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Il Montefeltro dimenticato: Carpegna, Monastero, Cavoleto

Il Montefeltro dimenticato: Carpegna, Monastero, Cavoleto

Dopo aver trascorso una giornata in moto, alla scoperta degli angoli nascosti e anche un pò dimenticati, del Montefeltro, abbiamo deciso di continuare con la nostra opera di visita e riesumazione di località e borghi di cui, troppo spesso, si sa poco o nulla.
Come dite? Riesumati fa eccessivamente “Signora te lo dò io il giallo Fletcher”? Beh, magari si. Però, se ci pensate, questi luoghi pur esistendo, sono sepolti, per così dire, sotto strati di inconsapevolezza. Aspettano unicamente di essere notati e vissuti, visitati e fotografati. Raccontati con amore.
Nelle nostre “domeniche diverse”, andiamo spesso alla scoperta di posticini nuovi da vedere, scovati perlopiù, mentre stavamo percorrendo in moto o in auto, una determinata strada: oggi, vi racconterò di un nuovo itinerario in Montefeltro, ovviamente in moto, ma tranquillamente fattibile in auto, che ha toccato due piccoli centri notatati per puro caso, durante una precedente uscita con Tuono. 
Ci siamo, infatti, accorti che, all’altezza del borgo di Frontino, di cui vi parlerò prossimamente, vi sono due piccoli paesi, Cavoleto e Monastero, che spuntano timidi tra il verde delle colline. Si, lo so, nomi tanto strani non promettono grandi cose…ma vi garantisco che la realtà è ben diversa! Lo stesso Frontino che, nel momento in cui sto scrivendo, fa parte del circuito “I Borghi più Belli d’Italia”, a quel tempo era quasi sconosciuto. Ciò dimostra come le cose possano cambiare da un momento all’altro e, senza dubbio, rendere nota la presenza di certe meritevoli località, è solo un bene.
Questa domenica non dobbiamo andare troppo lontano, partiamo quindi da casa in tarda mattinata: una volta saliti in sella a Tuono, con lo zainetto blu al seguito (nel quale ho riposto il pranzo al sacco), saliamo verso San Leo, Pugliano, Villagrande, per raggiungere Carpegna.
Il cielo è terso, la campagna rigogliosa, con lo sguardo possiamo spaziare sino alle riconoscibili sagome del Sasso di Simone e Simoncello, oltre che sull’imponente Monte di Carpegna, con l’inconfondibile Cippo, luogo storico in cui si allenava il grande Marco Pantani. Il tutto, immerso nella vasta e rigogliosa vallata marchigiana, splendida nella sua veste estiva. 
Facciamo una sosta nell’accogliente e verdissimo parco di Carpegna, per consumare il nostro pranzo: non siamo i soli ad aver avuto questa idea, in realtà, tantissime persone che fuggono dal caldo delle città, si fermano in questo bell’angolino, se non trovano posto al Cippo o al vicino Passo della Cantoniera. Ci sediamo su una panchina un pò defilata, all’ombra, e pranziamo beatamente, godendoci i brevi tratti di brezza. 
Non ci fermiamo a fare la solita partita a carte, ma decidiamo di raggiungere il vicinissimo centro cittadino, per prendere un caffè e fare una passeggiata tra le bancarelle della “Sagra del Prosciutto di Carpegna”, che allieta il paese in questo fine settimana. 
Nota località turistica, molto frequentata durante l’estate, sia per la presenza di numerosi sentieri escursionistici, all’interno del Parco Naturale Regionale del Sasso Simone e Simoncello, sia per l’aria salubre di cui si può godere, Carpegna è infatti zona di produzione di un rinomato prosciutto crudo D.O.P., d’eccellente qualità.
Passeggiamo con calma lungo le vie del piccolo centro, dominato dalla mole del Palazzo dei Principi di Carpegna Falconieri, purtroppo chiuso al pubblico: si tratta di una grandiosa architettura signorile, iniziata nel XVII secolo, per volere del Cardinale Gaspare di Carpegna. La costruzione, richiese oltre vent’anni di lavori, e seguì il progetto dell’architetto Giovanni Antonio dè Rossi
I Conti di Carpegna, ebbero un ruolo storico fondamentale, il loro controllo su Romagna, Marche, Massa Trabaria e Alta Val Tiberina, fu completo sino al Medioevo; arrivarono ad incorporare una decina di castelli, di cui otto furono Feudi Imperiali indipendenti ed autonomi, che goderono di queste libertà fino a quando furono inglobati dallo Stato Pontificio, nel XIX secolo.
Nonostante sia primo pomeriggio, ci siano diverse persone che passeggiano tra gli espositori di oggetti artigianali e stand gastronomici. La fiera non è immensa, ma ci piace sempre partecipare perché, con la semplicità e la vivibilità, tipiche del paesino di montagna, ci permette di trascorrere qualche momento di tranquillo piacere, senza fronzoli e senza eccessi.Dato che è ancora presto, prima di proseguire verso i due borghi di Cavoleto e Monastero, decidiamo di salire in moto e raggiungere la vetta del Cippo di Carpegna, i cui tornanti sono un omaggio a Marco Pantani: lui amava molto allenarsi su questa salita, che definiva una delle più belle mai fatte e, prima di arrivare in cima, tra una curva e l’altra, è possibile leggere alcune sue citazioni. 
Lasciamo Tuono nel fresco sottobosco e percorriamo a piedi il sentiero, fino al punto panoramico, da cui si può ammirare un panorama stupefacente, che tocca persino la costa adriatica. Il silenzio e la brezza, fanno da contorno ad una natura meravigliosa, con un verde intenso interrotto solo da giallo dei campi. Appoggiati alla staccionata di caldo legno, col solo canto degli uccellini ed il frusciare degli alberi, spaziamo con lo sguardo su questo quadro rinascimentale in versione reale, chiacchierando del più e del meno.

Raggiungiamo il parcheggio percorrendo il sentiero opposto, quindi partiamo alla volta dei vicini paesi del Comune di Frontino: usciamo lentamente da Carpegna e giriamo in direzione della Pieve. Dalla vallata possiamo ammirare il favoloso profilo di Frontino, arroccato su uno sperone di roccia. Ma, oggi, non ci fermeremo qui, in questa domenica la nostra curiosità, ci spinge a salire verso due angoli sconosciuti del Montefeltro, di cui anche in rete si trovano pochissime notizie.
Facciamo la nostra prima sosta a MonasteroLasciamo Tuono all’ingresso del paese, un piccolissimo insediamento fortificato di origine medievale, posizionato su un punto panoramico, nella stretta vallata del torrente Mutino. Percorriamo placidamente i vicoli acciottolati, dove gli antichi edifici in pietra si stringono elegantemente, fino a creare piacevoli punti d’ombra.

Antico possedimento dei Conti Oliva, pare che essi ricevettero questo castello, insieme a diversi altri, come ricompensa per il loro impegno in battaglia (per saperne di più cliccate qui). Monastero deve il proprio nome alla presenza dell’Abbazia di Santa Maria del Mutino, che raggiungiamo seguendo i piccoli passaggi tra i palazzi. Preceduta da un verdissimo prato, la struttura domina l’intero borgo e, da qui, il panorama sulla vallata è davvero unico, con affacci ameni caratterizzati da colori brillanti e giochi di luce.

Solo pochi tornanti ci separano dal paese successivo, Cavoleto, facente a sua volta parte della vallata del torrente Mutino, che scende proprio dal Monte Carpegna. Il piccolo agglomerato medievale di abitazioni in pietra, è elegantissimo, con palazzine antiche che si innalzano a chiudere i pittoreschi vicoli. Nella piazzetta centrale si trova la chiesa, circondata da abitazioni basse, mentre di fronte si apre una bella terrazza panoramica sulla valle.

Ci sono poche persone in giro, perlopiù abitanti che si godono il giorno di festa. Ci portiamo sulla parte esterna della fortificazione, da cui si può notare meglio la struttura degli imponenti edifici, mentre i bastioni in pietra fanno da contrasto al verde dei campi e all’azzurro terso del cielo.

Ci fermiamo in piazza, su una panchina all’ombra, dove sediamo qualche minuto, prima di ripartire. La tranquillità di questo borgo ci sta davvero conquistando, deve essere un posto piacevole in cui vivere, riposare nei giorni di festa, passare il proprio tempo, trascorrere le fresche serate estive, con la volta stellata ben visibile, non inquinata dalla luce artificiale. La gradevole realtà di un borghetto rurale, tanto vero quanto idilliaco.

Torniamo al parcheggio e recuperiamo Tuono. Il sole del tardo pomeriggio è alto in cielo e, come facciamo di solito, scegliamo una strada diversa da quella che ci ha condotti sin qui, per poter ammirare altri paesaggi: il bello di muoversi in moto, consiste anche nel fatto di poter sempre sperimentare nuovi percorsi.

Torniamo verso Carpegna, ora veramente piena di persone che partecipano alla “Sagra del Prosciutto” e, invece di andare a Villagrande, svoltiamo in direzione Passo della Cantoniera. La strada che collega il valico a Pennabilli, è caratterizzata da un susseguirsi di stretti tornanti a ridosso della bianca parete rocciosa, mentre la parte opposta si apre sull’Alta Valmarecchia, con affacci da lasciare davvero senza fiato.

E’ una tratta godibilissima, proprio bella, che ci permette di concludere in maniera esemplare una giornata speciale. Proseguiamo quindi in direzione Novafeltria e, dopo una ventina di minuti, arriviamo a casa.
Ma, i nostri itinerari alla scoperta del Montefeltro dimenticato, non terminano di certo: nei prossimi giorni, condividerò con voi altri percorsi imperdibili, che possono essere anche un’idea per trascorrere una domenica pomeriggio diversa dal solito, all’aria aperta, guidati dalla voglia di scoprire il territorio che ci ospita.

 

Per il primo itinerario cliccate⇒ Il Montefeltro dimenticato: Sestino, Monterone, Belforte all’Isauro
Per l’itinerario successivo, cliccate⇒ Il Montefeltro dimenticato: Frontino ed Eremo della Madonna del Faggio

Claudia B. Daniele L Aprilia Tuono 

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