Tutto questo è incredibile. Il viaggio in America, l’assurda disavventura con il noleggio auto al JFK, il senso di stordimento dato dal jetlag. È incredibile il verde che c’è appena fuori New York, come se la metropoli venisse improvvisamente inghiottita dalla natura. È incredibile il fatto che, per evitare i toll, abbiamo veramente guidato tra Long Island City, Manhattan e il Bronx. Tanto che le due ore perse tra ingorghi e file, mi devono far riadattare i piani su cosa vedere in Massachusetts in due giorni, tappa iniziale del nostro on-the-road in New Egland.
Il mio sguardo si innamora di ogni particolare, soprattutto delle caratteristiche targhe americane e dei cartelli d’accesso ai vari stati. Ci vorrà un po’ di tempo per distendere i nervi dopo quanto è successo al desk del rental car, appena atterrati, ma il viaggio è esso stesso cura. Oggi avremmo dovuto passare l’intera giornata a Cape Cod, ma dati i continui imprevisti riusciremo soltanto a visitare Chatham. Domani, però, mi auguro davvero di poter tenere fede all’itinerario in USA, con le tappe a Concord e Salem a cui tengo particolarmente.
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Cosa vedere in Massachusetts in due giorni: Chatham.
Mentre il paradiso naturale di Cape Cod si profila ai nostri occhi, sentiamo tagliente la delusione di non aver potuto sfruttare appieno questa giornata di visite. Il verde lussureggiante si alterna a villaggi pittoreschi, dove villini curatissimi mi fanno piombare in un libretto di fiabe. E che colori! Non riesco a rendermi conto che tutto questo non sia un film o una serie TV. Sono così inebetita da quanto sto ammirando, che mi limito ad abbassare il finestrino, piangere e dimenticare persino di scattare foto. In questo momento serve solo la contemplazione.
Raggiungiamo Chatham nel tardo pomeriggio. Troviamo un parcheggio libero all’ingresso del paese e, finalmente, dopo otto lunghissime ore d’auto, possiamo sgranchire le gambe. Cercando nel contempo di curare l’ansia derivata da quanto successo al rental car, e lavare via il jetlag. La carezza del Massachusetts è immediata. Esplode in noi quell’eccitazione immensa, che pervade il viaggiatore nel primo giorno di viaggio, quando ha l’intera esperienza davanti. Con ogni possibilità aperta!
Mentre cammino per Main St., entrando per la prima volta nel fulcro di una cittadina americana, vengo colpita dalla consapevolezza di quanto a lungo abbia aspettato questo momento. Gli edifici eleganti contornati da giardini d’autore, gli hotel caratteristici e i negozi curatissimi, sono la realizzazione del sogno silenzioso che, per anni, mi ha portata a desiderare di entrare in uno schermo televisivo, per poter vivere l’incanto in prima persona.
Dopo una passeggiata ed uno spuntino, chiediamo informazioni su dove vedere le foche e risaliamo in auto per raggiungere il Chatham Lighth. A piedi basterebbe una passeggiata di appena quindici minuti, ma oggi ci manca il tempo per poter fare le cose a modo. Fortunatamente la gran parte dei parcheggi qui è gratuita o a tempo, quindi possiamo spostarci con facilità.
Finalmente ammiriamo la tavola piatta dell’Oceano Atlantico, incorniciata dai colori intensi di sabbia e vegetazione. Il faro di Chatham in questo momento è chiuso alle visite esterne, ma appare elegante con la sua struttura del 1878. Lo immaginiamo di notte, mentre con forza irradia luce verso l’ignoto.
Scrutiamo a lungo attorno a noi per riuscire a vedere le foche, fino a quando non ci dicono di incamminarci verso la spiaggia per avvistarle. Ci osserviamo e la risposta arriva ancora prima di aprire bocca: oggi non è possibile. Siamo arrivati tardi qui a Chatham, in seguito a otto ore d’auto da New York, una notte insonne, mille complicazioni e un volo di 9 ore. Vogliamo solo raggiungere il nostro motel, per poter finalmente riposare.
Anche perché i sintomi del jetlag, si stanno facendo piuttosto pesanti. Voglio evitare di chiamare un medico o andare in Pronto Soccorso: preferisco utilizzare i farmaci che ho con me, abbinati ad una lunga notte di sonno. Ma è impossibile, in questi casi, non pensare a quanto sia fondamentale munirsi sempre di copertura assicurativa, con cui fare fronte agli inconvenienti, come ad esempio l’assicurazione viaggio Frontier.
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Cosa vedere in Massachusetts in due giorni: Concord.
Dopo una notte finalmente tranquilla, ci alziamo riposati e pronti a ripartire per il nostro viaggio on-the-road in New England. Per quanto mi riguarda sto ancora ampiamente combattendo il jetlag, ma non permetterò ai fastidi fisici di intromettersi nel mio viaggio, più di quanto non abbiano fatto i contrattempi col noleggio auto. Quindi ci sediamo nel dehor del motel e consumiamo la nostra colazione con serenità, prima di riprendere la breve scoperta del Massachusetts in due giorni.
Andiamo al supermarket per acquistare dell’acqua in bottiglia da portare con noi, poi ci mettiamo in strada con destinazione Concord. Oggi il cielo è terso e il traffico intenso, ma scorrevole e “bizzarro”: con difficoltà riusciamo ad abituarci (senza scoppiare a ridere) alle regoli stradali americane. In particolare il sorpasso a destra e la svolta a destra col semaforo rosso, sono due abitudini difficili da accettare. Il retaggio “scuolaguidaio” italiano, si rifiuta di lasciarci liberi!
Appena entriamo a Concord, sento esplodere dentro di me una di quelle felicità che, diamo la colpa al jetlag, è capace di ridurmi in lacrime. Sogno questo luogo da quando ho scoperto che è possibile visitare la casa natale di Louisa May Alcott, autrice di “Piccole Donne”. Ed ora che stiamo parcheggiando davanti ad “Orchad House”, è come se una voragine spazio temporale si fosse aperta dentro di me. Inarrestabile.
Torno bambina, alla mia copia di “Piccole Donne”, a tutte le serie TV o cartoni animati ispirati al libro e, a stento, riesco a realizzare di essere davvero qui. Entro nel mondo di Louisa e della famiglia Alcott, la cui presenza permea ogni angolo. L’intera “Orchad House” è originale, così come lo sono gli arredi. I profumi incredibili di passato e vita mi attirano, insieme alle parole della guida. E in ogni ambiente ritrovo gli Alcott. Ritrovo l’unione di una famiglia che si ama con dolcezza, nonostante le ristrettezze economiche. Le risate delle sorelle, l’orgoglio di due genitori illuminati, che lottarono per avere figlie colte e di mentalità aperta. È come se vedessi davanti a me Louisa, Anna, May e Lizzy che inscenano spettacoli nella living room, come se sentissi il suono del piano o il graffiare del carboncino sui fogli. Una famiglia che, nonostante una vita dura, venne divisa nell’amore solo dalla morte.
Saliamo al piano superiore, per vistare le stanze da letto di “Orchad House”. Gli ambienti raccontano la personalità delle ragazze. Resto senza parole ammirando la cameretta di May, dove in ogni angolo libero ha espresso il proprio talento artistico disegnando. Anche se è nel momento in cui entro in camera di Louisa, che il tempo si immobilizza. La guida ci mostra copie di “Piccole Donne” nelle più svariate lingue, compreso l’italiano. Io e Daniele siamo i soli visitatori italiani nel gruppo e, su richiesta della signora, leggo per tutti un passo del libro. Non si può spiegare. Sono nel luogo in cui Louisa May Alcott visse. Sono nella sua stanza, tra le sue cose. Sono nel posto in cui il libro fu scritto, ispirato alla vita qui vissuta. E sto leggendo righe su righe di parole provenienti dal suo cuore.
Un boato di applausi si diffonde nella stanza appena termino il paragrafo. Ci metto un attimo a riscuotermi per capire cosa sia appena successo. Sorrido come una scema, commossa ed emozionata, trattenendomi a stento dal fare un inchino. La guida si congratula con entusiasmo profondo: per il modo in cui ho letto, per l’impostazione, per il senso che ho dato ad ogni parola. Ed io mi sciolgo di felicità. Perché, qualunque cosa si possa dire al riguardo, sono sicura che Louisa fosse accanto a me mentre leggevo. Dopo anni di attesa, ci siamo incontrate.
Informazioni di visita.
- “Orchad House” è aperta ogni giorno, esclusi: Pasqua, Natale, Giorno del Ringraziamento e Primo dell’Anno.
- Per gli orari aggiornati consultare il sito www.louisamayalcott.org.
- L’ingresso costa 10$ e la visita è esclusivamente guidata. Sono disponibili brochure in italiano da riconsegnare all’uscita. Ma non è affatto difficile comprendere le spiegazioni in inglese, che sono meravigliose.
- Un parcheggio gratuito è disponibile di fronte alla casa.
- Il sito è geolocalizzato su Google Maps.
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Cosa vedere in Massachusetts in due giorni: il cimitero di Sleepy Hollow.
Torniamo verso il centro di Concord, una tipica cittadina americana davvero deliziosa. Stretta attorno ad un green centrale, con i cottages che rallegrano anche le vie secondarie. Troviamo parcheggio davanti al Colonial Inn, la struttura più infestata di tutto lo stato. Decidiamo di non sperimentare la veridicità dell’affermazione, seppure l’edificio è incantevole e sarebbe bello fermarsi qui almeno a pranzo.
La nostra meta è forse un tantino inusuale, ma imperdibile per l’itinerario seguito in Massachusetts in due giorni: il cimitero di Sleepy Hollow. Fermi, so perfettamente dove sta volando la vostra fervida fantasia: teste mozzate, cavalieri fantasma, misteriosi alberi, tombe vuote… Johnny Depp! Cosa credete, che a lui non abbia pensato pure io??? Comunque, per essere subito chiari: non centra nulla. No, il cimitero di Sleepy Hollow a Concord, è luogo di riposo della famiglia Alcott e io voglio andare a salutare Louisa. Sepolta vicino allo scrittore Emerson e al naturalista Thoreau, che in vita furono suoi insegnati e amici di famiglia, Louisa è rimasta legata anche nella morte al luogo che più la rappresentò in vita.
Il cimitero di Sleepy Hollow è come un grande parco, tanto che siamo costretti a chiedere indicazioni ed usare Google Maps per trovare la tomba di Louisa May Alcott. Per fortuna gli americani sono persone disponibili e alla mano: la ragazza a cui ci rivolgiamo, decide di accompagnarci per un tratto in modo da aiutarci al meglio. Nel frattempo scambia con noi qualche chiacchiera facendoci sentire, ancora una volta, immensamente benvenuti.
Informazioni di visita e dove parcheggiare a Concord.
- Per orientarsi all’interno del cimitero ci sono delle mappe che indicano le tombe storiche.
- Consiglio di parcheggiare in centro a Concord e raggiungere a piedi il cimitero: servono meno di dieci minuti.
- I parcheggi a Concord sono a tempo. Occhio alle indicazioni su cartelli e asfalto. Ricordate che in America non c’è il disco orario come lo intendiamo noi. Quindi non lo troverete in dotazione nell’auto. Dovrete semplicemente attenervi al limite orario riportato in ogni parcheggio, ricordando di tornare in tempo altrimenti verrete multati. Fidatevi, ci sono persone addette al controllo.
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Cosa vedere in Massachusetts in due giorni: Salem, il paese delle streghe.
Il destino sa sempre quello che fa e, se non è direttamente consapevole, ad aiutarlo interviene la mia indole fantasiosa. Ecco perché la visita a Salem il paese delle streghe, è la seconda tappa di questo venerdì 17 Agosto 2018. Dai, siamo seri: il motivo reale è che, nell’itinerario nei dintorni di Boston, cadeva a fagiolo subito dopo la mattinata trascorsa a Concord. Poi il fato, ha architettato il resto.
Salem è molto diversa da Concord: tipica cittadina di provincia egregiamente d’atmosfera, la prima, molto più turistica e vivace la seconda. Assolutamente piacevole con il bel centro storico, ma decisamente meno suggestivo. Comunque imperdibile per chi decide di visitare il Massachusetts in due giorni. Non si può arrivare in questo stato, senza passare attraverso il suo capitolo di storia più cruento e drammatico: la caccia alle streghe.
Facciamo una passeggiata per il centro storico di Salem, così garbato con gli edifici in mattoncini rossi. Ogni cosa è improntata sul tema stregoneria, sia per quanto concerne i negozi, sia per i tanti tour proposti durante l’intero arco della giornata. Non nego che vorrei rivederla ad Halloween, così come tutto il New England: chissà come diventa con l’esplosione del suo periodo più rappresentativo!
Ci fermiamo a mangiare qualcosa in un ristorantino di Essex St. Per me è difficile far fronte all’inappetenza da jetlag, ma riesco a cavarmela con un po’ di yogurt, frutta e cereali. Mentre Daniele opta un ricco sandwich. Terminiamo con calma il pranzo tardivo, prima di raggiungere il “Salem Witch Museum”. Seguiremo dopo l’“Heritage Trail“, un percorso segnalato da mattoni rossi che collega i principali monumenti di Salem. Dato che è piuttosto lungo, noi lo percorreremo solo in parte.
Il “Salem Witch Museum” è notevole. Non c’è altro modo per descriverlo. Potrei aggiungere scenografico. Un museo che non può nemmeno essere definito tale. È un’incursione estemporanea tra i drammatici fatti del 1692, attraverso una ricostruzione narrata con scene bloccate nel passato. Una sorta di racconto per piani, che spesso veniva usato nella pittura medievale, ma che qui è stato tradotto in una vetrina tridimensionale. Seppure tutto quanto è in lingua inglese, si riesce a seguire abbastanza bene la vicenda.
Dopo una pausa veniamo portati al piano superiore del museo, dove una guida ci mostra come la stregoneria nel corso dei secoli, abbia cambiato la propria connotazione. Diventando tema principale di film, serie TV, racconti per ragazzi e libri. Ma anche il modo in cui “dare la caccia ad una strega”, sia metafora stessa di soppressione delle diversità e di opinioni politiche contrastanti.
All’uscita il cielo si sta tingendo di un intenso blu balena. Molto d’impatto in questo venerdì 17! La minaccia del temporale è nell’aria, ma noi decidiamo di rischiare e tornare verso Essex St. Al massimo correremo al riparo entrando in un bar. Arriviamo fino alla fine del viale e attraversiamo la strada, per vedere la simpatica statua di una delle streghe più amate della TV: “Samantha, vita da strega”. Una serie che ho sempre guardato da bambina e su cui mi soffermo ancora volentieri, se mi imbatto nella programmazione.
Da qui, proseguendo lungo l'”Heritage Trail”, raggiungiamo l’impressionane “Witch House”. Sembra quasi scrutarci attenta… ma penso che questa sensazione dipenda dal fatto che il grigio delle pareti risalta in modo tetro sul cielo cupo. Vorremmo visitarla, ma purtroppo chiude alle 17, un po’ come tutti i musei della città di Salem. La vecchia dimora del magistrato Jonathan Corwin, incaricato di indagare sui casi di stregoneria, ha accolto gli interrogatori delle presunte streghe… chissà cosa si prova entrando.
Incoraggiati dal tempo che pare gettare acqua ovunque tranne qua, ritorniamo sui nostri passi per raggiungere il Salem Witch Village. Un piccolo agglomerato di casette vicino al centro storico e a ridosso di un cimitero, nella cui area esterna si trovano le lapidi in memoria di uomini e donne perseguitati per stregoneria.
Informazioni di visita e dove parcheggiare a Salem.
- C’è un ottimo parcheggio coperto in pieno centro, su New Liberty St. Durante i giorni feriali il costo è di appena 0,75$ l’ora, mentre i festivi la quota raddoppia. Comodissima la possibilità di pagare la sosta all’uscita tramite macchinette, oppure direttamente ad un addetto.
- L’accesso al “Salem Witch Museum” costa 12$ e la visita guidata è in lingua inglese. Orari e programmi su www.salemwitchmuseum.com.
- Per le visite a “The Witch House”, consiglio di consultare il sito www.thewitchhouse.org con gli orari aggiornati. Il costo per adulto è di 10,25$ con la guida, oppure 8,25$ in autonomia.
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Cosa vedere in Massachusetts in due giorni: conclusione.
Arriviamo piuttosto velocemente in hotel perché, poco a ridosso della partenza, ho trovato un’offerta su Booking per un Best Western a pochi km da Salem. In questo modo ci siamo avvicinati rispetto alla struttura iniziale. È stato il modo migliore per visitare i dintorni di Boston, in particolare Salem e Concord.
Dopo una doccia veloce, saliamo nuovamente in macchina alla volta della cittadina di Gloucester. Passiamo una serata tranquilla, passeggiando e mangiando un sandwich in centro. Stanchi, ma con una carica immensa addosso. Questi primi due giorni in Massachusetts ci hanno completamente stregati ma, da domani, si cambia. Domani “si parte alla volta Del Sogno”, il Maine, dove resteremo quattro giorni pieni. Con questo pensiero ci addormentiamo pieni di emozione.
Claudia B. in collaborazione con Frontier
Ed eccoti a mettere nero su bianco quelle emozioni che avevi esternato live su IG, io non ce l’avrei fatta a leggere quel passo, piuttosto avrei finto di essere madrelingua di una versione del libro non presente nella casa museo hahahah! Invece la tua proverbiale timidezza…sempre lei! Il filone delle streghe è decisamente affascinante, peccato per i musei chiusi ma già passeggiare per le strade di Salem nella storia atroce della caccia alle streghe dev’essere stato interessante, al di la dell’aspetto puramente creepy. Comunque per fortuna che tutto si è risolto, dai non pensarci più! 😉 Per la serie i racconti del cagotto (hahahah) sono in contatto con la proloco di un posto in cui si trova una magione in vendita dagli anni’90, pensa un po nessuno la vuole. E’ un luogo decisamente ma decisamente spettrale, come lo sono stati i suoi padroni nel secolo scorso. Aspetto di sapere se si può entrare altrimenti ho il piano B. Ci vuole sempre un piano B! 😉
Tu sai Dani (molto bene) quanto io sia timida. Il mio rossore ottocentesco ha fatto il giro del mondo… Magari crescendo migliorerò, diventando più sicura di me ?!
Non so nemmeno bene come sia successo e come mi ci sia ritrovata. Nel senso che ero talmente incredula ed emozionata, da non riuscire nemmeno a percepire il tutto come realtà. È stato uno strano risveglio. Irreale… E si, posso dire che mi è piaciuto tantissimo anche il giro a Salem. Porto nel cuore l’intera giornata!
Sono felice, alla fine, di aver messo una pietra definitiva sull’esperienza del noleggio auto, ottenendo persino il rimborso oltre ad un’assistenza di prim’ordine, che mi ha salvato il viaggio. Sono certa che col tempo inizierò a tranquillizzarmi.
Dani, la storia “della casa” mi ha già stuzzicata. Tanto! Ma, se dalla Pro Loco non dovesse arrivare cenno, io mi fido anche del Piano B. Fammi tremare!!!
Baci,
Claudia B.
Se ripenso a come era partito il viaggio…. Ammetto di essere una fan di “Vita da strega” quindi per nulla al mondo mi sarei persa Salem e la Witch House. E te lo dice una che non guarda mai film horror perché non dormirebbe per giorni! ?Detto ciò non vedo l’ora di ripercorrere il viaggio che ho seguito su instagram con i tuoi post! In particolare aspetto Jessica…
Un bacione
Erica
Grazie Erica, questo entusiasmo mi rincuora! In effetti siete tanti a dire che è bello rivivere il viaggio sul blog, dopo averlo seguito su Instagram. Lo è anche per me che l’ho vissuto! Soprattutto dopo quella partenza al cardiopalma ?
Jessica sta arrivando…
Un abbraccio,
Claudia B.
Ho seguito il tuo viaggio “live” su Instagram e mi è sembrato di viaggiare un po’ insieme a voi, quindi ora mi piace tantissimo ripetere le tappe di questa avventura e approfondire le destinazioni.
Piccole Donne l’ho letto e riletto, ho addirittura guardato il cartone animato (non da bambina ma quando andavo già all’università ?) quindi una tappa in quella per me equivale a un pellegrinaggio. E non riesco nemmeno a immaginare l’emozione che devi aver provato a leggere un brano.
La witch house fa paura solo a guardarla: non avrei saputo resistere al suo fascino anche se poi la notte avrei avuto chissà quali incubi… Sarebbe lo spunto ideale per uno dei racconti del 31 ottobre della nostra amica Orsa!
È vero Silvia! Proprio ieri pensavo che è quasi arrivato Quel Periodo dell’anno, quando Orsa ci delizia con i suoi #raccontidelcagotto. Speriamo metta online uno dei suoi testi da brivido, magari ispirati al Massachusetts… Vediamo che dice!
Comunque Silvia sappi che il cartone animato di “Piccole Donne” è un evergreen e va bene a qualsiasi età. Ora, poi, sapendo che le storie narrate nel libro sono tratte dalla vita vissuta da Louisa a Concord, il tutto mi fa davvero un effetto particolare. La famosa linea tra romanzo e realtà è stata abbattuta!
Un bacio,
Claudia B.
A volte i viaggi che partono decisamente male, possono poi prendere una direzione diversa, e menomale! Capisco perfettamente la tua frustrazione all’arrivo, causa il problema con il rental car. Lo capisco perfettamente perché ho vissuto anche io una situazione simile, diversa si molto, ma simile in termini di delusione, disperazione e tante tantissime lacrime. Ero al mio secondo viaggio in America e per raggiungere i miei amici in Florida facevo scalo a Chicago. Ero insieme ad una mia amica che non era mai stata in America. Tu sai meglio di me quanto severi siano ai controlli e per una strana ragione che ancora non mi spiego, si convinsero che la mia amica stesse andando in America a lavorare. Senza visto ovviamente. Non ti dico cosa scatenarono. Tre ore chiuse in due stanzette separate, come nei film! E vari poliziotti che entravano e uscivano tartassandoci di domande e giocando al poliziotto buono e quello cattivo. Ovviamente perdemmo la coincidenza e sotto le minacce continue (in questo sanno essere davvero crudeli) versai così tante lacrime che credevo sarei morta disidratata. Pensai che il viaggio fosse rovinato e la mia favola americana sarebbe rimasta per sempre un incubo indimenticabile. Per fortuna poi dopo una serie di eventi riuscimmo a fargli capire la situazione grazie anche alla valigia piena di costumi e tovaglie da mare e fummo “rilasciate” (manco fossimo criminali). Non fu facile goderci poi il viaggio ma piano piano riuscimmo a vivere quella favola che tanto avevamo aspettato!
Simo! Tu mi avevi accennato a dei problemi durante il tuo viaggio in California, ma non pensavo ad una cosa simile. Mi è venuta la pelle d’oca mentre leggevo.
Anche perché detta onestamente, la nostra situazione è stata brutta, ma la vostra è stata terrificante… Almeno io e Daniele avevamo alle spalle un broker che ha lavorato per sistemare il problema. Voi giuro non so come avete fatto. Perché poi si, onestamente gli americani sono quadrati. Carinissimi, ma o tutto è bianco oppure è nero. Le sfumature nel mezzo non esistono…
Mi fa piacere sapere che poi il vostro viaggio, così come il nostro, ha preso la giusta piega. Dopo tanta paura, almeno la soddisfazione di vivere il nostro sogno!
Un abbraccio forte,
Claudia B.