Ogni tanto mi piace svelare qualche piccola verità sulla mia vita. Ad esempio molti di voi non sapranno che, una delle cittadine nei dintorni di Rimini che più amo, è Santarcangelo di Romagna. Un luogo in cui un giorno, io e la seconda metà del blog, speriamo di poter andare a vivere. Perché si tratta di un borgo curato, elegante, vivibile, di quelli in cui persino i lunedì sono all’insegna dell’entusiasmo (no, forse sto esagerando)! Vado spesso a Santarcangelo di Romagna. Da visitatrice ci sono stata in varie occasioni eppure, è solo grazie ad un blogtour organizzato dall’Hotel San Salvador di Igea Marina, che scopro la sua anima nascosta. Ho raccolto perciò alcune idee su cosa vedere a Santarcangelo di Romagna in una giornata, da condividere con tutti voi.
In realtà lo faccio anche per me. Perché desidero resti nero su bianco, l’incredibile esperienza vissuta nelle grotte del borgo, guidata da un uomo meraviglioso di nome Alberto. Volontario della Pro Loco di Santarcangelo di Romagna, questo Signore (uso volutamente la ‘s’ maiuscola), mi ha condotta in un mondo sotterraneo fatto di buio, ma che la memoria ha illuminato di vite, paure, sogni e anime intente a sussurrare la loro storia.
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Cosa vedere a Santarcangelo di Romagna: le grotte.
Alberto, classe 1941, le grotte le ha vissute. Lui qui ha cercato rifugio durante la guerra, insieme alla famiglia e ad altre centinaia di persone. Questi sei km di cunicoli, con oltre 200 ipogei d’arenaria (anche se finora ne sono stati censiti 152), rappresentano un regno nascosto che pulsa sotto al borgo di Santarcangelo di Romagna. Un regno da cui proviene un’eco del passato.

Rimini fu una delle città che subì maggiore distruzione in Italia. Il territorio inghiottì 80.000 morti, concentrati in particolare in 36 giorni di bombardamenti. A Santarcangelo di Romagna le perdite furono inferiori, proprio grazie alla presenza di questi ipogei. Alberto ricorda ancora che la popolazione visse ininterrottamente qui dentro per sei mesi, da maggio ad ottobre e, chi trovò la propria casa distrutta, restò nel sottosuolo molto più a lungo.

Gli ipogei sono assolutamente da vedere a Santarcangelo di Romagna, non solo per la triste storia a cui sono legati, ma per le vicende umane, le curiosità ed i misteri di questo labirinto d’arenaria, argilla e roccia, rifugio sicuro proprio per la sua componente elastica. Ricorda il passato Alberto, quando ogni anfratto accoglieva almeno otto persone. Famiglie riunite, che approntavano dei giacigli a castello con delle assi. Spazi comuni e condivisi, perché mentre fuori il mondo esplodeva nell’odio, tra i cunicoli di Santarcangelo di Romagna si lottava per sopravvivere.

I bambini giocavano insieme, cercando di scacciare la disperazione. La maggior parte degli uomini era al fronte. Vere guerriere e figure di spicco erano le donne. Donne operative durante l’intero arco della giornata. Barattavano i lavori a maglia con il poco cibo che circolava per le campagne, soprattutto con la farina che serviva per impastare ed ottenere una sorta di quadretto da fare in brodo. Donne che cucinavano usando qualsiasi cosa trovassero a disposizione (meglio non vi faccia l’elenco). A volte persino l’erba dei campi, quando non c’era altro da bollire nell’acqua. Donne che crescevano bambini, dopo averli fatti nascere in questo mondo sotterraneo.

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Il passato tra i tunnel da vedere a Santarcangelo di Romagna.
Racconta Alberto del rapporto di affetto, che si era instaurato con i tedeschi di stanza nella Rocca di Santarcangelo di Romagna. Gli ipogei d’arenaria sono infatti tutti collegati tra loro, me ne accorgo io stessa mente cammino all’interno, accompagnata dalla torcia del mio personale Virgilio. Uno di questi corridoi, conduce proprio al fortilizio. Difficile di questi tempi, in cui odio e rancore sembrano i soli sentimenti che destano interesse, capire come la popolazione riuscisse ad accettare gli invasori.

Eppure per gli ufficiali tedeschi, alcuni dei quali solo ragazzini, la Santarcangelo di Romagna sotterranea era casa. Qui dove avrebbero dovuto cercare i disertori, in realtà venivano a fare la veglia (come si dice dalle nostre parti). Portavano qualcosa da mangiare in dono ai rifugiati, i santarcangiolesi davano loro del vino, il tutto in un clima di affetto e unione davanti alla distruzione. Per gli ufficiali più giovani, era come ritrovare l’affetto della madre lasciata in patria, per quelli più grandi, un modo di condividere una mano di carte o un bicchiere di rosso.
Centinaia di persone costrette a vivere al buio, perché il rischio di morire soffocati era una realtà, costrette a nascondersi dalla guerra in condizioni difficili, costrette a sopravvivere con niente se non un costante senso di terrore e fame, hanno avuto la forza di guardare oltre una divisa… Noi impareremo mai?

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Cosa vedere a Santarcangelo di Romagna: il labirinto sotterraneo.
Mentre il freddo sfiora la pelle, è facile chiedersi cosa fossero in realtà gli ipogei. Quale sia la loro vera storia. Questo labirinto sotterraneo da vedere a Santarcangelo di Romagna, racchiude vicende che affondano le radici in un lontano passato. Alberto ha le risposte, che ‘mostra’ mentre mi conduce di tunnel in tunnel con la sua fedele torcia (ed una conoscenza dell’area che farebbe impallidire Google Maps). Ci si perde nella notte dei tempi e ci si affida anche alla vista, per arrivare a comprendere.

Sono ancora visibili fossili e detriti, con cui si intuisce come quest’area fosse ricoperta dal mare, ma gli strati successivi furono trasportati dai fiumi Uso e Marecchia, che diedero vita al colle su cui sorge Santarcangelo di Romagna. E fino a qui ci siamo. Le gallerie frutto della forza delle acque, si aprono su ipogei scolpiti dall’uomo. Perché? Per proteggere i cereali, per conservare il vino? Si, certo. Ma ci sono segni evidenti che fanno pensare ad altro. Gli indizi sono semplici, eppure straordinari…
L’orientamento degli ipogei d’arenaria è ad est. Cammino lungo corridoi che presentano nicchie, edicole, cellette. Se alzo lo sguardo, noto volte a crociera. Entro in ambienti vasti che, subito, in maniera inequivocabile, fanno pensare ad una croce latina. Un vero e proprio abside! Si, sono all’interno di chiese ipogee, che da millenni conservano la storia di Romagna! Questi ipogei sono stati scolpiti dai bizantini, non costruiti, sono sublimi opere scultoree.

Sei km di corridoi collegati tra loro, che conducono da una chiesa ipogea all’altra disposte su otto livelli. Arrivo in un ambiente che ricorda il Mausoleo di Teodorico, ma in arenaria e argilla: incredibile! Ho la pelle d’oca. Perché avremo pure appurato che, questo mondo sotterraneo, servì per conservare cereali e il vino che a lungo decretò la ricchezza della cittadina. Siamo d’accordo sul fatto che venne usato come via di fuga dalle popolazioni durante le inondazioni, nel periodo in cui il Barbarossa visse nella Rocca di Santarcangelo di Romagna. Fu utilizzato dai cristiani perseguitati e dalla popolazione durante i bombardamenti. Ma questo risvolto archeologico-artistico, è a dir poco emozionante!

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Vedere a Santarcangelo un pezzo di città che non esiste più.
Pensavo di conoscere perfettamente l’aspetto di Santarcangelo di Romagna. Soprattutto di Piazza Ganganelli, sede di mercati, fiere, feste. Durante la visita della ‘città sotterranea’, scopro che in passato su questo elegante slargo c’era una chiesa. Osservo l’immagine abbastanza basita. L’edificio che si para davanti ai miei occhi ha attraversato secoli di vicende: è stato convento, caserma, persino fabbrica di pipe! Quando l’amministrazione comunale smise di fare manutenzione, iniziarono i primi crolli. Era la fine dell’Ottocento e, di lì a poco, la chiesa venne abbattuta.

Eppure, la vecchia struttura che per tanto tempo ha affiancato il famoso arco di Santarcangelo di Romagna, monumento al suo illustre cittadino Papa Clemente XIV, rivive nei cunicoli della città. I mattoni rossi vennero usati per tamponare la sabbia sulle volte. All’entrata degli ipogei, è stato ricostruito in maniera stilizzata il chiostro andato distrutto, attraverso una serie di arcate e mensole. Le colonne originali campeggiano sul portale d’ingresso. Insomma, nel mondo sotterraneo di Santarcangelo di Romagna, si è voluto rendere omaggio ad un pezzo di città che non c’è più.

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Cosa vedere a Santarcangelo di Romagna: il borgo antico.
Santarcangelo di Romagna è una bomboniera. Cittadina curatissima, stretta nell’antichità tra due cinta di mura, quella del Barbarossa e quella dei Malatesta, oggi incarna l’anima di un borgo-gioiello. Se in passato fu il suo carattere commerciale a garantirle ricchezza grazie alla produzione e vendita del vino, oggi sono turismo, enogastronomia, fiere ed eventi culturali, a renderla famosa in tutta la Riviera Adriatica.
Salendo al borgo antico, dominato dalla mole della Rocca, ora proprietà privata, si cammina in mezzo al colore. Scorci pittoreschi, belli da far male al cuore, sono una coccola per gli occhi in ogni stagione. Brillano luminosi d’estate, diventano suggestivi in autunno, profumati in primavera e pittorici in inverno. Non c’è stagione dell’anno che non sappia esaltare la ricercatezza di questa cittadina a breve distanza da Rimini.
Da vedere a Santarcangelo di Romagna sono i particolari e le diverse prospettive. Il singolare ‘Museo del Bottone’, oppure quello dedicato alla vita del grande Tonino Guerra. In particolare, partendo da quest’ultimo, si può seguire un percorso itinerante fino al borgo di Pennabilli, in Alta Valmarecchia, dove Tonino lasciò tante opere.
Piazzette deliziose, sono collocate tra le porte dell’antica fortificazione, come ad esempio Porta Cervese, da cui entrava il sale proveniente da Cervia. Vicoli senza tempo mi conducono ai punti panoramici, da cui ammiro affacci meravigliosi su tutta la Riviera di Rimini, incorniciata dai tetti di Santarcangelo di Romagna e dalla mole imponente di San Michele Arcangelo alla Collegiata.
Santarcangelo di Romagna è uno di quei borghi imperdibili nei dintorni di Rimini, una visita che impegna poche ore ma che ogni volta svela un particolare con cui stupire. Anche a chi la ama da sempre e pensa di sapere tutto di lei. Da viaggiatrice però, ho imparato che il ‘tutto’ non esiste, perché ogni meta ha sfaccettature inusuali che la rendono unica agli occhi anche del suo stesso figlio.
Per visite guidate, informazioni, materiale, potete:
- recarvi allo IAT di Santarcangelo di Romagna, Via C. Battisti 5;
- telefonare allo 0541 624270;
- scrivere a iat@comune.santarcangelo.rn.it.
Claudia B. in collaborazione con Hotel San Salvador
Molto toccante e rievocativa la storia degli ipogei che non conoscevamo affatto!? Adoriamo questi borghetti e dobbiamo venire proprio a visitarli!
Pensate che nemmeno io conoscevo la storia di questa parte nascosta di Romagna! Un’emozione unica scoprirla… Vi consiglio caldamente la visita, perché Alberto è un narratore incredibile.
Grazie per essere passati,
Claudia B.
Molto affascinante questo lato di Sant’Arcangelo di cui ignoravo la storia e la funzionalità! Ci passerei ore li sotto, perché adorando tutto ciò che riguardi la storia bellica del secolo scorso ne vorrei sapere sempre più e di più! Davvero sogni di andare ad abitarci? Se ti ha colpito così tanto vuol dire che c’è dell’altro che non ci hai mostrato nelle foto dai dicci cos’è! 😉 Sai, sul discorso del lunedì forse non esageri affatto perché d’altra parte non è proprio questo il borghetto ufficiale de “l’ottimismo è il profumo della vita”?
Buon proseguimento Claudia! 😉
È proprio il Suo motto! Quindi direi che sulla storia del lunedì non mi sono così sbagliata ?…
In effetti Santarcangelo di Romagna ha proprio un’anima, c’è qualcosa che va oltre la sola bellezza. Qui è tutto piacevole, persino la zona nuova della città. Hai presente quelle aree normalmente orrende o pesanti da vivere? Ecco qui no, qui ogni zona residenziale è un gioiello. Vicina alla mia amata Valmarecchia, quindi circondata dal verde. Per non parlare dei due mercati settimanali che mi rimandano con la mente alla Provenza! O il parco bellissimo, i caffè in cui prendersi del tempo magari per scrivere… Oh cielo Dani, mi stai facendo venire voglia di trasferirmi subito ?!
Poi da quando ho scoperto il mondo sotterraneo di Santarcangelo di Romagna, mi sento ancor più legata a lei e alla sua storia…
Un bacione,
Claudia B.
Spero di riuscire a ritagliarmi una mezza giornata quando sarò a Igea Marina per vedere questo paese (sempre che il prigioniero abbia voglia di portarmi, rinunciando a qualche ora in spiaggia 😉
Comunque è davvero interessante questa cosa della doppia natura delle città con una parte di vita che si svolge al di sopra, e un’altra parte non meno importante sotto terra. In minima parte rispetto a sant’arcangelo, anche sotto la mia città ci sono cunicoli e gallerie che solo da qualche anno sono state riaperte e che spero di poter visitare presto.
Buon weekend ❤️
Lo spero anche io Silvia! Quando sono stata a Torino non sono riuscita a seguire l’itinerario sotterraneo e mi è sempre dispiaciuto tanto!
Visto che il Prigioniero ha accettato, ti invito ad unire la visita di Santarcangelo di Romagna alla gastronomia: se fai qualche ricerca troverai ristorantini e trattorie meravigliose ?.
Sono certa che l’esplorazione sotterranea sarà così più dolce anche per il Prigioniero!
Un bacione,
Claudia B.