Per tante persone, la cosiddetta “vita da aeroporto” è un peso. Una sorta di condanna che, francamente, non ho mai capito. Sarà che sono una tipetta forse più semplice di quanto non dia a vedere ma, e qui vi prego di non prendermi per i fondelli, reputo un onore fare vita da aeroporto!
Tra me e gli aeroporti, è una vera e propria “liaison d’amour”. Non solo perché aeroporto, nel mio caso, fa rima con viaggi (Dante, non fare quella faccia: è una rima metaforica!), ma anche perché prendere un aereo, è stata una vera e propria conquista.
Chi ormai mi segue da un pò, sa che ho dovuto sudare sette camicie, più quelle del vicino, per convincere la seconda metà del blog a salire su un aereo, riuscendoci solo nel lontano 2008 (ne ho scritto qui). E, ancora oggi, vorrei mostrarvi con quanta “morte nel cuore e nello sguardo”, tra Gennaio e Febbraio il buon Daniele arriva a casa, porgendomi il “triste specchietto” del piano ferie e reperibilità, che coincide con la prenotazione del volo. Espressioni di malessere, odio verso l’intera umanità e di intensa rassegnazione, che non mi inteneriscono minimamente. Eddài, prenoto un viaggio, mica un un turno di dodici mesi in miniera!
Il 2017, in particolare, è stato l’anno più difficile per la seconda metà del blog: nemmeno un piccolissimo turno della reperibilità, ad interrompere ferie e ponti. In pratica, ha dovuto accettare la propria sorte, senza avere voce in capitolo. Infatti non mi ha rivolto la parola per una settimana, dopo che ho cliccato “prenota” sul sito di Emirates…
In realtà, il rapporto con gli aerei di Daniele, non è poi così brutto come potreste pensare. Il problema è che lui deve sempre lamentarsi di qualcosa, interpretando il personaggio annoiato, scorbutico, lamentone…ah no, scusate, questa in effetti è proprio la sua descrizione! Ma, per sua fortuna, ha me! Io si, che so perfettamente di cosa ha bisogno per essere allegro: un bel viaggio lungo, dove si visita tanto, si dorme poco, si mangia ancor meno e si torna a casa con ricordi bellissimi. Non a caso, il motto di mio marito è: “Almeno al lavoro mi rilasso”. Non ho mai capito il senso, di questa frase sibillina…
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Vita da aeroporto: nell’attesa del viaggio, io li sogno!
Non ditemi che a voi non succede! Non ci credo nemmeno se me lo scrivete, che sono la sola a passare otto mesi in attesa della partenza, sognando aeroporti, check-in, controlli di sicurezza e bagagli. Sogno che, spesso, si trasforma in incubo, nel punto in cui dimentico a casa la reflex, il passaporto oppure i soldi. A volte mi sveglio la mattina, molto più stanca di quanto non lo fossi la sera prima!
Eppure, c’è qualcosa di magico in tutto l’iter che si segue, una volta scesi dalla navetta, davanti all’ingresso dell’aeroporto. Io vivo quel momento con immenso orgoglio, come se avessi vinto contemporaneamente Superenalotto e Lotteria di Capodanno. Non è solo una questione del viaggio che mi attende. Il fatto è che io, Claudia, sono lì in attesa di salire su un volo per una meta scelta con amore! O forse dovrei dire, per una meta da cui io, sono stata scelta.
Ecco, per me l’aeroporto è il luogo da cui iniziano tutti i sogni…Ho sempre avuto la sensazione fortissima che, in un aeroporto, con un passaporto in mano, il mondo sarebbe stato letteralmente a mia disposizione.
Quando dico che entrare in un aeroporto e ottenere un passaporto sono azioni che reputo delle vere conquiste, lo dico per un milioni di motivi. Credevo davvero che queste per me, non sarebbero mai state due realtà possibili. Mettiamoci la fortissima reticenza iniziale di Daniele, i lavori del cavolo mal retribuiti che ho sempre svolto, ma onestamente avevo smesso di crederci. Salvo poi comprendere che, nella vita, c’è davvero sempre una speranza.
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Vita da aeroporto: viverne ogni sfaccettatura.
Grandi, piccoli, medi, ogni aeroporto per me è il raggiungimento di un obiettivo. Amo quelle porte scorrevoli che mi permettono di entrare nel cuore del sogno, amo persino i carrellini che si bloccano sempre su un lato (ma perché, poi?), amo i mega schermi che mi fanno vedere l’avvicinarsi del mio volo, mentre l’adrenalina sale ed è impossibile fermarla.
Adoro persino il momento del check-in, non mi turbano i controlli di sicurezza ma, detto fra noi, se riuscissi a smettere di suonare ne sarei più felice. Adoro i profumi che escono dai negozi e dai ristoranti. Adoro camminare senza meta, in attesa del decollo, osservando prodotti che non acquisterò mai. Amo talmente tanto tutto questo che, venerdì scorso, ho trascorso la serata guardando video di aeroporti e decolli su YouTube. Si, l’ho fatto sul serio. E mi sono emozionata come se fossi stata lì, a vivere quei momenti. Ho provato il brivido, le farfalle allo stomaco, l’emozione incontenibile di prepararmi alla partenza.
Anche perché, al viaggio di Agosto, manca davvero poco: solo una manciata di giorni dopo un’attesa di otto mesi, che sento premere più o meno in tutto il corpo. Cavolo, ci credo: è praticamente il periodo di una gestazione! Poi, sapete, questo viaggio, che per me è un grande voto di fiducia, nel senso che è una meta di cui non si possono gestire prenotazioni e spostamenti dall’Italia, è anche quello che vedrà esaudirsi uno dei miei più grandi desideri: volare con l’A380 di Emirates. Quando ho premuto su quel “prenota”, ho pianto due giorni pensando al fatto che io, io che nemmeno dovevo salire su un aereo, stavo per lasciarmi portare dal gigante dei cieli, dall’altra parte del mondo (o quasi)!
Per qualcuno volare potrà essere la normalità. Fare vita da aeroporto una piaga. Per me è l’orgoglio di dire: ce l’ho fatta. E’ la sensazione profonda, di emozione mista ad adrenalina. E’ il sorriso che mi spunta sulle labbra, quando mi siedo in auto per raggiungere Bologna o Milano. A quarant’anni, se continuo così, avrò certe rughe che Nonna Papera in confronto sembrerà una neonata. Ma come si fa a non tradurre in sorrisi, quella gioia incontenibile che ti parte dallo stomaco?
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Vita da aeroporto: quando il passaporto diventa il logo del blog.
E’ stato gentilmente contestato, criticato e definito banale. Ma nessuno, mai, ha provato a chiedermi: “Claudia, perché hai scelto due passaporti, come logo del blog?”. Ritorniamo sempre al discorso di prima: ciò che per te è scontato, forse per me è una conquista. Non è un caso che, il logo di Voce del Verbo Partire, sia nato nel Febbraio 2016, quando abbiamo fatto la richiesta per il passaporto.
Cari tutti, ci ho messo la bellezza di 35 anni, per ottenere il passaporto, quell’oggettino cartaceo, per fare il quale ho risparmiato tre mesi: secondo voi, posso avere il sacrosanto diritto di festeggiarne il momento? Di fare del passaporto, sognato, agognato, desiderato con tutto il mio cuore, il simbolo del blog nel quale ogni giorno butto sangue e vista? Direi di si.
La banalità, secondo il mio modestissimo parere, finisce laddove inizia la storia di una conquista altrui. Il passaporto per me, insieme all’aeroporto, sono il binomio che mi permette di avere il mondo a disposizione.
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Vita da aeroporto: “cielo…sto per partire”!
Finalmente ci siamo, il mio giorno tanto atteso, si sta avvicinando sempre di più. La meta di cui ho parlato solo con alcuni blogger, è ormai alle porte. Parenti, amici, conoscenti, non sanno di nulla di quella che sarà la nostra destinazione, perché non avrebbe senso informarli. Non mi va di vedere l’invidia nei loro occhi, di sentirmi dire le solite cose, tra le quali “viaggiate adesso che non avete figli” (al riguardo mi sono sfogata in questo post), come se sfornare pargoli fosse un obbligo o, ancor peggio, il vero motivo per cui si smette di viaggiare. Mi viene persino da ridere, considerando i tantissimi blog di viaggi con bimbi, che io stessa leggo e, pensate, raccontano il contrario…
E allora basta. Basta dover condividere le mie mete, con gente che non capisce. Basta invidia, basta spiegare che, se ci possiamo permettere di viaggiare, se non abbiamo mai smesso di farlo dal 2002 ad oggi, è perché rinunciamo ad altro. Basta sguardi che dicono tutto, fuorché un sincero “assaporate ogni istante”.
Voglio godermi ogni attimo di attesa. Arrivare a Malpensa col cuore in gola e le lacrime agli occhi, come ogni volta. Entrare nel mio “forziere dei sogni”, ed imbarcarmi sui due voli che mi condurranno lontano da qui. Prima, però, desidero vivere appieno la vita da aeroporto, tra chiamate, corse, pesi, profumi, tabelloni e decolli. Si, voglio stare col naso attaccata a quella immensa vetrata, con la bocca spalancata come un bambina di due anni, a perdermi con sguardo affascinato nella magia di quei giganti alati, che sfidano qualsiasi regola, volando nel cielo come delicate farfalle.
E poi, al colmo dell’emozione, quando sarò seduta in aereo, con la cintura allacciata ed il cuore che mi esce dal naso (il mio non si ferma alla gola), so cosa accadrà. La mia mente perversa, andrà a quel giorno di agosto del 2015, al volo Iberia che ci stava portando alle Canarie. E mi chiederò, con grande curiosità: che cavolo avrà pensato la mosca salita con noi in aereo a Madrid, una volta scesa a Tenerife?
Claudia B.
Io non amo molto gli aeroporti! Devo ammetterlo!
O meglio, mi piacciono perché sono il punto di partenza di ogni grande viaggio, perché la vita scorre frenetica come in una terra di mezzo ed è per questo che mi rilasso e mi godo l’aeroporto più quando devo andare a prendere qualcuno rispetto a quando devo prendere io un aereo.
Ho paura di volare, questo ormai è chiaro!
Quindi il mio solo pensiero è sempre “oddio, andrà tutto bene? arriveremo vivi? che ansia!” e non mi godo pienamente il pre viaggio.
Mi è capitato però un paio di volte di viverlo da spettatrice e mi affascina tantissimo così come mi affascina poi viaggiare.
Togliendo l’ansia è tutto molto più bello! 😀
Ammetto che sto ridacchiando ma, aspetta prima di mandarmi a quel paese, ti spiego perché. All’affermazione “Ho paura di volare, questo ormai è chiaro”, ho pensato: nooooo! Nel senso che ad esempio io ho il terrore di decollare, per cui in un ipotetico viaggio insieme, noi due saremmo quelle in ginocchio a dire il rosario. Ecco il perché della risata di cuore!
Detto questo, ammetto che anche io, in almeno tre occasioni, ho vissuto malissimo il “momento aeroportuale” che, in genere, tanto amo. La prima volta che ho preso l’aereo, ero così terrorizzata che non capivo più nulla. Il vuoto cosmico! Poi, di nuovo anni dopo, all’andata per Minroca nel 2013 e all’andata per le Azzorre nel 2014. Ma solo perché nel 2013 mentre andavamo in aeroporto, ci ha sorpresi una bruttissima tempesta, per cui sono arrivata col terrore a mille per il tempo. L’anno dopo, solo durante il primo volo fino alla città di scalo, ero tesissima, in ricordo della partenza del 2013. Diversamente amo tanto quel bel crocevia di storie e viaggi, me lo godo con grande profondità!
Vivere l’aeroporto in attesa di altri, di certo rilassa di più. Ma io che sono ingorda, penserei tutto il tempo: “Perché loro partono e io no?”.
Un abbraccio Lu,
Claudia B.
Come ti ho già detto, adoro gli aeroporti, come adoro tutti i non luoghi.
Per me l’attesa del volo è già viaggio stesso, arrivare in aeroporto, bere il caffè, fare una passeggiata, passare i controlli di sicurezza…
e come ti ho detto il pavimento di tanti aeroporti spesso mi è servito da letto. Solo nell’ultimo anno ci avrò dormito almeno 5, 6 volte. 🙂
È proprio la vita da aeroporto, con tutte le sue sfaccettature, che fa parte del viaggio! Non solo il volo, ma proprio il trascorrere quegli attimi in cui ti dici: okay, ora si parte davvero. Godiamoci ogni istante….anche sette ore di scalo notturno a Dubai, passata dormendo sulle sedie! Poltrone o pavimento, l’importante è adattarsi, ma soprattutto viaggiare!
Un bacio,
Claudia B.
Leggendo questo post mi sono sentita meno sola,un pò meno “caso clinico” :-).
Perché, pure io, entrando in aeroporto provo una tale euforia, ma di quelle buone, capace di farmi sentire finalmente bene, colma di entusiasmo ed energia.
E perché,pure io, entrando in un aeroporto sono in grado di commuovermi. Sì, lo ammetto, sono strana!
Alice
Un po’ meno caso clinico ?? Eh, allora siamo ambedue da ricovero Alice! Ma come si fa a contenere la gioia? Io proprio non ci riesco! Mi sento così fiera e colma di felicità, che se non lo traduco in lacrime, rischio di esplodere!
Teniamoci la nostra bellissima stranezza ?!
A presto,
Claudia B.
Claudia è bello sapere di non essere soli a fare incubi pre-partenza: io puntualmente sogno di dimenticarmi la reflex.
Mi piacerebbe vivere il momento dell’imbarco come lo vivi tu, per me non è cosi. Io non vedo l’ora di salire su quell’aereo e solo dopo esserne uscita inizio a sorridere a 32 denti.
Mi emoziona il tuo stato d’animo, veramente. E’ cosi bello!
E mi hai fatto troppo ridere raccontando l’incubo di tuo marito, povero! Sono sicura però, che sulla via del ritorno non fa altro che ringraziarti, vero?
PS il volo Emirates… spettacolo!!!
Magari Cri! Sulla via del ritorno non fa altro che ridere a 32 denti, perché finalmente si ricongiungerà con il suo amato divano ?! Nelle foto più rappresentative dei nostri ritorni, ci sono lui super sorridente ed io in lacrime! Te pensa che coppia…
Quindi anche tu sei una compagna di reflex! Nel senso che sogni di scordarla! Che incubo, soprattutto perché poi il sogno prosegue con me, che faccio foto orrende con la compatta. Si può essere più pittoreschi di così?
Grazie per aver apprezzato il mio sfogo sentimentale sulla vita in aeroporto, ed aver condiviso le tue emozioni. Anche se spero che anche tu riesca a vivere con maggiore serenità quei momenti: dai, prova a tirare un sospirone e buttati nella mischia ??!
Un abbraccio,
Claudia B.
Ah l’aeroporto.. crocevia di storie, gente che si lascia e che poi si incontra, speranze che stanno per decollare, i pensieri a mille! Quando arrivo in aeroporto penso sempre “finalmente ci siamo”, è il momento in cui il viaggio diventa reale.
E permettimi un pensiero sul tema figli, anche se ancora non ne ho.. trovo folle che ci siano persone che credono che la vita debba cambiare in peggio.. ne ho sentite di tutti i colori.. scordati le cene fuori, l’aperitivo con le amiche, i viaggi all’estero, un buon sonno.. l’unica a quale credo è quella del “buon sonno” 🙂 🙂 Si tratta di cultura familiare, cosa ci può essere di meglio per un bimbo che capire che esistono meraviglie oltre l’uscio di casa?
Un bacio!
Francamente lo reputo il modo migliore per farli crescere. Il dono più bello che gli si possa fare: regalargli il mondo!
Le persone che parlano, si rifanno ad un retaggio del passato. Ma la cosa peggiore, secondo me, è il fatto che stabiliscono per principio, che anche tu dovrai fare le stesse scelte.
Odio questi atteggiamenti, perché nessuno può arrogarsi il diritto di dire cosa tu farai, nella tua vita.
Ho visto bimbi fare vita da aeroporto, con un entusiasmo incredibile! Ecco, direi che forse tante persone dovrebbero assorbire un po’di quello stesso entusiasmo ed applicarlo alla propria vita, invece di sparare a caso su quella degli altri!
Nel frattempo, io voglio godermi ora e sempre, quella spettacolare porta sul mondo!
Claudia B.
Ho letto il tuo articolo e adesso sarò col muso tutto il giorno… (scheeeeerzo)
Io proprio come te AMO gli aeroporti. Di solito 2-3 volte l’anno riusciamo a salire su un aereo per un volo a breve raggio durante un ponte, ma quest’anno a Pasqua siamo andati in auto, per le ferie andremo in auto… devo aspettare novembre per mettere di nuovo piede in un aeroporto, tristezza 🙁
Io sono sempre organizzatissima, mi porto tablet con i film, libri, riviste, musica… ed ovviamente passo in rassegna i negozi. È difficile che mi annoi nell’attesa del volo, mi scoccio solo ad aspettare un’ora prima in fila (ma mi sale l’ansia che non ci sia posto per il bagaglio se non lo faccio, e comunque aspetto che qualcuno la inizi) ed ai controlli cerco sempre di sbrigarmi per non causare fila, anche se gli altri se ne fregano altamente…
Di voli a lungo raggio non ne ho mai fatti al momento, il mio massimo sono 4 ore. Ne parlavamo proprio ieri con Pavel, quando per la millesima volta gli ho detto che dovremmo cominciare seriamente a risparmiare per andare a New York e coronare il mio sogno di una vita… lui preferisce fare viaggi più vicini e numerosi che uno grosso lontano. Ti giuro che tra il suo essere testone e il problema soldi, ci sto perdendo la speranza…
E comunque anche a me attaccano la pezza a casa, anche con la storia dei bambini. E CHE PALLE si può dire??? Un bacione ganzetta!
Tu puoi! Puoi dire tutto quello che vuoi! Ad esempio ‘che palle’, sul mio blog, è sempre ben visto ?
Stavo riflettendo sulla questione bimbi. Se la risposta da ora in poi fosse: “Ebbasta! Ce ne sono fin troppi di ganzini”!!! Ahahahah! A noi questa storia, ci sta sfuggendo di mano…
Ora io capisco pienamente te. Già attendere fino a novembre, il prossimo momento di vita da aeroporto, è lungo. Dopo i miei otto mesi inizio a vedere doppio. Ma se ci si mette anche Pavel, proprio non ci siamo. Comprendo che lui preferisca vedere qualcosa in più, ma a volte vale la pena scendere a qualche piccolo compromesso, per mete più impegnative. Perché il compromesso, lo garantisco, c’è!
Noi ad esempio, più di un volo all’anno non lo prendiamo. Non solo perché investiamo molto in quello di agosto, ma anche perché Dani non riesco a caricarlo su due. Ma questo è un nostro personalissimo problema. Che non deve essere il vostro!
Diciamo che le tratte lunghe non sono economiche, ma soluzioni per non svenarsi esistono. Questo è certo!
Quindi Celeste non demordere, che il tuo sogno si avvererà presto. Vedrai che anche Pavel si convincerà!
Bacioni,
Claudia B.
Anche per me l’aeroporto è un luogo magico. Fin da bambina andavo ad aspettare i miei zii che arrivavano dalla Scozia per fare le vacanze qui da noi ed invidiavo tutti quei viaggiatori. All’epoca il viaggio era un po’ meno alla portata di tutti ed il mio primo volo l’ho fatto a 25 anni proprio per andare da loro. Ora con le low cost si va ovunque spendendo relativamente poco 🙂
Sai che mi hai fatto tornare in mente questo particolare, che mi riporta dritta all’infanzia, su quanto fosse molto più difficile viaggiare in passato? In effetti, quella volta si guardava ad aeroporti, aerei, viaggiatori, come a creature mitiche!
Per fortuna ora, facciamo parte noi stesse di quella categoria ?
A presto,
Claudia B.
Bellissimo post Claudia!
Concordo sul fatto che gli aeroporti sono magici, sono l’attimo del distacco da ciò che lasciamo e l’abbraccio verso il luogo in cui voliamo. Nel tram tram delle frenetiche giornate, tra tempi stretti, valigie e tante cose l’arrivo in aeroporto è il momento in cui tiriamo il fiato; sarà questo il motivo per cui è sempre quando siamo in aeroporto che ci ricordiamo di aver dimenticato A, B, C… My God! Santi duty-free… nei quali solitamente sono convenienti i profumi 😉
Arrivano le farfalle nello stomaco quando iniziano i vari controlli di routine. Quello è il momento in cui il sogno diventa tangibile e nessuno te lo può più portare via.
Ti auguro buon viaggio, buon divertimento un po’ di relax, se ce la farai a stare ferma 🙂 .
PS. per quanto riguarda la questione dei bambini ti dirò la mia esperienza. Col primo figlio quando aveva due mesi e mezzo sono partita da Brescia in auto e sono andata a L’Aquila e poi quando aveva 4 mesi l’ho portato a Creta. Quest’anno, due bimbi, andiamo a Cuba, uno di 2 anni e 4 mesi, l’altro 11 mesi. Pazzi? Per qualcuno si. Sarà difficile e ovviamente sarà un viaggio dedito alla famiglia e alla tranquillità, ma perché rinunciare? La gente lasciala parlare…
Un bacio 🙂
Elisa, ma che bella la tua testimonianza! Io vorrei che, tutti quelli sempre pronti a sparare perle di saggezza non richieste, leggessero queste tue parole.
Il problema, come dicevo in un precedente commento, è che spesso le persone si augurano, ti augurano e danno per scontato, che tu farai le stesse loro scelte.
Eh no! Ogni vita e caso va a sé, dipende da tanti fattori! Dipende anche da quanto una cosa ci appassiona. A meno che non ci fossero motivazioni serie, non ho mai visto genitori viaggiatori smettere di viaggiare, una volta arrivati i bimbi! Chi smette… secondo me non ha mai iniziato.
Elisa, anche io ti auguro di vivere appieno ogni istante del vostro viaggio! Saranno momenti speciali, di emozioni vere e crescita per tutti. Voglio dirti che state regalando ai vostri piccoli, una delle esperienze più belle del mondo ?
Ti abbraccio forte,
Claudia B.
Bellissimo Claudia. Bellissimo. Ci sono delle frasi qua e là che sono pura poesia, dichiarazione d’amore che per noi, comuni mortali, sono sempre la realizzazione di agognati sogni a cui tentare di ambire almeno una volta l’anno. Almeno una dico, tra tutte le problematiche di soldi, ferie, permessi. Mi sono commossa, davvero. Comprendo bene quello che hai scritto. Fortuna che con la storia della mosca mi è venuto un bel sorriso. Sai, me lo chiedo sempre anche io. Penso pure che sia un bello spunto per inventare una di quelle storie per bambini che da tempo la mia mente non immagina più.
Poi scusa, che è sta storia del logo e bla bla. Bò, a me basta addirittura la faccetta di me trasformata in disegnino e scusa ma no, non sono assolutamente concorde sulla questione del nome del blog. Altro non mi disse la mia piccola amica se non che era un bel nome per un blog. Se lo ricordava anche a distanza di tempo eh! Comunque brava, bravissima. Adoro questo post. Bacissimi.
Grazie Tiziana ???!!! Non sai che gioia leggere le tue parole, sentire il tuo entusiasmo verso questo post e i pensieri che ho condiviso.
Sai che ogni tanto, amo poter render il mio blog un diario a tutti gli effetti, dove esprimo semplicemente me stessa, tutto quello che mi passa per la testa. È una cosa bella, perché poi posso confrontarmi con voi viaggiatori, ascoltare i vostri pensieri. Tornare a sentirmi normale, nel senso che trovo tanti punti in comune e spunti di riflessione.
Tra l’altro voglio ringraziarti tanto, per quello che hai scritto sulla questione logo e nome blog. Non posso negare che a suo tempo ci rimasi male Tizzi, perché a me piacciono entrambi. Non sono un capolavoro, certo, ma sono miei, li ho scelti e creati io con tutti i miei limiti, ma anche con tutto l’amore di cui sono capace.
Il tuo logo Tiziana, sai che lo reputo stupendo. Così come il layout del tuo blog. Te l’ho detto quando abbiamo iniziato a seguirci, te lo confermo ora.
Per il resto, godiamoci appieno le sensazioni stupende legate alla vita da aeroporto. Assaporiamo ogni istante sin da ora. Nutriamoci di queste emozioni, che ci riempiono di felicità ?
Ti abbraccio forte,
Claudia B.
Quanto di me ho riconosciuto in questo post Claudia! Tutte le emozioni che descrivi le provo (e le proviamo tutti) anch’io che mi sale un nodo in gola solo al vederlo un aereo piccolo piccolo in cielo con la sua scia! Pensa che periodicamente gli aeroporti organizzano tipo la giornata con “le porte aperte”, almeno a Napoli lo fanno. Mi sto dannando l’anima perchè ne ho perse già due! Mi piacerebbe tantissimo assaporare l’aria dell’aeroporto senza l’ansia o lo stress prepartenza in modo da curiosare ingiro dove di solito non ci accosto. Ma poi riflettendoci mi salirebbe l’angoscia per vedere la gente che parte per davvero e io no… Eh lo so non mi accontento mai! C’è solo un’occasione in cui l’aeroporto lo odio: al ritorno. Tu mi devi vedere, mi cala un’ombra sul viso che sembro una vedova inconsolabile (sieee!) 😛 Ma scusa, chi si è permesso di giudicare il tuo logo? Allora a sto punto parlo anch’io: secondo me è troppo piccolo lo DEVI INGRANDIRE che si veda ancora meglio, alla faccia di chi lo ha criticato 😉 Ah dimenticavo, quanto odio dirlo ai parenti tu non hai idea. Guarda ho più piacere ad avvisare la Farnesina con ViaggiariSicuri che dirlo ai parenti gufacchioni! 😛
Almeno la Farnesina ha un senso ???! Invece non è chiaro quello dei parenti gufacchiotti!
Quindi tu dici che dovrei proporre un logo in 3d, 50 pollici? Sai, potrebbe essere un’idea. Non immagini Dani, come ci sono rimasta male quel giorno. Perché d’accordo, non sarà innovativo, ma per me è un orgoglio e ha un senso preciso. Ho tralasciato di dire che, in quello stesso contesto, qualcuno mi ha criticato anche il nome del blog. Si trattava di una valutazione generale, per capire come migliorare il sito.
Ora, devo dire che tanti consigli sono stati utili e li ho messi in pratica. Ma cambiare il nome? Davvero? Ammesso e non concesso che io voglia modificarlo, e non voglio, mi ci vedi a fare 226 redirect? Mah…forse prima di dare una valutazione costruttiva, bisognerebbe pensare un po’ di più, pensando al senso della parola “costruttivo”.
Alla fine è vero che ho rifatto il logo…ma solo per renderlo meno fumettistico. Passaporti erano, passaporti resteranno!
Oddio Dani, ma che bella la giornata a porte aperte! Premetto che, ancora prima di proseguire nella lettura del tuo commento, ho pensato la stessa cosa: che amarezza, però, non partire alla fine. Diciamo che l’apprezzerei di più con un biglietto aereo già prenotato, oppure in prossimità di un viaggio. Voglio informarmi per sapere se la fanno anche da noi. Non immagini quanto mi piacerebbe partecipare!
Buona serata ?,
Claudia B.
Provo sensazioni contraddittorie nei confronti degli aeroporti. Mi piace osservare la gente, immaginare le loro vite, soprattutto quando ti capita di essere seduto sulle sedie scomode del gate davanti a un monaco buddista con la tunica arancione, che ti sorride beato. E’ come se il mondo si incontrasse lì, nello spazio degli arrivi e delle partenze. D’altro canto, ammetto che ogni arrivo in aeroporto si accompagna per me a un’ansia che sale mentre fai la coda per il check-in, passi i controlli, cerchi il gate, attendi, sali in aereo… ecco, diciamo che entro in modalità sopravvivenza e annullo qualsiasi altra cosa. Non mi si può chiedere di fare ragionamenti complessi. E ogni volta mi domando: ma sarò salita sull’aereo giusto? Non è che finisco nel paese sbagliato, climaticamente opposto all’abbigliamento che mi sono portata? 😀
Ma sai che non avevo mai riflettuto su questa possibilità??? Vuoi vedere Ilenia che, a forza di confrontarmi con tutti voi qui nei commenti, mi riempirò di fisime aeroportuali! Inizio a preoccuparmi, perché a quel punto, invece che contare i giorni che mancano alla partenza con gioia, entrerò in panico una volta seduta in aereo…ma poi ci penseranno i miei pensieri filosofici sulle mosche, a farmi tornare serena 😉
Bella l’immagine che hai dato della vita da aeroporto: “è come se il mondo si incontrasse lì”! Un pensiero che mi fa sorridere e star bene. Mi riempie di gioia pensare che la mia “porta sul mondo”, funziona sia in entrata che in uscita 🙂
Un abbraccio,
Claudia B.
Io amo gli aeroporti. Significano partire per un viaggio che hai preparato e sognato per mesi, un luogo dove diverse nazionalità, lingue, religioni si mescolano e attendono tutte il momento dell’imbarco. Ho anche lavorato in aeroporto ed è stata una delle esperienze più belle che abbia mai fatto 🙂
Sai che mi sono sempre chiesta, come deve essere lavorare in aeroporto? Mi incuriosisce tanto la possibilità di vedere costantemente aerei in partenza, entrare in contatto con persone di ogni nazionalità, che sfilano davanti a te, con la loro storia ed i loro sogni! Ed è bello sentire che la tua esperienza, è stata positiva.
Come si fa a non amare gli aeroporti? E’ la nostra porta aperta sul mondo! Quella via che ci permette di concretizzare i sogni e vivere le emozioni più belle che la vita possa darci 🙂
Grazie per essere passato Andrea 🙂
Claudia B.
Ti capisco benissimo, Claudia: da quando sono bambina il giorno prima della partenza – per un gita di scuola, per una scampagnata con i nonni – mi viene un po’ di mal di stomaco dovuto in parte all’ansia pre-partenza e in parte alla gioia di vedere un posto nuovo. Molto spesso ho anche gli incubi, come quella volta che ho sognato di dover andare a Malpensa in BICICLETTA: il brutto è che il sogno si ripete in loop con diversi finali a sorpresa – in uno mi perdo nelle campagne tra Piemonte e Lombardia, in un altro le ruote della bici non girano e in un altro ancora arrivo al terminal ma ho dimenticato i documenti a casa… Ma nonostante tutto la bellezza del viaggio è una delle cose che mi rende più felice.
Quando hai scritto che Daniele deve sempre lamentarsi di qualcosa, sappi che mi è venuta in mente l’espressione del mio “prigioniero di viaggio” quando gli chiedo di andare da qualche parte… Ma sono convinta che anche a lui piacerà il vostro prossimo viaggio 🙂
Un bacione!
Ho difficoltà a rispondere, perché sto ridendo piegata a metà! Quella della bicicletta, è una situazione\ sogno, in cui ancora non mi sono trovata. Ma penso che, più o meno tra stanotte e domani, starò pedalando anche io…probabile che ci incontriamo a metà strada 😉 Non so come ringraziarti per la sana risata che mi hai fatto fare!
Il classico, comunque, restano i documenti lasciati a casa. Mannaggia che incubo! Per me anche la relfex, visto la mia fissa per le foto. Eppure mai, mai, mai, potrei rinunciare a tutto ciò, Silvia. Nemmeno ai sogni pre-partenza, che servono solo a mettermi un’ansia inutile addosso. E’ come se tutto nella mente, nella vita, urlasse “viaggio”!
Poi ormai, dopo otto mesi di attesa, più che un urlo è disperazione. Venerdì scorso credo di aver raggiunto l’apice, con i video su YouTube 😉
PS: spero che alla fine, apprezzi davvero questo viaggio, perché credimi è stato l’istinto a farmelo scegliere, una decisione improvvisa. Anzi, è stata la meta a decidere per noi 🙂
Un bacione,
Claudia B.
Adoro gli aeroporti, manager anche più di me! Creano proprio dipendenza!
Quanto al “viaggiate adesso perché con i figli + 15 puntini di sospensione” con me in particolare sfondi una porta, anzi il portone di San Pietro! Oltre ad essermi sfogata anche io sul blog ho iniziato a farlo anche di persona! I puntini di sospensione prima e frase “graziosa” dopo sono iniziati gradualmente a sparire. Quando ce vo ce vo!
Ho dovuto adottare lo stesso metodo Erica! Ho sostituito cortesia ed educazione, con risposte secche e dirette. Pare che, diversamente, le persone non comprendano. C’è come qualcosa di poco chiaro, nel fatto che alcuni pensieri o commenti, semplicemente non andrebbero espressi. Ma nemmeno formulati!
Ecco, tu hai appena detto una cosa verissima: gli aeroporti, creano dipendenza! E’ una dipendenza da luogo, gestualità, emozioni. E, più ci penso…più credo di non riuscire ad aspettare oltre il giorno della partenza 🙂
Bacioni,
Claudia B.
Che bell’articolo! Mi trovi totalmente d’accordo sulle sensazioni che si provano nell’aeroporto, è un pó il nostro mondo! ..tranne che per i controlli, lì mi sale l’ansia e il caldo, afa, per rimettere a posto velocemente la roba sapendo che c’è gente in attesa dietro di te. Poi odio il momento della coda al gate, fino all’imbarco: siamo troppo fermi e troppo in piedi!
Povero Daniele! Si sentirà preso in ostaggio ?
Ho letto delle tue (dis)avventure a Tenerife! Ahahahah
Immagino tu ti riferisca alla caduta disastrosa, all’aeroporto di Madrid (ancora ci rido)…più certe scivolatine durante il viaggio che, si sa, rendono tutto più vivace 😉 .
In effetti Daniele si sente davvero preso in ostaggio, tu scherzi, ma lui si mostra in giro con l’aria da vittima sacrificale. Ovviamente, il suo personaggio ormai è noto a tutti, per cui non desta più tenerezza in chi lo conosce!
Ecco, stavo pensando a quanto hai scritto: le file inumane, direi che non le amo molto nemmeno io. In particolare quelle prima dei controlli di sicurezza, che mi fanno piombare nel terrore di perdere il volo. Però, alla fine, fanno parte della bellissima avventura che ci aspetta 🙂
A presto,
Claudia B.
Anche io amo gli aeroporti, non solo perché per me rappresentano l’inizio del viaggio, ma proprio per il via vai continuo di gente proveniente da tutto il mondo. Ricordo che fin da piccola, varcare l’ingresso dell’aeroporto mi riempiva di emozione, sia che fosse per partire o anche solo per andare a salutare lo zio steward al banco del check in.
Ti auguro buon viaggio Claudia. Non pensare alle voci maligne e goditi ogni attimo, comprese le lamentele di Daniele che son parte del gioco 😀
Hai ragione, l’atteggiamento di Daniele è ormai parte del pacchetto, ahahahahah! Non avevo mai pensato alla cosa, da questo punto di vista! Devo dire che a volte vorrei davvero maggiore partecipazione ed entusiasmo ma, in un certo senso, mi godo il fatto di ritrovare quella gioia negli occhi di Daniele, quell’orgoglio, una volta arrivati a destinazione. Nemmeno lui si rende conto di quanto sia felice del viaggio, fino a quando non lo sta vivendo 🙂
Che dire Roberta: viviamo pienamente questa passione semplice, ma bellissima, verso gli aeroporti! E, cavolo, che fortuna avere uno zio steward!!!
Bacioni,
Claudia B.