Mi sveglio dal lungo sonno e guardo fuori dal finestrino dell’A380 di Emirates. Sorrido dapprima con le labbra ma, dopo un istante, quella gioia si propaga agli occhi e al petto. “Eccoti, finalmente, allora sei tu!”, non posso fare a meno di pensare. Dopo pochi istanti tocchiamo terra al Suvarnabhumi International Airport di Bangkok e, da questo momento, sento che ha inizio una profonda storia d’amore. E’ vero, devo prepararmi mentalmente al controllo passaporti, al ritiro bagagli, a tutta la questione logistica legata al cambio della valuta e alla scelta di una scheda telefonica ma, in cuor mio, non posso fare a meno di pregustare il primo incontro diretto con Bangkok. Esplodo di gioia. E’ difficile contenere l’entusiasmo mentre penso che, a breve, dopo un piccolo riposino, inaugureremo ufficialmente il nostro itinerario, con la visita alla Jim Thompson’s House!
Ci vogliono almeno un paio d’ore per fare tutto ma, per quanto stanchi, apprezziamo anche questi momenti che fanno parte del piacere dell’aver organizzato il nostro viaggio in Thailandia in autonomia. Non potrei mai rinnegare nessuna parte di un viaggio, per me ogni istante è orgoglio, parte integrante di un’esperienza che attendo per mesi.
Con la nuova Sim della True ed un piccolo gruzzoletto in bath, dall’area arrivi dell’aeroporto, seguiamo le indicazioni per il City Link, con cui abbiamo deciso di raggiungere Bangkok (alla fine del post tutte le informazioni). Decisamente molto più economico che affidarsi ad un taxi. Inoltre, avere in anteprima la visuale su Bangkok, dall’alto del City Link, è un dolcissimo benvenuto.
Dopo due brevi corse in Sky Train, scendiamo alla fermata National Stadium e, con coraggio, ci incamminiamo nell’aria torrida di Bangkok. Taxi e tuk-tuk che sfrecciano alla velocità della luce, auto che suonano incessantemente i clacson, persone che corrono in ogni dove. Tutto sembra fortemente amplificato, come se non fosse la realtà, ma la mia mente stanchissima rimandasse segnali sonori assordanti. Ed una luminosità davvero intensa!
In soli tre minuti raggiungiamo il nostro hotel, il Chao Hostel, dove il cordialissimo staff ci accoglie in un ambiente molto alla moda, lasciandoci subito la chiave della stanza, per fortuna! Decidiamo di rimandare la visita alla Jim Thompson’s House nel pomeriggio perché, tutto ad un tratto, la stanchezza ha la meglio su di noi. Sono basita! Se consideriamo che un volo fino alla Thailandia dura circa 12 ore ma, personalmente, credo di averne dormite 20, mi chiedo come sia possibile provare una tale mole di spossatezza. E poi capisco: il jet lag! E dire che ero convinta che non ne avrei sofferto…
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Visita alla Jim Thompson’s House: un angolo di Bangkok davvero speciale.
Dopo una doccia e tre ore di sonno, ci sentiamo come nuovi, pronti finalmente per stringere la mano a Bangkok, con la prima tappa del nostro programma: la visita alla Jim Thompson’s House.
Il nostro hotel è vicinissimo al sito. Parto convinta che si trovi nella stessa via, mentre Daniele mi segue a metà tra il dubbioso ed il sereno. Grazie a questo piccolissimo errore, ci rendiamo immediatamente conto che bastano tre passi, per scoprire una Bangkok completamente diversa dalla metropoli rumorosa. Tra venditori “casalinghi” di street food, thailandesi semplicemente rilassati su sedie di fortuna e casupole malandate a ridosso dei canali navigabili, ci ritroviamo catapultati in una realtà che ha il sapore del passato. Stupendo, vero, d’impatto e squisitamente thai! Assorbiamo attimi di vera pace, godendo del pittoresco panorama, dove tutto sembra immobile.
Ci lasciamo alle spalle questa Bangkok alternativa, per raggiungere (cartina alla mano in modo da non confondere la via), la Jim Thomposn’s House. Non resisto e, strada facendo, decido di buttarmi subito su un primo assaggio di fresche bevande alla frutta. Un ragazzo col suo colorato banchetto, propone bottigliette di succo d’arancia e succo di melograno. Il prezzo è irrisorio, 50 bath. Ma io, che per mesi mi sono sentita dire: “Devi contrattare!”, inizio subito a rilanciare! Per 40 bath, il succo è nostro!
Passando tra altre bancarelle improvvisate di street food, che guardiamo con curiosità, arriviamo in pochi minuti alla Jim Thompson’s House. E qui, ci si apre un paradiso di totale irrealtà!
Scegliamo il turno di visita alla Jim Thompson’s House delle 16e36, in inglese. Aspettiamo, godendoci l’ombra del rigoglioso giardino e scattando diverse fotografie agli esterni. Ci sono tanti visitatori ma, mano a mano che partono i gruppi, il caos va scemando. Ed è in questo momento che sembra di trovarsi in una sorta di bolla, lontana anni luce dalla metropoli rumorosa che è Bangkok, la cui vita continua ad appena 50 mt. da qui.
Percepisco tutta la serenità del luogo. Non solo per la sua immensa bellezza, di cui non mi ero resa completamente conto dalle immagini online, perché sul web manca un tassello fondamentale: l’atmosfera. Queste sensazioni di benessere e pace, arrivano anche dalla consapevolezza che sto vivendo il mio primo giorno di viaggio! Il giorno della speranza, delle possibilità aperte, della gioia incontenibile. In attesa di scoprire cosa questa terra ci riserva.
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Visita alla Jim Thompson’s House: curiosità e misteri.
Alle 16e35 precise, inizia la nostra visita. Trovo subito una certa empatia con l’americano Jim Thompson, in quanto anche lui, come me, ha subìto un richiamo da parte della Thailandia, al quale non ha potuto sottrarsi.
Arruolatosi nell’esercito durante la guerra, arrivò fino all’Asia, ma non vide la Thailandia. Giunse a Bangkok in tempo di pace, come funzionario dell’OSS, un’agenzia di intelligence statunitense. Quando terminò la carriera nel servizio di informazioni militari, decise di tornare a vivere definitivamente in Thailandia. Come biasimarlo?
Egli fu veramente geniale, perché decise di ridare vita ad un settore trascurato per troppo tempo, quello della tessitura della seta. Abile creativo ed artigiano, riuscì a far si che il mercato della seta thailandese venisse conosciuto ed apprezzato nel mondo.
Ma il suo finissimo estro, non si limitò al rilancio di questa attività. Possiamo dire che esplose letteralmente, nella creazione della residenza di Bangkok, dove storia, tradizione, genio, diedero vita ad un capolavoro!
Mentre seguo il percorso di visita alla Jim Thompson’s House, mi trovo a spalancare la bocca per lo stupore. E anche gli occhi. La struttura di questi edifici in tek, è tipicamente thailandese. Addirittura, alcuni di essi furono smontati e trasportati qui dall’antica capitale della Thailandia, Ayutthaya. Sono residenze con quasi due secoli di storia alle spalle!
Le case, vennero edificate secondo il sistema tradizionale thailandese, compresa la pratica di sopraelevarle di un piano per preservarle dalle inondazioni. Le tegole dei tetti, vennero cotte ad Ayutthaya, seguendo un metodo utilizzato secoli addietro. Anche la scelta del rosso per le pareti esterne, che io adoro (gusto personale…il rosso l’ho messo anche sull’abito da sposa), si rifà ad un’usanza tipica delle antiche residenze thailandesi.
Dopo aver tolto le scarpe, muniti di soli calzini procediamo con la visita degli interni. E qui si spalanca un mondo. Le collezioni sono stupende, ricercate e perfettamente integrate nella struttura. Gli ambienti ricchi e accoglienti al tempo stesso, sembrano pronti per ospitare persone.
Durante la visita alla Jim Thompson’s house, non è possibile fotografare gli interni e, devo dire, questo mi dispiace molto, perché non capita spesso di ammirare uno stile simile! Eppure il non essere impegnata nell’ottenere foto perfette, mi consente di godere appieno di ogni stanza. Dei profumi, dei particolari.
I lampadari, ad esempio, non sono un elemento tipico delle antiche abitazioni thailandesi, ma provengono comunque da palazzi storici di Bangkok. Le decorazioni floreali, vengono portate qui una volta a settimana dal Flower’s Market.
Il delicato profumo dei fiori, si mischia a quello del tek, mentre l’aria esterna cambia repentinamente, vertendo al brutto, con una leggera fragranza di pioggia che, alla fine, non si tramuta in temporale, preservando questa strana combinazione.
Tutto si oscura, creando come un bozzolo all’interno della Jim Thompson’s House. E, se possibile, l’atmosfera si fa ancora più suggestiva. Il grande salone centrale, ci accoglie con una ricercata eleganza, ed io vorrei solo sedermi su una di quelle poltrone, per leggere indisturbata un libro, sorseggiando del tè. Dimentico completamente dove sono. E questo mi destabilizza. Perché è come se fossi stata trasportata in un edificio all’interno di un giardino tropicale…non di una giungla metropolitana! Credo fermamente che, questa, sia la caratteristica principale di una visita alla Jim Thompson’s House.
Jim Thompson venne a vivere in questo splendido edificio, durante la primavera del 1959, in un giorno considerato di buon auspicio dagli astrologi. Addirittura, tutti i riti religiosi tradizionali, vennero rispettati durante l’edificazione della casa. Eppure, solo otto anni dopo, durante un viaggio in Malesia, Jim Thompson sparì misteriosamente. Nemmeno la grande attenzione alla religione e alla superstizione, poté salvare Jim dal suo destino. E, ancora oggi, non si sa cosa possa essergli accaduto. Nessun indizio. Nessun corpo ritrovato, nessuna minima indicazione. Che si sia trattato di un incidente, di una sparizione legata al suo precedente ruolo nell’OSS, oppure di un atto di vendetta, non lo sapremo mai.
Di certo, soffermandomi sulla foto del bell’uomo sorridente, che mi guarda da una cornice, mi ritrovo a dirgli grazie. Perché il capolavoro che oggi sto visitando, è qui solo grazie a lui. Una fine mente creativa, un amore profondo per la Thailandia, sono quanto salta immediatamente all’occhio, a chi visita la Jim Thompson’s House. Non è un caso che, nel 1976, sia stata costituita la Fondazione James H. W. Thompson, con il compito di tutelare e preservare i beni culturali ed artistici della Thailandia.
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Dove mangiare, durante la visita alla Casa di Jim Thompson a Bangkok.
Dopo aver recuperato le nostre scarpe, ancora stupiti e piacevolmente affascinati dalla visita alla Jim Thomposn’s House, ci rechiamo al vicinissimo ristorante che, visto l’orario, serve solo aperitivi, dolci e splendidi smoothies. Dato che siamo a digiuno dal pasto consumato all’aeroporto di Dubai, la sera precedente, decidiamo di concederci un piccolo spuntino.
Ci fanno accomodare nel gradevole patio, con vista sulla vasca dei pesci e sulla Jim Thompson’s House. Adoro questo posto, perché i miei occhi e la mia mente possono continuare a percepire la malia del grandioso edificio, del giardino e di una sorta di lontananza spazio temporale.
Ordiniamo Mango Smoothies, Coconut and Cream Cake, patatine fritte, coca cola e acqua, continuando ad assaporare anche l’atmosfera che ci circonda. Il prezzo è ovviamente basso: poco più di 500 bath, per ottimi sapori e scorci d’autore. Ancora non riesco a capacitarmi di essere veramente in Thailandia. Mi trovo in uno stato di innamoramento, che mi da alla testa.
Lentamente, dopo aver lasciato la Jim Thompson’s House, raggiungiamo a piedi la vivace zona dei grandi centri commerciali. Due anime della stessa città! In meno di cinque minuti, siamo passati dalla suggestione di un luogo ricco di fascino, silenzioso e fuori dal tempo, alla metropoli rumorosa, caotica, ma assolutamente splendida, che tutti conoscono.
Scattiamo foto a raffica, pensando a Giusy Ferreri e Baby K, che io e Daniele imitiamo spesso (vi dirò chi interpreta chi nella canzone, solo se me lo chiedete), quando cantano: “E tra le luci diventiamo quasi microscopici”. In effetti, in mezzo a tutto questo scintillio, allo skyline di grattacieli illuminati, alla roulette di fari dei mezzi di trasporto…io mi sento un puntino.
Minuscola, ancora più piccina del mio metro e cinq..ehm-cof-cof… Ma non riesco a provare senso di disagio. Non mi sento fuori posto, non odio Bangkok per questa sua doppia personalità. No. La amo ancora di più, perché riesce ad entrarmi sottopelle con ambedue le sue anime. Perché Bangkok è questo, non altro, ed io sono arrivata qui consapevole di quanto mi attendeva.
Faccio felice Daniele, concedendogli una passeggiata in un centro commerciale, dove si diverte con i videogiochi, nemmeno avesse sei anni. Per me che odio i centri commerciali in generale, dopo i primi venti minuti diventa una piaga. Batto il piedino a terra e sbuffo come un treno, perché i miei occhi hanno avvistato un mercato proprio nella piazza sottostante, da dove arriva anche uno splendido profumino di street food.
Si tratta di un mercato che, a quanto abbiamo potuto capire, viene allestito dal venerdì alla domenica, per cui ne approfittiamo con gioia! Prodotti di ogni tipo, colori, profumi che mi inebriano! Decido di buttarmi su un semplice fried rice, che mi fa sospirare di gioa: 40 bath di piacere!
Iniziamo ad essere stanchi, il maledetto jet lag suggerisce al nostro fisico che sono le 2e30 di notte, mentre invece sono solo le 21e30. Rientriamo quindi al nostro splendido Chao Hostel, per un’ultima birra prima di andare a nanna. Domani ci attende un’intensa quanto imprevedibile giornata ad Ayutthaya, che ancora non sappiamo con quale mezzo di trasporto raggiungeremo. Ma, in Thailandia, è impossibile restare a piedi (muoversi in Thailandia? Leggete qui), un modo per visitare l’antica capitale lo troveremo. Intanto: buonanotte Thailandia mia…
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Visita alla Jim Thompson’s House, come arrivare.
- La Jim Thompson’s House è aperta tutti i giorni, dalle 9 alle 18. L’ultima visita guidata inizia alle 18.
- La visita alla Jim Thompson’s House è solo guidata. Si può scegliere tra lingua inglese, francese e thailandese.
- Il costo è di 150 bath; i biglietti ridotti (studenti sotto i 22 anni), 100 bath.
- Per visitare gli interni dell’abitazione, è obbligatorio lasciare le scarpe all’ingresso, negli appositi spazi. Se come me e Daniele, siete “schifiltosi”, vi suggerisco di portare con voi dei calzini.
- La Jim Thompson’s House, si trova in 6 Soi Kasemsan 2, Rama 1 Road
- Per arrivare alla Jim Thomposn’s House potete usare taxi, tuk-tuk o minivan messi a disposizione dagli hotel. Ma il modo più economico è assolutamente lo Sky Train, fino alla fermata National Stadium. Da qui prendete l’uscita numero 1. Una volta scese le scale, girate a U (non sto scherzando) e procedete sul marciapiede fino a 6 Soi Kasemsan 2, Rama 1 Road, un piccolo vicolo che troverete con facilità alla vostra destra.
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Come arrivare a Bangkok dal Suvarnabhumi International Airport.
All’inizio ho parlato del nostro viaggio in Airport City Link dal Suvarnabhumi International Airport, a Bangkok. Vi confermo che questo è il modo più economico, rapido e semplice, per raggiungere Bangkok.
Dall’area arrivi dell’aeroporto di Bangkok, basta seguire le indicazioni e raggiungere il Livello B con le scale mobili. Il servizio è attivo ogni giorno dalle 6 alle 24, ed il trasferimento dura circa 30 minuti, fermate incluse.
Se per caso non siete riusciti a cambiare gli euro in bath, non preoccupatevi, perché anche al Livello B c’è un comodo sportello di cambio, il “Super Rich”, di cui ho trovato ottime recensioni in rete.
Potete acquistare il gettone per l’Airport City Link, direttamente alle macchinette automatiche, selezionando la vostra stazione d’arrivo. Noi, ad esempio, abbiamo scelto il capolinea Phaya Thai, dove c’è poi la fermata dello Sky Train: il costo è di soli 45 bath a testa. Le macchinette danno resto.
Il gettone dell’Airport City Link va appoggiato al tornello, che vi permetterà l’accesso. Mi raccomando: conservate il gettone fino all’uscita, perché va riconsegnato.
Per raggiungere il nostro hotel, il Chao Hostel, dalla stazione Phaya Thai, noi abbiamo preso lo Sky Train, cambiando a Ratchadamri, fino a National Stadium. Voi fatevi mandare tutte le indicazioni dalla vostra struttura, per sapere come raggiungerla utilizzando i mezzi pubblici o un taxi meter, una volta a scesi dall’Airport City Link.
Claudia B.
Ma uffaaaaaaa!! Come sarebbe che non si possono fare foto all’interno?
È un peccato, perchè dopo la prefazione già mi pregustavo la spettacolarità delle immagini. Non che l’esterno scherzi comunque eh!
È sconvolgente pensare che Mr Thompson sia sparito senza lasciare traccia. Leggendo il tuo articolo, ho subito pensato che abbia semplicemente deciso di sparire, e che in realtà non gli sia successo nulla di male. Almeno lo spero.
Quegli smoothie mi stanno facendo venire l’acquolina in bocca… erano buoni come sembrano?? Io sono come Daniele però, a quei centri commerciali non avrei mai e poi mai saputo resistere!
Un bacione!!!
Se solo potessi farvi vedere uno scorcio di quegli interni Celeste, una meraviglia assoluta. Stupendi! L’esterno è affascinante, ma nulla a che vedere con gli interni. Io stessa non immaginavo ambienti tanto d’atmosfera.
Detto fra noi, anche io spero che non gli sia successo nulla di male. Con il buon Jim mi sento davvero in contatto, nel senso che capisco ed appoggio le sue scelte. Francamente potrei averle fatte io stessa!
Lo smoothie era FAVOLOSO! E anche la torta non scherzava. Un sapore così vero…non sai quanto lo sto rimpiangendo.
Ma come? Anche tu sei amica dei centri commerciali? Ti prego, dimmi almeno che non ti saresti buttata sui giochini come Daniele…
Un abbraccio Celeste!
Claudia B.
Lo ammetto, Jim Thompson non lo conoscevo proprio!
E non sai quanto mi incuriosisce la sua storia e la sua strana fine!
Questo articolo è veramente molto dettagliato e pieno di spunti interessanti.
l’altra metà di Stamping in questo momento è a Bangkok, in attesa di partire per la sua prossima meta. Ora gli consiglio di andare a visitare questa casa- museo.
Grazie Stefania, tu sei sempre gentilissima e piena di belle parole per i miei post ?! Ma la cosa che più mi fa felice oggi, è saper di averti fatto conoscere una storia di cui non sapevi nulla e, magari, aver dato uno spunto di visita alla seconda metà di Stamping! Spero che l’idea gli piaccia, fammi sapere se va a visitare la Jim Thompson’s House!
Un bacione,
Claudia B.
Mi sono già innamorata di questa casa. Riassume le fantasie, i sogni e le immagini che riempiono la mia mente quando penso all’Asia. Ho sentito cose diverse su Bangkok, ma è la prima volta che “entro” in questa dimora splendida, che – pensa – nessuna delle persone che conosco e che è stata in Thailandia ha visitato. Eppure è il primo posto in cui andrei, arrivando a Bangkok! Adesso poi che hai aperto un giallo sulla scomparsa di Jim, viene proprio voglia di indagare sul mistero 😀
Io voglio sapere che fine ha fatto, non posso restare con questo dubbio a vita! Mi stuzzica la curiosità, questa totale mancanza di indizi…io sono cresciuta a pane e giallo classico inglese, per cui mi è impossibile non appassionarmi!
Sai Ilenia, questo tuo commento mi ha fatta molto felice. Perché non avevo idea che nessuno te ne avesse parlato, tra le persone che sono state in Thailandia. E sono sempre contenta di far conoscere luoghi nuovi, che meritano, a chi legge il blog 🙂
La Jim Thomposn’s House è un gioiello, mi dispiace solo non avervi potuto mostrare le foto degli interni, che sono qualcosa di indescrivibile a parole!
Un abbraccio,
Claudia B.
Non mi sarei mai aspettata un luogo così nella caotica Bangkok, un’oasi di bellezza!! Elegante, verde, con un profumo di fiori che mi sembra quasi di sentire.. magari Jim Thompson ha scelto di scomparire silenziosamente per ritirarsi in un qualche luogo paradisiaco, in un angolo di Thailandia che non conosciamo ❤, non sarebbe una spiegazione carina? ? Davvero un post con il cuore Claudia, prendo appunti perché questa terra del sorriso sta iniziando a chiamare..
Un abbraccione!
Silvia, sai che io ho iniziato così? Leggevo post sulla Thailandia, per curiosità, scritti da altri blogger…e mi sono trovata a cambiare tutti i miei piani di viaggio in due giorni, perché per la prima volta vedevo davvero la Thailandia. Non mi limitavo più a nominarla con un “un giorno ci andrò”, riuscivo a pensare solo al fatto di andarci davvero 🙂 Folle, vero?
Quanto mi piace la tua idea sulla scomparsa di Jim Thompson! E’ così romantica e si addice in pieno all’anima della Thailandia. Nel senso che è una terra d’atmosfera, che ti porta a comportarti come se tu la volessi assorbire e tenere tutta per te…
Ti abbraccio,
Claudia B.
Avevo letto di questo affascinante e curioso edificio anche sul blog di Tiziana: non ne sapevo nulla e sono corsa ad informarmi. Davvero misteriosa la fine di Jim e mi dispiace proprio ragazze di non potervi illuminare…dovrei andare sul posto per delle indagini approfondite (e magari insieme agli Angela) 😛 ho il sospetto che la seta sia stata una copertura! A proposito di indagini, di coperture e di intelligence…fra qualche giorno fai un giro sul blog 😉
Claudia hahahah ad un certo punto ho temuto che stessi per dire: “digiuni dal giorno prima abbiamo afferrato le carpe dal laghetto e le abbiamo fatte fuori”! 😀 Sapessi quanto odio anch’io i centri commerciali, ci vado solo se c’è del buon cibo o se hanno un’architettura particolare, ma giusto cinque-secondi-cinque per uno scatto…poi GIRO A U e me ne vado! 😀
Claudia e che cosa posso dirti se non che ti sono vicina! Ti sei beccata una di quelle cotte brutte ma brutte! 😉
Cioccolata!
Si, ti serve della cioccolata! :**
Dani veramente, io ti pago, ma fai un salto ogni giorno a lasciarmi un commento, così mi spertico dal ridere e mi rallegri la giornata! Vero che poi devo munirmi di Tena Lady oppure Urinelle (hai creato un mostro con quel consiglio), ma almeno limito le sessioni di cioccolato e conseguenti kili di troppo. So che dobbiamo accumulare riserve per l’inverno, ma poi ste riserve durano tutto l’anno!
Noi speravamo che tu potessi illuminarci! Contavamo sul tuo pelo fine in fatto di misteri. Che dire: vedremo di organizzare questa indagine con AA, da trasmettere poi in prima serata. Un’Orsa ed un AA! Però non approfittare della situazione, mi raccomando!
Ora, senza voler sconvolgere l’universo vegano, devo dire che quei pesci Dani, erano dei giganti! Quando ci hanno detto che servivano solo aperitivi e dolci, un pensierino ce l’ho pure fatto: un solo pesce ci avrebbe sfamato per tre giorni. Ti prego, insegnami a pescare al volo ?!
PS: non so se stai facendo quello penso che tu stia facendo, ripensando a quanto mi hai detto che avresti voluto fare ma, se ho capito cosa stai facendo…passo da te tra pochi giorni!
PPS: col giro a U ho creato un mostro!
Buona giornata Dani ?
Claudia B.
Non ricordo se ti ho già detto che non sono ancora stata in Thailandia, ma in ogni caso non essendoci mai andata non mi ero fatta un’idea di come potesse essere Bangkok – finora. Perché mi hai portata proprio lì, al punto che ho sentito il profumo della pioggia in arrivo, e ho avuto l’impressione di gustarlo quello smoothie.
Affascinante la storia di Jim Thompson: chissà cosa gli sarà successo? Qui ci vorrebbe la nostra amica Orsa con un’indagine degna di Super Quark ?
Speriamo allora che Orsa sappia darci una spiegazione, perché io ancora sono curiosissima di sapere qualcosa sulla fine fatta da Jim Thompson. Dai, non è possibile non trovare nemmeno un ossicino, un brandello di abito, nulla! Orsa: illuminaci tu (ma puoi anche farti aiutare da Jessica “te lo do io il giallo” Flercher)!
Mi fa piacere averti portata a Bangkok anche se virtualmente: è sempre bello far vedere ad altri viaggiatori, realtà che non conoscono o luoghi che non hanno visitato. Di certo Bangkok è tante cose, ha due anime spiccate, ha contrasti evidenti. In molti la odiano. Io, Silvia, l’ho amata. Perché Bangkok è così, non la si può cambiare, va solo accettata….oppure evitata. Ma, secondo me, vale la pena darle una possibilità 🙂
Un abbraccio,
Claudia B.
Che bello! Ho letto tutto parola per parola. È incredibile come in pochi metri sembri di ritrovarsi in un posto completamente diverso. Guardando le foto e leggendo il racconto, non avrei mai detto “quella è Bangkok”, pensando al caos che la contraddistingue 🙂
Grazie Andrea! Mi fa così piacere averti mostrato uno dei miei due luoghi del cuore di Bangkok! E’ un mondo a parte e, davvero, basta muovere solo pochi passi dalla strada principale, dalla zona dei centri commerciali, per trovarsi immersi nell’anima vera della città. Piccoli canali e casupole, luoghi idilliaci come la Jim Thompons’s House. Ed io, credimi, ho assorbito ad ampi respiri, queste due anime così distanti, eppure coesistenti 🙂
Grazie per essere passato, ti abbraccio,
Claudia B.
Ma tu, tu ti sei innamorata! Bellissimo post. L’ho letto con la mano sul petto.
Quanta bravura nell’esprimere le tue emozioni. Mi hai fatto venire una pazza voglia di tornare.
Penso che ogni giorno diventi sempre più brava di quanto già sei. Emozione pure. Bravura autentica. E non sto lecchinando!
Ti saluto con gli occhi lucidi perchè mi sono emozionata anche io!
Baci!
E io che so quanto tu sia onesta e gentile, ti ringrazio perché questi complimenti fatti da te hanno davvero lo spirito della lealtà. Perciò Tizzi, li accetto commossa a mia volta, perché so quanto hai amato la Jim Thompson’s House, quanto ha significato per te questa visita, per cui le tue parole hanno un significato ancor più profondo, anche per me. Sono lieta di averti fatto rivivere le emozioni che questo luogo, suscita a chi ha la fortuna di conoscerlo personalmente.
Ti abbraccio forte,
Claudia B.
La Jim Thompsons house è sicuramente una tappa da mettere in lista per il mio prossimo viaggio a Bangkok. La prima volta, proprio il jet lag e la spossatezza mi costrinsero a rinunciare alla visita di molti luoghi della città. Era il mio primo viaggio in Asia e non ero preparata a un tale tasso di umidità nell’aria 😀
La casa e il ristorante annesso sembrano una vera oasi di pace <3
Veramente un’oasi fuori dal tempo, che permette di riprenderti dalla stanchezza. Quanto ti capisco Roberta: mai avrei pensato di sentire così tanto il jet lag e, di certo, il clima thailandese non aiuta. Ma una volta entrata in questo luogo fuori dal tempo, mi sono veramente ripresa.
Mi fa piacere averti fatto mostrato qualcosa di Bangkok, che ti manca: dopo tutto il tuo meraviglioso aiuto, per me è un piacere darti uno spunto di visita per il prossimo viaggio in Thailandia. Di certo conoscevi già la Jim Thompson’s House, ma spero comunque di averti un po’ incuriosita anche col mio post?!
Ti abbraccio,
Claudia B.