La “Terra della Sibilla”, costituisce per noi da sempre un fortissimo richiamo. Non è un caso che il fine settimana trascorso nei dintorni di Ascoli Piceno, sia stato organizzato con l’intento di seguire un itinerario in moto sui Monti Sibillini, in occasione della fioritura delle lenticchie. Per essere precisi, è il quinto viaggio fatto in questi luoghi magici, un crocevia di regioni, leggende e luci celestiali. Abbiamo visitato i piani di Castelluccio la prima volta nel 2007. Siamo poi tornati nel 2009, per un viaggio sensoriale in Valnerina. Il 2012 è stata la volta di un percorso tra borghi e cittadine dei Sibillini, completato poi nel 2013 con un ricco tour tra i comuni del Parco Nazionale.
Quando un luogo è cuore e aria, come il centro Italia, non è semplice starvi lontani. Ci sarà sempre qualche motivo per tornare, primo fra tutti un senso di appartenenza e tenero affetto, che ti àncora ai suoi respiri e ai suoi colori. Decidere di muoversi in moto sui Monti Sibillini, è per noi il modo di donarci un legame indelebile in più. Quello che mancava alla collezione raccolta in anni di viaggi.
∞♦∞
In moto sui Monti Sibillini: da Arquata del Tronto a Castelluccio di Norcia.
Una delle strade più intense, a nostro avviso la più bella, da percorrere in moto nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, è la tratta che collega Arquata del Tronto ai Piani di Castelluccio. Dopo aver trascorso la mattinata ad esplorare le aree terremotate, saliamo lungo la panoramica dorsale che parte dal borgo di Arquata, trattenendo il fiato per l’alternarsi continuo di sofferenza e stupore.
Seppure conosciamo bene la SP89, quella che si potrebbe definire una salita verso la perfezione, oggi la viviamo con brividi contrastanti. Da una parte il dolore per la distruzione, dall’altra la pelle d’oca per la meraviglia. Verde e roccia, stringono una strada che si apre in panorami mozzafiato. Ben tenuto, di quelli che ti invogliano a guidare per il solo gusto di farlo, questo tracciato lontano dalla civiltà profuma di natura incontaminata. Le montagne si fanno sempre più alte, le nuvole più basse, mentre il quadro dipinto di cui ci si trova protagonisti all’improvviso, potrebbe competere con le grandi opere d’arte.
I punti panoramici sono presi d’assalto dai turisti che, in questa domenica di Luglio, hanno deciso di visitare i Sibillini per ammirarli al colmo della loro bellezza. Ciò non ci fa desistere e, armati di pazienza, facciamo varie soste. Dapprima per contemplare la vallata di Arquata e Pescara del Tronto: anche se con un po’ di foschia, vale la pena stare immobili ad emozionarsi davanti a questa galleria a cielo aperto.
Dopodiché proseguiamo con alcune tappe, appena entriamo ai Piani di Castelluccio. Arrivando da Arquata del Tronto in moto, si ha una delle visioni più suggestive in assoluto. Scie di colore che esplodono nei campi. Alberi che affogano nel rosso dei papaveri. Distese di bianco che sembrano pennellate. Escursionisti a cavallo e mandrie di pecore al pascolo.
Poi laggiù in lontananza, una tavolozza di tonalità che paiono irreali, alle pendici dell’altura su cui sorge Castelluccio di Norcia! Ammirando a bocca aperta questo disegno divino, mi viene da pensare come, né il più grande pittore, né la più famosa corrente artistica, abbiano inventato o proposto nulla di nuovo. La natura ha fatto tutto prima di noi.
∞♦∞
In moto sui Monti Sibillini: i Piani di Castelluccio.
Salire fino a Castelluccio di Norcia oggi è impossibile. Sembra che il mondo si sia trasferito qui di prepotenza, per assistere allo spettacolo della fioritura. Se a questo aggiungiamo automobilisti e colleghi motociclisti che hanno parcheggiato “ad cazzum” lungo la SP477, non dovrebbe stupire la fila infinita, bloccata ed impossibile da sfondare, che si è creata.
Approfitto dei lunghi momenti di sosta, per scattare foto e ammirare il capolavoro paesaggistico, mentre Daniele che deve reggere moto ed equipaggiamento con un discreto caldo, sta recitando a denti stretti tutto il “calendario dell’Avvento”.
Non è questo il modo in cui volevamo vivere il viaggio in moto sui Monti Sibillini, ma eravamo consapevoli di correre il rischio. Cerchiamo di salire fino al borgo di Castelluccio di Norcia, perché è il punto panoramico migliore da cui perdersi con lo sguardo nel colore. Siamo però costretti a desistere a circa 200 mt. dall’arrivo, bloccati da una colonna di bus, camper, auto.
Scendiamo mestamente, riprendendo la SP477 in direzione di Norcia, abbandonando l’idea di correre lungo la SP136 che ci avrebbe portato verso Visso. Una strada molto bella, riaperta di recente nei fine settimana, dopo il terremoto. Da qui avremmo goduto della visuale sulle valli colorate, da una prospettiva che solitamente resta nascosta a chi arriva solo fino al Pian Grande.
∞♦∞
Da Castelluccio a Norcia.
La SP477 resta comunque una tratta stupenda, anche nel versante che scende verso la città di Norcia. La natura selvaggia, verace, si tinge di verdi intensi in cui cavalli, pecore e balle di fieno, si fanno protagonisti silenziosi. Troviamo altri ingorghi, in particolare nei pressi dei punti ristoro, ma tiriamo un sospiro di sollievo quando ci lasciamo tutti alle spalle, iniziando ad entrare in simbiosi con i tornanti.
Curve sinuose, panoramiche che Tolkien avrebbe volentieri immaginato e descritto, si perdono nella luce incantata e nella foschia che oggi chiude i Monti Sibillini. Non ci stupiamo di questo, perché qui c’è sempre una luce speciale, incredibilmente struggente e mutevole. Qualcosa che in Italia sono riuscita a ritrovare solo nella mia amata Valmarecchia e, onestamente, non a tali livelli.
Questa parte della SP477, è la più rovinata che abbiamo percorso sinora. Speriamo che il ripristino sia rapido. Una volta nei pressi del centro di Norcia, cerchiamo e troviamo con (non poca) difficoltà, un chiosco dove mangiare un panino. Nonostante il pienone, siamo felici di vedere tante persone che, con un turismo diretto, aiutano questa terra a rimettersi in piedi dopo il terremoto.
∞♦∞
Attraverso la Valnerina.
La Valnerina non la si può spiegare, a chi non l’ha mai vista. Un angolo di Umbria che colpisce alla bocca dello stomaco. Verde, tanto di quel verde che se ne perde consapevolezza, racchiude borghi da sogno, vere chicche da non perdere durante un viaggio in Umbria.
L’abbiamo percorsa in lungo e in largo, in un fine settimana d’autunno, alcuni anni fa, spingendoci anche lungo la SP209 che giunge a Visso (e che avremmo fatto anche oggi se fossimo riusciti a superare Castelluccio di Norcia). Una volta in Valnerina, si può solo abbandonare ogni legame con la quotidianità, con la concretezza, lasciandosi rapire i sensi.
La Valnerina è un territorio di confine, così come lo è il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Entrambi in bilico tra Marche e Umbria: due regioni divise, ma unite nell’atmosfera. Non si può affermare dove finisca l’una e dove inizi l’altra. Non hanno confini se non a livello geografico ma, arrivando in Valnerina o ai Sibillini, si comprende come la geografia, spesso, non abbia valore alcuno.
∞♦∞
In moto sui Monti Sibillini: informazioni e raccomadazioni.
Dopo il recente terremoto, i lavori di ripristino sono ancora in corso. Non si può accedere al borgo di Castelluccio, a Pescara e Arquata del Tronto o, se per questo, ai borghi montani sulla SP89. Ma come ho già detto in precedenza, ciò non significa fermare il turismo. La natura, i panorami, i paesaggi, la possibilità di fare escursioni, di andare in moto o in bici, a cavallo o a piedi, restano e sono un’attrattiva di altissimo livello! Facciamo ripartire il centro Italia, facciamolo con consapevolezza. Non con pietà, ma con la voglia di arrivare qui e ridare vita a ciò che “il mostro” ha distrutto.
Però, per favore, cerchiamo di essere intelligenti. Bloccare il traffico sulle strette strade che corrono lungo i Piani di Castelluccio, non serve a nessuno. Parcheggiare “demmerda”, non aiuta nessuno. Entrare nei campi colorati, bellissimi ma coltivati (ossia non ricreati ad arte), non aiuta i contadini che poi le lenticchie le raccolgono davvero! Ho visto più gente stesa dove non doveva, che intelligenza smuovere le celluline grigie. Solo per precisazione: la fioritura della lenticchia non è un’invenzione turistica. La lenticchia di Castelluccio di Norcia, è un prodotto IGP di grande pregio. Se lo si pesta (incredibilmente) non lo si raccoglie.
Dalle ultime informazioni reperite, la strada che collega Castelluccio a Visso è aperta solo nei fine settimana e quella che porta da Arquata a Castelluccio, soltanto in determinati orari (prolungati nei fine settimana). Informatevi preventivamente sul sito del Comune di Norcia.
Punti ristorno sono presenti in tutta l’area, non si rischia di restare senza cibo o acqua… ovviamente dipende anche da quanta fila si forma. Noi siamo dovuti arrivare fino a Norcia per acquistare qualcosa da mangiare e, a onor del vero, non abbiamo trovato disponibilità al primo tentativo, a causa delle scorte finite. Vorrei dire che la cosa ci ha fatto infuriare, in realtà eravamo così felici di vedere tutti lavorare attivamente e guadagnare direttamente, che abbiamo fatto un’ola infinita. A Norcia comunque si trovano chioschi, ristoranti, taverne, norcinerie, pompe di benzina. Stessa cosa vale per Arquata e Pescara del Tronto: nell’area delle casette, vi sono bar, ristorantini e anche un’area di servizio.
Infine vi lascio un consiglio che spero di poter seguire io stessa con Daniele, il prossimo anno: andate a vedere la fioritura delle lenticchie nel corso della settimana, evitando il sabato e la domenica! Questo sogno spero di esaudirlo presto, perché voglio capire cosa si prova ad essere avvolta dalla solitudine, nel più completo silenzio, contemplando uno degli spettacoli più belli che la natura mette in scena in Italia…
Claudia B. Daniele L. Honda Africa Twin
Ti avevo seguita sui social e sai quanto questi panorami abbiano catturato la mia attenzione. Un dipinto, anzi meglio di un dipinto. Il bello del viaggiare con te cara Claudia, è proprio questo. Vivere emozioni uniche anche a pochi passi da casa ma vedere con occhi nuovi la meraviglia che abbiamo sempre intorno!
Che descrizione dolcissima Simona, grazie! Io provo sempre a trasmettere l’emozione che vivo in prima persona, positiva o negativa, toccante o elettrizzante. Non è detto che poi ci riesca ma, se vi arriva anche solo una parte di ciò che sento, per me è una vittoria! Perché le sensazioni sono quelle che, spesso, fanno provare la voglia di scoprire un luogo!
Un abbraccio forte,
Claudia B.
Non voglio pensarci che peccato! Cioè 200 metri all’arrivo e non raggiungere la meta per colpa dellagggente? Ed eravate in moto! Pensa in auto, sarebbe stata un’impresa! Ecco in questo momento odio Instagram sono convinta che sia lui la causa della turistaglia che arriva in questi luoghi solo per instagrammarli. Ti giuro che ultimamente ho visto bus di vecchiazzi in gita smanettare su IG e FB da far impallidire tutti noi! Uno di loro addirittura ha esclamato “dai facciamo due stories”!!! Capisci il livello? Ho avuto modo di mangiare la lenticchia IGP ed è una cosa troppo sublime, completamente diversa dalla robaccia da supermercato a cui ci hanno abituati. E il pensiero che i raccolti siano “disturbati” dagli idioti, che a quanto vedo sono sempre più un esercito, mi manda in bestia! 🙁 Ci dovevo essere io lassù! Vi ho mai parlato di come mi trasformo al volante? 😛
Non conoscevo queste tue doti di pilota alternativa, voglio sapere tutto! Anche se, appena letta la frase: “ci dovrei essere io lassù”, non so perché mi è venuta in mente la tua iconica foto del #NoBotDay… Penso che l’idea sia molto simile, comunque, cambia solo il mezzo! Giusto?
Devo dire che i social, si, hanno molto amplificato (e peggiorato) la situazione. Ad onor del vero, devo dire che anche le volte precedenti abbiamo trovato persone che si avventuravano un po’ troppo oltre, ma quest’anno è stato a tratti imbarazzante. E quelle foto, poi, le si sono veramente viste su Instagram. Pensare che ci sono dei comodi sentieri o aree in cui è possibile camminare, senza nuocere al raccolto. Ma l’essere umano…
Sai cosa mi è mancato tanto? Poter passeggiare a Castelluccio e fermarmi con Dani a mangiare un piatto di lenticchie, su un tavolone sotto ad un pergolato di viti, come abbiamo fatto alcuni anni fa. Se ci penso mi si stringe lo stomaco per la nostalgia.
Un abbraccio Dani, buon caldo!
Claudia B.
Che spettacolo di colori: verde, rosso, viola – bellissimo ?
Peccato per i soliti idioti onnipresenti che per un selfie ammazzerebbero anche la nonna! In questo caso mancando di rispetto non solo alla natura ma anche alle persone che su quel raccolto ci vivono. Mi ha fatto tornare in mente quelli che a Berlino su ciò che rimane del muro scrivono frasi da bagno dell’autogrill, in questo caso senza nessun rispetto per la storia.
Buona giornata!
Esattamente stessa categoria! Una mancanza totale di tatto, di umanità. Il classico modo di pensare solo a sé stessi, con la convinzione di essere simpatici. Che modo inumano di agire…
Spero sul serio di trovare il modo di tornare ai Sibillini nel corso della settimana, lontano da questa bolgia. Il prossimo anno voglio tentare. La magia di quei colori, deve avere un gusto unico se ammirata in solitudine…
Buona giornata a te, Silvia!
Claudia B.