Amo vivere fuori stagione i luoghi notoriamente legati alle vacanze estive. Perché ho imparato, da brava romagnola, quanto sia importante uscire dai periodi di alto afflusso turistico, per capire fino in fondo cosa una terra ha da raccontare. Questo vale soprattutto per le mete di mare che, nell’immaginario collettivo, sembrano destinate a stare nel limbo otto mesi all’anno. Chiuse in una scatola piena di naftalina, per essere arieggiate solo con l’arrivo della tarda primavera. Se questo vale per la Romagna, di cui ancora qualche coraggioso mi chiede: “Ma lì è tutto morto l’inverno, vero?”, figuriamoci per zone come il Gargano. Invece, grazie al mio recente viaggio di sei giorni in Puglia, ho scoperto che ci sono tante cose da fare e vedere a Vieste e dintorni, indipendentemente dalla stagione.
Vi propongo, quindi, un itinerario primaverile sul Gargano, che può essere seguito con facilità anche in inverno ed autunno. Senza dimenticare che, persino in estate, visitare i borghi nei dintorni di Vieste dà un valore aggiunto alla vacanza. Mattinata e Monte Saraceno, Manfredonia con il sito archeologico di Siponto, Monte Sant’Angelo e la Foresta Umbra, sono luoghi stupendi, a breve distanza da Vieste, da visitare con escursioni giornaliere.
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Cosa vedere a Vieste.
Vieste è una delle più belle località del Gargano. Bianco borgo adagiato sull’Adriatico, ti abbraccia con sfumature che variano di passo in passo, riflettendo il colore dei panni stesi lungo i vicoli. Oppure le tinte del cielo, che maturano in albe e tramonti da sogno. Ed assorbendo il profumo delle pietanze, che esce da case e trattorie.
Vivo pienamente Vieste, soggiornando nel cuore del centro storico, a pochi passi dal gioiello romanico che è la Concattedrale dell’Assunta. In questo modo mi addormento e sveglio con Vieste, con i suoi profumi e la sua vivacità. Mentre dallo scoglio di Sant’Eufemia, il faro di Vieste controlla lo scorrere della giornata. In un contatto tra introspezione e vastità del paesaggio. Non a caso, in una grotta rinvenuta sotto l’isolotto, sono state trovate oltre duecento iscrizioni dedicate alla Venere Sosandra, protettirce dei marinai e stella della sera. Una Dea votata alla bellezza interiore.
La vera particolarità di Vieste sono i suoi vicoli, tutti da esplorare con curiosità. Alte arcate che creano punti d’ombra, dove ripararsi quando il sole batte impetuoso. Gradini su cui sedersi, per annusare l’aria profumata di bucato steso e mare aperto. Mentre la mente corre al periodo in cui il mare non costituiva un dono, ma un pericolo. La “Chianca Amara” è, in questo, un simbolo per la città di Vieste. Una pietra su cui vennero trucidate oltre cinquemila persone, nel XVI secolo, durante una delle due invasioni da essa subite. Perché anche il luogo più bello ed idilliaco, racchiude momenti di storia spaventosamente umani e intensamente tristi, che vanno ricordati e raccontati.
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Visitare Vieste in un giorno: la Concattedrale e il Castello.
La mia passeggiata nel centro storico di Vieste, inizia proprio dalla Concattedrale di Santa Maria Assunta. Edificio dalla spiccata personalità, sorto laddove c’era necessità di un presidio religioso forte. Ad accogliermi nell’ingresso, la statua della Patrona di Vieste: Santa Maria di Merino. La bella signora in legno di tiglio, opera del 1300, portata in processione per 8km, il 9 Maggio di ogni anno. Su un percorso lungo la costa del Gargano, che in parte domani seguirò anche io.
Cammino ammaliata nell’edificio a croce latina. Il mio sguardo attratto dalle tre tele che ornano il soffitto, con San Giorgio, l’Assunta e San Michele Arcangelo. Anche se a farmi innamorare, è la tenerezza della “Madonna con Bambino”, il quale porge la corona ai rappresentanti della battaglia di Lepanto. Infine, prima di riprendere la visita di Vieste, mi soffermo sulla cinta muraria assorbita dalla struttura della chiesa, segno del pasaggio dei Templari. Mi piace scovare indizi della loro presenza in Puglia, come già mi è capitato di fare a Grottaglie.
Ricomincio a salire lungo i pittoreschi vicoli del borgo di Vieste. I panorami sul mare sono sempre più ampi e brillanti, sotto il sole di mezzogiorno. In particolare, quello indimenticabile sulla spiaggia di Pizzomunno. Quando raggiungo il Castello Svevo dell’anno Mille, nonostante il vento forte spazzi via ogni cosa, la visuale sui dintorni di Vieste è impagabile. Ed è come entrare maggiormente in sintonia con la città, dato che informazioni dettagliate sulla sua storia, si ebbero proprio in seguito all’edificazione della fortezza.
Entro nella bella piazza d’armi, che ormai somiglia più ad un accogliente giardino. Dopodiché, grazie alla concessione della Marina Militare, a cui fu affidato il castello come a Taranto, posso anche dare uno sguardo agli interni. Una struttura non propriamente federiciana, nonostante Federico II venne qui in due occasioni. Vi sono molti più tratti angioini e aragonesi, tra cui le possenti torri incorporate ormai dal fortilizio.
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Dove vedere i panorami più belli di Vieste.
I panorami sono un must quando si visitano Vieste e dintorni. Anzi, sono una costante di qualunque itinerario sul Gargano. Dopo essermi rifatta gli occhi dall’alto del Castello Svevo, è il Quartiere Ebraico che mi sorprende con una veduta d’autore sulla Chiesa di San Francesco e l’omonimo trabucco. Sembra un inno alla primavera e alla gioia di vivere, con il contrasto di bianco, blu e verde!
Ma è percorrendo la stretta Via Ripe, camminamento panoramico inglobato tra gli edifici di Vieste e il mare, che respiro l’anima dell’Adriatico e l’essenza del borgo. Una passeggiata imperdibile nel centro di Vieste, che mi conduce proprio davanti a San Francesco. Da qui, spazio con lo sguardo fino all’isolotto di Sant’Eufemia ma, non contenta, scendo anche lungo la ripida scalinata, che mi porta sugli scogli nei pressi del trabucco. Ferma in balia del vento, osservo la bellezza di Vieste baciata dalla forza prorompente del mare. Chiedendomi quanta verità ci sia, nelle leggende nate dalle fondamenta di questo poetico luogo.
Una in particolare, riguarda la spiaggia di Pizzomunno, che si trova alle porte di Vieste. È un punto di vista d’eccezione, da cui ammiro il borgo esternamente. L’atmosfera è rilassata nella luce del pomeriggio. La spiaggia è baciata da un calmo Adriatico, mentre la roccia granitica in cui si è trasformato il giovane pescatore Pizzomunno, attende la sua Cristalda fermo nella propria determinata volontà. Passeggio pensando a quell’amore profondo e inaffondabile, che nemmeno la morte di lei per colpa delle invidiose sirene, e la metamorfosi di lui, potranno mai dividere…
Alla luce del tramonto, raggiungo l’Architiello di Vieste, percorrendo 7km di una mirabile strada costiera, fino alla Baia di San Felice. Salgo sulla scalinata della Torre d’avvistamento, assorbendo il verde e l’azzurro che fagocitano con grazia questa formazione rocciosa. Una creazione della natura, che ha deciso di incidere la pietra bianca, per creare un arco attraverso cui far correre lo sguardo sul mare. Senza barriere.
Per terminare la giornata ammirando un romantico panorama serale su Vieste, l’ideale è passeggiare alla Marina Piccola. Da qui, si osserva il borgo immerso nelle tenebre, che “combatte” irrorando la notte di luci calde e suggestive. Mentre il faro sull’isolotto di Sant’Eufemia, ti accarezza con il suo familiare fascio.
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Le botteghe artigiane di Vieste.
Impensabile visitare Vieste e dintorni, senza dedicare qualche ora ad un itinerario tra le botteghe artigiane del centro storico. Chi mi conosce sa che non sono un’appassionata di spese pazze, tantomeno in viaggio. Ma adoro scoprire laboratori in cui l’arte e l’ingengno delle persone, esplodono in opere che sanno attingere dal territorio. E allo stesso donare.
Visito tre atelier, che hanno proprio queste caratteristiche. A partire dal “Lithos”, nato da una storia familiare fatta di passione trasformata in lavoro. Qui si modellano la pietra leccese e la pietra del Gargano, da oltre vent’anni. Dalle mani di Carlo e Raffaele, escono opere in grado di raccontare storie e storia. Come la leggenda di Pizzomunno e Cristalda, oppure le stele daune riprodotte con grande dovizia di particolari. Ogni incisione, è una “goccia di sangue” d’appartenenza e tradizione.
Inoltrandosi tra i vicoli di Vieste, con il cielo blu che spicca in cima agli edifici bianchi, si raggiunge il laboratorio di Cenzino Monacis. Una bottega piccina, simile ad una cantina privata, in cui il cuore buono di Cenzino crea trabucchi in miniatura. Dopo aver personalmente visitato un trabucco nei dintorni di Vieste, posso dire che la dovizia di particolari con cui le sue grandi mani compongono questi piccoli tesori, è impressionante. Un pezzo di Gargano, che diventa patrimonio da portare nelle case di tutta Italia e di tutto il mondo.
Non potrei lasciare Vieste, però, senza ammirare i capolavori di Michelangelo Colazzo a “Selezioni Lignee”. Dalla Foresta Umbra, perla naturalistica del Garagno, lui seleziona pezzi di legno da trasformare in oggetti di alta qualità. Come la riproduzione della macchina da presa originale di Charlie Chaplin. Anche se io da brava motociclista, mi lascio conquistare dalla moto in miniatura, con tanto di portapacchi fornito di valigia!
Se il territorio viene ascoltato, ha tanti aneddoti da diffondere. Basta utilizzare pezzi da esso elargiti, capaci di emanare pienamente la propria relazione con il luogo che li ha dati alla luce.
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Una passeggiata a Vieste e dintorni: Mattinata.
Mattinata mi accoglie in una soleggiata e caldissima domenica di Marzo. Come tutti i borghi del Gargano (e della Puglia, in generale), amo il modo in cui l’effetto cartolina viene mitigato da un centro storico intensamente vissuto. Ed io adoro immergermi a mia volta in questo colore local!
Passeggiare tra i vicoli di quella che viene definita la “farfalla bianca del Gargano”, è un percorso di scoperta lento e affascinante. Parto dalla Chiesa di Santa Maria della Luce, un “faro bianco” del XII secolo, con una facciata moderna ridata al mondo dall’amore degli abitanti di Mattinata, emigrati in America.
Un passo alla volta si entra nel borgo, il cui nome descrive appieno la posizione in cui sorge, ossia verso sud-est. Laddove il mattino la sfiora, inondandola col nuovo giorno. Per questo venne intitolata alla Dea romana del mattino. Ed io ne traggo un senso di buon auspicio, reiterato per ricordare che ogni giorno sorge il sole, indipendentemente da quanta tenebra si sia inalata.
Il cuore di Mattinata è lo Junno, ossia il centro antico, che a propria volta prende il nome dalla divinità romana Pilunno. Propio qui, posso ammirare esempi ben conservati delle tipiche abitazioni di Mattinata, in pietra a secco. Il pagliere, o pagliaio, è una singola stanza illuminata da una piccola finestrella. Il tetto a spiovente, è sormontato da uno o due grossi comignoli, simbolo del focolare domestico.
Ad avvolgere Mattinata in un abbraccio, sono gli stessi “simboli che la rappresentano anche sullo stemma comunale: gli ulivi, baciati dal sole e accarezzati dal mare… Con questa immagine, saluto Mattinata prima di intrapendere l’escursione a Monte Saraceno.
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Visitare Vieste e dintorni: Parco Archeologico di Siponto.
L’area archeologica di Siponto, si trova a breve distanza da Manfredonia. E a soli 60km da Vieste. Non avrei potuto immaginare momento più bello per visitare il sito, se non al tramonto. Qui è possibile annusare quell’aroma di passato ed innovazione, che sa sempre inebriarmi. Perché non sono stati sufficienti due violenti terremoti, né il trasferimento della popolazione nell’appena fondata Manfredonia, per stabilire la sua fine.
Questa che fu una delle diocesi più importanti della regione, rivive grazie ad un lavoro egregio di riqualificazione. Che, al tramonto, si veste di ogni colore madre natura abbia in mente per lei. Esattamente come una stilista farebbe con una modella! La Basilica di Santa Maria Maggiore è uno degli esempi più belli di romanico pugliese, su cui si siano mai posati i miei occhi.
Ma la meraviglia, lo sbalordimento, lo si ritrova osservando l’installazione che ripercorre la grandezza della basilica paleocristiana andata perduta. Il geniale artista Edoardo Tresoldi, ha ideato una ricostruzione in rete metallica, che permette al passato di presentarsi a noi come una sorta di ologramma. Se in tanti hanno criticato la scelta di creare l’opera al di sopra dei resti archeologici, per quanto mi riguarda non posso che esaltare la scelta di Tresoldi.
Perché con la sua idea visionaria, è come se avesse ripescato dalle viscere della terra e del tempo, la grandezza della basilica. Donandole vita eterna, permettendo anche a noi di comprenderne l’architettura. E, quando il sole ne lambisce i tratti animandola, posso garantire che non esiste più una linea di confine tra passato e presente…
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Un borgo da non perdere nei dintorni di Vieste: Monte Sant’Angelo.
Un tour di Vieste e dintorni, non sarebbe completo senza una visita al bellissimo borgo di Monte Sant’Angelo. Lo raggiungo attraversando la rigolgiosa Foresta Umbra. Chilometri di folta vegetazione profumata, che introduce ad un paese da cartolina, sorto attorno al famoso Santuario di San Michele Arcangelo. Monte Sant’Angelo è un labirinto di allegri vicoli, che si stringe come una ragnatela attorno al suggestivo edificio religioso. Il quale, insieme alla Foresta Umbra, è stato inserito dall’Unesco nei siti Patrimonio dell’Umanità.
Il Santuario di San Michele Arcangelo, non è la classica chiesa monumentale che si può vedere in Puglia. È un percorso nell’arcano, verso il cuore della terra, tra antiche preghiere e fiammelle di vite ormai spente. Passo attraverso la facciata ottocentesca, che nulla rivela del tesoro qui nascosto. E, invece di trovarmi al centro di una navata, osservo basita una scalinata di 86 gradini, che scende davanti a me. Li percorro ammaliata, trovandomi al cospetto della Porta del Toro: qui, nell’antichità, venivano lasciati voti ed invocazioni all’Arcangelo.
Dopo pochi passi, però, arrivo in quello che sembra il cuore del mondo. La rustica Grotta di San Michele Arcangelo, affiancata da un elegante ambiente angioino del 1200. Incredibile pensare che questo antro, intimo e mistico, fosse il punto più alto dell’intero borgo. Quello attorno a cui si è formato l’abitato. Ho la sensazione di aver compiuto un viaggio al centro della terra. Mentre la verità è che, a breve distanza, la vivace Monte Sant’Angelo si anima di abitanti e visitatori.
San Francesco d’Assisi arrivò fino a questa grotta, ma decise di non entrare perché non si sentì all’altezza dell’Arcangelo Michele. Lasciò però un segno del suo passaggio: poggiò la fronte su una roccia all’ingresso, marcandola con un Tao tutt’oggi visibile. Io sono sicuramente meno degna di lui, ma la mia curiosità di viaggiatrice, mi porta a compiere passi stupiti tra pietra e mistero.
Quando esco, trovo Monte Sant’Angelo in attesa del tramonto. E pronta ad ospitare le fanoje di San Giuseppe, tra vicoli e piazze. Prima dell’accensione, mi lascio tentare facendo una passeggiata. Visito Santa Maria Maggiore e continuo ad addentrarmi tra le viuzze, fino a raggiungere la Chiesa della Santissima Trinità o delle Clarisse. La raffinata Piazza Galganis, ospita l’edifico dove si dice nacquero le buonissime ostie ripiene di mandorle, che assaggio beandomi del loro gusto semplice e avvolgente. Un sapore che completa il mio percorso nel borgo, in attesa della lunga notte delle fanoje.
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Eventi a Vieste e dintorni.
Tra Vieste e dintorni non mancano certo manifestazioni che uniscono religiosità e paganesimo. Approfitto quindi di questo viaggio sul Gargano a primavera, per vedere l’accensione delle fanoje di Vieste e Monte Sant’Angelo. I fuochi che anticamente si accendevano per scacciare le tenebre dell’inverno e dare il benvenuto alla primavera, oggi vengono riproposti come evento in cui si fondono tradizione e cultura.
Musica, sbandieratori, gruppi folkloristici, balli di piazza, antichi mestieri, prodotti tipici, sono gli ingredienti che accompagnano le rievocazioni di Vieste e Monte Sant’Angelo. Una miscela evocativa, che permette di rivivere culturalmente il territorio, immagazzinando usanze e costumi di un tempo. Perché è nella memoria storica, che costruiamo il nostro presente e diamo senso al futuro. Donando una voce a quel passato, in grado di insegnarci lezioni importanti sulle nostre radici.
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Pianificare un itinerario tra Vieste e dintorni: hotel, ristoranti, guide.
Lascio di seguito alcuni consigli utili per organizzare un viaggio a Vieste e dintorni: B&B, ristoranti, guide locali, tutti personalmente testati.
Dove dormire a Vieste.
- La Dimora del Dragone B&B, Via Duomo.
- Quintessenza -Charme Rooms-, Via Gaetano Pastore, 4.
Dove mangiare a Vieste.
- “Vecchia Vieste”, Via Carlo Mafrolla, 32.
- “Ristorante Box 19”, Via Santa Maria di Merino, 13.
- “Acqua”, Lungomare Amerigo Vespucci, 50.
- “Masseria La Valle del Cerro”.
- “Ristorante il Capriccio”, Porto Turistico di Vieste.
- “Agriturismo Masseria la Sgarrazza”.
Dove mangiare a Manfredonia.
- “Ristorante il Cappero”, Via Beccarini, 2.
Dove mangiare a Mattinata.
- “La locanda del Maniscalco”, Via Luigi Zuppetta, 12.
Guide turistiche sul Gargano.
- Concetta Lapomarda, guida turistica abilitata per la Regione Puglia.
- Valentino Dirodi, di “Destinazione Gargano”.
- Francesca di “Arruska -Esperienze Garganiche”.
Claudia B. Press Tour organizzato dal Comune di Vieste, Daunia Press Tour e
Regione Puglia – Assessorato all’industria turistica e culturale (Supplied by)
che tuffo nel passato che mi hai fatto fare!
Mi fa davvero piacere Beatrice!
A presto,
Claudia B.
Ci sono stata una volta sola a Vieste ma desidero tanto tornarci e abbinare il ritorno a Peschici. Come hai scritto tu Vieste è una delle località del Gargano. Ho un ricordo meraviglioso di lei. Grazie per questo racconto. Non ti smentisci mai e lo sai, adoro come racconti della Puglia.
E io adoro sapere che approvi il mio modo di raccontarla: ci tengo molto al tuo giudizio e ci tengo molto a narrare bene questa regione che, oramai, è diventata la mia seconda casa.
Prossima volta che andrò sul Gargano, voglio assolutamente vedere Peschici e Vico!
Un baacione Tizzi!
Claudia B.
Ogni nuovo paragrafo, ogni nuova fotografia e mi ritrovavo ad esclamare: “Oh, che bellezza! Wow! Che spettacolo!” Attraverso lo schermo di un computer, per cui dal vivo posso provare a immaginare le sensazioni che hai provato di fronte a certi panorami e a certi vicoli, casi e facciate di chiese. Sembra tutto uscito da una cartolina, o da un dipinto.
Un’altra cosa bella in questi luoghi è la promozione di attività artigianali, cosa che dalle mie parti per esempio è andata persa: tutti gli antichi mestieri sono completamente spariti.
Le ostie ripiene di mandorle le ho assaggiate da un amico pugliese insieme ad altri dolci buonissimi di cui non ricordo il nome: dei rombi ricoperti di cioccolato.
Spero che questo sia per me l’anno del ritorno in Puglia!
Lo spero anche io per te Silvia, perché più scopro la Puglia più mi rendo conto che va vissuta pienamente e visitata a cuore aperto.
Questa attenzione alle attività artigianali colpisce molto anche me, così come i pittoreschi carretti di verdure che fanno vendita porta a porta. Attesi da tutte le donne dei vari paesi! Oppure il venditore di scope, che passa tra le varie abitazioni, con un manipolo di scope colorate in spalla: e quando mai capita di vederne da noi?
I dolci a cui fai riferimento potrebbero essere i mostaccioli? Hanno anche una nota speziata molto buona!
Ti abbraccio,
Claudia B.
Ora non si vedono proprio più questi venditori ambulanti: ricordo che quando ero bambina passava il verduriere con l’Ape e l’arrotino in bicicletta, mentre ora queste due attività di tipo artiglianale sono scomparse.
Esatto sono proprio i mostaccioli! Ma quanto sono buoni???
Io vivo in un piccolo paese, dove ogni tanto il classico “donne, è arrivato l’arrotino!”, si sente. Ma capita di rado. E pensare che erano così belli e pittoreschi quelli che io chiamo “i mestieri” in bicicletta. O sul furgoncino!
Buonissimi i mostaccioli, non vedo l’ora di assaggiarli di nuovo ?.
Baci,
Claudia B.
Wow ultimamente sto scoprendo con te una Puglia fantastica! E lo deve essere davvero perché dal grado di coinvolgimento, da come la descrivi e dall’effetto che fa leggere i tuoi racconti è proprio una terra speciale, come i suoi abitanti del resto! Vieste è proprio bella e una bella “vacanza” primaverile me la concederei passeggiando fra mare e centro storico (e osterie ovvio)! La volta della Concattedrale è magnifica, tanto che non mi stupirei se i fedeli ascoltassero la messa con la testa per aria! 😛 Sul castello hai proprio ragione, sembra più un bel giardino e nient’affatto una piazza d’armi e aspetta aspetta che mi dici, un quartiere ebraico? Curiosissima di approfondire! Cosa darei per avere la residenza in quelle case di pietra! Occaspita sai che non la conoscevo la Venere protettrice dei Marinai? Invece la Leggenda di Pizzomunno si e per un attimo ho odiato Ariel! 😉 Buona serata ti abbraccio! <3
L’ho odiata anche io, e pensare che è sempre stata uno dei miei personaggi Disney preferiti!
Devo ammettere che il Gargano mi ha davvero rapita Dani, un viaggio primaverile sorprendente e a tratti magico. Anzi, per me anche curativo. Che spero di rifare in moto con Daniele, perché ci sono strade mozzafiato.
Mi fa piacere appurare che la Puglia riesce sempre a sorprendermi, nonostante i viaggi numerosi fatti negli ultimi anni. E del Gargano mi sono completamente innamorata, c’è una bellissima atmosfera.
Ti abbraccio anche io!
Claudia B.
Quella parte di puglia mia manca e non sai quanto mi sarebbe piaciuto esserci in questo tour! Amo i luoghi che vengono associati ai viaggi estivi ma che invece fuori stagione si riempiono di atmosfera e magia. E poi devo dire che tra vicoletti bianchi e panorami mi sarei persa in ogni dove. Non sarà stato per niente facile tenervi a bada ho questa strana sensazione ahah!
Un abbraccio
Simo
Non so come tu possa pensare questo… ahahahahah! Praticamente abbiamo fatto impazzire organizzatori e guide! Guarda Simo, è stato davvero complesso tenerci sotto controllo, calamitati come eravamo da tutto quel “bendiddio”.
Tu sai che avrei voluto tanto averti con me, vero? Sarebbe stato stupendo condividere questo ennesimo viaggio, alla scoperta della terra che ci ha fatto innamorare.
E, onestamente, non vedo l’ora di tornare sul Gargano, perché mi è rimasta fissa la voglia di scoprirne altri angoli…
Ti abbraccio forte,
Claudia B.