Del mio rapporto altalenante con Carcassonne ho già ampiamente parlato: stupore e delusione si sono intrecciati durante la visita di un giorno alla Cité. Un involucro capace di sfondare le barriere del tempo e gli aliti delle antiche anime che, all’interno, ti accoltella metaforicamente per lo sfruttamento commerciale che ne viene fatto. Eppure non cambierei nulla dell’itinerario seguito tra Carcassonne e dintorni. A parte aggiungere qualche giorno in più al viaggio (o forse qualche mese!). Ma quale viaggiatore non vorrebbe avere a disposizione tempo illimitato da dedicare alle proprie destinazioni? Tutti, direi. Quindi nulla di nuovo sotto al sole…
L’itinerario in Occitania creato partendo dal libro “I codici del Labirinto” di Kate Mosse, e dalla mia passione (nerd!) per la storia della Crociata contro gli Albigesi, mi ha spalancato un mondo. Non parlo solo della consapevolezza e delle atmosfere assorbite solcando quel territorio, ma anche dell’evidenza di quanto ancora ci sia da esplorare. Facendo base a Carcassonne, ho visitato le Quattro Rocche di Lastours, Montségur, Mirepoix, Rennes-le-Chateau. Ma avrei potuto aggiungere tante altre cittadelle, villaggi ed abbazie.
Partendo dall’Italia in auto per il viaggio on-the-road in Francia, ho strutturato il tour nei dintorni di Carcassonne su cinque giorni, comprese la visita della Cité, una giornata ad Albi e Cordes-sur-Ciel e un’ultima tappa alla Rocca catara di Peyrepertuse. Inserendo anche due soste nei dintorni di Nizza, all’andata e al ritorno. Questo diario di viaggio è un approfondimento alle emozioni di quei giorni, ai luoghi da vedere vicino Carcassonne e ai momenti eterni vissuti tra le ombre ancora vive del passato.
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Cosa vedere nei dintorni di Carcassonne: i Quattro Castelli di Lastrours.
Il piccolo studio affittato a Carcassonne non è ancora pronto, quando arrivo a destinazione. Un’ottima occasione per sfruttare il pomeriggio, visitando i Quattro Castelli di Lastours. Appena 20 minuti d’auto mi separano dal sonnolento villaggio occitano. Percorro una strada molto bella nella valle del fiume Orbiel. Una volta a destinazione, prima di iniziare l’escursione, mi siedo a mangiare qualcosa su un muretto, osservando il corso del fiume.
Il villaggio pare quasi disabitato, una sorta di proiezione mentale, anzi nel mio caso letteraria, dell’antica Francia Catara. Le Rocche di Lastours spiccano nella vallata, chiuse tra panorami da pelle d’oca e sfumature chimeriche di tinte dimenticate. Ogni passo fatto lungo la salita, è un passo di conquista. Mi avvicino sempre più ai racconti e ai fantasmi di un popolo ucciso in nome di Dio, una consapevolezza che mi fa accapponare la pelle. Le loro tracce, il terrore e le speranze, hanno lasciato segni che vanno al di là delle sole pietre dei Castelli di Lastrours.
Carcassonne e le rocche nei dintorni sono state lo scenario nel quale l’intera vicenda ha avuto luogo, nel XIII secolo. Cabaret, Surdespine e Quertinheux sono i fortilizi tra le cui vestigia ritrovo parti di ciò che avvenne dal 1209 in poi. Dopo il massacro di Béziers e la resa di Carcassonne in una sola settimana, le truppe di Simone de Montfort tentarono di espugnare anche i fortilizi del Signore di Cabaret. Visito ciò che resta dei villaggi fortificati e della Tour Régine, edificata dai francesi quando i Catari si arresero definitivamente. È come se ogni struttura fosse riaffiorata dal terreno, per far si che quella cruenta storia non venisse dimenticata.
Un sentiero collega le vestigia delle quattro fortificazioni e del villaggio. Passo anche attraverso grotte che sarebbero solo la piccola parte di un dedalo infinito di cunicoli. Pare addirittura che, dopo la resa, i Catari fuggirono da Carcassone e raggiunsero Lastours attraverso questa serie di gallerie. Mi soffermo a pensare non solo al sangue di tutte quelle persone innocenti, versato per volere di Innocenzo III col supporto dei Baroni del Nord della Francia. Rifletto su quanto i giochi di potere e la sete di denaro, non permetteranno mai la fine delle guerre. E capisco che nulla abbiamo imparato, stiamo imparando o impareremo, dal termine genocidio e dalla storia in generale.
INFORMAZIONI.
- I Quattro Castelli di Lastours sono negli immediati dintorni di Carcassonne, a circa 18km di distanza.
- Provenendo da Carcassonne, c’è un comodo parcheggio obbligatorio e gratuito a ridosso del villaggio, fornito anche di area pic-nic.
- Si accede alle rocche dalla vecchia fabbrica tessile di Lastours: dal parcheggio sono circa dieci minuti di cammino.
- L’ingresso alle rocche è a pagamento: 8€ a persona.
- Il centro visitatori con le casse è fornito di bagni, accetta pagamenti elettronici e ha anche una piccola area museale.
- Il sentiero per le Rocche di Lastours richiede attenzione e scarpe adatte, ma può essere seguito anche dalle famiglie con bambini (no passeggini). Non è adatto a persone con capacità motorie ridotte.
- I cani sono i benvenuti, rigorosamente al guinzaglio.
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Visitare Montségur anche in inverno.
Una delle rocche catare più famose, resta la Fortezza di Montségur. Cittadella fortificata nei dintorni di Carcassonne, dove non solo termina il libro “I codici del Labirinto”, che ha ispirato il mio viaggio, ma che per secoli è rimasta legata al nome del Sacro Graal. Motivo per cui divenne luogo di scavi durante il Terzo Reich. Che paesaggi! Una sequenza di immagini che attira lo sguardo e si posa sull’anima. La stretta dei Pirenei e i colori di questa nitida giornata dicembrina, racchiudono Montségur come fosse un gioiello in un cofanetto di lapislazzuli e velluto. Per anni mi sono chiesta come sarebbe stato ammirare dal vivo le vestigia del castello, dopo averlo visto in TV e averne letto in tanti romanzi.
Ora che sono qui davanti, ad osservare estasiata lo sperone di roccia su cui sorge, resto interdetta. Perché l’emozione mi blocca il respiro. O, magari, è solo la salita al cardiopalma che sto percorrendo per raggiungere la fortezza! Passo dapprima nei pressi del Monumento ai Catari, eretto in memoria della strage in cui vennero bruciati 225 bons hommes, all’alba del 1244, dopo la resa di Montségur. Se la terra e l’aria potessero parlare, penso che ancora udiremmo le grida di dolore e paura di tutte quelle persone.
Continuo quindi la mia ascesa verso la rocca, quasi un cammino di preparazione. Si lascia tutto indietro: il presente, la vita di ogni giorno, le proprie convinzioni e le debolezze. Il sentiero che porta a Montségur è un percorso personale, con cui ci si apre alle vite del passato. Difficile non pensare alle oltre 500 persone che, per oltre un anno, vissero qui, chiuse in una cittadella fortificata scomoda e inospitale. Alla ricerca di una salvezza che non sarebbe mai arrivata, per quanto attesa. Nella speranza di un’assoluzione per un peccato mai commesso. Fino a quel marzo del 1244.
Uomini, donne, bambini, (perché la guerra, nemmeno quella combattuta in nome di Dio, risparmia nessuno) vennero bruciati vivi. Un numero, 244, che andò semplicemente a sommarsi alle migliaia di persone già uccise fino a quel momento. L’unico loro peccato era quello di praticare una religione pura, simile al Cristianesimo delle origini. Oltre alla sfortuna di essere nelle mire politiche dei Baroni del Nord. Qualcuno doveva pagare in termini di vita: non a caso la Crociata contro gli Albigesi, fu banco di prova per quello che divenne poi il Tribunale dell’Inquisizione. Sfioro le pietre di Montségur. Osservo l’orizzonte. E capisco che oggi non siamo andati da nessuna parte, rispetto al passato…
INFORMAZIONI.
- Ho cercato tanto informazioni sugli orari di apertura della fortezza di Montségur, senza trovare nulla. L’unica cosa che ho capito, una volta arrivata a destinazione, è che il sentiero è aperto e accessibile tutto l’anno. Il Museo di Montségur, invece, che avrei davvero voluto vedere, apre solo in primavera ed estate.
- Altra cosa che non appare chiara, è quanto costa il biglietto per Montségur. Io non ho pagato nulla, il sentiero era aperto e non c’erano botteghini come presso le altre fortezze catare. Credo (ma non sono sicura), che si paghi l’accesso quando è aperto anche il museo, con un ticket cumulativo.
- C’è un ampio parcheggio gratuito nei pressi del sentiero.
- Il percorso è impervio, servono scarpe adatte e non si possono usare passeggini.
- I bimbi e gli animali vanno controllati attentamente, per evitare che possano cadere.
- Consiglio di evitare l’escursione in caso di maltempo.
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Mirepoix, un villaggio da vedere nei dintorni di Carcassonne.
Arrivo a Mirepoix subito dopo aver visitato Montségur. I colori del grazioso villaggio medievale, con i caratteristici graticci, mi fanno brillare gli occhi. Amo le tinte vivaci e trovo che sia bellissimo infondere colore ai luoghi, rendendoli a propria volta uno specchio che ne riflette tutta l’allegria. Il centro storico di Mirepoix, poi, è strutturato attorno alla piazza su cui si affacciano gli antichi edifici con i portici. Un capolavoro emozionale, dove passeggiare con l’accortezza di non perdere nemmeno un dettaglio.
Sotto alle travi di legno scuro inciso dal tempo, i raggi del sole arrivano con difficoltà. Laddove si intrufolano, creano giochi vivaci e scie polverose che colpiscono vetrine e locali. Piccole librerie, negozietti, trattorie e caffetterie animano il porticato. Dato che la giornata è soleggiata, vi sono tavolini all’aria aperta pieni di persone. Nel mio caso vince il freddo, così mi sistemo al caldo di una sala da tè.
Mentre sorseggio la bevanda, osservo le persone muoversi tra quella che sembra un palco creato su misura, mentre invece è un realissimo villaggio nei dintorni di Carcassonne. E ripenso alle visite di oggi. L’eccitante salita a Montségur, l’arrivo qui a Mirepoix e l’ingresso alla Cattedrale di Saint-Maurice. Un capolavoro del XII secolo che ho la fortuna di trovare privo di visitatori, inondato dalla luce delle vetrate istoriate. Interrompo i sogni ad occhi aperti e torno al presente: mi attende un’ultima passeggiata nel villaggio, prima del rientro a Carcassonne.
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Da Carcassonne a Rennes-le-Chateâu.
Parto presto alla volta di Rennes-le-Chateâu. Non perché sia particolarmente distante da Carcassonne, quanto perché voglio visitare in giornata anche la Rocca di Peyrepertuse. Mano a mano che mi avvicino alla misteriosa destinazione, entro in una nebbia sempre più fitta. Una sorta di tenda naturale, che crea una barriera visiva con i seducenti paesaggi che sto attraversando. Inizio a salire lungo una stretta strada di montagna, chiedendomi con curiosità come sarà il villaggio di Rennes-le-Chateâu. Che impressione ne trarrò? Sarà stato snaturato a favore del turismo?
Appena avvisto il cartello che segnala l’arrivo, esco letteralmente alla luce del sole. La nebbia resta alle mie spalle e, come in un percorso mistico, mi ritrovo ad ammirare il villaggio di Rennes-le-Chateâu illuminato da una giornata tersa. Ho come la sensazione di aver fatto un cammino di avvicinamento e l’atmosfera che trovo nel villaggio, conferma questa impressione. Sembra un angolo disabitato di Francia, un pezzetto verace e veritiero di Occitania, dove tutto è fermo a due secoli fa.
La vicenda del misterioso ed altero parroco Bérenger Saunière, ha percorso i tempi, arrivando fino a noi rivista e riadattata. Quanto vero ci sia nella storia secondo cui, durante i lavori di ristrutturazione alla Chiesa di Santa Maria Maddalena, abbia trovato un arcano tesoro sotto all’altare, è difficile da affermare. Qualcuno ipotizza si sia trattato di documenti che testimoniavano una discendenza di sangue da Gesù e Maria Maddalena. Secondo altri avrebbe rinvenuto un sarcofago con il corpo di Cristo.
L’ipotesi più plausibile, però, è che la ricchezza di Saunière provenisse da un vero e proprio smercio di messe. Una vendita serrata (praticamente al dettaglio), che gli permise di vivere ben al di sopra delle proprie possibilità. Rennes-le-Chateâu, comunque, resta un luogo dal fascino quieto. Visito la Parrocchiale di Santa Maria Maddalena, dalle singolari simbologie, mi soffermo nei pressi di Villa Bethania e della Tour Magdala, per ammirare i sensazionali panorami sull’Occitania. Non entro al Museo Saunière, indecisa fino all’ultimo viste le recensioni contrastanti. Ma resta la curiosità di capire dove si trovi il confine tra mito e realtà.
Rennes-le-Chateâu è composto da un pugno di case, strette attorno agli edifici legati alla storia di Saunière. Appare come un paese fantasma, dove spicca anche una minuscola libreria con testi esoterici e sulle leggende dell’Occitania. Eppure, per qualche motivo, forse dovuto anche ai miei trascorsi letterari, il villaggio continua ad esercitare un fascino incomprensibile su di me. E, in fondo, questo è il vero punto forza di Rennes-le-Chateâu: non dà risposte, ma crea dubbi.
Claudia B.