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Cosa fare e vedere quattro giorni in Alsazia

Cosa fare e vedere quattro giorni in Alsazia

Sul podio dei viaggi di Capodanno più belli ci sono, senza ombra di dubbio, i quattro giorni trascorsi in Alsazia nel 2006-07. 
Già di suo, questa regione della Francia, è un libro di fiabe da esplorare; nel periodo dell’Avvento, fino a tutto Capodanno e la Befana, poi, raggiunge l’apice della meraviglia, con i mercatini natalizi e le decorazioni, degne di un racconto fantastico. 
Se a questo aggiungiamo un gruppo divertentissimo e molto affiatato, ne uscirà fuori uno di quei viaggi brevi, ma da ricordare per il resto della vita, come perfetti. 
Durante l’andata è successo un pò di tutto, ad esempio abbiamo provato l’emozione di venir bloccati dalla polizia di frontiera, che ha controllato l’intero pullman con tanto di perquisizione, da parte di un gruppo di deliziosi e scodinzolanti “Rex”, alti più o meno quanto me.
Tengo a precisare che non si trattava di un bus di pericolosi spacciatori: in realtà eravamo allegre persone di ogni età, felicemente in viaggio, magari chiassose, ma nulla di più.
Purtroppo con noi c’era anche un gruppetto un pò lugubre e acidello che, non so come, deve aver pensato che fossimo tutti sotto l’effetto di droghe pesanti, sia i ragazzi sia i signori che superavano i 60 o 70 anni. Un vero covo di poco di buono! Hanno fatto segnalazione alla polizia di frontiera e, da lì, l’inizio della nostra avventura.
Che poi, non sarebbe nemmeno stato nulla: voglio dire, potrebbe essere anche un modo moderno di passare qualche ora e rendere alternativo un viaggio; il vero problema è che, questa bella trovata, ha portato via a tutti del tempo prezioso da passare a Friburgo.
L’antipatia di queste persone, gli si è ritorta contro, alla fine, primo perchè non hanno in alcun modo potuto intaccare il nostro viaggio, impedendoci di ridere o scherzare dato che eravamo ospiti paganti, non bambini da sgridare; secondo perchè la loro acidità se la sono tenuti all’interno del loro piccolo gruppo. Questo insegna, a chi non ama la compagnia, che certe metodologie di viaggio vanno evitate.
Ma, tornando alle cose belle, pur arrivando tardi a Friburgo, riusciamo comunque a fare una breve visita della vivace cittadina (che poi, alla faccia di quegli acidoni, un paio di anni dopo noi a Friburgo siamo tornati e l’abbiamo visitata con calma…vedi il karma, a volte?).
E’ ormai buio, ma i monumenti illuminati e le decorazioni natalizie, danno al centro storico, alle vie dei negozi e ai vicoletti più caratteristici, un aspetto molto idilliaco. 

Visitiamo la spettacolare cattedrale gotica, la cui costruzione è iniziata alla fine del XII secolo. L’interno, fiocamente illuminato, risulta molto suggestivo, anche se le vetrate le avremmo potute apprezzare molto di più in pieno giorno…Ci “accontentiamo” comunque di ammirare l’altare minore, opera di Hans Holbein il Giovane. Che è un gran bell’accontentarsi, tra l’altro!

Usciamo sulla Piazza del Mercato, dove fa bella mostra di sè l’edificio della dogana, del 1532 che, anche se ancora non posso saperlo, fotograferò con più cura fra qualche anno.

Arriviamo fino alle monumentali Porta degli Svevi e Porta di San Martino, che facevano parte delle antiche mura della città, oltre ad essere uno degli scorci più fotografati di Friburgo…talmente caratteristici da imporre alla famosa catena di fast food Mc Donald’s, un’insegna diversa, più “integrata”, rispetto alla solita giallo accesa!
Prima di risalire in pullman, facciamo un ulteriore passeggiata alla scoperta dei vicoli dagli edifici pittoreschi e negozietti addobbati a festa.
Arriviamo a Strasburgo tardi, appena in tempo per la cena, prenotata in uno dei più famosi locali della città, proprio affacciato sul fiume Ill, l’affluente del Reno che attraversa scenograficamente la località.
Dato che il nostro albergo è all’inizio del centro storico, l’accompagnatrice ci propone di raggiungere il ristorante a piedi, così possiamo godere dello spettacolo di Strasburgo illuminata a festa: devo dire che l’idea è ottima, questo splendore ci sta ripagando delle disavventure della mattinata.

Ed è ottimo anche il ristorante, sia per la cena tipica, sia per l’ambiente accogliente e caratteristico. Se l’inizio di giornata, non fosse stato nel nome “delle indagini dell’ Ispettore Derrik”, oggi sarebbe stato tutto perfetto.

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Il nuovo giorno è dedicato completamente alla scoperta di Strasburgo, fiore all’occhiello dell’Alsazia, un vero e proprio crocevia tra Francia e Germania, che se la sono contesa per secoli.

In particolare, le ultime fasi del palleggio fra le due nazioni, vedono la città resistere ad un assedio serrato da parte dei prussiani, nel 1870, che costrinsero alla resa i francesi dopo un mese di resistenza.
Strasburgo divenne, quindi, parte dell’Impero Tedesco con il Trattato di Francoforte, dell’anno successivo.
La rivincita dei francesi arrivò alla fine della Prima Guerra Mondiale, che ripresero possesso del maltolto; ma, per ostinazione la Germania non mollò la presa e controllò l’area durante anni della Seconda Guerra Mondiale.
Vietato annoiarsi, potrebbe essere un motto interessante…In tutto questo passaggio di consegne, c’è da sottolineare il fatto che l’inno francese, “La Marsigliese”, venne composta proprio qui, nel 1792.
Inutile dire, ironia a parte, che questa sottile linea di confine tra Francia e Germania, ha influito notevolmente anche sulla popolazione, le cui famiglie si sono spesso trovate a dover combattere tra loro su fronti opposti, durante i conflitti.
Ci dirigiamo verso il Parlamento Europeo e la sede della Commissione europea per i diritti Umani, di cui la città è sede dal 1949: la scelta di Strasburgo è dovuta al fatto che si tratta di una città molto aperta e cosmopolita, oltre ad occupare una posizione geografica centrale nel Vecchio Continente.
Ma Strasburgo è anche la città delle cicogne che, da brave furbacchione, si sono stabilite in un luogo bellissimo e sono persino diventate il simbolo di tutta l’Alsazia. E’ naturale vedere nidi di cicogne su comignoli, campanili, torri, ben posizionati in cima agli alberi. Riusciamo persino ad avvistarne una coppia, in un elegante quartiere residenziale! Speriamo ci porti fortuna per il nuovo anno.
Continuiamo con una carrellata di eleganti edifici di rappresentanza, tra cui il Palais du Rhin o Kaiserpalast su Place de la Republique, il Teatro Nazionale e Palazzo dei Rohan, importante sede museale.
Ma, se devo essere sincera, il bello della città di Strasburgo è nel caratteristico centro storico, che sembra davvero una quinta cinematografica, non a caso la Grande Ile, su cui esso sorge, è stato dichiarato dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”.
Si inizia dai Pont Couverts, dominati da quattro torrioni medievali, poi è tutto un susseguirsi di ponti, case a graticcio, angoli caratteristici che si riflettono nei canali, fino a raggiungere quell’agglomerato suggestivo che è l’antico quartiere Petit France, dove vivevano i conciatori, che utilizzavano i bellissimi tetti a spiovente per far essiccare le pelli, ma anche pescatori, mugnai.

Insomma era la zona dedicata ai lavoratori, quella più trascurata, dove si sentivano rumori e odori fastidiosi. Oggi, invece, sembra di essere in un libro di fiabe dei fratelli Grimm, nonostante si tratti di una fedele ricostruzione dovuta al fatto che, durante la guerra, qui andò tutto distrutto dai bombardamenti.

Ci si sposta a ripetizione fra un vicolo più bello dell’altro, ci si perde in un tripudio di continuo stupore, anche perché le decorazioni natalizie, in città, non sono solo di accompagnamento, invadono e riempiono i vicoletti così come le grandi piazze.
Raggiungiamo l’immensa Cattedrale di Nostra Signora di Strasburgo, che sorge sull’omonima piazza, per la visita guidata.

Siamo davanti ad un’eccellenza architettonica, vero e proprio metro di riferimento per altri edifici religiosi in tutta Europa. Iniziata nel 1015, in stile romanico, fu poi portata a termine secondo i canoni dell’arte gotica, utilizzando la pietra dei Vosgi, che le dà quel colore rossiccio molto caratteristico.
Il progetto della cattedrale non fu mai portato a termine e lo si può immediatamente notare: se io fossi Jerry Scotti, che presenta “Chi vuol esser milionario?”,  chiederei subito “E DA COSA SI NOTA?”.

Ma, dato che sono solo la Claudia, che scrive la propria esperienza di viaggio, vi dirò che la mancanza di una delle torri della facciata, può essere già un buon indizio…Alla fine, comunque, questa asimmetria, ha reso inconfondibile l’immagine della cattedrale.

L’interno è superiore alle aspettative con ben tre organi, il rosone che riflette completamente la luce esterna, un tripudio di vetrate istoriate e splendidi archi a sesto acuto, un vero e proprio inno al gotico.

Avvicinandosi a presbiterio e transetto, invece, si nota l’impostazione romanica. Ma, punta di diamante della struttura è l’immenso orologio astronomico meccanico, bellissimo con le varie pitture e sculture in legno: presenta un astrolabio, un calendario perpetuo e la statua della Vergine col Bambino davanti cui si inginocchiano i Magi, allo scoccare delle ore. Infatti, questo orologio viene detto “dei Re Magi”.
Affascina particolarmente la simbologia delle figure che sfilano a rappresentazione del passare del tempo, unita ai significati religiosi con le immagini degli Apostoli, fino al variare dei giorni della settimana rappresentati dalle divinità. Particolarissimo il Globo celeste con più di 5000 stelle, che colloca la Terra al centro dell’universo con la volta stellata che gli gira intorno.
La cosa non deve sorprendere: se, infatti, questo orologio è stato costruito tra il 1352 e il 1354, ha subito vari rimaneggiamenti e ristrutturazioni nei secoli; di conseguenza il Globo rappresenta quelle che sono visione e conoscenze astronomiche del ‘500.
Terminata la visita, usciamo sulla Piazza della Cattedrale, dove ancora ci sono i bellissimi mercatini natalizi e, mentre con alcuni compagni di viaggio cerchiamo un posto in cui mangiare un panino, possibilmente al caldo, ne approfittiamo per ammirare i bellissimi edifici che si affacciano su questo elegante salotto, come la storica Maison Kammerzell, uno spettacolare edificio del XVI secolo, che apparteneva a facoltosi commercianti cittadini, i quali abitavano ai piani superiori, e svolgevano le proprie attività a piano terra, dove arcate e portici riparavano le merci.

Continuiamo la passeggiata fra vicoli che sembrano la rappresentazione di un suggestivo inverno di cristallo, fino a che troviamo una panetteria dove pranzare seduti, al caldo, prima di dirigerci sul lungo fiume, per regalarci un giro in battello attraverso i canali della città.

E’ un’esperienza imperdibile, qui a Strasburgo, grazie al tetto panoramico si può godere di ogni singola veduta e riflesso, con spiegazioni date attraverso delle cuffiette, il tutto in maniera lenta e tranquilla. Un sogno.

Quando termina la nostra esplorazione fluviale, ritorniamo in una città che, con l’arrivo della sera, si sta lentamente illuminando. E’ una visione d’ insieme paradisiaca: immagini, colori, suoni, profumi, creano un momento molto suggestivo.

Nonostante io non mi senta bene, visto che la senape nel panino ha minato drammaticamente il mio stomaco, decido di stringere i denti, perché non voglio rinunciare ad un secondo di questa esperienza. Per fortuna un tè caldo sistema lentamente il mio malessere, permettendomi di godere appieno di Strasburgo all’imbrunire.

Torniamo in hotel solo per fare una doccia veloce, prima di incontrarci col resto dei compagni di viaggio per una cena in centro. Anche questa volta ci viene proposto un bel locale tipico dove atmosfera e compagnia sono talmente piacevoli che, per terminare la serata, andiamo in un localino intimo e caratteristico a bere un metro di birra: un ceppo di legno da un metro, con infilati dieci bicchieroni di birra! Peccato che io non possa partecipare all’evento, visto il malore del pomeriggio, ma lascio a Daniele l’arduo compito di tenere alto il nome del nostro duo!!!

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L’ultimo giorno del 2006 ci accoglie col sole e questa è un’ottima notizia, dato che andremo a Colmar e percorreremo un tratto di Strada dei Vini d’Alsazia fino a Eguisheim
Se Strasburgo è un incanto, Colmar non ha nulla da invidiarle. Non esagero dicendo che, quello che sta colpendo le nostre retine in questi giorni, ci sta dando una gioia incontenibile.
Stiamo veramente toccando luoghi che sono talmente fuori da tutto ciò che si può normalmente vedere, per edifici, colori, caratteristiche suggestive, che sembra di passeggiare all’interno di un sogno felice. 
Colmar, ad esempio, non è solo la capitale del Vino d’Alsazia e città che ha dato i natali allo scultore Bartholdi, che progettò la Statua della Libertà, è soprattutto un luogo di una bellezza assoluta.

I punti focali di Colmar sono: le architetture a colombages, le case colorate che noi comunemente conosciamo con la dicitura a “graticcio”; i vicoli e i canali; le decorazioni natalizie e le bancarelle del mercatino; la cosiddetta “Piccola Venezia”, con le belle casette che si affacciano sui canali specchiandosi sulle acque; il quartiere dei conciatori, completamente rivalutato e ristrutturato; le Koifhus, antico edificio del 1480, che ospitava la Dogana; la Maison Pfister un vero e proprio simbolo della città; la gotica Collegiata di San Martino.

Trascorriamo a Colmar alcune ore piacevolissime, fra visite guidate e passeggiate tra le bancarelle dei mercatini, dove ne approfittiamo per pranzare con degli hot dog caldi e vin brulè.

E’ tutto talmente bello che, quando viene il momento di ripartire, ci dispiace davvero lasciare questo paese delle fiabe.

Non fosse altro che, quando arriviamo a Eguisheim, dopo aver attraversato la lussureggiante campagna alsaziana, le mandibole ci cadono per lo stupore. Un villaggio che, se non sapessimo di essere in Francia, daremmo per scontato essere un parco tematico con ricostruzione di edifici tipici. Invece è tutto vero!

Ci sono poche persone, rispetto Strasburgo e Colmar, di conseguenza l’effetto è ancor più destabilizzante, perchè sembra un paese delle bambole.
Pensate ad acciottolati vicoli senza tempo, casette basse tutte colorate, con il tipico graticcio in legno, cortiletti e piazzette che si aprono con al centro dei fontanili, l’antico castello dal quale, per la forma e il colore, non mi stupirei di veder spuntare Barbie e Ken, piccoli ristorantini, qualche sporadico negozietto ed enoteche che vendono i rinomati vini locali.

Il tutto esaltato dalle decorazioni natalizie. Anche la persona più insensibile rimarrebbe basita davanti a tanto splendore!

Non avendo in programma la visita guidata, passeggiamo da soli per il paese anzi, essendo tutto così calmo e idilliaco, il gruppo si disgrega momentaneamente: in un villaggio così fuori dal tempo è giusto che ognuno prenda il proprio ritmo e segua il labirinto di stradine come meglio crede. Noi dopo un lungo giro esplorativo, entriamo in un’enoteca per assaggiare ed acquistare dei vini.

Rientriamo a Strasburgo giusto in tempo per fare una doccia e prepararci, prima di andare in un ristorante del centro a festeggiare l’arrivo del 2007.

Trascorriamo una serata memorabile, davvero bellissima, col gruppo, con la nostra accompagnatrice, con i due autisti, fra deliziose portate, tantissime risate e troppi vini che, sommati al brulè e agli assaggi del pomeriggio, creano una miscela interessante nelle vene.
Proviamo anche a fare una sosta in piazza, per vedere se è possibile muoversi in sicurezza per il centro storico. In realtà il rischio che ci piovano addosso petardi e fuochi è troppo alto, perciò torniamo cantando e ridendo in hotel.
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Questo primo Gennaio 2007, per noi, sarà interamente dedicato al viaggio di rientro in Italia: lasciamo l’hotel all’alba, dopo un minimo sindacale di ore di sonno.
Non è il massimo lo so, ma domani, alcuni di noi, fra cui la sottoscritta, devono rientrare al lavoro, pertanto non è stato possibile scegliere un tour con date diverse.
La sola cosa che conta, alla fine, è essere partiti ed avere “drogato” i nostri occhi di immagini indimenticabilmente belle e suggestive, la nostra mente di ricordi vividi (sono passati nove anni, eppure sono ancora qui a provare le emozioni di quei giorni), il nostro cuore  di gioia e divertimento.
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Consigli utili
-Attenzione ai compagni di viaggio, se siete in gruppo. Qualcuno potrebbe scambiarvi per sordidi spacciatori se dimostrate troppa allegria… A tal proposito voglio suggerire, per riabilitare la propria immagine, di adottare il metodo di protesta scelto dai nostri ragazzi, ossia occupazione! Tradotto in fatti, ci si siede davanti al pullman impedendogli di partire. Bando agli scherzi: scegliere un viaggio organizzato, comporta convivenza; scegliere solo se portati per questo tipo di esperienza.
-Vin Brulè, punch, sidro di mele corretto, assaggi di vini bianchi-rossi-rosati, spumanti, ammazzacaffè, devo continuare? Tutto ottimo, ma fate pace con Bacco prima di ingurgitare il tutto, altrimenti sarete talmente alcolici da rischiare di diventare personalmente il fuoco d’artificio di inizio anno.
-Una cosa che ho imparato in questo viaggio, è una verità che voglio riportare per i posteri: tartassare l’accompagnatrice con ogni sorta di scherzo, potrà anche farvi spanciare dalle risate ma, la poveretta, fra “manifestazioni di protesta”, “controlli doganali” e “birbate varie”, potrebbe aver bisogno di un lungo periodo di cura per riprendersi, una volta tornata a casa. E non è un bel modo per farle iniziare l’anno.

Claudia B.

2 commenti

    1. Esatto Tizzi, l’Alsazia è il prototipo stesso dei libri di fiaba che diventano realtà. Paesini che ricordano veramente quelli delle fiabe. Al punto da sentirsi costantemente disorientati (in senso positivo), perché è come se il divario tra immaginario e vita di tutti i giorni non esistesse più!
      Premettendo che davvero tutti e tre sono di una bellezza incredibile, il mio voto va senza dubbio a Eguisheim. Un villaggio da cartolina, che ho avuto la fortuna di trovare praticamente deserto, nonostante fosse il 31 dicembre.
      Ti abbraccio,
      Claudia B.

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