Ho deciso l’itinerario basandomi sull’articolo trovato su “Bell’Europa”, aggiungendo le soste che non volevo assolutamente perdere. Nota estemporanea: allora non avevo la connessione ad Internet e, tutti i nostri percorsi, le gite, le mete, le sceglievo e le creavo utilizzando guide cartacee e, ovviamente, riviste dedicate.
Urbino è, a mio avviso, la vera e propria “Capitale del Rinascimento Italiano”: non a caso l’Unesco l’ha dichiarata “Patrimonio dell’Umanità”.
I cittadini si allearono persino con Rimini, per ottenere la libertà e, per poco, gli urbinati poterono riprendere il controllo della loro città, fino a quando i Montefeltro riacquistarono il dominio di Urbino, mantenendolo fino al XVI secolo.
Un grazie particolare per tanta magnificenza, la dobbiamo soprattutto al massimo esponente della famiglia Montefeltro, il Duca d’Urbino Federico, il quale riorganizzò completamente lo stato e, con passione e coerenza, rese la città fulcro e culla di opere d’arte. Un mecenate attento e consapevole, che seppe rendere eterna Urbino, grazie ad un governo assennato, durato 40 anni.
Casa Santi è una ricca sede museale, dove vi sono opere legate alla produzione dell’artista, a suo padre Giovanni, ma anche altre creazioni, donate da privati cittadini o istituzioni, così come oggetti che raccontano la storia artistica di Urbino.
Seguiamo con piacere l’interessante percorso espositivo, nella calma serena di questa domenica. Pochi, educati visitatori, si soffermano con noi ad ammirare i luoghi in cui si è svolta la vita del grande artista. Dalle finestre aperte sulla città di Urbino, entra una luce calda, insieme ad una piacevole corrente, mentre in strada la vita continua, con il lento tran-tran di una pigra domenica estiva.
Quando usciamo, proseguiamo la nostra passeggiata, fermandoci inizialmente nella piccola Piazza San Francesco, su cui sorge l’omonimo Convento del XIII secolo, per scendere poi fino a Piazza della Repubblica, al centro della quale è posta la fontana di Catalucci. E’ un punto nevralgico della città, sulla quale confluiscono diverse vie e, prima dell’ampliamento ottocentesco, era il luogo in cui si svolgevano i mercati.
Ci fermiamo a prendere un caffè, prima di proseguire le nostre visite, che prevedono due soste fondamentali: il Duomo di Urbino, con le sue grotte e, soprattutto, il Palazzo Ducale, sede dell’eccelsa Galleria Nazionale delle Marche.
Le monumentali vie del centro storico, sono un vero e proprio ricettacolo di opere d’arte e meraviglie architettoniche. Le percorriamo con immenso piacere, ammirandone gli eleganti palazzi, fino alla grandiosa Piazza Rinascimento dalla quale, in un unica schematica prospettiva, si possono inquadrare la Chiesa di San Domenico, edificata tra il 1362 ed il 1365, rimaneggiata parzialmente in forme rinascimentali, negli esterni, ed in stile barocco all’interno; il Duomo di Urbino, fondato nel 1021, ma ricostruito dopo il terremoto del XVIII secolo, con fattezze neoclassiche; il rinascimentale Palazzo Ducale, la cui facciata più famosa è forse quella posteriore, con torrioni visibili in tutte le immagini classiche di Urbino.
Il duomo, già nel XV secolo, fu ristrutturato per volere del Duca d’Urbino, su progetto dell’architetto Francesco di Giorgio Martini, che gli diede un aspetto semplice, a tre navate, con piloni bianchi. Suddivisione che venne mantenuta anche da Valadier, dopo la ricostruzione del XVIII secolo. Mi rapiscono le sontuose coperture con volte a botte e la spettacolare cupola del transetto, per non parlare del susseguirsi di opere pittoriche.
E pensare che, questi sotterranei, vennero inizialmente utilizzati come stalle e magazzini! Grazie all’intervento del Duca Guidobaldo da Montefeltro, nel 1500, che donò alcuni spazi alla Confraternita dell’Humiltà, col tempo, vennero edificate ed allestite queste imperdibili Cappelle.
Uscendo, controlliamo l’ora e decidiamo di visitare subito il vicino Palazzo Ducale, tenendo per dopo la pausa pranzo. Sono talmente eccitata all’idea di poter finalmente accedere a questa esemplare sede museale, che non intendo attendere oltre!
Ammetto che, durante la visita alla Galleria Nazionale delle Marche, le opere esposte fanno a gara con i sontuosi interni, per catturare l’attenzione del viaggiatore. Le stanze che, già al tempo di Federico, si presentavano semplicemente intonacate di bianco, decorate con arazzi o parati in stoffa, lasciano in mostra, ancora oggi, pregevoli e particolareggiati arazzi fiamminghi.
Le stanza del Duca, lo studiolo intarsiato, la Cappellina del Perdono, un Tempietto decorato dal padre di Raffaello, Giovanni Santi, gli appartamenti, il Salone delle Feste, la biblioteca che conteneva centinaia di codici appartenenti al Duca, tutto parla della grandissimo mecenate e condottiero, che elevò Urbino ed il proprio casato, al massimo splendore.
Artisti provenienti da Toscana e Lombardia, ma anche personalità come Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Luciano Laurana, il più volte citato Francesco di Giorgio Martini, accorsero alla corte del Duca, per onorare con le proprie opere, il grande Federico. Il quale rimase la personalità di maggior spicco dei Montefeltro nonostante, dopo la sua morte, nel 1482, il figlio Guidobaldo e la di lui consorte, Elisabetta Gonzaga, cercarono di mantenere grandezza ed eccezionalità, della corte e della città di Urbino.
In effetti, lo stesso Palazzo Ducale, venne ulteriormente ampliato, nel secolo successivo, pur passando nelle mani del ramo dei Della Rovere, per parentela femminile, con aggiunte come la Sala dei Re d’Inghilterra.
L’ultima discendente della dinastia, Vittoria della Rovere, attraverso il matrimonio con Ferdinando dè Medici, mise letteralmente nelle mani della signoria fiorentina, l’immenso patrimonio dei Montefeltro e dei Della Rovere.
Una visita lunga e accattivante, quella che ci ha portati nel cuore del potere del Duca: usciamo dalla sede museale nel primo pomeriggio, dopo aver acquistato un segnalibro, raffigurante la “Città Ideale”, il celebre dipinto realizzato alla corte di Federico, che rappresenta l’utopica perfezione prospettica, della città per eccellenza. Dopo undici anni, quel segnalibro, è ancora con me, a ricordarmi quanto, un mecenate attento e sensibile come il Duca di Urbino, abbia saputo donare non solo al proprio casato, ma all’Italia intera, da un punto di vista artistico.
A proposito di prospettiva, ci fermiamo a fare alcune foto a Piazza Rinascimento, visto che, tra la visita al Duomo, alla Galleria Nazionale delle Marche e alla Chiesa di San Domenico, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di goderci con calma l’esemplare quadro prospettico, che si apre ai nostri occhi: un pregevole rettangolo allungato, voluto da Guidobaldo II Della Rovere, nel 1563.
La nostra passeggiata per le vie di Urbino, ora, prosegue senza meta: ci sarebbero tantissimi edifici religiosi da visitare ma, sostanzialmente, decidiamo di muoverci con libertà, senza imposizioni, lasciandoci guidare semplicemente dalla curiosità di scoprire un vicolo, un passaggio, un viale.
E’ un piacevole susseguirsi di giochi d’ombra e lame di luce bollenti, che colpiscono i palazzi gentilizi e sottolineano i bei negozietti della città, ovviamente chiusi. La vivacità del centro universitario, in questa domenica di giugno, è completamente assopita!
Il nostro sensoriale peregrinare, ci porta fuori dalle mura della città, verso la Rocca Albornoz, che si trova all’interno del Parco della Resistenza: per raggiungere questo splendido punto panoramico, passiamo davanti al Monumento a Raffaello, il quale segna anche l’inizio della via a lui dedicata, che abbiamo visitato in mattinata.
La Rocca è stata attribuita al Cardinale Albornoz ma, in realtà, dopo aver effettuato vari studi, si è giunti alla conclusione che fu il suo successore, lo spagnolo Grimoard, a farla erigere nel XIV secolo, su una delle preesistenti fortezze dei Montefeltro. Dopo aver subito distruzioni e ricostruzioni, l’imponente struttura è oggi sede museale.
Ciò che conquista la nostra attenzione, però, è la panoramica sulla città di Urbino, di cui si gode dal Parco della Resistenza: un quadro architettonico di perfezione tutta rinascimentale, che rappresenta per noi un punto sosta d’eccezione. Decidiamo di fermarci qui, per consumare il nostro pranzo tardivo, alternando una piacevole chiacchierata ad un riverente silenzio, di fronte all’immortale bellezza di Urbino.
Prima di andarcene, facciamo un’ultima passeggiata nel centro storico, fermandoci anche a mangiare un gelato freschissimo, approfittandone per inoltrarci in altre stradine, e raggiungendo, infine, il parcheggio.
Ma, la nostra giornata non è ancora finita. Il tempo è troppo bello e, la decisione, la prendiamo velocemente: si va a Maiolo, per partecipare alla “Festa del Pane”. Questo semplice ed antico alimento, infatti, viene ogni anno festeggiato nel piccolo paese del Montefeltro, con una sorta di percorso slow, attraverso gli antichi forni.
Un modo divino e gustosissimo, di concludere questa giornata già perfetta, nella quale arte, storia, sapori, paesaggi, si sono fusi in una perfetta ricetta, racchiusa sotto il nome di Montefeltro.
Claudia B. Daniele L. Kawasaki Ninja
Mi sta venendo una tremenda nostalgia di Urbino!
È un luogo bellissimo! Secondo me si respira carattere e tradizione, lungo le sue strade. E deve essere bellissimo studiare in un posto simile!
Un abbraccio,
Claudia B.