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Il Montefeltro dimenticato: Sestino, Monterone, Belforte all’Isauro

Il Montefeltro dimenticato: Sestino, Monterone, Belforte all’Isauro

Certe domeniche nascono un pò così… con la voglia di andare da qualche parte, magari alla scoperta del territorio in cui vivi, approfondendo itinerari e percorrendo strade che, sei sicuro, ti mostreranno qualcosa di bellissimo. Nascono con la voglia di evadere, uscire, stare all’aria aperta, evitando folle e centri commerciali. Di queste domeniche noi ne passiamo tante, sono le giornate speciali che ci regaliamo tra una partenza e l’altra, quelle che ci permettono di respirare il senso di libertà legato al viaggio, pur muovendoci “a casa nostra”.
Se trascorse in moto, sono ancor più belle. Ma, ve lo garantisco, nessuno vieta di ripercorrere gli itinerari di cui scrivo, anche in auto: siamo onesti, pensate davvero che una perennemente congelata come me, possa andare via in moto in inverno? Nemmeno per sogno, ho troppo freddo! Certo, mi dispiace lasciare Tuono solo, per tanto tempo… ma il mio livello di “surgelamento” è piuttosto rapido.
Partendo da questo presupposto e tenendo conto del fatto che, senza partire io non posso stare (avete presente il nome del mio blog?), è ovvio che le nostre “domeniche diverse”, si protraggono anche durante l’inverno. 
L’itinerario di oggi, è nato quasi per caso, durante una domenica a spasso con la sanguis… Tuono, a spasso con Tuono. E desidero parlarvene, perché ci siamo ritrovati a scoprire borghi deliziosi, quasi sconosciuti e paesaggi bellissimi.
Partiamo da casa con l’idea di avventurarci verso Sestino, un angolo delizioso di Toscanasplendidamente adagiato sull’Appennino Tosco-Umbro-Marchigianocollocato proprio al confine con Marche ed Emilia Romagna.
Fa geograficamente parte del Montefeltro, ma appartiene comunque alla Provincia di ArezzoUna strada bellissima collega la località Ponte Presale al borgo di Sestino: montagne a perdita d’occhio e solo qualche sporadico paese, ad interrompere il meraviglioso verde. A parte ciò, traffico quasi inesistente, asfalto e tornanti tutti per noi, aria frizzante e i profumi intensi dell’estate.
Arriviamo a Sestino in tarda mattinata e, dopo un bel caffè, facciamo una passeggiata nel piccolo, pittoresco borgo: vicoletti minuscoli e case che riparano dal sole già caldo, si alternano a passaggi aperti, in salita. Per la sua posizione geografica, un crocevia tra Romagna, Marche, Toscana, con un accesso agevolato in Umbria, Sestino fu spesso attraversata dai popoli, che seguivano il corso dei fiumi Foglia e Marecchia.

Quando poi, vi giunsero i Romani, era già abitata da persone dedite alla pastorizia e all’agricoltura. Essi edificarono, comunque, la colonia dal nome Sestinum, una grande città, che fecero controllare dalle più rinomate famiglie dell’epoca; di questo grandioso passato, vi sono ancora tracce all’Antiquarium di Sestino, il museo archeologico.

Durante il periodo delle Signorie, Sestino subì le mire del Duca d’Urbino, così come tutta l’area circostante, e Cosimo dè Medici fece costruire una città fortezza, sul Sasso di Simone, per poter difendere i confini del granducato. La Città del Sole, questo era il nome, non ebbe un destino felice, in quanto, le condizioni climatiche proibitive, portarono all’abbandono del sito, dopo soli dieci anni.

Passeggiamo pigramente lungo le viuzze, fermandoci ad ammirare i panorami che si aprono nella parte alta del borgo, lasciando filtrare la luce del sole, che colpisce l’acciottolato percorso, le case in pietra e la Pieve di San Pancrazio. Scendiamo nuovamente verso i parcheggi e, per un attimo, ci fermiamo ad ammirare il pittoresco lungo fiume, deliziosamente ombreggiato.

Ripartiamo per raggiungere il borgo di Monterone e, mentre in cielo le nuvole giocano birbanti, accompagnando la nostra uscita con Tuono, ci troviamo davanti ad una bellissima area di sosta, immersa nella campagna e allestita con tavoloni in legno, protetti dal sole da rigogliosi alberi: ecco, abbiamo trovato il nostro ristornate!

Parcheggiamo Tuono all’ombra, prendiamo il fedele zainetto blu, e ci sediamo beatamente sulle panche in legno, preparando qualcosa di veloce sul tavolone: pane, formaggio, affettato e pesche, acqua fresca, chiacchiere ed una partita a carte, sono quanto di più ricco possa esserci per noi.
Questo non è un ristorante cinque stelle… questo è un ristorante che merita tre miliardi di stelle! Se non fosse per i “vicini di pic-nic” rumorosi, sarebbe perfetto: con l’idea di render loro, amabilmente, pan per focaccia, appena si apprestano a schiacciare il pisolino pomeridiano, noi iniziamo la nostra sanguinosa e chiacchierata sfida a briscola! Dice il proverbio: un pò a ciascuno, non fa male a nessuno…
Torniamo a prendere Tuono e saliamo in sella, per raggiungere il borghetto di Monterone, scoperto qualche anno fa, durante un’uscita in moto, ma mai visitato: peccato, perchè ci stiamo rendendo conto di aver perso un angolino davvero delizioso e nascosto. Già dalla strada, salta agli occhi la bella struttura medievale duecentesca, del paese.

Ci incamminiamo curiosi nella pace di metà pomeriggio chiedendoci, sinceramente, il motivo per cui non ci siano notizie in rete a proposito di Monterone, se non relative alla “Sagra della Bruschetta”, che si svolge nel periodo di Ferragosto… insomma, questo borgo è bellissimo!

Stradine lastricate curatissime, circondate da case con pietra faccia a vista, di una grazia unica. Passaggi e piazzette pittoresche. Troviamo persino una cantina aperta, freschissima, dove sono disposte le antiche attrezzature per la lavorazione dell’oliva e la produzione dell’olio.

In questo che fu l’ultimo baluardo di terra toscana, proprietà dei Duchi d’Urbino, sino all’inizio del XVI secolo, le persone si muovono ancora a ritmi sostenibili e piacevoli, come nel passato, salutando il visitatore, fermandosi a scambiare qualche parola.

Una straordinaria località della quale, se non ci vai “a sbattere”, come è capitato a noi, non si sa nulla. Io non posso crederci…Amanti dei borghi medievali: venite a visitare Monterone, fate del bene ai vostri occhi! Tra l’altro, il paesaggio in cui il paese è immerso, campagna a perdita d’occhio, caratterizzata da silenzio, pace e verde, è una cornice perfetta per questa perla del Montefeltro.

Dopo la nostra passeggiata di amabile scoperta, saliamo nuovamente in sella a Tuono, con l’idea di raggiungere Belforte all’Isauro e, da qui, proseguire verso Frontino, Carpegna e tornare a casa passando da San Leo.

A Belforte, però, ci rendiamo conto di dover assolutamente fermarci, per una piccola visita: ancora in strada, veniamo attratti dalla spettacolare panoramica sull’antica fortezza, immersa nell’Alta Valle del Foglia e, immediatamente, decidiamo di entrare in paese.

Parcheggiamo Tuono all’ombra della Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo, ci fermiamo a mangiare un gelato al bar, anche per rinfrescarci un pò e, subito dopo, attraversiamo lo stretto ponte che ci permette di raggiungere proprio l’imponente mole dell’antico castello.

Di certo, la tipologia di architettura, alta e compatta, è stata fortemente condizionata dalla posizione in cui venne edificata. Il borgo, di origine alto medievale, è davvero piccolo, una passeggiata breve ma pittoresca, in quello che fu l’antico Castrum Belfortis e passò di mano in mano, sino a lasciarsi coinvolgere nelle rocambolesche vicende dei Della Rovere, dei Malatesta e del Ducato d’Urbino.

Attraversiamo i cortili della Rocca, graziosamente illuminata dal sole del tardo pomeriggio, ci fermiamo ad osservare il bel panorama e a coccolare un gattino, unico visitatore, insieme a noi, di questo angolo dimenticato del Montefeltro. Godiamo appieno della fresca brezza nei punti d’ombra e, piano piano, riattraversiamo il ponte, per raggiungere Tuono.

Nella nostra tratta verso casa, in particolare dalla strada che porta da Piandimeleto (se vuoi sapere di più su questo borgo, clicca qui), sino a Pieve di Carpegna, mi rendo conto della presenza di altri piccoli borghi, che vorrei esplorare: a malapena segnalati, ma visibili dalla strada, ad un occhio attento, dormono placidamente immersi nel verde.

Non possiamo fermarci ora, dato che è già tardi, ma ci ripromettiamo di tornare domenica prossima, per scoprire con calma, questi angoli dimenticati e poco conosciuti, del Montefeltro, magico territorio che possiede una riserva d’autore di borghi e paesaggi.
Passa al secondo itinerario, clicca⇒ Il Montefeltro dimenticato: Carpegna, Monastero, Cavoleto

Claudia B. Daniele L. Aprilia Tuono 

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8 commenti

  1. Michela

    Questa è la canzone del paese…..qui è nata mia nonna e fino a 20’anni tutti i periodi estivi li ho passati qui e sono stati i più belli della mia vita.Non c’era nulla, salite faticose,immense colline di mille colori,un fiume per fare il bagno e dare caccia alle rane,un campo sportivo con incontri da brividi “scapoli contro ammogliati”….cespugli di more da raccogliere, montagne di balle di fieno da scalare, mucche, galline, tacchini ,rospi, pipistrelli,bisce,volpi e piccoli scorpioni.Per avere acqua calda ti dovevi tagliare i ceppi di legno nel fondo….era divertente anche perché in genere trovavi salami appesi , riserve di vino e grappa artiginale…………potrei andare avanti e descrivere la mitica bruschettata……..ma ho sonno…notte.

    1. È un quadro bellissimo quello che hai descritto, Michela! Ho letto le tue parole con un sorriso ampio in viso, perché seriamente è tutto così vero, semplice, piacevole, da sembrare un romanzo di quelli che narrano di estati d’altri tempi. Che incanto! Posso ben credere che ne serbi un ricordo tanto caro. Quella bruschetta poi…non farmici pensare ?!
      Buona domenica,
      Claudia B.

      1. Michela

        La bruschettata coinvolgeva tutti…giovani vecchi tutti a darsi da fare…fagioli con cotiche, salamelle, bruschette con aglio e olio…………………………………………e tanto tanto tanto vino!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Per due giorni poi in giro non si vedeva nessuno. Ogni paesino aveva la sua sagra e chi non aveva la macchina poteva spostarsi tranquillamente con l’autostop, non si correva nessun rischio.
        Tutte le zone sono veramente bellissime, ma dubito che un turista di passaggio possa provare le emozioni di chi lo ha vissuto realmente per anni.Non riesco a tornarci da anni ma anche se sparsi per l’Italia siamo tutti in contatto e conserviamo nel cuore immensi ricordi che non si potranno mai cancellare….

        1. Ricordi bellissimi, di quelli che durano per sempre! È veramente il racconto di una vita insieme, perché in effetti il paese si trasformava in un’unica, grande famiglia. Che incanto!
          È difficile per noi, abituati a dubitare di tutto e tutti, immaginare quanto potesse essere bello passare da un paese all’altro, divertendosi senza pericolo, con tanta armonia ?…
          Grazie per aver condiviso con me questi ricordi!
          Un abbraccio,
          Claudia B.

  2. Michela

    Il Monterone è un paese
    in cima all’appennino
    ed in qualunque mese
    ci trovi del buon vino.
    Il vino è una bevanda
    che ti rallegra il cuore
    ti mette buon umore
    forza e coraggio ti da za za!!!!

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