Mentre ci dirigiamo verso le vicinissime Marche, vediamo che le nubi si aprono in una serie di disegni astratti, ad ornare il cielo, lasciando intravedere una schiarita, che sembra ben promettere!!! Noi amiamo davvero molto questa area naturale: quando la percorriamo in moto, oltre al paesaggio costituito da bassa vegetazione mediterranea e pinete, possiamo ampiamente godere dei meravigliosi profumi della natura.
Oltre ad un’ampia rete di sentieri, il Parco Naturale del Monte San Bartolo è meta di tanti motociclisti, che adorano godersi queste curve mozzafiato, il cui pregio maggiore sono gli affacci strepitosi sul mare, inframmezzati da lussureggiante vegetazione, piccoli borghi, panorami sulla campagna marchigiana (unico il quadro che si apre sulla Rocca di Gradara!), tanti ottimi ristoranti.
In macchina non riusciamo ad assorbire il paesaggio come piace a noi ma, a ragion del vero, devo dire che se un posto è bello, resta bello con qualunque mezzo lo si attraversa! Che sia il risciò, il monopattino, la moto, l’auto, il pullman, la Panoramica di San Bartolo è una garanzia! Anche per la fantastica posizione, stretta tra colline e mare, davvero unica nel suo genere.
Arriviamo a Fiorenzuola di Focara attorno alle 16 e, per una volta, non la troviamo invasa dai turisti. Qui infatti, è difficile non imbattersi in colonne di auto e moto parcheggiate, sia per la grazia senza tempo del borgo che per la vasta possibilità di escursioni. Durante la bella stagione, poi, è possibile raggiungere la sottostante spiaggia selvaggia, attraverso una strada asfaltata od un sentiero, immersi nella vegetazione.
Una lingua di sabbia incontaminata, accoglie chi decide di trascorrere qui una giornata di mare ma, non essendoci servizi, bisogna portare con sé tutto l’occorrente: pena, il dover rifare la salita per raggiungere il paese ed acquistare ciò che serve!
Poco male, dato che c’è la navetta, ma perché lasciare la propria comoda postazione, quando si può provvedere in anticipo? Anche noi abbiamo trascorso nella spiaggia di Fiorenzuola, una domenica di luglio, tre anni fa. E’ stato molto bello, anche se personalmente consiglio di andare in periodi molto meno affollati e, possibilmente, nel corso della settimana, per godersi maggiormente questo paradiso naturale.
Oggi, invece, c’è una tale pace, che sembra un luogo completamente diverso dal solito. Possiamo fermarci al cospetto della bella porta d’accesso, senza persone accalcate nei pressi, e leggere i versi della “Divina Commedia”, in cui Dante cita Fiorenzuola di Focara:
“(…) poi farà sì ch’al vento di Focara,
non farà lor mestier voto né preco”
(Inferno XXVIII Canto)
riferendosi all’omicidio perpetrato da Malatestino dell’Occhio, signore di Rimini, ai danni di Guido del Cassero e Angiolello da Carignano, i quali furono affogati nel mare di fronte a Fiorenzuola, gettati in acqua con sacchi piombati.
Invitati a tradimento ad un incontro, Malatestino li fece barbaramente uccidere, facendo si che non “avessero bisogno né di voti né di preghiere, per scampare al temibile vento del promontorio di Focara”.
Lo stesso termine Focara, pare si riferisca proprio ai fuochi che, nell’antichità, venivano accessi per segnalare ai marinai, la presenza minacciosa del promontorio, contro cui i venti impetuosi spingevano le navi, anche se qualcuno ipotizza abbia attinenza con i forni in cui si cuocevano laterizi e terrecotte.
Entriamo nel borgo, meraviglioso ed intatto, posizionato a ridosso del promontorio, con una serie di affacci bellissimi. I vicoli lastricati sono pittoreschi e su di essi si affacciano palazzine nobiliari ristrutturate perfettamente, alternate a villette dai colori pastello.
In alcuni angoli nascosti, vi sono anche abitazioni antiche, ancora non intaccate dalla restaurazione e, per quanto possa sembrare impossibile, questi scorci non sono meno belli.
I vicoletti ameni, riportano tutti alla piccola piazza, cuore del paese, elegante e caratteristica. Da qui si sale alla Torre dell’Orologio, antica vestigia della Chiesa di Sant’Andrea, del XII secolo, preceduta da un giardino curatissimo, da cui si spazia con lo sguardo sul Mare Adriatico, sulla serie di falesie del Parco Naturale del Monte San Bartolo, fino ad un tratto del porto di Pesaro. I colori sono bellissimi, intensi e ombrati dalla presenza di nuvoloni, che creano strani giochi in cielo.
Parte della cinta muraria e alcuni torrioni, sono ancora oggi visibili, a testimonianza del periodo medievale, in cui una serie di castelli, Gradara, Casteldimezzo, Granarola e Fiorenzuola, appunto, venne edificata per controllare il confine tra Romagna e Marche, rappresentato dal valico della Siligata.
Oggi, queste mura, accolgono i visitatori e, perlopiù, le si possono ammirare dalla strada dato che, all’interno del borgo, i proprietari delle abitazioni hanno ricavato spazi esterni privati, a ridosso delle mura.
Seguiamo un breve tratto verso la panoramica sul mare, nella parte bassa del borgo, dove vi sono i giardinetti pensili con cui si accede al sentiero pedonale, utilizzato d’estate per raggiungere la spiaggia.
Da qui, gli affacci sono indimenticabili: in questo momento, ad esempio, possiamo ammirare un “acquerello dal vero”, con l’Adriatico a perdita d’occhio e, in lontananza, il maltempo che procede verso la costa, col cielo basso e cupo sul mare aperto. Peccato, speravamo in un miglioramento definitivo. Vorrà dire che ne approfitteremo finché sarà possibile.
Prima di tornare all’auto, allunghiamo la passeggiata per salire fino alla Chiesa Parrocchiale, purtroppo chiusa. Poco male, questo tratto, seppur breve, è molto bello, affacciato sul mare e contaminato solo dal cinguettio degli uccellini.
Saliamo in auto e decidiamo di raggiungere la vicinissima Casteldimezzo, che troviamo già avvolta dalle luci della sera, mentre il cielo blu cupo minaccia temporale. Daniele mi segue riluttante, con un piede in auto, pronto a scappare, mentre io mi godo la suggestiva immagine di questa cartolina medievale, che in passato appartenne ai Malatesta, agli Sforza, ai Della Rovere.
Un paese piccolissimo, che deve il proprio nome alla posizione mediana tra Gradara e Fiorenzuola di Focara, è racchiuso all’interno di mura in parte intatte, costeggiando le quali si raggiunge un antico bastione da cui, di giorno e col tempo terso, è possibile spaziare con lo sguardo sulla campagna marchigiana…Ora, con la luce completamente assente ed il cielo cupo per l’imminente temporale, possiamo solo godere della magica visione notturna, come intima espressione del passato.
Un viale principale caratteristico, su cui si affacciano basse casette, conduce alla Piazza con il Santuario del Santissimo Crocifisso: secondo la leggenda, nel Cinquecento, una nave mercantile naufragò nel mare tra Fiorenzuola e Casteldimezzo, rilasciando una cassa contenente un Crocifisso di Jacobello del Fiore, che si arenò sulla spiaggia posta tra i due borghi.
Nacquero controversie su chi dovesse appropriarsi del manufatto e, per fugare ogni dubbio, si scelse di lasciare tutto nelle mani del destino: il Crocifisso fu caricato su un carro trainato da buoi, che si diressero spontaneamente a Casteldimezzo, fermandosi davanti alla chiesa. La decisione era stata presa!
Noi, invece, visto il temporale che si sta abbattendo sul borgo, siamo costretti a salire velocemente in auto, senza poter approfondire la passeggiata e la visita del Santuario. Me ne dispiace, perché la serie di miracoli, attribuiti al Crocifisso, anche storicamente, mi incuriosisce molto.
Ma, questa volta, è il tempo a decidere per noi. Poco male, Casteldimezzo si trova su una strada da noi spesso battuta, per cui non avremo problemi a tornare. Siamo stati già abbastanza fortunati, oggi, a poterci concedere una passeggiata così piacevole, tra un acquazzone e l’altro: meglio non lamentarsi!
Il terribile maltempo che accompagna il nostro rientro, mi fa riflettere molto sulla questione clima e viaggi che, detta così, sembra il nome di una rivista specialistica!
Fin troppo spesso, ci troviamo ad affrontare la questione prenotazione, nei periodi peggiori per quel determinato luogo: il lavoro permette di staccare solo ad agosto e dicembre, per cui, a parte i fine settimana, che possiamo scegliere abbastanza liberamente, per i viaggi più lunghi od impegnativi, siamo costretti a muoverci in questi due mesi.
Di base il “viaggione” è quello di agosto, per cui non mi giunge nuova la necessità di prenotare in estate, mete che sono fuori stagione.
Per fare un esempio pratico, le Isole Canarie lo scorso agosto (per il diario di viaggio cliccate qui), a cui si va a sommare la meta del prossimo agosto, le Maldive (ne ho scritto qui) che è totalmente inadatta al periodo. Ma come dovrei comportarmi, in fondo? Rinunciare a fare un certo viaggio, con la speranza di potermelo permettere nella sua stagionalità migliore, tra qualche anno? Perché, detto francamente, quando si tratta di viaggiare io sono per prendere tutto subito!
Il clima, nel frattempo, con tutti i drastici cambiamenti che sta subendo (sostanzialmente a causa nostra, esseri umani, per cui faremmo bene guardarci nello specchio e ringraziarci), non dà garanzie nemmeno in quelle che, ipoteticamente, dovrebbero essere le stagioni ad hoc, per visitare certi paesi. Cosa fare allora?
Avete presente, cari lettori, il detto: “Meglio una gallina oggi o l’uovo domani?”. Per applicarlo al tema viaggi, direi che scelgo la gallina oggi, nel senso che parto senza pormi tante questioni sul clima, su come sarà il tempo, su cosa sperare o aspettarmi.
Nel corso di questi quattordici anni, abbiamo visitato con la pioggia, veri e propri diluvi, con la nebbia, con la grandine, con la neve, con un vento che sembrava provenire direttamente dal ventilatore di King Kong… Nulla ci ha fermati: abbiamo sempre proseguito imperterriti le nostre visite, senza lasciarci scoraggiare, senza chiuderci in hotel o appartamento, ragion per cui mi ostino ancora a prenotare strutture senza SPA, piscina o palestra, tanto questi diversivi non ci servono.
Certo, a volte anche noi abbiamo approfittato di uno di questi servizi, quando disponibili, come “chicca” al termine di una giornata di visite, oppure come coccola…ma non riesco a partire con l’idea che la piscina o il centro benessere, debbano essere al centro del mio viaggio, nemmeno col maltempo!
Ho stilato una casistica, ironica ovviamente, di come comportarsi in caso di maltempo, per proseguire le visite senza subire eccessivi danni, che voglio proporvi, sperando possa tornarvi utile:
COSA FARE DURANTE UN VIAGGIO SE IL TEMPO E’ VIPERELLO
–Se piove: aprite l’ombrello.
–Se diluvia: aprite l’ombrello e bardatevi con un poncho ampio.
–Se diluvia e tira vento: chiudete l’ombrello, restate acquattati sotto il poncho…e dite tante parolacce! Fate in modo che la macchina fotografica e i documenti siano al riparo: voi potete asciugarvi, loro no.
–Se tira vento con sabbia e terra: dopo aver detto tante parolacce, ed aver costatato che nessun capo d’abbigliamento si stia sollevando lasciandovi nudi, pensate a riparare la macchina fotografica. Al ritorno a casa, dopo aver passato tutto sotto al compressore, infilatelo in lavatrice…tranne la macchina fotografica, ecco perché va protetta attentamente!
–Se grandina con cattiveria: va bene, giusto perché può far male, riparatevi e state pronti a ripartire con le visite, appena i chicchi si trasformano in gocce di pioggia, seguendo i consigli sopra.
–Se nevica: potete scegliere se stare sotto l’ombrello o se godervi i fiocchi riparandovi sotto al cappuccio.
–Se c’è nebbia: dipende dall’intensità e dal mezzo con cui vi sorprende. Se siete a piedi, potrebbero uscirne anche delle bellissime fotografie; se siete in auto, il “copilota” può infilare la testa fuori dal finestrino, per dare indicazioni (NON FATE DOMANDE)!
–In ogni caso: MAI FERMARSI!!! A meno che non ci siano serie motivazioni, come un tifone o uno tsunami.
Il viaggio lo state facendo ora, per tutto il resto si può rimediare domani…