccio!
      Claudia B.

      1. Roberta

        Continua a commuoverti, mia cara. Altro che debolezza: è una virtù! Al massimo, penseranno che siamo in menopausa precoce! Lasciamoli fare 😉

  3. L'OrsaNelCarro

    Anche ieri sera ero qui che cercavo di commentare ma il pc si è impallato come un mulo. Stamattina stessa cosa. Ho cambiato browser e niente, ho azzerato la cronologia e niente. Stasera ho staccato la presa dal muro alla Attila ed ha funzionato. I pc sono come i mariti…vogliono essere dominati!
    Stima per il tuo matrimonio dicembrino (di sicuro non hai ricevuto bestemmie per il caldo…sai il trucco che si scioglie, invitati che si sbracano e si tolgono le cravatte e robe simili).
    Claudia mi piace tantissimo il fatto che prima di partire tu vada a spulciare la storia dei luoghi che visiterai, è un modo per immergersi totalmente nel viaggio. Anche questa parte di Friuli la trovo stupenda, complice anche la giornata *_*
    L’ombra di quella parete rocciosa dona a Gemona un’aura bellissima!
    Non mi stupirei se un giorno giungessi a Venzone e trovassi un cartello WelCome to Venzone: villaggio inglese, ma all’italiana! hahahh La foto della piazza del Municipio è una cartolina.
    Di mummie famose in Italia ce ne sono ma queste sono troppo “gettonate” hahaha ok abbattetemi!
    Notte Clà

    1. Ahahahahahahah, me ne vengono in mente almeno un centinaio e conservate pure peggio di quelle di Venzone..oltretutto parlano e la cosa è grave 😉 !
      Okay mi fermo, pare che la satira sia a rischio rogo…
      Tra l’altro io te lo dico, se mi ladrano il “villaggio inglese ma all’italiana” insorgo peggio del popolo contro la Bestia ne “La Bella e la Bestia”: già mi ci è voluto un paragrafo per spiegarla, mò è la mia di diritto! Però sarebbe carino: magari mi accordo per il copyright 🙂
      Io ci provo ad informarmi e fare tutte le ricerche del caso, poi a volte la cosa rende bene altre peggio, ma almeno mi sembra di riuscire a prendere il massimo dalle visite! Soprattutto con la memoria che con gli anni mi sta giocando brutti scherzi, per cui ho sempre bisogno di stare sul pezzo. E non scherzo!
      Sai che in effetti questa cosa dello sposarsi a dicembre ha avuto un sacco di fattori positivi: il mantenimento della messa in piega e del trucco di certo; poi sai, facendo tutto in dieci giorni è venuta una cosa piccola ma molto d’atmosfera, senza troppa gente da abbattere. E poi io vestita di rosso e con delle belle verdure al posto dei soliti fiori, che facevo molto strenna natalizia, ahahahah!
      Sul pc e sui mariti sono in linea col tuo pensiero, a zappa e veleno tocca trattarli se no poi danno filo da torcere 😉
      Un bacio Dani, grazie per essere passata!
      Claudia B.

  4. Mamma mia, lo stato di conservazione di quelle mummie è impressionante e così la storia di questo borgo bellissimo. La sofferenza del passato lo ha reso ancora più forte e “luccicante” agli occhi di chi lo visita oggi.
    Devo dire che è stata la tappa che ho preferito.. Senza nulla togliere agli altri paesini che sono molto belli! <3

    1. Anche per come l’ho vissuta io Venzone è stato il top in questi tre giorni di visita! Guarda devi credermi Lucrezia, ho avuto serie difficoltà ad andarmene, non riuscivo a convincermi. Daniele insisteva sul fatto che si stava facendo tardi, ma io stavo così bene nel mio villaggio delle bambole! Ho rischiato di perdere Poffabro 😉
      E’ un insieme di sensazioni che si sommano, date dall’atmosfera del luogo, dalla sua storia, dal suo essere così accogliente. Ci sono dei posti, quando viaggiamo, che ci conquistano totalmente. Più di altri! Venzone è uno di quelli. E anche le sue mummie: mica male le “vecchie signore” eh!?
      Un bacione,
      Claudia B.

  5. Carino questo girovagare tra i Borghi del Friuli..ottimi spunti..
    Se Tarvisio ti ha un pò delusa la prossima volta valica il confine e scendi a Villach, paese fiabesco e calde e fumanti acque termali vi accoglieranno.
    Se ti va trovi il racconto di viaggio a Villach sul mio blog http://www.mypunkbox.blogspot.com
    Alice

    1. Ciao Alice! Sai, conosco Villach perché è stata parte di un itinerario di qualche anno fa attraverso la Carinzia: ma davvero, quanto è bella quella cittadina? Leggerò comunque con piacere il tuo post, perché adoro scoprire luoghi che conosco attraverso gli occhi di altri blogger 😉
      Grazie per essere passata ed aver apprezzato il nostro breve itinerario friulano: spero sul serio spinga tante persone verso questa piccola, sorprendente regione di confine!
      Claudia B.

I commenti sono chiusi.