Ho perso il conto delle volte in cui i miei viaggi mi hanno condotta in Daunia, quella che amo definire una terra per intenditori. Là dove sono i silenzi a raccontare storie avvincenti e i panorami cantano antiche gesta, alimentati dal soffio delle pale eoliche. Ho visitato in lungo e in largo i borghi dei Monti Dauni, piccoli centri abitati nei quali il buongiorno ha ancora il profumo del sugo che esce dalle finestre. E l’accoglienza ha la veracità di una chiacchierata in dialetto, condivisa su una panchina. Questa volta l’itinerario nei dintorni di Foggia farà base a Pietramontecorvino, un grazioso paese iscritto al circuito “I borghi più belli d’Italia” e “Bandiera Arancione” del Touring Club Italiano.
Mi aspettano tre giorni pieni di visite culturali e naturalistiche, nei quali la componente enogastronomica non mancherà di far sentire il proprio peso (aumentando il mio, ovviamente). Pietramontecorvino e la sua iconica Torre, Motta Montecorvino, Volturino e Lucera, sono le tappe del mio nuovo viaggio autunnale in Puglia, un’avventura che ha i colori ocra delle colline, marrone scuro della terra e verde intenso dei boschi.
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Cosa vedere a Pietramontecorvino.
“Verdure, verdure frescheee!”. È l’inconfondibile richiamo del fruttivendolo ad attirarmi, in questa tersa mattinata di fine settembre. Si ferma con il furgone carico di colorate mercanzie davanti a Port’Alta, in un contrasto vivace di profumi genuini e architetture medievali. Acquisto alcune clementine e, in attesa della visita guidata, salgo sugli spalti davanti alla Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta.
E qui la ritrovo. Quella meraviglia panoramica che, assaporando con lo sguardo i paesaggi dei Monti Dauni, calamita gli angoli della mia bocca in un sorriso spontaneo ancorato da un orecchio all’altro. Non mi ero accorta di quanto mi fosse mancato questo piccolo mondo antico, fino a quando non sono arrivata.
Controllo l’ora: è giunto il momento di iniziare la visita a Pietramontecorvino. Sento che il borgo ha grosse sorprese in serbo per me.
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Port’Alta, lì dove si apre il sipario su Terravecchia.
Terravecchia… il nucleo storico di Pietramontecorvino, non potrebbe avere un nome più evocativo. E profondamente rappresentativo. L’abitato nasce esattamente sopra (e dentro!) la roccia di calcare tipica della zona, una sorta di sicuro bozzolo pietrificato in grado di proteggere il paese da qualsiasi calamità naturale e umana, dai terremoti alle invasioni.
Le grotte vennero usate per secoli dalla popolazione, sia per la transumanza che come rifugio. Fino a quando, semplicemente, si fermarono qui. Dando vita ad un paese florido e inespugnabile, con tre massicce torri e tre porte ad archi ingannevoli.
Oggi varcare Port’Alta è sinonimo di viaggio nel passato. Nell’antichità era difficile che gli assalitori arrivassero fino a Palazzo Ducale ma, se anche fosse successo, per loro non sarebbero mancate le sorprese. Un po’ come per me oggi, anche se nel mio caso si tratta di puro stupore di appagata viaggiatrice!
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Visita alla Torre Normanno-Angioina di Pietramontecorvino.
Salgo lentamente verso Palazzo Ducale, perché voglio godermi ogni passo dentro Terravecchia. Attraverso l’Arco Ducale, felice di non essere un invasore ma un’ospite. Le feritoie frontali di controllo e attacco, insieme alla successiva caditoia, non fanno presagire vita facile per i nemici.
Che incanto! Ogni angolo è curato nel dettaglio, con una precisione che denota grande amore. E Palazzo Ducale, cuore del nucleo originario, è avvolto da questa perfetta cornice medievale. Entro nel cortile per ammirare la Torre Normanno-Angioina, simbolo di Pietramontecorvino. C’era una seconda torre dirimpettaia, rimasta in piedi fino al 1525, prima di essere assorbita nell’architettura del palazzo.
L’eleganza della merlatura guelfa, le raffinate bifore gotiche, guardano i passanti con la solida fermezza di un soldato e calamitano i visitatori fino alla vetta. Il grandioso edificio di tre piani, ha panche sotto le finestre che testimoniano come le guardie montassero turni di vedetta di 24 ore.
La Torre Normanno-Angioina racchiude un segreto. Si tratta di una scala a chiocciola in legno di quercia. Un capolavoro dell’artigianato di oltre 600 anni, intagliato ad ascia. 116 gradini storici, ancora oggi intatti e perfettamente percorribili, sui quali poggio i piedi in uno stato di ammirata emozione.
Salgo fino alla merlatura, pestando la storia con timore reverenziale. E arrivo in cima, dove un invisibile pittore disegna davanti ai miei occhi uno dei panorami più belli che si possano ammirare su Pietramontecorvino e il territorio circostante.
Informazioni.
- La visita alla Torre di Pietramontecorvino è guidata e dura 1 ora.
- I turni di visita sono: 10-11; 11-12; 17-18; 18-19.
- Il biglietto costa 3,5 €; ridotto 2 €.
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Il giardino pensile di Palazzo Ducale, esclusività nascosta.
È difficile notarlo, il giardino pensile di Pietramontecorvino. Vi si accede da una porticina di fianco all’Arco di Palazzo Ducale. Da fuori si potrebbe scambiare per l’accesso ad una sala di rappresentanza ma, osservando più attentamente, la luce e le arcate panoramiche fanno capolino provocando stupore.
Oltre alla visuale sul sottostante borgo, da qui posso bearmi di un punto di vista diverso sulla Chiesa Matrice e sul palazzo. Una prospettiva che apprezzo molto, perché amo guardare… fuori dall’ordinario!
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Museo della Civiltà Contadina di Pietramontecorvino.
Nel giro di pochi metri si concentrano le principali attrazioni di Pietramontecorvino. Sono tutte lì, facilmente accessibili e fruibili, anche da chi viaggia con i bimbi. Come il piccolo Museo della Civiltà Contadina, ricavato da una saletta a pianoterra del Palazzo Ducale.
Ogni pezzo della collezione è stato cercato, oppure donato, per diventare parte di un allestimento che ricrea quelle ambientazioni genuinamente agresti e ricche di atmosfera che oggi, purtroppo, sono solo un ricordo. Intima, dettagliata, curiosa, per quanto minuscola, l’esposizione evoca emozioni dolcemente polverose e fortemente radicate.
Informazioni.
- Per la visita al Museo della Civiltà Contadina, chiedere informazioni alla biglietteria della Torre.
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Visitare la Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta.
Pietramontecorvino non tradisce le aspettative nemmeno per quanto riguarda gli edifici religiosi. La Chiesa di Santa Maria Assunta ha una struttura insolita e i segreti della sua nascita si perdono nella notte dei tempi. Non si sa con precisione quando venne edificata. Si conosce solo la data dei documenti in cui fu citata la prima volta: 1328.
La chiesa ha un doppio accesso decisamente inusuale: il primo dalla piazzetta nei pressi dell’Arco Ducale; il secondo da una scala posta accanto a Port’Alta. Entro e mi fermo ad ammirare questa navata unica, che raggruppa in maniera equilibrata e armoniosa tre stili: Romanico, Gotico e Rinascimentale. Nessuno sovrasta l’altro, ma tutti convivono con una grazia inaspettata.
Quello che distingue la Chiesa Matrice di Pietramontecorvino dalle altre, però, è la navata rivolta incredibilmente a Occidente. Una scelta pratica del Cardinale Orsini che, per renderla fruibile gratuitamente alla popolazione, fece spostare l’ingresso da Est a Ovest evitando così alla gente comune di pagare un dazio.
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A piedi per Terravecchia.
Passeggiando per il nucleo originario di Pietramontecorvino, il tempo fa click. Si immobilizza. Sembra ancora di sentire le sciàmbule intonate sugli usci di casa, nenie con cui le donne esprimevano sentimenti di amore o delusione. Oggi quelle altalene sulle quali oscillavano, in un ipnotico canto ricco di pathos, sono state sostituite da decorazioni e allestimenti floreali. Eppure non mi stupirei di sentire note accennate nel vento, in un centro storico così intatto da sembrare vivo nel proprio tempo.
Le antiche grotte di Terravecchia, utilizzate dalla popolazione nell’antichità, sono diventate deliziose abitazioni, i cui interni e i cunicoli sotterranei testimoniano il forte legame con la roccia. Una fusione che ha reso immortale Pietramontecorvino.
Percorro le infinite scalinate che sembrano salire verso il cielo, ammiro scorci e panorami, poso gli occhi sull’unica casa-torre rimasta, apprezzando la bellezza di un centro nato dalla pietra, che nella stessa trova la propria certezza verso il futuro. E capisco perché la volitiva Sichelgarda da Salerno, la leggendaria “signora a cavallo”, continui a tornare dopo secoli a Pietramontecorvino. Il suo fantasma è così legato a questo luogo e al suo popolo, da restare eternamente unita ad essi e guarire le malattie di chi incontra sulla propria strada.
Verità e miti, storia e racconti, tradizioni ed artigianato, tornano a rivivere ogni anno in autunno durante la manifestazione “Suoni, sapori e colori di Terravecchia”, due giornate per riportare nel presente il grandioso Medioevo di Pietramontecorvino. Un’epoca ricca di cultura in ogni sua forma.
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Dove mangiare e acquistare prodotti artigianali a Pietramontecorvino.
- Peccati di Gola, in Via Lucera 73. I prodotti locali diventano ottimi piatti della tradizione, come ad esempio la salsiccia con la sugna e il pane fritto.
- Sasso d’Oro, in Via Mazzini. Antipasti e pizze per inguaribili golosi.
- Birrificio Montalto, Via Imbruno 2. Eccellenti birre artigianali di produzione locale: Pils, Ipa, Golden Ale, non pastoizzate e non filtrate.
- Salumificio Carpinelli, Via Lucera 24. Salumi premiati per la qualità delle materie prime e la lavorazione; tra questi la Noglia, ottenuta da filetto di maiale e un mix di spezie.
Claudia B. in collaborazione con Daunia Press Tour e
Regione Puglia – Assessorato all’industria turistica e culturale (Supplied by)