- per condividere idee carine, in previsione della bella stagione;
- per dare qualche suggerimento anche a chi, pur non avendo la moto, decide di trascorrere fuori qualche ora, magari anche solo una domenica pomeriggio;
- per suggerire visite imperdibili, a chi vuole fare un viaggio in Italia.
Passare attraverso questa imponente creazione della natura, dichiarata Riserva Naturale Statale, nel 2001, lascia sempre basiti: ciò che colpisce immediatamente sono i colori. L’azzurro tendente al verde delle acque del fiume, che si scontra col grigio delle rocce e gli alberi dal rigoglioso verde smeraldo. Alzando lo sguardo, il cielo blu sovrasta questa apoteosi di paesaggi e colori…
Iniziamo a scendere verso la strada statale che collega Acqualagna a Cagli e, una volta qui, seguiamo le indicazioni per Serra Sant’Abbondio ed Eremo di Fonte Avellana; l’ultimo tratto di percorso, in particolare, è molto bello: fuori dalla tratta principale, si assaporano pace e colori, senza l’interruzione delle auto.
Inizierei a parlare del Monastero Camaldolese della Santa Croce di Fonte Avellana, citando “Lui”, il Sommo Poeta: Dante Alighieri. Nel Ventunesimo Canto del Paradiso, infatti, egli parla di questo luogo sacro, di cui pare… sia stato ospite… (caso raro, avere ospite Dante in qualche dimora storica!):
Tra’ due liti d’Italia surgon sassi,
e non molto distanti a la tua patria,
tanto che’ troni assai suonan più bassi,
e fanno un gibbo che si chiama Catria,
di sotto al quale è consecrato un ermo,
che suole esser disposto a sola latria
L’Eremo di Fonte Avellana, sorge proprio alle pendici del Monte Catria ed ha origini antichissime, che risalgono alla fine del primo millennio.
Fondato da Santo Romualdo attorno al 980, Santo fondatore del Sacro Eremo di Camaldoli (di cui vi ho già parlato in questo post), la storia del Santuario è strettamente connessa con quella dell’ordine dei Camaldolesi.
Dopo aver fatto un giro panoramico, che concludiamo con un caffè nella foresteria e l’acquisto di una barretta di buon cioccolato dei monaci di Camaldoli, decidiamo di partecipare alla visita guidata: aspettiamo l’orario di ingresso, sedendoci sugli spalti, al sole, per goderci i profumi della primavera inoltrata.
Nonostante i numerosi visitatori, e i diversi gruppi di pellegrini, ospitati nelle strutture di accoglienza, si respira una sensazione di pura pace… è talmente incantevole, che quasi si può percepire la bellezza attraverso la pelle. Attorno alle quattordici, inizia la visita agli interni del Monastero e, insieme ad un piccolo gruppo, ci avviciniamo, per seguire la nostra guida.
Dopo la fondazione, fu grazie a San Pier Damiani se, l’intero complesso, attraversò un periodo di grande ampliamento: egli fu prima monaco, poi priore e, per merito del suo intervento, vennero non solo strutturati ed ampliati gli edifici, ma anche lo sviluppo culturale e spirituale dell’Eremo, non conobbe eguali.
Alcuni secoli dopo l’operato di San Pier Damiani, infatti, Fonte Avellana venne elevata ad Abbazia: siamo nel 1325 e, alla fine del secolo, divenne una potenza socio-economica per l’intero territorio.
Per un lungo periodo, l’intera comunità, usufruì dell’ottima posizione economica e sociale, nonostante alcuni passaggi nel controllo, tra la congregazione autonoma avellana e la congregazione camaldolese. Il fatto, però, di venir gestita, anche da personaggi illustri, ma controversi, come ad esempio Giuliano della Rovere (il futuro Papa Giulio II), portò il complesso abbaziale, ad una lenta de inevitabile decadenza, nonostante gli abbellimenti edilizi ed artistici.
Il momento di maggior difficoltà, Fonte Avellana lo conobbe nel periodo napoleonico e, successivamente, durante le guerre per l’Unità d’Italia. Fortunatamente, dal 1935 in poi, i monaci camaldolesi, ripresero il controllo spirituale e gestionale della struttura, riportandola all’antico splendore, lo stesso in cui noi, oggi, possiamo immergerci, in una sorta di pacifico stupore.
Nel settembre del 1982, Giovanni Paolo II, durante il suo viaggio pastorale, elevò l’Abbazia a Basilica Minore, onorificenza concessa dai pontefici, agli edifici religiosi particolarmente importanti.
Di certo, la visita è molto interessante, in quanto si svolge attraverso gli ambienti storici del Monastero: per me, il punto di maggior interesse, è la bellissima biblioteca, fatta allestire dal 1733, la quale contiene quasi 25.000 volumi: si respirano letteratura, passato e storia.
E poi lo scriptorium, il refettorio, la sala del Capitolo, la sala di San Giovanni, il chiostro, voluto da San Pier Damiani, la cripta e, infine, la chiesa romanica, edificata a partire dal 1171.
Siamo ormai al termine, di questa giornata veramente indimenticabile…L‘intensità dei paesaggi, veri tesori naturali, nei quali abbiamo avuto l’onore di muoverci oggi, ci ha dato una carica e, allo stesso tempo, un senso di tale pacatezza, difficilmente narrabili.
L’intensità dei colori. L’intensità dei profumi. L’intensità di una rara perla d’arte, racchiusa con cura, in un paesaggio sublime…tutto ha contribuito a rendere meravigliosa la nostra giornata. Nel più profondo dei ricordi.
Mentre sto scrivendo questo racconto, la situazione della viabilità, presso la Gola del Furlo, è ancora incerta: dopo un crollo, avvenuto nel dicembre del 2013, quella tratta stradale storica, bellezza naturalistica unica, riconosciuta a livello nazionale, è ancora chiusa. Che i lavori siano iniziati o meno, io mi auguro che, al più presto, venga fatto qualcosa, per riconsegnare il Furlo ai suoi antichi fasti. Altrimenti possiamo provare a riesumare l’Imperatore Vespasiano…
Claudia B. Daniele L. Aprilia Tuono