
La leggenda narra che la Santa Casa, dimora terrena della Vergine Maria, nel 1291 fu trasportata in volo dagli angeli fino all’Italia, sostando prima a Tersatto, in Croazia (ne ho scritto in questo diario di viaggio) per ben tre anni.

Le pareti della Santa Casa sono ricoperte da una sontuosa decorazione marmorea, realizzata su un progetto del Bramante, nel 1507; la balaustra è un’opera di Antonio da Sangallo. L’intera struttura della Basilica fu iniziata nel 1468, per volontà del Vescovo di Recanati, in uno stile gotico, tendente già all’architettura rinascimentale.
Venne chiesto al Bramante di progettare la facciata, ma i lavori furono avviati solo nel 1571, seguendo uno stile tardo- rinascimentale, utilizzando pietra bianca istriana, su cui si aprono tre imponenti porte bronzee. Il campanile è opera dell’architetto Vanvitelli, lo stesso della Reggia di Caserta.
L’interno è imponente, sontuoso, con tre vastissime navate su cui si aprono numerose cappelle, ideate dal Bramante, nel XVI secolo. Anche nel deambulatorio si trovano molte cappelle ed alcune sacrestie; ma non bisogna dimenticare la bellissima Sala del Tesoro dove, oltre alla volta con stucchi e decori, sono molto commoventi tutti gli ex-voto, lasciati dai fedeli.
Ma, nella Basilica di Loreto, vi è un’altra importante reliquia che viene venerata dai pellegrini di tutto il mondo, ossia la Madonna Nera, o Vergine Lauretana, del XIV secolo; l’originale fu rubata dalle truppe napoleoniche e restituita solo successivamente.
Di certo l’intera basilica è strutturata apposta per contenere le migliaia di pellegrini che, queste reliquie, attirano qui ogni anno.
Visitiamo anche il vicino Museo Antico Tesoro Santa Casa, le cui raccolte furono allestite dal XIX secolo: la mostra è davvero bella ed interessante, ricca di opere che spaziano dalle pitture, alle ceramiche, agli arazzi, alle maioliche, alla statuaria del presepe, fino agli oggetti liturgici.
All’uscita, facciamo una passeggiata nel centro storico di Loreto, carino e piacevole, ci sono vicoli pittoreschi, bei palazzi, ci soffermiamo anche sui negozi di artigianato e sulle bancarelle che, perlopiù espongono oggetti sacri.
Ripartiamo con grande calma alla volta dell’Umbria, nello specifico di Cascia, un bel borgo di origine romana, che fu successivamente distrutto dai barbari e saccheggiato da Bizantini e Longobardi. Nel XII divenne libero Comune e, durante tutto il Medioevo, raggiunse il proprio massimo splendore.
Il borgo di Cascia è piccolo, ma lo troviamo bellissimo e ricco di interessanti architetture religiose e scorci caratteristici. Purtroppo inizia a piovere, ma la cosa non ci disturba, dato che partecipiamo alla visita guidata del Monastero di Santa Rita, la Santa che, non solo morì a Cascia, ma che è patrona e massima esponente religiosa, della cittadina.
La visita al monastero ripercorre le fasi salienti della sua vita, dalla nascita in un paesetto a pochi km da qui, fino alle nozze con Paolo Mancini, un uomo duro che migliorò di certo il proprio carattere, grazie alla vicinanza della moglie.
Abbandonata da tutti, la donna prese i voti ed entrò nel monastero agostiniano di Cascia, attorno al 1407, anche se per ragioni di vendetta legate alla figura del marito, il noviziato le fu rifiutato più volte.
In monastero, la vita della povera Rita, non divenne certo più semplice, in quanto la badessa le impose di prendersi cura di una pianta di vite secca che, grazie alle sue cure amorevoli, riprese lentamente vita, contro ogni aspettativa; inoltre, impiegò i quarant’anni della sua vita monastica, dedicandosi anima e corpo ai poveri e malati di Cascia.
Durante la notte del Venerdì Santo del 1432, ricevette una stimmata, una spina della corona di Cristo, le si insinuò sulla fronte, mentre pregava per la morte di nostro Signore. Da quel momento, le condizioni di salute di Rita peggiorarono sempre più, impedendole di operare e spostarsi, fino al sopraggiungere della morte.
Le spoglie della Santa, che operò miracoli e fu venerata immediatamente dopo la sua morte, riposa nella Basilica di Santa Rita, che visitiamo appena usciti dal monastero. Si tratta di un’architettura recente, del XX secolo, fatta edificare per accogliere il sempre maggior numero di fedeli che si recano a Cascia, per pregare sulle spoglie della Santa. Qui, le suore del monastero, distribuiscono ai pellegrini petali di rosa e olio benedetti.
Non perdiamo nemmeno l’occasione di fare una visita alla Chiesa gotica di San Francesco, edificata nel 1424, su un’antica struttura del XIII secolo, oltre che alla Collegiata di Santa Maria, che risale all’856.
Dato che, tra una visita e l’altra, non abbiamo ancora avuto modo di pranzare, mentre passeggiamo per il borgo, ci concediamo un panino, che accompagna il nostro ciondolare per vicoli e piazze.
Raggiungiamo l’hotel, immerso nella tranquillità della campagna umbra, nel tardo pomeriggio; pur non essendo lontani da Norcia, qui si respira davvero la pace più totale, ed è esattamente ciò di cui avevamo bisogno. Infatti, appena lasciato il borsone in stanza, nonostante il tempo nuvoloso, ci fiondiamo in giardino per fare un tuffo in piscina… in realtà, solo io faccio la coraggiosa e mi butto, Daniele si ferma sulla sdraio a riposare.
Dopo settimane di lavoro pesante, diversi mesi passati dall’ultimo viaggio e altri sessanta giorni che ci separano dal prossimo, questa parentesi ci serviva come aria.
Anche la cenetta deliziosa consumata in hotel, in un ambiente accogliente e sereno, ci rimette completamente al mondo. Anzi, per terminare al meglio questa bella giornata di visite, raggiungiamo Norcia, per fare una prima passeggiata serale nel centro storico, già in preparazione per l’infiorata del Corpus Domini di domani.

Questa tradizione legata alla festività del Corpus Domini, è una vera e propria forma d’arte, che consiste nel realizzare dei tappeti di fiori e con petali di fiori, alcuni dei quali ispirati ad opere pittoriche; altre sono immagini più semplici ma, comunque, non meno belle, anzi, la ricercatezza e la delicatezza di queste composizioni, lasciano basiti.
E’ un pò come se fosse utilizzata la tecnica del mosaico ma, invece delle tesserine, venissero posati dei petali. Queste creazioni vengono disposte lungo ogni viale cittadino, su cui poi passerà la processione del Corpus Domini.
Si tratta di una tradizione antica, nata a Roma nel XVII secolo, con la composizione di una decorazione floreale artistica, da parte del responsabile della fioreria Vaticana, in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, nel giugno del 1625.
Nella visita di Norcia, quindi, seguiamo un filo conduttore legato ai fiori, percorrendo i vicoli in cui il manto dell’Infiorata, funge da collegamento tra gli edifici religiosi dell’intero abitato.
Bellissima cittadina che fa già parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, con vette che superano i 2000 metri, ma risente anche delle caratteristiche della Valnerina, con montagne ricche di vegetazione, Norcia fu fondata nel V secolo dai Sabini, ma fu conquistata dai romani, già nel III secolo.
Di certo una delle piaghe maggiori per la città e, in realtà, per tutto il territorio umbro, è il fatto di essere zona sismica: terremoti gravi, si sono succeduti nel corso dei secoli, alcuni anche pochi anni fa e, già dopo il sisma del 1859, venne varata una legge pontificia che stabiliva alcune regole imprescindibili, per la costruzione di edifici all’interno del nucleo abitativo.
Il cuore del centro storico, quello in cui sorgono le architetture più importanti, è Piazza San Benedetto, un salotto elegante e artisticamente interessante, oggi esaltato nella propria magnificenza dalle splendide decorazioni floreali.
Sullo slargo si affacciano la Concattedrale di Santa Maria Argentea, costruita a partire dal 1556, in stile neoclassico; la Basilica di San Benedetto, secondo la tradizione sorta sulla casa natale dei Santi Benedetto e Scolastica; subito accanto, il Portico delle Misure, ossia l’antico mercato coperto dei cereali; la geometrica struttura della Castellina, residenza fortificata, costruita nel 1554, in cui operarono i governi pontifici; il Palazzo del Comune, opera del XIV secolo. Al centro della piazza troviamo l’antico monumento dedicato a San Benedetto, anche questo eretto nel XIV secolo.
Ci inoltriamo attraverso un dedalo di viuzze molto belle, su cui spiccano altri edifici religiosi, alcuni chiusi, altri invece in pieno fermento per la stesura dei petali.
In effetti, dopo la processione del Corpus Domini, ne approfittiamo per gustare un buon panino con la porchetta, proveniente direttamente da uno di questi templi dei suino.
Nel primo pomeriggio partiamo alla volta di Castelluccio di Norcia, per ammirare finalmente la tanto declamata fiorita dei Piani di Castelluccio.
Il periodo della fioritura va da maggio a fine luglio, circa, non esiste un momento uguale all’altro e, di certo, non c’e’ sicurezza sullo sviluppo stesso dei colori, cioè delle fioriture, da un anno all’altro. E’ tutto nelle mani del tempo e della natura.
Ma, ciò che la natura fa in questo luogo magico, al centro dell’Italia, è qualcosa di assolutamente artistico e favoloso, tanto quanto l’Infiorata preparata da mano umana.
Striature di colori a perdita d’occhio, montagne incantate che circondano i piani come se fossero dei giganti dormienti, in cui l’unico agglomerato abitato dagli uomini è il piccolo borgo di Castelluccio di Norcia, che svetta orgoglioso, come un puntino, in mezzo ai Monti Sibillini e ai colori più brillanti.
Le parole e nemmeno le foto, possono spiegare, descrivere dettagliatamente, far comprendere, una tale bellezza: bisogna assolutamente venire in questo angolo di paradiso, accoccolato nel cuore dell’Italia, per capire di che sostanza sono fatti i sogni. Perché qui, vi garantisco, è una visione d’incanto a 360°!
In questi due giorni, i fiori sono stati il filo conduttore del nostro fine settimana: i fiori che hanno segnato la vita di Santa Rita; i fiori che hanno fatto la parte del colore, per le cerazioni di bravissimi artisti, lungo i viali di Norcia; i fiori, o meglio, la fioritura, che esplode ai piani di Castelluccio. Un’Umbria fiorita ci ha accolti e fatto sognare.
-Bella l’infiorata! Bella, bella, bella! Ma pensate a quanta fatica, dedizione e costanza, mettono le persone nel creare quelle immagini, utilizzando impalpabili petali di fiori. Pensato? Okay. Allora evitate di calpestare quelle grandiose opere, mentre passeggiate col naso in su per il centro storico! E’ vero che, sostanzialmente, verranno “distrutte” dalla processione del Corpus Domini ma, a meno che voi non siate il parroco, qualcuno potrebbe aver qualcosa da ridire. A buon intenditor…
-Il paradiso per gli amanti del maiale esiste e risponde al nome di norcineria. Siate parchi e sobrii, però, nelle vostre manifestazioni di affetto e devozione nei confronti del suino, in vendita in questi profumati luoghi.
-Se andate a Cascia, non importunate ogni suora che incontrate, per avere dei petali di rosa benedetti, informatevi prima su dove vengono distribuiti! Ve lo dico col cuore in mano, anche perché, se vi venisse in mente di dar via ad un giro di telefonate, per chiedere all’amico del conoscente, del genero, dell’autista del Presidente della Repubblica, che è stato a Cascia e ha preso i santi petali, dove avviene la distribuzione… fidatevi, nel frattempo le suorine finiscono le scorte!
Certosina come sempre. Ma quindi vorrei capire…ora le suore non danno più tutte quelle cose che han dato a me? Eh bisognerà dirlo alla signora Manuela! E chi glie lo dice?
Considera che questo, è un itinerario dell’estate 2007. Quindi non so quale sia la disponibilità delle suorine ora, soprattutto dopo il sisma. Io so che davano l’olio di Santa Rita ed i petali benedetti. Ma, attualmente, non ho idea se siano riuscite a riprendere: speriamo!
A presto,
Claudia B.