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Cosa vedere e fare in Baviera quattro giorni: Monaco e i castelli di Ludwig

Cosa vedere e fare in Baviera quattro giorni: Monaco e i castelli di Ludwig

Quando abbiamo iniziato a viaggiare, una delle prime scelte fatte è stata quella di cambiare completamente il modo di vivere il Capodanno.
Ci siamo detti: perché restare qui, a far finta di divertirci andando in giro per locali, spendendo cifre folli solo perché tutti approfittano di questa serata, quando si potrebbe fare altro? Come ad esempio un viaggio! 
E’ così che, nel 2002, è iniziata la nostra lunga serie di viaggi di Capodanno, alla quale siamo particolarmente affezionati: pochi giorni fuori ci permettono non solo di staccare la spina, ma di investire alla grande il nostro tempo e le nostre finanze, andando alla scoperta di posticini sempre nuovi, in Europa.
E, il nostro primo capodanno itinerante, è stato quello trascorso in Germania, visitando i bellissimi castelli bavaresi di Herrenchiemsee, Hohenschwangau, Neuschwanstein  e la città di Monaco di Baviera.
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Dopo un viaggio iniziato questa notte, sul treno che ci ha portati fino a Brescia, da dove siamo partiti in bus alla volta della Germania, possiamo finalmente visitare l’incantevole e suggestivo palazzo di Herrenchiemsee, grandiosa residenza posta su un isolotto del Chiemsee, la cui struttura si ispira Versailles.
Il tempo, in questo pomeriggio di dicembre è grigio, cupo, freddo, e dà un’aspetto struggente al paesaggio bavarese: il lago riflette i colori del cielo; le cime limitrofe, appena imbiancate, assumono una tinta quasi bluastra; isole e vegetazione hanno tonalità tenebrose. 
Un quadro suggestivo e intenso, che raggiunge l’apice con l’arrivo sulla Herreninsel, dove i rami spogli degli alberi, si intrecciano sinuosamente, creando una sorta di immagine da bosco incantato, fino ad aprirsi sul meraviglioso giardino che immette allo straordinario palazzo di Herrenchiemsee.
La facciata è l’esatta copia di quella di Versailles e, nella sua sontuosità, la dimora reale esprime al massimo la personalità articolata di Ludwig II di Baviera, che scelse di darle questo aspetto così strettamente connesso con la residenza francese, in quanto grande estimatore di Re Luigi XIV. Il Re Sole fu persino padrino del nonno di Ludwig, ossia Ludwig I di Baviera.
La costruzione del palazzo iniziò nel 1878, ma non venne mai terminata, in quanto il sovrano morì prematuramente, in circostanze misteriose, prima di poter portare a compimento l’opera: assisteremo, quindi, alla visita guidata del corpo centrale, che è la sola parte finita.

Saliamo dal bellissimo scalone d’onore, sormontato da un moderno tetto in vetro. In realtà pur nel suo voler riecheggiare Versailles, Ludwig fece della sua ultima residenza un luogo con tratti davvero attuali, come il tetto in vetro, il tavolo a scomparsa, il sistema di termoventilazione per riscaldare gli ambienti, con tanto di caldaia installata in cantina! Tutti i castelli di Ludwig, seppur ispirati al passato, sono assolutamente all’avanguardia, fino in fondo residenze del XIX secolo, quanto a comodità.

Siamo l’ultimo gruppo della giornata e, in susseguirsi di scintillanti saloni in cui stucchi, marmi, tessuti preziosi, affreschi e arredi ricercati, spiccano per eleganza, possiamo ammirare questo inno al lusso, senza l’interruzione o il rumore provocati da altri visitatori.

Ci facciamo rapire dalle parole della bravissima guida, che ci trasporta oralmente nella storia di questo Re dalla vivace immaginazione, mentre la luce fuori cala definitivamente, lasciandoci immersi in una suggestiva atmosfera, fatta di lucine minuscole, che brillano laddove in passato vi erano le candele. Un momento bellissimo, indimenticabile.
La possibilità di visitare Herrenchiemsee, non la dobbiamo di certo a Ludwig, il quale voleva che i suoi castelli venissero distrutti dopo la sua morte, vietandone l’apertura al pubblico. La sua personalità è, senza dubbio, una delle più complesse e particolari della storia tedesca. Era amato dai suoi sudditi, con i quali si integrava viaggiando in incognito e ricompensando con doni coloro i quali si comportavano con lui gentilmente, senza sapere che egli fosse il Re. 
Durante il suo governo evitò conflitti e tensioni, garantendo alla Baviera un lungo periodo di tranquillità… anche se qualcuno ipotizza che non fu la volontà di mantenere la pace, ma il disinteresse verso le questioni di stato, a spingerlo verso scelte pacifiste. Nonostante le spese folli con cui vuotò le casse statali per portare a compimento i suoi palazzi, per paradosso sono proprio gli stessi a garantire, oggi, entrate cospicue alla Germania, grazie ai milioni di visitatori che accolgono ogni anno!
Uno dei problemi maggiori che afflissero il suo regno, fu la mancanza di eredi: protrasse per mesi il fidanzamento con la cugina Sofia, sorella di Sissi, con la quale però ruppe il legame, senza mai contrarre matrimonio.
In realtà, da copie di brani tratti dai suoi diari, purtroppo andati distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, da lettere private e documenti, si evince che Re Ludwig fosse omosessuale e, per anni, cercò di soffocare il suo vero essere, soffrendo enormemente nel dover combattere contro ciò che era davvero, e ciò che la sua formazione cattolica gli imponeva di essere…
Questa lotta ingiusta con se stesso, unita al carattere particolare, alla spiccata fantasia, lo portarono sempre più a ritirarsi nelle sue residenze sulle Alpi Bavaresi, dove poteva dar sfogo alla propria creatività, nei castelli fantastici da lui ideati, liberando la fantasia in sogni ad occhi aperti, in cui si immaginava come sovrano assoluto di un mondo fatato, discendente diretto di Luigi XIV, sul cui regno “non tramontava mai il sole”.

E’ impossibile non lasciarsi affascinare da questa figura così particolare e controversa, potremmo ascoltare la nostra guida per ore, mentre attraversiamo la Sala della Guardia, le anticamere, la Camera da Letto, la Sala da Pranzo…o la Galleria degli SpecchiQui, con il buio fuori ormai dominante e il riflesso delle lucine, dei 33 lampadari, sembra di trovarsi sospesi tra passato e presente, tra magia e realtà…Per chi ha visitato l’originale a Versailles: sappiate che questa sala è persino più grande! Un capolavoro assoluto, di indicibile bellezza.
E’ un peccato non poter visitare anche i giardini che, con la bella stagione, si presentano rigogliosamente barocchi, seppure i lavori non furono mai completamente compiuti per mancanza di fondi. In ogni caso, sono un bel colpo d’occhio generale… anche se non potranno mai competere con quelli di Versailles!
Quando ritorniamo all’imbarcadero per raggiungere il porticciolo di Prien, dove ci aspetta il bus con cui arriveremo fino a Monaco, siamo immersi ormai nella fredda serata invernale e, la curiosità per i castelli che vedremo domani, con i quali potremo approfondire la conoscenza del loro ideatore, Ludwig, ci invade completamente.

Siamo sinceri: ci sono certi personaggi storici particolarmente affascinanti, misteriosi, dalle personalità spiccate, sui quali si vorrebbe conoscere quante più cose possibile.
Arriviamo tardi in hotel, una bella struttura nel cuore di Monaco di Baviera dove, dopo una doccia bollente, ci godiamo una rilassante cena col resto del gruppo. Siamo davvero cotti, non solo stanchi, proprio fusi, perchè siamo partiti attorno alle due dalla stazione di Rimini e non abbiamo chiuso occhio ma, nonostante ciò, decidiamo di fermarci a bere un caffè insieme ai compagni di viaggio, per conoscerli un pò meglio.
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Ho l’intenzione di far ricostruire l’antica rovina del castello di Hoehnschwangau presso la Gola Pollath, nello stile autentico degli antichi castelli feudali tedeschi… La posizione è una delle più belle che si possano trovare…
Queste le parole scritte da Ludwig II di Baviera a Richard Wagner, di cui fu mecenate, nel 1868, un anno prima di dare ufficialmente il via ai lavori.
E, dopo aver attraversato chilometri e chilometri di paesaggi da cartolina, in mezzo alll’incantata campagna bavarese immersa nella cappa invernale, punteggiata da villaggi fuori dal tempo e laghi, fino a giungere nella Bassa Baviera, proprio al confine con l’Austria, quello che ci accoglie è IL CASTELLO.
Inteso come castello delle fiabe per eccellenza, quello che ha ispirato lo stesso Walt Disney, nella sua creazione del castello della “Bella Addormentata nel Bosco”, marchio stesso della sua azienda. Ecco Neuschwanstein, l’utopia divenuta realtà.
Di fronte, sorge il castello reale di Hohenschwangau, vero e proprio gioiello del romanticismo tedesco, nel quale Ludwig trascorse tantissimi anni della propria vita, il cui splendore influenzò il già spiccato senso artistico e la fantasia, del futuro re. Egli vi ospitò anche Richard Wagner, al cui genio musicale sono dedicate le sale di Neuschwanstein. 
Dopo aver bevuto un cappuccino caldo in paese, iniziamo la salita verso la bianca e raffinata mole di Neuschwanstein: per raggiungerlo si possono utilizzare i calessini, il bus, oppure si può scegliere, come abbiamo fatto noi, una passeggiata di circa mezz’ora, molto bella. La fatica della salita è ricompensata dal paesaggio, con la strada che va via via aprendosi su affacci strepitosi e sul castello che si palesa poco alla volta, fino a rivelarsi in tutta la propria gloria.
Arriviamo in tempo per la visita guidata, ci riuniamo al resto del gruppo, dato che non tutti hanno scelto la camminata per arrivare fino a qui e, finalmente, posso vedere con i miei occhi quella residenza che ha sempre suscitato in me grande curiosità.
Ebbene cari lettori, posso dirvi una cosa: se ho affermato che la residenza borromea sull’Isola Bella, è di certo la più incantevole, che ho avuto l’onore di visitare in anni di viaggi, di certo Neuschwanstein è il castello in assoluto più favoloso e stupefacente, nel quale io sia entrata. Uno di quei luoghi che gli anni non possono cancellare dalla mente del visitatore.
Un susseguirsi di ambienti spettacolari, unici come ad esempio l’Atrio ricco di pitture murali rappresentanti scene della leggenda di Sigfrido; oppure la Sala del Trono, in stile bizantino, con il pavimento composto da due milioni di tesserine di mosaico, l’immenso candelabro, la cui pulizia e la rimozione delle 96 candele, richiedono un’attenzione speciale, i dipinti di Hauschild.
In quello raffigurante San Giorgio e il Drago, è possibile vedere la Rocca di Falkenstein progettata da Ludvig e mai edificata a causa del suo misterioso decesso. Dal vicino poggiolo, il re poteva ammirare gli struggenti affacci sulle Alpi bavaresi ed il castello di Hohenschwangau, stretto tra due laghi
E poi la Sala da Pranzo e la Stanza da Letto, due ambienti grandiosi ed accoglienti: ai dipinti presenti nella prima, Wagner si ispirò per le sue opere; la seconda, ricca di boiserie in legno di quercia, è un vero e proprio inno allo sfarzo.
Alle pitture rappresentanti “Tristano ed Isotta” Wagner si ispirò nuovamente per il proprio capolavoro. Dalla finestra si gode di una veduta davvero suggestiva sulla Gola di Pollath, con la cascata e il Marienbrucke, sospeso sullo strapiombo, da cui si dice che Ludwig amasse osservare il castello immerso nelle tenebre, con i saloni illuminati a giorno come unica fonte di luce: potete immaginare nulla di più bello?
E poi la Cappella Privata, lo Spogliatoio, il Soggiorno, il cui tema pittorico ispirò Wagner nella sua opera “Lohengrin”, lo Studio… la Sala dei Cantori! La ricordo ancora oggi: una grazia struggente ed avvolgente, caratterizza questo ampio spazio, dall’acustica perfetta, con il soffitto in cassettoni di pino e i dipinti onnipresenti, rappresentanti la leggenda di “Parzival”, la quale ispirò la maggior opera drammatica di Richard Wagner.

Durante la rappresentazione di opere o concerti, la sala veniva illuminata da qualcosa come seicento candele! E’ un’immagine che non posso nemmeno richiamare alla mente, per la bellezza impossibile da catturare, che evoca nell’immaginario…

Persino la visita delle cucine è un momento di grande fascino ed interesse: bisogna tener conto del fatto, in effetti, che trattandosi di un castello edificato nell’Ottocento, ed essendo Ludwig un genio a tutto tondo, oltre che un raffinato sognatore, capace di riversare nella realtà e nella pietra la propria fantasia, Neuschwanstein presentava tantissime comodità e tecniche all’avanguardia.

Un condotto per l’acqua calda e fredda; uno spiedo girevole automatico, ispirato ad una delle invenzioni del grandissimo Leonardo da Vinci, con l’aria calda che azionava una turbina; il calore della stufa veniva incanalato per riscaldare i piatti; il riscaldamento centralizzato in tutta la struttura, che riceveva aria calda dalla cantina, espellendola negli ambienti attraverso dei bocchettoni; un montacarichi che permetteva di trasportare legna ai piani alti. 
Insomma, la grazia e la ricercatezza di questo magnifico castello, non hanno di certo soppresso l’attenzione per i dettagli tecnici: e parliamo di una residenza ampiamente utilizzata da Ludwig, per cui ognuna di queste comodità doveva essere perfettamente funzionante.
Neuschwanstein fu il primo castello fatto edificare da Ludwig, cui seguirono Linderhof ed Herrenchiemsee, ma fu anche il castello che diede il proprio saluto definitivo a quello che qualcuno definisce “il Re pazzo”, anche se i più lo amarono e lo amano ancora, profondamente: proprio qui, infatti, egli visse il proprio terribile epilogo. 
Cari lettori, è arrivato il momento mistero del giorno per cui, come nella miglior tradizione di Voce del Verbo Partire, direi di calarci nei panni della “Signora te lo dò io il giallo, Fletcher”! Vi ho già accennato al fatto che Ludwig fosse cugino, amatissimo tra l’altro, di Sissi, giusto? Si. E, se c’è una cosa che il mio racconto di viaggio a Vienna (ne ho scritto qui) dovrebbe avervi insegnato, è che dove c’è Sissi c’è un mistero o un dramma! Oppure tutti e due…
Era il 10 giugno del 1886. Il governo, dichiarò Ludwig pazzo ed incapace di far fronte con lucidità agli impegni di stato; il certificato fu redatto dal professor von Gudden che, però, non lo aveva mai visitato personalmente: la diagnosi venne stilata su materiale prodotto dallo stesso medico.
Venne inviato un comitato, per prelevare Ludwig da Neuschwanstein, in cui si trovava. La cosa incredibile è che un folto gruppo di contadini accorse nel paese per proteggere il sovrano ed aiutarlo a fuggire in Austria; una baronessa si piazzò davanti al cancello della residenza, dove redarguì ad ombrellate gli uomini giunti fin qui per prelevare Ludwig. 
Insomma in molti cercarono di rispondere all’appello di aiuto del Re, convinto che il principe Liutpoldo volesse prendere il potere, sminuendo la sua immagine con false accuse di pazzia. Chi, invece, non riuscì ad arrivare fino al castello per proteggere il sovrano, fu il gruppo di soldati da lui chiamati, i quali vennero trattenuti dal governo.
D’accordo, magari Ludwig non era propriamente interessato alle ragioni di stato, eppure la Baviera grazie a lui attraversò un lungo periodo di pace. Di certo, anche l’aver prosciugato le casse statali, per seguire la sua vena creativa, non aiutò a renderlo un personaggio degno di fiducia alla guida del regno. 
Però il popolo lo amava e, di certo, pazzo non era. La stessa imperatrice Elisabetta d’Austria, Sissi, disse che suo cugino era eccentrico e viveva in un mondo di sogni ma, non per questo, era matto e, soprattutto, non meritava la terribile fine che lo attendeva…
Fu così che, all’alba del 12 giugno, Ludwig venne prelevato da Neuschwanstein da una seconda commissione (nella speranza che la baronessa con l’ombrello fosse a casa propria, profondamente addormentata), che lo condusse nel castello di Berg.
La sera del 13 giugno, Ludwig chiese di fare una passeggiata, accompagnato dal dottor von Gudden, il quale intimò alle guardie di non seguirli; i due non fecero più ritorno e, alle 23e30 dello stesso giorno, furono rinvenuti i loro corpi, accanto al lago. 
Cosa sia successo nessuno lo sa, le ipotesi fatte sono le più svariate: ufficialmente la morte fu attribuita all’annegamento ma, Ludwig era un ottimo nuotatore e l’acqua in quel punto bassissima… in più non c’era acqua nei polmoni del sovrano.
Qualcuno ipotizza che egli possa aver avuto un malore mentre cercava di fuggire, altri che potrebbero essere stati i suoi avversari politici ad assassinarlo. Le più assurde leggende attribuiscono la sua morte ad un licantropo… Poi, c’è chi ha voluto vedere del sordido, attribuendogli una relazione con von Gudden.
Ora, ciò che è davvero avvenuto non lo sapremo mai, un pò come nella storia dell’omicidio-suicidio che interessò il figlio di Sissi, Rodolfo, e la sua amante Maria Vetsera: quando c’è Sissi di mezzo il mistero è garantito!
Ma due cose sono certe: prima, le parole di Sissi, in cui dice che poteva essere risparmiata una fine tanto ignobile al suo adorato cugino, sono assolutamente vere; secondo, le parole dello stesso Ludwig che disse “Voglio rimanere un eterno enigma per me stesso e per gli altri”, direi che sono stata un’amara previsione del proprio futuro… Alla “Signora te lo dò io il giallo Fletcher”, l’ardua sentenza.

Dopo questa immersione nel mistero storico, stile “Nome della Rosa”, scendiamo nuovamente in paese, tutti presi dalle nostre ipotesi, che seguiamo e sviluppiamo davanti ad un caldissimo pasto in taverna: mentre fuori piove e il freddo diventa sempre più pungente, noi ci godiamo questo delizioso momento di pace, intimo e piacevole, tra ottima compagnia e gustose pietanze, prima della prossima visita.
A metà pomeriggio, infatti, andiamo al vicino castello di Hohenschwangau, dove ci attende un’altra appassionante visita guidata, in quella che fu la residenza in cui Ludwig passò i lunghi anni della propria infanzia. Accedendovi è facile capire come questo fulcro del romanticismo tedesco, che in passato fu centro di lirica d’amor cortese, abbia potuto ispirare il fantasioso Re, nella realizzazione delle sue future residenze.

Venne fatto edificare dai cavalieri di Schwangau e, quando questi si estinsero nel XVI secolo, il castello andò in rovina. Subì ulteriori danneggiamenti durante le Guerre Napoleoniche e, nel 1832, venne acquistato dal padre di Ludwig, Massimiliano II, che lo fece ristrutturare ed abbellire, dai più noti architetti ed artisti del Romanticismo.

Attraverso quattordici ambienti, riviviamo la storia del castello e della giovinezza di Ludwig, che qui trascorse tanti bellissimi momenti: la Cappella, la Camera del Biliardo,  la bellissima Sala del Cavaliere del Cigno, così chiamata per le scene relative alla leggenda del cavaliere del cigno, Lohengrin (non la versione wagneriana che è successiva).

E, ancora, la Camera degli Schyren, la Camera della Regina, la Camera delle Storie Locali, la Camera di Berchta, la Camera della Castellana. Poi la grandiosa Sala degli Eroi e la Stanza degli Hohenstaufen; la Camera del Tasso, la Camera dei Guelfi, la Camera di Authari, la Sala di Scrittura
Ogni gruppo visita singolarmente una stanza, in questo modo si crea una piacevole atmosfera intima e poetica (tanto per restare in tema), in cui le parole accompagnano la nostra fantasia, già più che sollecitata dalle visite ai precedenti due castelli e dai misteri che hanno coinvolto Ludwig, creando immagini vivide, mentre la luce che va via via scomparendo, ci lascia come chiusi in un bozzolo d’arte e storia: un sogno.

Ritorniamo a Monaco tardi: giusto il tempo di fare una doccia e prepararci, che scendiamo a cena, dove trascorriamo una serata davvero piacevole insieme al resto del gruppo. Domani, nell’ultima giornata del 2002, ci dedicheremo completamente alla scoperta della capitale della Baviera.

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Subito dopo colazione, ci raggiunge una guida che passerà con noi le prossime ore, ed iniziamo la visita di Monaco di Baviera.
Facciamo la prima tappa alla residenza nobiliare che diede i natali al Re Ludwig, Nymphenburg, che troviamo purtroppo chiusa… Questa cosa mi lascia l’amaro in bocca, perché dovevamo visitarne gli interni e, onestamente, non vedevo l’ora.
L’immenso palazzo barocco, residenza estiva dei sovrani bavaresi, presenta un vasto e curato giardino alla francese che, ovviamente, adesso è avvolto dai cupi colori invernali. Ciò non toglie che avrei adorato visitarlo, nella ricerca delle avvolgenti e coinvolgenti atmosfere, dei giorni scorsi.
Storicamente, Monaco nacque come accampamento militare del Duca di Sassonia, Enrico il Leone, nel 1158 e, cinquant’anni dopo, venne riconosciuta come città fortificata. Il vero problema fu la concessione del controllo sulla città e, in seguito alla Dieta di Augusta, il Barbarossa nominò Otto von Wittelsbach, Duca di Baviera. I discendenti della dinastia, governarono la regione fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Quando nel XIII secolo il Ducato di Baviera fu diviso in due parti, Monaco divenne residenza ducale dell’Alta Baviera
Nei secoli successivi vi furono importanti avvenimenti che segnarono la vita e l’aspetto della città: primo, l’incendio devastante del 1327, dopo il quale Monaco fu ricostruita velocemente, grazie all’intercessione dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, Ludovico IV; secondo, il lungo assedio del XVII secolo, durante la Guerra dei Trent’Anni; terzo, la peste bubbonica che tra il 1634 ed il 1635, martoriò la città, provocando gravissime perdite; quarto, le occupazioni degli Asburgo, nel 1704 e nel 1742.

E’ vero che, nel frattempo, Monaco si trasformò in un vivace centro culturale e, all’inizio dell’Ottocento, divenne capitale del nuovo Regno di Baviera. Di questo secolo è l’edificazione degli edifici più belli, delle imponenti piazze del centro, dei viali reali su cui si affacciano palazzi e musei, ancora oggi importanti nodi viari, in particolare con i governi di Ludwig I e Massimiliano II… il figlio di questi, il nostro amato Ludwig II, pensò ad abbellire il resto della regione, con i suoi palazzi!
E noi, nonostante il tempo inclemente, ne approfittiamo per godere appieno della sontuosità di queste architetture, un tripudio di eleganti edifici storici abbelliti dalle sempre spettacolari decorazioni natalizie tedesche!

Una meraviglia e una grazia assolute, con chilometri di lucette che riescono a farsi notare anche di giorno, dato il brutto tempo ed il cielo cupo. E, a proposito di luce, quella elettrica fu introdotta a Monaco nel 1882 e, nello stesso anno, la città ospito la prima “Fiera dell’Elettricità”! Di certo, tra sovrani all’avanguardia ed innovazioni, Monaco non fu seconda a nessuno.
Scendiamo sulla monumentale Konigsplatz, che venne edificata in seguito al bando di concorso indetto nel 1807 da Massimiliano I, per abbellire il quartiere che andava dalla Residenz, imponente struttura sede del governo dei duchi, poi dei principi elettori, quindi dei Re di Baviera, al palazzo di Nymphenburg. La piazza venne edificata nel 1815 e, successivamente, vennero aggiunti i grandiosi edifici che la caratterizzano. 
Non distante dalla Residenz, la Max-Jospeh-Platz, realizzata attorno al 1820 e circondata da edifici neoclassici, ospita in particolare il Nationaltheater, commissionato sempre da Massimiliano I, e terminato nel 1818.

Distrutto da un incendio, l’edifico venne ricostruito con fattezze neoclassiche nel 1825: in effetti la struttura riecheggia i templi greci! Il teatro divenne famoso per le continue rappresentazioni di opere di Richard Wagner e, successivamente, di Strauss.

Arriviamo quindi nei pressi del centro storico, pienissimo di visitatori e di cittadini, che approfittano della mattinata, per fare gli ultimi acquisti prima della festività di questa sera: in Germania, infatti, ma anche in Austria, i negozi chiudono nel primissimo pomeriggio, per permettere a tutti di prepararsi per la serata.
La bellissima Marienplatz è un salotto meraviglioso, già presente nei progetti di Enrico il Leone, nel suo accampamento militare del 1158. Quando circa due secoli dopo, Ludovico il Bavaro concesse a Monaco il “Diritto di Mercato”, la città divenne luogo di alcuni tra i più importanti eventi della Baviera, che la piazza poteva ospitare grazie alle sue grandiose fattezze.

In effetti portò questo nome, Markt, fino all’inizio dell’Ottocento, quando i cittadini la ribattezzarono col nome della Vergine Maria, come voto per sconfiggere un’epidemia di colera.
Restiamo basiti dalla raffinatezza di questo salotto piacevolissimo che, solo fino a qualche giorno fa, ha ospitato i Mercatini dell’Avvento, di cui possiamo solo vagamente percepire la favolosa atmosfera. Tutto attorno, edifici grandiosi, come il gotico Neues Rathaus, l’Altes Rathaus, la Chiesa di San Pietro e la Colonna della Vergine che sorge proprio al centro della piazza, eretta in forme barocche nel Seicento, come ringraziamento per aver sventato l’invasione svedese. 
L’edificio dell’Altes Rathaus, ossia il vecchio Municipio, risale al XIV secolo, anche se la parte più antica è la torre, del 1180. Fy proprio qui che, nel 1938, i nazisti proclamarono la “notte dei cristalli”, durante la quale vennero incendiate le sinagoghe, distrutti i centri di aggregazione e le attività commerciali, gestite dagli ebrei.

Ci spostiamo di fronte all’immenso Neues Rathaus, edificato in stile neogotico, nel XIX secolo, per far posto al quale vennero abbattute ventiquattro abitazioni! Per portare a compimento questo monumentale edificio, servirono diversi anni: iniziato nel 1867, venne terminato attorno al 1908.

Il Bambinello di Monaco, simbolo della città, sormonta la grande torre dell’orologio, che ospita al centro un bellissimo carillon, il quarto al mondo per dimensioni. Dato che manca poco alla prima rappresentazione dello stesso (in inverno solo solo due, tre in estate), ci fermiamo a guardare le figure in movimento che, nella prima scena, ballano alle nozze dell’Imperatore Guglielmo V, mentre nella seconda eseguono la danza dei bottai, un ballo ideato per commemorare la fine dell’epidemia di peste.

Ogni sera poco prima delle 21, poi, la figura di un alfiere e di un angelo, benedicono e accompagnano a letto il Bambinello di Monaco, sulle notte di Wagner e Brahms.

Prima di pranzo, passeggiamo un pò senza meta nei pressi della piazza, spingendoci lungo i viali, invasi dalle persone. Ci soffermiamo anche sulle vetrine, senza mai perdere i particolari dei bellissimi edifici che si susseguono, uno più interessante dell’altro. Pranziamo, quindi, in una taverna sulla Marienplatz, davvero caratteristica, dove ci godiamo ottime pietanze e la piacevole compagnia dei nostri compagni di viaggio.

Incontriamo nuovamente la guida e riprendiamo la visita del centro storico di Monaco, di cui ci fa notare edifici sontuosi e splendidi, come la Hofbrauhaus, il birrificio Nazionale della Corte di Baviera. Monaco è famosa in tutto il mondo per l’Oktoberfest che, senza paura di venir smentita, definirei la festa della birra più famosa in assoluto, madre di altre manifestazioni collaterali, organizzate anche all’estero, le quali non possono certo competere con questa storica ed immensa fiera. La Hofbrauhaus, gestisce il secondo tendone più grande della manifestazione. 
L‘Oktoberfest nacque probabilmente nel 1810, in occasione delle nozze del principe ereditario Ludwig con la principessa Therese: in città vennero organizzate numeroso feste, pubbliche e private, tra cui una corsa di cavalli, a conclusione della serie di eventi, durante la quale ebbe origine l’Oktoberfest. La tradizione si fermò durante le Guerre napoleoniche, per riprendere in seguito, aumentando la propria portata, di anno in anno.
Splendida la Chiesa di San Michele, fatta edificare da Guglielmo V di Baviera per i Gesuiti, si presenta con un sontuoso stile barocco, ricco di particolari, stucchi e marmi. Ci fermiamo un attimo davanti al pulpito sul quale il parroco Rupert Mayer, predicò apertamente contro i nazisti, ricevendo minacce che sfociarono con la deportazione e successiva morte, in campo di concentramento. Non tutti caddero nel peccato di omertà, durante la guerra…
Ci spostiamo verso la Frauenkirche, ossia la Cattedrale di Nostra Signora, di cui apprezzo prima di tutto la posizione, perché la sua grandiosa mole è racchiusa da stretti e pittoreschi vicoli, che riportano alle origini medievali della città.

Da questa posizione, si possono comunque ammirare le due torri gemelle, sormontate dal cupole ramate, svettare panoramiche sui palazzi limitrofi. E, il rivestimento in mattoni, crea un bel contrasto con i colori pastello di questi edifici. Sigismondo di Baviera, la commissionò in forme gotiche, nel XV secolo, e venne eretta su una precedente struttura romanica.
Nell’arioso interno, ci soffermiamo a visitare il sarcofago dell’imperatore Ludovico il Bavaro, la statua a grandezza naturale di San Giorgio ma, soprattutto, dopo averne conosciuto la vita, le particolarità, i sogni e la misteriosa morte, non possiamo non portare un saluto a Ludwig II di Baviera, che riposa eternamente nella cripta, dove si trovano alcune spoglie dei regnanti Wittelsbach.

Mentre il tempo è nuovamente peggiorato, aprendosi in una pioggia piuttosto noiosa, proseguiamo fino alla Odeonsplatz, grandioso slargo cittadino, fatto erigere da Massimiliano I su progetto di suo figlio Ludwig I, ricordato da una statua equestre.

Il nome Odeon deriva da una sala concerti; vera regina della piazza, però, è la Theatinerkirche, o Chiesa di San Gateano, edificata nel XVII secolo, su progetto di un architetto italiano, Agostino Barelli. Anche il capo dei lavori era italiano. La cripta di questa splendida opera barocca, custodisce le spoglie mortali della maggior parte dei regnanti Wittelsbach.

Facciamo ancora una passeggiata per i vicoli più raccolti e pittoreschi della città, dove la luce soffusa e gli antichi edifici, che si riflettono sulle pavimentazioni bagnate di pioggia, sono come acquerelli del passato.

Ci fermiamo a visitare la Burgersaalkirche, una chiesa barocca dedicata all’Annunciazione di Maria, inizialmente utilizzata come sala di preghiera dai cittadini maschi, venne convertita in chiesa nel XVIII secolo. Proprio qui sono conservate le spoglie mortali del parroco Mayer.

La pioggia cade sempre più copiosa e, dato che Daniele non sta affatto bene, quando la guida ci saluta augurandoci buon anno, ci dirigiamo verso l’hotel, passando dalla splendida Karlsplatz, dominata dalla Karlstor, una delle tre porte rimaste delle antiche mura cittadine: la piazza è splendidamente caratterizzata da due ali di eleganti edifici e da una vasta fontana.

Vorremmo proseguire con le visite ma, tornare in hotel, è l’unico modo per permettere a Dani di prendere dei medicinali e riposare un pò, in vista della serata. Il freddo ed il rigore di questi giorni, non ci sono stati molto d’aiuto ma, nonostante tutto, anche con qualche linea di febbre, non ci siamo fermati. Ora, però, alcune ore di riposo sono proprio necessarie.

Il caldo ed un paio d’ore di sonno sembrano far bene ad entrambi e, attorno alle 20, raggiungiamo la Hofbrauhaus, dove abbiamo i tavoli prenotati per la cena e la festa di Capodanno. Il centro storico di Monaco è già preso d’assalto da persone allegre, che si fermano le une con le altre, per un preventivo scambio d’auguri tra varie nazionalità, un’usanza bellissima, che adoro! Ciò che, al contrario, detesto, sono i botti lanciati impunemente e senza prestare attenzione…
La cena e la festa alla Hofbrauhaus sono entrambe splendide: saloni vastissimi, riccamente decorati, tanto da farci spalancare gli occhi per lo stupore, su cui spiccano metri e metri di tavoloni e panche in legno, il tutto magicamente addobbato.

Cibo robusto e delizioso, musica dal vivo… Birra eccellente, devo dirlo o lo si evince dal luogo??? Insomma, una fine d’anno ed un inizio 2003 memorabili! Un pò meno memorabile il ritorno in hotel a tarda notte, a causa dei botti lanciati senza nessun ritegno… 
Solo poche ore per riposare, prima del rientro in Italia. La partenza è prevista prestissimo, vorrà dire che dormiremo in bus, ripensando nel frattempo ai giorni appena trascorsi: luoghi bellissimi, visite indimenticabili, paesaggi romantici, edifici da fiaba, un centro storico imperiale.

Emozioni vivide e fortissime, in un continuo di felicità reale. A conti fatti, è stato in quel momento che ho deciso come, negli anni a venire, questa sarebbe stata la sola tipologia di Capodanno, che avrei potuto prendere in considerazione!

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Consigli utili
-Richiedete una genealogia. Sono seria! Richiedete una genealogia!!! Se risultate in qualche modo imparentati con la carissima Sissi, anche se solo per una minuscola particella di sangue… cambiate al volo famiglia, cognome, codice fiscale, anche il colore dell’auto! Pur essendo un interessantissimo personaggio storico, per cui io stessa nutro grande curiosità, devo dire che ho appurato in anni di viaggi, quanto sia estremamente salutare NON essere imparentati con l’Imperatrice d’Austria…
-Interpretare il ruolo investigativo stile “Signora te lo dò io il giallo, Fletcher”, è di certo appassionante ma, alla fine dei conti, è anche piuttosto stancante. Mi chiedo come Angela Lansbury riesca ancora ad applicarsi con dedizione dopo tanti anni… In particolare ho notato come, elucubrazioni ed investigazioni, mettano una fame che definirei taurina. Un consiglio spassionato: i piatti tedeschi sono ottimi, ma pesantucci e, se iniziate con una colazione a base di uova strapazzate, salsiccia, pancetta, salumi e panini ai semi, facendo festa a base di stinco, a pranzo, e di arrosto ricco a cena, il tutto intervallato da sontuose fette di torta… vi avviso che non avrete scampo, ingrasserete! Non importano le salite, le lunghe camminate, gli studi e le investigazioni stile R.I.S.: l’omaggio di un chilo in più al giorno, è lì per voi.
-La birra bavarese è buona come dicono. Anzi molto di più. Oltretutto scende in gola leggera e frizzante, fresca e gustosa, con il giusto limite di schiuma, dissetante e dal sapore paradisiaco: dite la verità, vi è venuta voglia di una birretta? A me si! Ricordo ancora quei tre boccali da un litro di birra, bevuti con gusto alla Hofbrauhaus la notte di Capodanno… Un nettare degli dei! Quasi non si sentivano i gradi! Ma, se seguite il mio consiglio, e decidete di sorbirvi qualche ottima birra, dovete sapere che è alcolica, anche se non sembra… quindi la sbronza potrebbe aspettarvi dietro l’angolo! Però a ragion del vero, devo dire che questa birra ha un’ulteriore qualità: dopo la terza, si può camminare sui tacchi a spillo per un sacco di tempo, senza sentire alcun dolore!

Claudia B.

2 commenti

  1. Lucrezia Stefano Inworldshoes

    Complimenti per l'articolo, questa è una zona della Germania che vorremmo conoscere meglio! Altro che Stoccarda! Il nostro primo capodanno fuori è stato proprio in questa città lo scorso anno e ci ha talmente deluso da decidere di non partire più per capodanno ahahah
    Chissà come andrà a finire!

    Ps. Quello è un foto libro?! Anche noi vorremmo farne qualcuno per i nostri viaggi! 😀

    1. Vi prego ragazzi non arrendetevi, ahahahahahah!
      Ho appena capito che Stoccarda la depenno da eventuali liste di visita ?
      Le immagini che vedete, sono un ripiego per il fatto di non avere foto digitali dei primi viaggi! Allora sviluppavo interi rullini, poi sistemavo tutto il malloppo in album dedicati, dove inserivo anche biglietti, scontrini, ricordi vari.
      Per il blog ho dovuto trovare una soluzione…ossia scattare sui miei album, per mancanza di immagini digitali!
      Solo che ho smesso di far stampare foto: servono davvero tanto spazio, tanti soldini…insomma ora me le guardo in tv e fanno comunque figura!
      Un abbraccio!
      Claudia B.

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