Ripeto spesso che, di un luogo, bisogna aver voglia di cogliere ogni minima sfumatura. Colori tenui e brillanti. Profumi fruttati ed agrumati. Aneddoti storici e di vita vissuta, che hanno reso le località, ciò che oggi sono. Così, durante un viaggio dalla forte componente umana, tra i borghi nei dintorni di Foggia sull’Appennino Dauno, ho avuto l’occasione non solo di inalare tutte queste caratteristiche, ma anche di vivere momenti incredibili, che hanno cambiato per sempre la mia vita di donna e viaggiatrice.
Ed è un onore per me, dopo questa vacanza insolita in Puglia, raccontarvi cosa vedere nei dintorni di Foggia, sui Monti Dauni, in un itinerario di sei giorni tra borghi, gastronomia e vallate ricche di percorsi naturalistici.
La provincia di Foggia, infatti, ha un territorio incredibilmente affascinante e vario. Sull’Appennino Dauno, un crocevia di regioni, dialetti, tradizioni, ci sono una miriade di piccoli angoli particolarissimi tutti da scoprire. Ed oggi vi porto con me in un itinerario insolito, così diverso dalla classica immagine che si ha della Puglia, da lasciare sopraffatti.
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Cosa vedere nei dintorni di Foggia: i Murales di Monteleone di Puglia.
Monteleone di Puglia è una sorpresa. Non di tratta solo della sua posizione privilegiata, in mezzo all’Appennino Dauno, tra tonalità di verde intenso, e pale eoliche che catturano il vento. In realtà la forza di questo luogo, è nella sua anima.
Nel sonnolento paese dell’entroterra foggiano, da secoli ci si batte con concretezza per i diritti di libertà ed uguaglianza. E sui muri del borgo, ricostruito dopo il terribile terremoto nella vicina Irpinia, i murales della pace mi conducono per mano nella sua storia passata che, gli abitanti del borgo, hanno saputo sfruttare per imparare. Per comprendere. Per proiettarsi in un presente incredibilmente utopico, nonostante sia il 2018. Guardo i murales, che narrano del carattere forte di Monteleone di Puglia, quei colori abbaglianti che si fondono nel verde dell’Appennino. E mi riempio di un sentimento ormai estraneo: la speranza.
I muri si fanno tela, per diventare portavoce di ideali su cui qualunque società civile, dovrebbe basarsi. Un linguaggio ‘assordante’ e d’impatto, che ha il compito di colpire i giovani prima di tutto. Perché il futuro lo scriveranno loro. Vedo davanti a me due donne senza testa. Non sono nessuno, eppure sono tutti. Potrei essere io stessa, o mamma, o nonna. Donne protagoniste di una vita non sempre gentile. Immense rispetto al simbolo del regime, che appare ormai privo di forza.
Questo muro gronda sangue e orgoglio. Sento la determinazione delle ‘monteleonesse’ uscire dai colori. Sento la disperazione, percepisco la paura. La guerra uccide in cielo e in terra. La fame falcia le persone. Il regime non lascia scampo, opprime e toglie. Strappa alle bocche anche quella minima fonte di sussistenza, che permetterebbe ad un figlio di arrivare a domani.
Durante il secondo conflitto mondiale, Monteleone di Puglia fu il primo paese d’Italia, che si ribellò al Fascismo. Duecento donne, insorsero per affermare il diritto di sfamare i propri figli. Un atto di coraggio e forza, che costò loro la repressione ed il carcere. Donne spezzate, che non ebbero mai più una vita normale, nemmeno quando l’avvocato Quintino Basso, lottò per ridare loro la libertà.
Tornate in paese, dopo anni di carcere ingiusto, vennero ‘scansate’, additate, guardate come fossero loro ad avere sbagliato. Il sindaco Giovanni Campese, intervenne per ridare dignità alle coraggiose ‘monteleonesse’, raccontando la verità dietro l’ingiustizia. Ed istituendo un ‘Premio internazionale per le donne impegnate contro la guerra’.
Mentre cammino in questo piccolo centro nei dintorni di Foggia, poso lo sguardo su Ibra. Lui è impresso sul muro di un moderno edificio, in un’eterna narrazione della propria storia. Vedo un giovane ragazzo di sedici anni, proveniente dal Gambia. Una vita di stenti lasciata alle spalle. Conflitti, mancanza di futuro. Una persona che si priva dell’identità, nel momento in cui taglia le proprie radici. Ibra arriva a Monteleone di Puglia, coperto di nulla e cosparso di speranza. E qui, gli viene concessa accoglienza, dignità. Una seconda rinascita.
Monteleone di Puglia è un piccolo borgo capace di umanità. I migranti che giungono qui, arrivano a casa. Perché casa è il mondo. Perché, come dice il sindaco di Monteleone, dovremmo ricordare che noi per primi siamo stati fuggiaschi, alla ricerca di un destino migliore.
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Cosa fare nei dintorni di Foggia.
Monteleone si trova su un crinale, che le è valso il titolo di ‘paese più alto di Puglia’. Sono al centro del rigoglioso Appennino Dauno, e lo vedo esplodere nelle tinte della primavera ormai imminente.
Percorsi adatti a tutti, anche ai bradipi come me, permettono di entrare in contatto con la natura. Mi dirigo verso il Bosco di Selvamala, stretta in panorami mozzafiato, che ricordano incredibilmente la Toscana. I dintorni di Foggia, hanno paesaggi che assordano di emozioni. Profuma l’aria che mi accompagna nella passeggiata. Trasuda di dolcezza l’erba. Oscillano beati gli alberi.
La visuale è sempre più bella, mano a mano che salgo. Dalla piana ampia e brulicante di colori, entro nel bosco, ancora privo di foglie e gemme, dopo il freddo pungente dei giorni scorsi. Qui, da qualche parte, c’è l’ingresso ad una serie di cunicoli, utilizzati in passato dai briganti. Un labirinto che conduce sino al borgo di Monteleone.
Nei pressi del paese, passa anche la Via Francigena. Tra ruscelli e cascate, è possibile assaporare tutta la bellezza del verde accecante, lontano da rumori che ricordano la modernità e la frenesia. A causa delle recenti tempeste, ne riesco a percorrere solo un brevissimo tratto. Ma spero di tornare in Daunia, per camminare su questo tracciato storico.
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Quali borghi vedere vicino Foggia: Sant’Agata di Puglia.
Sant’Agata di Puglia è una bomboniera. Da quassù, posso spaziare con lo sguardo sull’intera piana, mentre il vento spazza il centro storico con forza. Il borgo medievale è delizioso, curato e molto caratteristico. Riesco a percepire ciò che doveva essere il passato, con i vicoli stretti, spesso minuscoli, che da soli costituivano una perfetta arma di difesa contro l’invasore!
Anche qui a Sant’Agata, il terremoto della vicina Irpinia ha seminato distruzione, eppure il paese non ne è uscito snaturato. Le severe politiche di conservazione, ci hanno lasciato un gioiello in eredità. Salgo verso la rocca, permettendo ai particolari di catturare la mia attenzione: gargoilles, portali caratteristici, angoli suggestivi collegati da un percorso acciottolato e ripide scalinate. Stupendi anche i palazzi gentilizi, che mi fanno venir voglia di lasciare in valigia i miei abiti moderni, per catapultarmi in un universo fatto di dame eleganti e cavalieri.
Infine raggiungo la rocca. Ho il privilegio di visitarla con il solo gruppo del press tour, sempre supportati da una straordinaria guida ufficiale. Posso godere del silenzio, del panorama, della storia che trasuda dalle pietre. Non importa se vi sono lavori di riqualificazione in corso. Da amante dell’arte e viaggiatrice, rispetto chiunque si occupi con amore del proprio patrimonio.
Sono nella Rocca di Federico II di Svevia, sua residenza estiva. Un edificio che ha storie antiche, avvincenti e ricche di fascino, da narrare, come se fosse un romanzo aperto al centro di un salotto. E, visto il modo in cui la rocca domina il borgo di Sant’Agata, questa immagine non è poi del tutto astratta.
La luce cala e, anche se inizia a scendere la pioggia, non posso mancare la visita a due curiosità del borgo di Sant’Agata: il forno a paglia ed il frantoio, ambedue appartenuti in passato ai signori del castello. Non avevo mai visto un forno a paglia, e mi innamoro all’istante di questa sede museale, che racconta il territorio e le sue tradizioni culinarie.
La paglia veniva calata dall’alto, in grandi quantità, poi conservata all’interno di un deposito, posto di fianco alla stanza di cottura. Il forno era alimentato costantemente, per produrre un pane dal gusto delicato. Utilizzato dalle donne del paese liberamente, il forno si trasformava in un luogo di preparazione e convivialità. I signori del castello, non chiedevano provvigione per l’utilizzo, solo pane.
Lo stesso avveniva anche al frantoio, dove si produceva olio lasciandone una parte ai signori. Nonostante gli spazi limitati, il frantoio è un capolavoro della tradizione contadina, dove ancora vi sono recipienti, vasche di raccolta, macine e, il profumo dell’olio, impregna ogni pietra.
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Cosa vedere sui Monti Dauni: Bovino.
Ho la fortuna di soggiornare a Bovino, uno dei borghi più belli nei dintorni di Foggia. Un meraviglioso paese, in cui adoro passeggiare la mattina appena sveglia, ma anche la sera, per godermi il suo abbraccio arcano. Bovino va vissuta in due modi opposti: con consapevolezza ed istintivamente.
L’istinto, ad esempio, mi fa compiere passi curiosi attraverso gli stretti vicoli del borgo, nel quale solo il viale principale è animato da negozi ed attività, chiusi dietro a bellissimi scuroni in legno scuro. Appena mi allontano, è il continuo saliscendi a condurmi tra piccoli slarghi, casette da hobbit e punti panoramici che toccano le corde più profonde dell’emozione. Bovino è una terrazza sull’Appennino Dauno e sulla costa!
Eppure, grazie ad una guida d’eccezione, scopro che Bovino è anche arte e mistero, partendo dalla rocca che veglia sul borgo, dalla quale è possibile ammirare gli affacci più belli sull’abitato. La Rocca dei Guevara, con il suo Museo Diocesano, mi catapulta in uno scrigno di opere d’arte. Seriamente, questa sede museale, potrebbe competere con i nomi delle grandi città italiane!
Opere di ispirazione caravaggesca, statuaria, gioielli, paramenti sacri preziosissimi, mappe storiche, manoscritti e codici miniati del XII secolo. E vogliamo parlare della ‘manna di San Nicola’? Direttamente da Bari, portata come souvenir dono, da un aitante esponente del clero! A breve, verrà aperta anche una biblioteca, nella quale saranno conservati volumi storici, per chi vorrà studiare e fare ricerche.
Sul calare della sera, scendo in paese, attraverso un dedalo di vicoli illuminati di caldo mistero. E qui, scopro il piccolo Museo Archeologico di Bovino, che raccoglie materiale storico, oggetti di uso quotidiano, ceramiche con decorazioni daune…e due inusuali reperti. Prima di tutto delle stele antropomorfe, che ricordano tantissimo le statue stele della Lunigiana. In effetti, c’è un collegamento evidente, sottile ma effettivo, tra queste due terre. Le stele rappresentano figure maschili e femminili, con minimi caratteri appena accennati. Sono stupende, misteriose ed allusive.
Al Museo Archeologico, è conservato anche il ‘coppo di Bovino’, un pezzo originale, suddiviso a scacchiera, su cui vennero segnati caratteri dell’alfabeto… e simboli magici.
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Il Duomo di Bovino, tra arte e misteri nei dintorni di Foggia.
A proposito di magia e misteri, termino il mio pomeriggio andando alla scoperta del Duomo di Bovino, uno degli edifici religiosi più mistreriosi d’Italia. Stretto nella piccola, adorabile, piazza vecchia della città, è un luogo ricco di particolari fuori dal comune. Amo l’arte romanica, lo sapete, ma qui secondo me, usciamo dalla vita normale, per dare il via ad una puntata di Voyager. Quindi abbassiamo le luci, scansiamo Giacobbo (ciao bello, sono arrivata prima io), ed entriamo nel mistero!
Sapete, il Duomo di Bovino non ha un impatto diretto e scontato sul visitatore. Questa mattina, ad esempio, non ha saputo trasmettermi nulla. Serve una guida appassionata, per poter cogliere ogni dettaglio. La struttura asimmetrica, i capitelli tutti diversi, tra i quali si annida anche l’aquila di Federico II (no, non vi dico dove si trova: andate a Bovino, cercatela e lasciatemi un commento!). Evidente, poi, il riutilizzo dei materiali, come era usanza fare in passato, per sopperire alle spese di costruzione.
Infine lui. Il coro ligneo del Seicento. A prima vista, un bel coro. Ad un occhio esperto, un coro ‘wow’. E vi giuro, da sola non avevo notato nemmeno uno dei numerosi dettagli! D’accordo, non sarò una lince…però questa cecità, è un tantino destabilizzante. A mia discolpa, posso dire di essere stata attratta dalla Madonna con Bambino (inquietante), che campeggia nel transetto. Chiedo scusa a tutti i fedeli ma, seriamente, ancora la sogno di notte. E pensare che viene portata in processione, ed è famosa in tutta Italia!
Il coro, però, è un capolavoro di simbologie. È dominato da due melusine, fate antropomorfe, dalle fattezze di donna, animale e con una coda di serpente: va bene che nel Medioevo ci vedevano come il male incarnato, ma di certo è inusuale trovare ben due di queste inquietanti figure, in un duomo nei dintorni di Foggia.
Al centro del coro, un’immagine di Giovanni Evangelista. Personaggio di spicco nella simbologia dell’edificio, colui che scansa la morte e ridà la vita, regge un calice da cui esce un serpente, per raffigurare i tentativi di omicidio, perpetrati ai suoi danni. Giovanni appare sempre come un giovane imberbe, simile ad una donna: non è un caso, quindi, che Giacobbo Dan Brown si sia montato come la panna delle gelaterie, urlando al mondo che quella era Maria Maddalena, ricollegandosi poi ai misteri di Rennes-le-Château!
Accanto a Giovanni però, non si spiega la presenza dei Maya. Si, avete capito bene: i Maya! Due teste che li rappresentano con il cranio allungato, le penne di uccello e lo sguardo serio. Se il mondo non è finito nel 2012, come Giacobbo sperava tutti ci aspettavamo, c’è da dire che mai avrei pensato di trovare i Maya in trasferta, in un Duomo pugliese.
Certo, di base rappresentano la fine dell’adorazione degli dei, a favore della cristianizzazione, ma converrete con me che non si vede ogni giorno una cosa simile. Soprattutto tenendo conto che, a fare la guardia a San Giovanni, oltre ai Maya c’è anche un mostro ben celato nel legno del coro.
Per terminare questa escursione, la guida mi permette di visitare dall’interno l’organo del Duomo, accedendo all’antica chiesa, solitamente chiusa al pubblico. E, da appassionata quale sono del maestro del brivido (Hitchcok, non Claudio Baglioni dopo il tiraggio facciale), salgo sul campanile del Duomo come “La donna che visse due volte”, per salutare Bovino dall’alto, con uno sguardo colmo d’ammirazione.
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Visitare un borgo fantasma, nei dintorni di Foggia.
Il terremoto insegna come la natura sia imprevedibile. Fa ciò che vuole. Innalza e distrugge, senza chiedere il permesso a nessuno. Un po’ come l’uomo! Mai, quindi, mi sarei aspettata di trovare ad Accadia, un borgo in grado di fondare la propria struggente bellezza, su un evento tanto drammatico.
Entro ad Accadia antica, meglio conosciuta come Rione Fossi, dove tutto è abbandonato. Dopo il terremoto del 1930, Accadia non ha più visto persone cucinare, litigare, sognare. Bambini rincorrersi per i vicoli. Uomini giocare a carte o donne intente a fare la spesa. Il borgo si è semplicemente fermato, fissato eternamente in una distruzione che, in maniera assolutamente incredibile, oggi lo rende unico.
Per una volta, forse, l’incuria ci lascia in eredità un borgo insolito e folcloristico, da non perdere durante un viaggio nei dintorni di Foggia. La pietra e le persiane sono ancora lì, a testimoniare che i fantasmi, in passato erano persone. I vicoli si succedono, stretti ed impervi, mentre stralci di vita fuoriescono come ombre dalle pietre. Non riesco a catturare volti o pensieri. Si tratta solo di fugaci momenti, di sospiri e sorrisi birbanti, che fanno percepire presenze amiche.
Cala la sera, su Accadia. La luce naturale si spegne. I lampioni si accendono. Anche i fantasmi ci lasciano, rientrano nella loro dimensione, permettendo ad Accadia di trasformarsi in una quinta teatrale, in un presepe appena accennato. Linee sfumate, caricature di un passato remoto, che oggi risplende di metafore. Arrivederci Accadia, borgo più volte violato dalla natura e dall’uomo, ma in grado di resistere con tenacia al tempo che passa.
Claudia B. in collaborazione con Daunia Press Tour e Regione Puglia – Assessorato all’industria turistica e culturale
Quante emozioni e quanta bellezza in questo post Claudia. È pieno di poesia, di racconti quasi affatto conosciuti.
Mi sono emozionata. Bravissima. E bravissime tutte le persone che lavorano per rendere concreto il messaggio di pace.
Un grandissimo abbraccio.
Quanto sono felice che tu l’abbia apprezzato! Mi preoccupa sempre il parere di chi vive in Puglia, perché temo di non riuscire a raccontare la vostra terra nel modo giusto. Con la stessa profonda intensità, con cui io la vivo.
Un bacione grande,
Claudia B.
Ci hai accompagnato attraverso i tuoi occhi in una Puglia splendidamente insolita, tanto poco nota quanto coinvolgente e pittoresca. Ammetto che personalmente non conoscevo pressoché nulla dei luoghi da te esplorati e vissuti, e sono rimasta affascinata soprattutto da quell’atmosfera d’altri tempi, quasi surreale. Semmai ci capiterà di tornare, questo itinerario sarà il primo che prenderemo in considerazione.
Che belle parole, mi fa piacere! Adoro mostrare posti poco conosciuti, in particolare quando si tratta di destinazioni note come il Salento, delle quali sembra di conoscere tutto.
Perché sono soprattutto queste che racchiudono grosse sorprese, ed hanno un potenziale infinito.
Spero abbiate l’occasione di seguire questo itinerario, per godere appieno di atmosfere indimenticabili.
Vi abbraccio,
Claudia B.
Un’altra faccia della Puglia, che non conoscevo minimamente. Il fatto che sia poco conosciuta, e quindi meno battuta turisticamente rispetto alle classiche mete pugliesi, ne protegge la genuinità. Piccoli borghi che però hanno una storia importante alle spalle; una visita veramente interessante da fare.
Anche perché, al di là dell’evidente bellezza, c’è un’anima in questi luoghi, che ti entra sotto pelle. Non finirò mai di dirlo! Mi dispiace, anzi, ripetere questa frase, che pare scritta ‘tanto per’… perché la Daunia racchiude sul serio qualcosa di unico, nel proprio territorio. Un carattere che si percepisce ad ogni respiro!
Buona giornata!
Claudia B.
Street art, borghi antichi, misteri, natura: che spettacolo questa zona della Puglia!
Noi siamo amanti delle passeggiate e abbiamo fatto più tappe sulla Via Francigena: a questo punto non ci resta che programmare l’itinerario e andare alla scoperta dei paesaggi e dei tesori della Daunia! 😉
Grazie per avercela fatta conoscere, bellissimo articolo!
È un onore, credetemi, aver mostrato attraverso parole e foto, questo angolo stupendo di Puglia! La Daunia ha tutto, davvero tutto, per competere con destinazioni molto più note. Una terra che gronda tesori…non lasciatevela scappare!
Un abbraccio,
Claudia B.
Resto sempre sorpreso dai posti che meno si conoscono ma che meritano sicuramente una visita! E l’Italia ne è piena.
Luoghi meravigliosi, ricchi di bellezza ed anima! Basta solo guardare oltre le mete più note e, a pochi passi, si nascondono tesori inestimabili.
A presto,
Claudia B.
Quante cose ci hai raccontato, Claudia, con la passione che ti contraddistingue. Scoprire i luoghi che non conosco attraverso le tue parole è sempre un piacere, perché si vede che li descrivi con il cuore. Lo confesso: il dettaglio dei Maya in trasferta mi ha conquistato. Adoro scoprire curiosità e dettagli misteriosi e inaspettati, nei luoghi che hanno una lunga storia. Buona domenica!
Grazie per le tue parole Ilenia! Cerco sempre di metterci il cuore nei miei racconti di viaggio…ovviamente faccio pure tanti errori. Ma la passione di certo non manca!
Detto fra noi, anche io adoro scoprire storie misteriose ed inusuali, soprattutto legate all’arte e all’archeologia. Nonostante il mio citare impropriamente Giacobbo, mi piacerebbe un sacco fargli da braccio destro nei viaggi!
Un bacione Ilenia,
Claudia B.
Di murales se ne vedono sempre tanti ma belli come quelli di Monteleone, ecco così ce ne sono pochi! Sono rimasta particolarmente attratta da Bovino, soprattutto per il suo essere a metà fra montagna e costa! Avete fatto davvero una splendida esperienza!
Un abbraccio
Erica
Quelli di Monteleone sono davvero speciali, raccontano completamente l’anima del borgo, quella profonda, storica, che ancora caratterizza ogni angolo e ogni cittadino.
Bovino è stato un colpo di fulmine anche per me. È il tipo di borgo che amo follemente, dove mi piace svegliarmi, addormentarmi e passeggiare ?.
Un bacione Erica!
Claudia B.
Non sapevo che anche lì ci fossero murales. Dei dintorni di Foggia mi ha colpito il paesaggio: il Gargano e i Monti Dauni sono molto interessanti, sia da un punto di vista naturalistico che culturale.
C’è praticamente tutto, un territorio che offre paesaggi, cultura, arte, natura, emozioni…una gastronomia ricchissima! La Daunia è tutta da scoprire ?!
A presto Bruna,
Claudia B.
Sarò sincera come sempre Claudia, questo per me è uno dei tuoi articoli più belli. Sono arrivata all’ultima riga emozionata, c’è cosi tanta bellezza in questi borghi che non so quasi cosa dire. Un territorio che ha mille storie da raccontare, dalle “monteleonesse” all’accoglienza del prossimo alla tradizione. E quanta arte, quante storie nascoste anche nel più piccolo dettaglio (con i maya mi hai sconvolta! ?). Si vede proprio quanto questa esperienza ti sia entrata dentro, complimenti!
Un bacione
Silvia non mi aspettavo queste parole…che dirti, grazie di cuore! Ho provato a trasmettere in ogni singola riga i momenti, le emozioni, gli attimi di stupore vissuti. Perciò il tuo commento mi colpisce al cuore, perché mi stai dicendo che forse ci sono riuscita ?.
Onestamente non pensavo esistesse un territorio tanto bello e ricco di anima, in Puglia, con storie e istanti da vivere e raccontare.
Un abbraccio Silvia,
Claudia B.
La street art mi ha colpito tantissimo, proprio non me l’aspettavo così bella in un luogo ancora così poco conosciuto dal turismo. Devo dire che è stato un blog tour affascinante, sotto tutti gli aspetti ed il tema centrale toccante. Immagino l’emozione il giorno dell’incontro con la King.
Che bello! Un bacione Cla
Quel giorno ero talmente emozionata, che non riuscivo a capacitarmi di cosa stavo vivendo. A parte la gioia per sei giorni di visite stupende, frutto di un lavoro preciso, attento, svolto con passione e consapevolezza da Daunia Press Tour (e tu sai quanto un blogtour male organizzato, possa essere snervante), durante i quali ho potuto scoprire una terra straordinaria, quando mi sono ritrovata ad ascoltare Bernice King, credo di essere quasi collassata.
Per me Monteleone con i suoi murales è stata una sorpresa…ma scoprire la storia dietro a quei lavori, mi ha seriamente aperto il cuore alla speranza.
Un abbraccio fortissimo!
Claudia B.
Bellissimo articolo Claudia, e bellissima esperienza! 🙂 Si vede che eravate supportate da guide di valore che hanno saputo spiegarvi nel migliore dei modi tutto quello che avete visitato!
Persone stupende Chiara, che non si sono limitate a elencarci fatti storici, date, eventi. Ci hanno narrato storie, con sapere e cuore. E questo ha fatto davvero la differenza. Perché quando c’è la passione, anche chi ascolta ne viene contagiato.
Grazie per i complimenti, un bacione!
Claudia B.
Il compagno della mia collega è originario della provincia di Foggia ma purtroppo devo ammettere che le poche cose che conosco di quella zona sono l’olio e alcuni altri prodotti – tutti deliziosi – che mi portano in regalo quando tornano dalle vacanze. Non sapevo nulla per esempio della ribellione delle donne e ancora una volta mi dispiace che i nostri libri di storia purtroppo non raccontino di queste vicende così vicine a noi geograficamente ma anche in termini di tempo.
Mi fai sempre scoprire dei posti meravigliosi ?
Sono felice di averteli fatti conoscere! Chiedi al compagno della tua collega, oppure anche a lei, se conoscono la Daunia, i suoi borghi e gli ideali di rispetto e libertà, che impregnano questa terra. Sono certa che ti diranno grandi cose.
La ribellione delle donne di Monteleone, è un fatto storico che nemmeno io conoscevo. Per collegarmi al tuo ragionamento, voglio a mia volta sottolineare quanto sarebbe importante che i libri di storia raccontassero finalmente anche episodi come questo, non solo le battaglie più note. Quando un paese insorge contro un regime oppressivo, per quanto piccolo e sperduto, merita tutto l’onore di questo mondo.
Buona serata,
Claudia B.
Cioè con quel mare caraibico venivano in ferie in Puglia? I Maya sono troppo avanti proprio! 😛 Detto questo passiamo alle cose serie: hai la capacità di condurci per mano durante i tuoi viaggi in maniera così vivida che quasi sembra una passeggiata fra vecchi amici. Credo che raccontare i borghi a parole e immagini sia proprio la tua dimensione ideale sai? Penso ai murales: se non li avessi visti con le tue foto li avrei immaginati esattamente come li hai descritti tramite le tue emozioni. E che dire di questo angolo di Puglia che forse (ma FORSE) avevo sentito nominare di sfuggita qualche tempo fa? *_* Terra di briganti si ma di quelli che in un romanzo alla Levi ne prenderesti immediatamente le parti perché fanno simpatia e ti rubano il cuore.
E poi dove c’è la pietra lastricata, dove c’è il forno a legna per il pane e dove c’è il frantoio…c’è il ricordo e ci sono le ombre dei nostri cari nonni -lacrimuccia time- no no no, non sono io questa…che mi fai dire?! Questo è l’effetto leggendo di questi luoghi, non voglio pensare a cosa si provi visitandoli! *_*
C’è un filo conduttore molto forte fra te e la Puglia, io dico di andare a fondo e scoprire di cosa si tratti Claudia! Voglio dire, a parte l’altra metà del blog, è una terra che continua a chiamarti 😉
Emmò però sono curiosa, vado a googlare sta madonna col bambino e vado pure su StreetView a cercare l’aquila di FedericoII 😉
A presto!
Se vedi l’aquilotto e la Madonna con Bambino, mi dirai le tue impressioni…ma non svelare la posizione del pennuto animale! Sai che dopo aver letto il tuo post, mi verrebbe voglia di fare quel test del DNA, per capire ‘quale sangue scorre nelle mie vene’? In effetti è strano questo richiamo perenne verso la Puglia. Tutto è iniziato con Daniele, salvo poi scoprirla davvero e ripetutamente, per lavoro. E il mio 2018 sarà spesso proiettato verso questa regione!
Allora, io voglio ringraziarti per tutte le cose che mi hai scritto, la lacrimuccia l’hai fatta uscire a me. A costo di ripetermi, ho sognato una vita di scrivere e descrivere i piccoli borghi, mi fai felice dicendo che questa è la mia dimensione ideale. So di sembrare pazza, ma a volte non so nemmeno da dove mi escono le descrizioni. Chiamo la neuro?
Terra fantastica la Daunia, vero? Io non la conoscevo, purtroppo questo scrigno si perde nell’insieme di località note della costa. Ma come sempre dico, è importante aprire bene gli occhi, guardare oltre e lasciarsi spingere dalla curiosità. Perché le belle sorprese sono dietro l’angolo. Ad esempio la tua meravigliosa descrizione, rende così bene l’Appennino Dauno! Pur non essendoci stata, ha già colpito le tue corde più profonde. Capisci che forza assurda, che anima spiccata, ha questo territorio?
Sono felice di averti portata con me alla scoperta della Daunia e dei meravigliosi e simbolici murales di Monteleone di Puglia. Essere lì per me, ad ascoltare le parole del sindaco, del vice…e di Bernice King, mi ha lasciata basita e senza fiato. Vorrei non fosse così, perché significherebbe che viviamo in un mondo fatto bene. Eppure, ancora oggi, pace ed integrazione sono temi assolutamente utopici.
Un grandissimo abbraccio Dani!
Claudia B.