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Cosa vedere a Urbino: una giornata tra i monumenti del centro storico

Cosa vedere a Urbino: una giornata tra i monumenti del centro storico

img_9233Potrei raccontarvi di Urbino in mille modi: soffermandomi sulla sua storia millenaria; oppure entrando nei particolari di Urbino come città d’arte; o, come mi capita spesso di leggere sui siti web, elencarvi le cose da vedere ad Urbino in una giornata.
Ma io mi Claudia, il mio blog è Voce del Verbo Partire e, se alzate gli occhi e scorrete le tre righe di presentazione, capirete che le sopra citate metodologie, non fanno al caso mio. O, meglio, non in maniera così diretta.
Chi ha già letto altri miei racconti di viaggio, sa che alle mie emozioni o considerazioni personali, lego alcune informazioni storiche, sicuramente notizie legate all’arte, il tutto in un mix che permetta a voi di vivere il mio viaggio. E a me di ripercorrerlo.
In genere non dò consigli su cosa vedere in poco tempo, su cosa non perdere assolutamente, perchè credo che, alla fine, certe scelte siano molto soggettive. A mio avviso, raccontare in maniera completa uno qualunque dei miei viaggi, può aiutare chi legge a capire se, un luogo, un sito, una  località, valgano la pena di essere visitate, in base ai propri gusti. 
Oggi, quindi, nel raccontarvi del mio viaggio ad Urbino, di “qualche” anno fa, mi trovo a riproporvi nuovamente me stessa. Sarete poi voi, che vi accingete a visitare questa città, a scegliere, scremare, valutare, fare ulteriori ricerche, per capire su cosa valga la pena soffermarsi.
Perdonate questa blogger, perciò, se non si prende la briga di dirvi cosa fare: voi lo sapete meglio di chiunque altro! E perdonatemi anche se, leggendo i miei racconti di viaggio, non troverete mai in me la capacità di sintesi: vi racconto me stessa e le mie esperienze in maniera totale, perchè desidero veramente, farvi viaggiare con me.
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Passiamo, ora ad Urbino. Non semplice questa stesura, in quanto devo andare indietro nel tempo di…ben undici anni. Tanti si. Ma, da quando ho iniziato questa avventura con Voce del Verbo Partire, ho fatto salti spazio temporali degni di nota, in maniera piuttosto costante, per poter raccontare i miei viaggi.
Oggi, quindi, non farò eccezione. L’unica eccezione è dovuta alla moto: la sezione “Due ruote e uno zainetto” ha per protagonisti i nostri itinerari con Tuono; nel lontano 2005, invece, il nostro duo motociclistico era trasportato da un bel Ninja verde… per cui il terzo protagonista della storia è lui. Chi resta inalterato, oltre a me e Daniele, è lo zainetto blu!
La strada verso Urbino è piacevole in questa calda giornata di giugno: verde intenso, a perdita d’occhio, alternato al giallo dei campi di grano ormai maturo; macchie di papaveri e profumo d’erba appena tagliata. Anche se è impossibile sentirlo per noi, con il casco in testa e il rombo della moto, so per certo che il canto dei grilli, inonda l’aria tanto quanto i profumi. Colori, fragranze, suoni… amo ogni aspetto sensoriale dell’estate.
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Arriviamo ad Urbino in tarda mattinata, parcheggiamo il nostro Ninja che, seguendo la trama di un film di qualche anno fa, il mio ragazzo (nel 2005 non eravamo ancora sposati) ha soprannominato “Cazzillo”, mentre per me resta la nostra “Raganella Verde”, dopodiché possiamo iniziare la visita della bella città universitaria.
Ho deciso l’itinerario basandomi sull’articolo trovato su “Bell’Europa”, aggiungendo le soste che non volevo assolutamente perdere. Nota estemporanea: allora non avevo la connessione ad Internet e, tutti i nostri percorsi, le gite, le mete, le sceglievo e le creavo utilizzando guide cartacee e, ovviamente, riviste dedicate.

Urbino è, a mio avviso, la vera e propria “Capitale del Rinascimento Italiano”: non a caso l’Unesco l’ha dichiarata “Patrimonio dell’Umanità”.

Antico centro romano, Urbino accrebbe il proprio prestigio durante le Guerre Gotiche, nel VI secolo. Fino al 1200, mantenne una certa libertà ed indipendenza, come Comune, poi si ritrovò al centro dei contenziosi, tra le famiglie nobili di Marche, Romagna, Toscana.
Pur non avendo alcun diritto sulla libera città, le varie casate puntavano a far eleggere podestà di Urbino, uno dei propri esponenti e, nel 1213, Bonconte da Montefeltro, ottenne il titolo.
I cittadini si allearono persino con Rimini, per ottenere la libertà e, per poco, gli urbinati poterono riprendere il controllo della loro città, fino a quando i Montefeltro riacquistarono il dominio di Urbino, mantenendolo fino al XVI secolo.
Di questo periodo è la grande crescita urbanistica e l’edificazione di splendide opere architettoniche, che fecero di Urbino la “Città Ideale” per eccellenza. La stessa magnificenza con cui si presenta a noi, quando ne varchiamo la grandiosa cinta muraria.
Un grazie particolare per tanta magnificenza, la dobbiamo soprattutto al massimo esponente della famiglia Montefeltro, il Duca d’Urbino Federico, il quale riorganizzò completamente lo stato e, con passione e coerenza, rese la città fulcro e culla di opere d’arte. Un mecenate attento e consapevole, che seppe rendere eterna Urbino, grazie ad un governo assennato, durato 40 anni.
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Urbino non solo accolse artisti “immensi” del panorama artistico italiano, ma diede loro anche i natali: infatti, proprio qui, nel 1483 nacque Raffaello Santi, personalità di spicco del Rinascimento. E, la nostra visita, parte proprio dalla sua casa natale, una bella palazzina del XIV secolo, posizionata nella pittoresca via urbinate, che porta il suo nome.

Casa Santi è una ricca sede museale, dove vi sono opere legate alla produzione dell’artista, a suo padre Giovanni, ma anche altre creazioni, donate da privati cittadini o istituzioni, così come oggetti che raccontano la storia artistica di Urbino.

Seguiamo con piacere l’interessante percorso espositivo, nella calma serena di questa domenica. Pochi, educati visitatori, si soffermano con noi ad ammirare i luoghi in cui si è svolta la vita del grande artista. Dalle finestre aperte sulla città di Urbino, entra una luce calda, insieme ad una piacevole corrente, mentre in strada la vita continua, con il lento tran-tran di una pigra domenica estiva.

Quando usciamo, proseguiamo la nostra passeggiata, fermandoci inizialmente nella piccola Piazza San Francesco, su cui sorge l’omonimo Convento del XIII secolo, per scendere poi fino a Piazza della Repubblica, al centro della quale è posta la fontana di Catalucci. E’ un punto nevralgico della città, sulla quale confluiscono diverse vie e, prima dell’ampliamento ottocentesco, era il luogo in cui si svolgevano i mercati.

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Ci fermiamo a prendere un caffè, prima di proseguire le nostre visite, che prevedono due soste fondamentali: il Duomo di Urbino, con le sue grotte e, soprattutto, il Palazzo Ducale, sede dell’eccelsa Galleria Nazionale delle Marche.
Le monumentali vie del centro storico, sono un vero e proprio ricettacolo di opere d’arte e meraviglie architettoniche. Le percorriamo con immenso piacere, ammirandone gli eleganti palazzi,  fino alla grandiosa Piazza Rinascimento dalla quale, in un unica schematica prospettiva, si possono inquadrare la Chiesa di San Domenico, edificata tra il 1362 ed il 1365, rimaneggiata parzialmente in forme rinascimentali, negli esterni, ed in stile barocco all’interno; il Duomo di Urbino, fondato nel 1021, ma ricostruito dopo il terremoto del XVIII secolo, con fattezze neoclassiche; il rinascimentale Palazzo Ducale, la cui facciata più famosa è forse quella posteriore, con torrioni visibili in tutte le immagini classiche di Urbino.

Il duomo, già nel XV secolo, fu ristrutturato per volere del Duca d’Urbino, su progetto dell’architetto Francesco di Giorgio Martini, che gli diede un aspetto semplice, a tre navate, con piloni bianchi. Suddivisione che venne mantenuta anche da Valadier, dopo la ricostruzione del XVIII secolo. Mi rapiscono le sontuose coperture con volte a botte e la spettacolare cupola del transetto, per non parlare del susseguirsi di opere pittoriche.

Subito dopo andiamo a visitare le Grotte del Duomo, un Oratorio costituito da quattro cappelle,  che vennero costruite dal XVI al XIX secolo: la Cappella della Natività, la Cappella del Crocifisso, la Cappella della Risurrezione, la Cappella del Sepolcro, ripercorrono le tappe fondamentali della vita di Cristo.

E pensare che, questi sotterranei, vennero inizialmente utilizzati come stalle e magazzini! Grazie all’intervento del Duca Guidobaldo da Montefeltro, nel 1500, che donò alcuni spazi alla Confraternita dell’Humiltà, col tempo, vennero edificate ed allestite queste imperdibili Cappelle.

Uscendo, controlliamo l’ora e decidiamo di visitare subito il vicino Palazzo Ducale, tenendo per dopo la pausa pranzo. Sono talmente eccitata all’idea di poter finalmente accedere a questa esemplare sede museale, che non intendo attendere oltre!

Entrare nella grandiosa residenza, significa giungere al cospetto stesso del Duca: nel 1454, Federico da Montefeltro, dopo aver sostanzialmente risistemato tutte le pecche urbanistiche e governative della città, chiese di unire i due edifici, che costituivano l’antico palazzo dei duchi, facendo edificare un palazzo ad unione dei due, cui furono aggiunti l’Appartamento della Jole ed il Cortile d’Onore. Negli interni, una sorta di tela bianca su cui lavorare, Federico fece riportare grandiose decorazioni.
Ammetto che, durante la visita alla Galleria Nazionale delle Marche, le opere esposte fanno a gara con i sontuosi interni, per catturare l’attenzione del viaggiatore. Le stanze che, già al tempo di Federico, si presentavano semplicemente intonacate di bianco, decorate con arazzi o parati in stoffa, lasciano in mostra, ancora oggi, pregevoli e particolareggiati arazzi fiamminghi.
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Il Palazzo Ducale presenta anche rigore e funzionalità dovuti all’intervento, nei progetti successivi, dell’architetto Francesco di Giorgio Martini: una residenza degna di un signore, ma perfettamente organizzata, quasi in maniera militare!

Le stanza del Duca, lo studiolo intarsiato, la Cappellina del Perdono, un Tempietto decorato dal padre di Raffaello, Giovanni Santi, gli appartamenti, il Salone delle Feste, la biblioteca che conteneva centinaia di codici appartenenti al Duca, tutto parla della grandissimo mecenate e condottiero, che elevò Urbino ed il proprio casato, al massimo splendore.

Artisti provenienti da Toscana e Lombardia, ma anche personalità come Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, Luciano Laurana, il più volte citato Francesco di Giorgio Martini, accorsero alla corte del Duca, per onorare con le proprie opere, il grande Federico. Il quale rimase la personalità di maggior spicco dei Montefeltro nonostante, dopo la sua morte, nel 1482, il figlio Guidobaldo e la di lui consorte, Elisabetta Gonzaga, cercarono di mantenere grandezza ed eccezionalità, della corte e della città di Urbino.

In effetti, lo stesso Palazzo Ducale, venne ulteriormente ampliato, nel secolo successivo, pur passando nelle mani del ramo dei Della Rovere, per parentela femminile, con aggiunte come la Sala dei Re d’Inghilterra.

L’ultima discendente della dinastia, Vittoria della Rovere, attraverso il matrimonio con Ferdinando dè Medici, mise letteralmente nelle mani della signoria fiorentina, l’immenso patrimonio dei Montefeltro e dei Della Rovere.

Anche da un punto di vista dell’intero Ducato, si può dire che la prosperità durò fino al XVII secolo, quando il domino passò nelle mani dello Stato Pontificio. Di certo, tolto l’eccellente dominio dei Montefeltro, la città d’Urbino e tutti i possedimenti, persero lentamente il prestigio donate loro dal  casato.
Una visita lunga e accattivante, quella che ci ha portati nel cuore del potere del Duca: usciamo dalla sede museale nel primo pomeriggio, dopo aver acquistato un segnalibro, raffigurante la “Città Ideale”, il celebre dipinto realizzato alla corte di Federico, che rappresenta l’utopica perfezione prospettica, della città per eccellenza. Dopo undici anni, quel segnalibro, è ancora con me, a ricordarmi quanto, un mecenate attento e sensibile come il Duca di Urbino, abbia saputo donare non solo al proprio casato, ma all’Italia intera, da un punto di vista artistico.
A proposito di prospettiva, ci fermiamo a fare alcune foto a Piazza Rinascimento, visto che, tra la visita al Duomo, alla Galleria Nazionale delle Marche e alla Chiesa di San Domenico, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di goderci con calma l’esemplare quadro prospettico, che si apre ai nostri occhi: un pregevole rettangolo allungato, voluto da Guidobaldo II Della Rovere, nel 1563.

La nostra passeggiata per le vie di Urbino, ora, prosegue senza meta: ci sarebbero tantissimi edifici religiosi da visitare ma, sostanzialmente, decidiamo di muoverci con libertà, senza imposizioni, lasciandoci guidare semplicemente dalla curiosità di scoprire un vicolo, un passaggio, un viale.

E’ un piacevole susseguirsi di giochi d’ombra e lame di luce bollenti, che colpiscono i palazzi gentilizi e sottolineano i bei negozietti della città, ovviamente chiusi. La vivacità del centro universitario, in questa domenica di giugno, è completamente assopita!

Il nostro sensoriale peregrinare, ci porta fuori dalle mura della città, verso la Rocca Albornoz, che si trova all’interno del Parco della Resistenza: per raggiungere questo splendido punto panoramico, passiamo davanti al Monumento a Raffaello, il quale segna anche l’inizio della via a lui dedicata, che abbiamo visitato in mattinata.

La Rocca è stata attribuita al Cardinale Albornoz ma, in realtà, dopo aver effettuato vari studi, si è giunti alla conclusione che fu il suo successore, lo spagnolo Grimoard, a farla erigere nel XIV secolo, su una delle preesistenti fortezze dei Montefeltro. Dopo aver subito distruzioni e ricostruzioni, l’imponente struttura è oggi sede museale.

Ciò che conquista la nostra attenzione, però, è la panoramica sulla città di Urbino, di cui si gode dal Parco della Resistenza: un quadro architettonico di perfezione tutta rinascimentale, che rappresenta per noi un punto sosta d’eccezione. Decidiamo di fermarci qui, per consumare il nostro pranzo tardivo, alternando una piacevole chiacchierata ad un riverente silenzio, di fronte all’immortale bellezza di Urbino.
Prima di andarcene, facciamo un’ultima passeggiata nel centro storico, fermandoci anche a mangiare un gelato freschissimo, approfittandone per inoltrarci in altre stradine, e raggiungendo, infine, il parcheggio.

Ma, la nostra giornata non è ancora finita. Il tempo è troppo bello e, la decisione, la prendiamo velocemente: si va a Maiolo, per partecipare alla “Festa del Pane”. Questo semplice ed antico alimento, infatti, viene ogni anno festeggiato nel piccolo paese del Montefeltro, con una sorta di percorso slow, attraverso gli antichi forni.

Le case del circondario, immerse nel grandioso paesaggio pre-appenninico, aprono al pubblico quelli che erano i forni nei quali, in passato, si cuocevano pane e spianate. Nelle aie, vengono allestiti luculliani buffet, con prodotti da forno, cotti al momento, salumi, piatti poveri ma gustosi come ad esempio la panzanella, a base di mollica di pane, verdure, olio extravergine e, ancora, vassoi di formaggi, spianata, pizza.
Il tutto allietato da canti e musica, che riportano alla serenità di un tempo, quando le feste paesane, o gli eventi familiari, si condividevano con il vicinato, in armonia, spontaneità e piacere di comunione.
Un modo divino e gustosissimo, di concludere questa giornata già perfetta, nella quale arte, storia, sapori, paesaggi, si sono fusi in una perfetta ricetta, racchiusa sotto il nome di Montefeltro.

Claudia B. Daniele L. Kawasaki Ninja 

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