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Il Montefeltro dimenticato: Pietrarubbia e Sassocorvaro

Il Montefeltro dimenticato: Pietrarubbia e Sassocorvaro

Nuovamente benvenuti, viaggiatori ed appassionati, sognatori e curiosi! Siamo alla quarta tappa, di questo viaggio un pò fuori dalle righe, alla scoperta del Montefeltro.
Quando ho iniziato con il primo racconto (alla fine condividerò i link con i quali potrete andare “avanti” e “indietro” tra i miei diari di viaggio), non pensavo al progetto che poi è, effettivamente, nato. Avevo semplicemente voglia di descrivere uno dei nostri itinerari in Montefeltro, attraverso borghi e natura, seguito durante una domenica estiva.
Poi, mentre rileggevo e correggevo la bozza, mi sono resa conto di come vi stessi descrivendo luoghi di cui si sa troppo poco, che vengono scarsamente citati persino in rete. Eppure, questi posticini, non hanno nulla da invidiare a borghi o cittadine premiate con mille riconoscimenti!
E, in quel momento, è nata l’idea di portare avanti un vero e proprio piano di visite, in cui descrivere i nostri brevi percorsi nel Montefeltro dimenticato, quelle uscite perlopiù domenicali, che si fanno dopo pranzo l’inverno, o per l’intera giornata d’estate, sia in auto che in moto, durante le quali ci si imbatte in angoli nascosti del nostro territorio.
Scrivere un solo lungo, unico, racconto di viaggio, non era proprio possibile: anche a livello logistico, non avrei saputo come strutturarlo. Ho deciso, allora, di raccontarvi le uscite così come le abbiamo vissute noi, tratta per tratta, visita per visita, a costo di presentare un numero elevato di descrizioni. Ma, almeno, chi volesse ripetere gli itinerari o prenderne spunto, avrà già un’idea chiara di come organizzare le uscite.
E’ una tersa domenica di inizio primavera, quella che ci attira con il suo tiepido fascino, verso il nostro entroterra, sempre ricco di sorprese: subito dopo pranzo, saliamo in sella a Tuono, per avviarci pigramente in direzione di Villagrande.
Ci fermiamo in questa simpatica, accogliente, località di montagna, per prendere un caffè. Nonostante si tratti di un centro piccolino, che rivive principalmente in inverno, con l’apertura degli impianti di risalita, oppure in estate, con i vari sentieri escursionistici della zona, non credo di aver trovato mai Villagrande senza vita. Mai! E’ un centro sempre vissuto dai propri cittadini, persino con due metri e mezzo di neve!
Ma non è Villagrande la nostra meta: proseguiamo quindi in direzione di Pietrarubbia, nella località Ponte Cappuccini, un antico castello che risale all’anno Mille. L’ultimo tratto di strada è un pò dissestato, ma davvero bello, immerso nel verde che sta lentamente rinascendo, completamente fuori dal traffico.
Già da lontano possiamo ammirare la mole dell’antica Rocca ristrutturata, circondata dal bosco, ed il sottostante borgo, quello che tante volte abbiamo notato, mentre andavamo verso Carpegna. Non ci eravamo, però, mai resi conto, di quanto questo piccolo agglomerato di case in pietra, fosse bello. Poco distante, le amene formazioni rocciose, conosciute come petrelle, che ricordano vagamente una mano chiusa a pugno, con un dito alzato verso il cielo.
Lasciamo Tuono nel parcheggio e ci incamminiamo verso il pittoresco gruppetto di case, tutte perfettamente ristrutturate, dove possiamo passeggiare in un contesto da cartolina, fuori dal tempo. Il fatto di trovarsi isolato dal traffico, a ridosso di speroni di roccia e di un bosco frondoso, fanno di Pietrarubbia un angolo fatato del Montefeltro.

Nonostante vi siano diverse persone, che hanno pranzato in trattoria ed ora approfittano della bellissima giornata, per stare all’aria aperta, possiamo comunque immergerci nella purezza del borgo, dove vi sono botteghe artigiane, oggi chiuse, un ristorante carinissimo, in cui entriamo ad acquistare dell’acqua, abitazioni eleganti e la Chiesa di San Silvestro.

Il raccolto, isolato paese, non deve trarre in inganno, quanto ad importanza storica: pare, infatti, che proprio qui, ebbe origine il casato dei Montefeltro.

Fu, ad esempio, lo stesso Federico da Montefeltro, che volle la ristrutturazione della Rocca, nel XV secolo, dopo un lungo periodo di decadenza, dovuto al controllo del castello da parte dello Stato Pontificio e all’aumento dell’influenza dei Malatesta di Rimini. Le continue lotte tra le due dinastie, furono di certo difficili per tutto il territorio.

Mentre risate allegre e chiacchiere divertite, si diffondono nell’accogliente borghetto, dove c’è anche un gruppo di scout che sta facendo giochi sull’aia, proprio come una volta, decidiamo di approfittare fino in fondo del tempo bellissimo e dell’aria tiepida, per seguire il semplice sentiero che si inoltra nel bosco, passando tutto attorno all’imponente Rocca, la quale pare uscita direttamente dal passato.

Nei punti in cui il sole si cela dietro la struttura, colpendo di sbieco i rami ancora spogli degli alberi, sembra quasi di essere piombati in una storia dei fratelli Grimm, in particolare in quei capitoli oscuri e misteriosi, ambientati in foreste incantate, popolate da strane figure…

La passeggiata è piacevolissima, non un rumore molesto a parte gli uccellini che cantano spensierati ed i nostri passi che, ogni tanto, pestano qualche ramo secco. Una volta usciti dal bosco, ci ritroviamo in una zona ampia e soleggiata, con i campi verdissimi e la Rocca meno spaventosa, in questa veste molto più luminosa; anzi, passandole davanti, mi accorgo di quanto l’architettura, con la grandiosa torre residenziale, ricordi tantissimo la Rocca di Petrella Guidi (di cui ho scritto qui).

Il sentiero ci porta nuovamente sino al parcheggio dove, rendendoci conto che è ancora presto, decidiamo di raggiungere un’altra perla del Montefeltro… in realtà meno sconosciuta, di tutte le località di cui vi ho parlato finora: Sassocorvaro.
Saliamo in moto e, lentamente, ci riportiamo sulla strada principale, una tratta  molto paesaggistica che attraversa la Valle del fiume Foglia, passando davanti anche alla bella Macerata Feltria (per saperne ecco il post).
Sassocorvaro la vediamo spuntare orgogliosa ed elegante, su un colle che domina l’intera vallata; in basso il lago artificiale di Mercatale è racchiuso da una diga, che attraversiamo in moto per accedere al borgo.

Regina del paese è la massiccia Rocca Ubaldinesca, vicino la quale parcheggiamo. Capolavoro dell’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, operosissimo in questa zona, come spesso ho avuto modo di raccontarvi, che la costruì dopo la metà del XV secolo, durante il primo periodo di collaborazione con Federico da Montefeltro.

Infatti fu residenza del fratellastro del Duca D’Urbino, Ottaviano degli Ubaldini, oltre che luogo in cui vennero nascoste e salvate tantissime opere d’arte, durante la Seconda Guerra Mondiale: una cassaforte che ha celato e protetto il nostro patrimonio culturale!

Non a caso, Sassocorvaro viene definita “Arca dell’Arte” e, all’interno della Rocca, vengono conservate riproduzioni a grandezza naturale, delle opere salavate grazie all’intervento di Pasquale Rotondi.

Passeggiamo lungo le belle vie lastricate del borgo, partendo dalla centrale Via Crescentini, che collega due deliziose piazzette, il tutto in un susseguirsi di palazzine nobiliari. Vi sono anche vicoli più raccolti e angusti, che non lasciano filtrare nemmeno la luce, stretti tra file di edifici e coperture a volta, i quali mostrano in maniera evidente l’origine medievale di Sassocorvaro. Le prime fonti certe sull’esistenza del borgo, infatti, risalgono al 1061, anche se lo sviluppo e la crescita, proseguirono per tutti i due secoli successivi.

Troviamo un punto panoramico di grande impatto visivo, sulla vallata sottostante: mentre il cielo si imporpora di calde tonalità, che scivolano sul Montefeltro, il paese di Mercatale si rispecchia placido nel bacino idrico su cui si affaccia. Un punto d’osservazione, questo, di una bellezza unica, che ci rapisce completamente.

Proseguiamo lungo la bella strada lastricata, che ci porta in prossimità dell’Oratorio della SS. Trinità, all’interno del quale sono conservate le reliquie di San Valentino Martire, depositate qui ufficialmente nel XVIII secolo.

Subito sotto, possiamo godere di una prospettiva molto bella sui palazzi del borgo e, nuovamente, sul Lago di Mercatale, prima di insinuarci all’interno di strette viuzze acciottolate, che raccontano del lungo periodo in cui Sassocorvaro, dovette sottostare al dominio dei Brancaleone, alla fine del XIII secolo, scalzati dal potere solo nel 1424, dal Conte Guidantonio da Montefeltro.

Angoli suggestivi che riportano agli anni delle forti contese e lotte, tra Montefeltro e Malatesta, fino alla vittoria definitiva di Federico da Montefeltro, che consegnò la città al suo fratellastro.

Tutto questo si respira lungo i vicoli di Sassocovaro e, durante le calde notti a ridosso del Ferragosto, la cittadina risorge ancor più nel proprio passato, con la rievocazione storica conosciuta come “Festa del Contado-Il ritorno dei cavalieri”, durante la quale i gruppi storici riportano in scena il Medioevo, con mercatini a tema, parate, duelli, tornei e giostra medievale, spettacoli di giullari, visite in notturna alla Rocca.

Nel frattempo, nelle piccole taverne, poste nei vicoletti più appartati, personaggi in costume e visitatori, possono rifocillarsi con bevande e cibi della tradizione. Un evento davvero bellissimo e coinvolgente, al quale noi partecipiamo sempre con piacere, a meno che non siamo già partiti per il nostro viaggio estivo.

Lasciamo Sassocorvaro mentre la luce cala sempre più velocemente, per tornare a casa dopo l’ennesima domenica diversa, alle soglie della primavera, che ci ha permesso di conoscere un altro angolo di Montefeltro, scrigno di arte nascosta e luoghi pittoreschi. 
Scendiamo a Mercatale e, una volta qui, decidiamo di prendere una strada diversa, per il rientro: giriamo in direzione Mondaino, Saludecio, per collegarci, quindi, a Morciano, dalla quale seguiamo le indicazioni per San Marino e la Valmarecchia.

Arriviamo a casa che è già buio rendendoci conto di come, certe giornate, abbiano qualcosa di impagabile in sè: contengono uno strato di tale beatitudine, da sapersi far ricordare per sempre, pur nella loro semplicità.

 

Per l’itinerario precedente, cliccate⇒ Il Montefeltro dimenticato: Frontino ed Eremo della Madonna del Faggio
Per l’itinerario successivo, cliccate⇒ Il Montefeltro dimenticato: Peglio e Sant’Angelo in Vado

Claudia B. Daniele L e Aprilia Tuono 

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