La Puglia che non ti aspetti, capace di strapparti battiti di cuore accelerati e sospiri di stupore, è nascosta tra borghi, cittadine e panorami, che si discostano dalle classiche mete turistiche. La Puglia insolita, stretta tra campi di papaveri, che profumano di natura, orgoglio e libertà, si trova nei dintorni di Cerignola, dove ho seguito un particolare itinerario storico, sulle tracce del grande Giuseppe Di Vittorio.
Un percorso umano tra persone, borgate, paesaggi ed aziende agricole, perfetto per chiunque stia cercando una Puglia diversa dal solito. Un percorso perfetto per me, che dovevo e volevo essere a Cerignola, per omaggiare un uomo immenso, in onore dei miei nonni e del lavoro massacrante, che hanno svolto nel corso della loro vita.
Presto vi parlerò di Cerignola in modo approfondito. Oggi, però, desidero soffermarmi sull’itinerario storico e gastronomico, nei dintorni di Cerignola, che mi ha fatto scoprire paesi, ambienti ed umanità, nel modo più bello in cui un viaggio permette di avvicinarsi a tutto questo: attraverso parole narrate da chi, quella terra, la vive. Da chi, per quella terra, si batte ogni giorno.
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Itinerario storico nei dintorni di Cerignola.
La cittadina che diede i natali a Giuseppe di Vittorio, mi accoglie con un sole quasi estivo, in questo caldo mese di Maggio. Decido di vivere alcuni istanti in solitudine a Cerignola, subito dopo colazione, per fare mia la sua anima. In un certo senso, la città assume aspetti diversi nel corso della stessa giornata: l’apice lo raggiunge dal pomeriggio alla tarda serata, quando si ravviva di persone che amano passeggiare per il centro, oppure sedersi nei locali.

A mio avviso, però, la bellezza di Cerignola è nei contadini che si sistemano sul sagrato della Chiesa del Carmine o lungo le strade, a vendere fave; nei banchetti allestiti al di fuori dei negozi, che rallegrano le vie secondarie. Cerignola, è affascinante nella particolarità dei suoi angoli dimenticati, testimonianza della vita di paese.

Peppino di Vittorio, qui, è ancora in ogni pietra, in ogni sguardo, parola sussurrata e storia familiare narrata. Non ha mai smesso di vivere Cerignola, nonostante le vicende di cui è stato protagonista, lo abbiano strappato alla propria terra, portandolo verso un’esistenza fatta di lotte, fughe, anonimato.

Di Vittorio a Cerignola è vivo nella memoria, nelle allegorie del murale collettivo a lui dedicato, nel monumento accanto alla sede dell’Associazione Casa Di Vittorio. Ma, sopra ogni cosa, lui è nei gesti, nell’orgoglio e nell’amore, che questa terra gli riserva ancora, dopo anni dalla morte.

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Visita alle aziende agricole nei dintorni di Cerignola.
Mi sposto nelle immediate vicinanze di Cerignola, dove la campagna si apre a perdita d’occhio. Qui, ‘sulle strade di Peppino’, visito aziende agricole, che operano orgogliosamente sui terreni confiscati alla mafia. Non solo mi immergo in ambienti positivi, in cui natura ed accoglienza danno un caldo benvenuto.
Ma ascolto le storie di chi, contro ogni previsione, ha potuto costruire queste realtà, ripulendo gli appezzamenti e le pertinenze, lavorando le terre ridate alla collettività, producendo tipicità, come pomodori, passate, conserve, che possono essere acquistate in una sorta di circuito di rinascita.
La Cooperativa Pietra di Scarto e la Cooperativa Altereco, sono un inno alla lotta contro l’illegalità. Un simbolo di bellezza intellettuale, di quella che prende vita da un lavoro onesto, all’interno di un territorio da immortalare con mille immagini.
Spazi esterni in cui rilassarsi, magari all’ombra di un albero; possibilità di passeggiare tra le viti ascoltando la storia di queste aree. E murales: perché l’arte diretta, fruibile a tutti, è il miglior mezzo di comunicazione d’impatto che abbiamo a disposizione, per raccontare la storia. Per urlare l’importanza di ridare dignità ad un luogo. Per mostrare a uomini come Giuseppe di Vittorio, che non hanno sacrificato inutilmente la propria vita, che la loro lotta a favore dei diritti dei lavoratori, ha senso ancora oggi.
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Cosa vedere a Lucera.
Mentre i paesaggi nei dintorni di Cerignola sfilano davanti ai miei occhi, arrivo nell’elegante città di Lucera dove, oltre ad una passeggiata nel centro storico, mi attende un momento unico e raro: l’ingresso alla cella in cui Giuseppe Di Vittorio, venne rinchiuso per ben due volte. Si tratta di una visita assolutamente insolita nei dintorni di Cerignola, anche perché la casa circondariale di Lucera è attiva, pertanto vanno richiesti permessi speciali, per potervi accedere.
Entro per la prima volta in un vero carcere. E non nego che un brivido mi passa sotto pelle. Non è un film, non una fiction. Sono solo io, Claudia, una ragazza senza colpe, che cammina lungo corridoi chiusi da porte blindate. E me lo chiedo. Pur consapevole che, a breve, uscirò da qui, mi chiedo cosa possa aver provato Peppino Di Vittorio, mentre veniva rinchiuso da innocente in questo luogo. Una mente libera come la sua, serrata in una stanzetta minuscola, dove a stento filtra la luce. Cosa pensa un uomo, consapevole di agire nel migliore dei modi lottando per i diritti dei lavoratori, nel momento in cui gli viene tolta la libertà in quanto ‘pericoloso comunista’?
Difficile dirlo. Una cosa è certa: quando, un anno dopo la detenzione, Di Vittorio venne liberato, l’intera cittadina di Lucera fece festa! Le donne arrivavano dalla campagna e dalle zone limitrofe, con papaveri da gettare oltre le mura del carcere, per far sapere a Peppino che la sua terra lo amava, che lo attendeva. Un gesto di rispetto e semplice affetto. Tramutatosi poi, negli anni, in vere e proprie raccolte di solidarietà, quando i contadini fecero collette per mandare scarpe e prodotti alimentari pugliesi, a Di Vittorio e alla sua famiglia, durante la fuga in Francia.
Dopo la visita, provo sensazioni contrastanti. Sono frastornata ed onorata, per aver potuto vivere un momento così insolito ed unico, in una Puglia incapace di tradire le aspettative del viaggiatore più sensibile. Ma anche per aver condiviso un attimo inspiegabile, con l’anima di Peppino. È grazie alla luminosa Lucera, se riprendo lentamente fiato, ammirando il fascino di un centro cittadino scenico, al punto che Troisi girò in Piazza Duomo il film: “Le vie del Signore sono infinite”.
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Territorio nei dintorni di Cerignola: Orta Nova.
È il territorio attorno ad Orta Nova a concludere una giornata in cui, l’emozione umana, si è miscelata alla consapevolezza storica. Il tutto, senza necessariamente perdersi fra date e noiose citazioni, quanto in attimi che scavano un profondo senso di appartenenza, in chiunque abbia nella propria vita lottato contro condizioni lavorative indegne. O per chi ha le proprie radici ‘affondate nella terra’, che tanto chiede e, troppo spesso, nulla lascia.
L’ampia pianura è invasa da colori sgargianti. Il grano è ancora verde ma, a breve, illuminerà di giallo la campagna nei dintorni di Orta Nova. Poi papaveri, fiori spontanei, erbe aromatiche e colture, mentre qualche pala eolica si ritrova pigramente ferma, vista la mancanza di vento in questa torrida giornata. Una semplice pietra, segnala la Masseria Cirillo, primo luogo di lavoro di Giuseppe Di Vittorio, arrivato qui giovanissimo, a soli 8 anni, per sostenere la famiglia dopo la morte del padre. Queste campagne, invogliano a lasciare l’auto per passeggiare in mezzo alla natura rigogliosa, scattando foto e liberando i pensieri, guidati dalla brezza leggera.
Mi siedo in una piccola radura, per ascoltare Giovanni Rinaldi, uno dei massimi conoscitori della storia di Peppino Di Vittorio, mentre legge un’agghiacciante descrizione, di ciò che era il lavoro sulla terra, in quel lontano passato. Vorrei illudermi, pensando che l’umana sensibilità abbia fatto passi avanti in tal senso. Vorrei fingere che, ancora oggi, non si senta parlare di caporalato. Vorrei credere che non vi siano donne e uomini sfruttati come bestie, per pochi spicci al mese. Evidentemente, la pittorica pace di queste campagne nei dintorni di Cerignola, mi sta facendo perdere in un utopico universo. Peppino, forse non abbiamo imparato abbastanza, dal tuo vissuto…
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Musei nei dintorni di Cerignola: Torre Alemanna.
Borgo Libertà si trova nei dintorni di Cerignola. Giusto il tempo di perdersi con lo sguardo in macchie impressioniste di colore, che si arriva a destinazione. Borgo Libertà venne riqualificato a partire dal 1984, come bene di valore storico. È stato ripulito dall’incuria ed oggi, si presenta come un minuscolo centro, quasi una corte, su cui domina Torre Alemanna. Una borgata sonnolenta, rurale, intrisa però di storia.
Visito il Museo di Torre Alemanna, un baluardo fondato dai cavalieri teutonici tra il XIII ed il XIV secolo. Il cortile interno, con l’elegante loggiato, è un biglietto da visita che permette di compiere il passo successivo, verso il racconto di una storia di vittoria sulla negligenza. A piano terra, nella cappella di Torre Alemanna, resto basita davanti al ciclo di affreschi che trasmette l’impressione di uscire dal muro, per lottare contro l’oblio del tempo che passa.
Salgo la scala che conduce al Palazzo dell’Abate. I saloni ospitano ritrovamenti archeologici e ceramiche rinascimentali, tra cui il simbolico ‘Uomo Barbuto’, disperso e poi ricomposto per essere esposto nel suo luogo di provenienza. Oggetti di uso quotidiano, che sempre mi affascinano, in quanto sembrano essere un collegamento diretto con le genti del passato.
Infine, salgo lungo i 24 metri d’altezza di Torre Alemanna. Ne comprendo appieno il suo ruolo di punto d’avvistamento, dato che con lo sguardo spazio ampiamente su tutto il territorio! Una panoramica in grado di abbattere simbolicamente i muri, catapultandomi in volo tra un tripudio di colori!

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Museo dell’Azienda Santo Stefano dei Conti Pavoncelli.
Ulivi e papaveri. Cielo blu e vento lieve. Arrivo all’Azienda Santo Stefano dei Conti Pavoncelli, ammaliata dal meraviglioso territorio del Tavoliere, che mi circonda come un manto. Questo è un luogo storico, imperdibile durante una visita nei dintorni di Cerignola. Non solo perché vi si produce un’eccellenza locale, l’oliva gigante denominata ‘Bella di Cerignola’, ma anche perché la sede museale, è un capitolo aperto sulla storia del lavoro agricolo.
Passeggiando tra gli ulivi, ascolto la storia di un’azienda attiva sin dal 1886. Un’azienda che ha permesso a molti uomini di sfamare le proprie famiglie, senza bisogno di fuggire dal sud Italia. La realtà del lavoro alla corte Pavoncelli, si dirama tra colture ed edifici storici, emergendo dall’esposizione di oggetti di uso comune, in quelle che furono le antiche cantine.
Pavoncelli contribuì a modernizzare la coltura del grano, oltre a definire la questione dell’Acquedotto Pugliese, che risolse il problema dell’irrigazione. Le condizioni di lavoro dei suoi braccianti, erano ottimali, così come le sistemazioni in camerate pulite e ben riscaldate, per chiunque avesse necessità di passare la notte in azienda. Sembra incredibile per quei tempi, ma Pavoncelli dotò le sue terre di latrine, per evitare il diffondersi di malattie.
Una curiosità che mi colpisce subito, è che i vini qui prodotti, furono serviti persino sul mitico Orient Express! Oggi, invece, è la ‘Bella di Cerignola’ ad essere esportata in tutto il mondo!
Tabacchi, vini, olive da tavola, una produzione vasta, persino ‘illuminata’, tanto che la figura di Pavoncelli, al pari di quella di Di Vittorio, viene ricordata con rispetto ed affetto. Non a caso, ascoltando Giovanni Rinaldi, leggere la lettera che Peppino scrisse al Conte Pavoncelli, un documento ritrovato per puro caso, questi sentimenti escono fuori dall’amnesia del tempo, urlando un rispetto reciproco, un tal senso di ammirazione, da far dimenticare l’assenza fisica di questi due personaggi. Di Vittorio rinuncia ad un dono di riconoscenza inviato dal conte, utilizzando espressioni di una grazia e delicatezza incredibili, considerando che egli studiò praticamente da autodidatta.
Tra esposizioni e degustazioni, la visita all’Azienda Santo Stefano dei Conti Pavoncelli mi catapulta alla mia infanzia, quando giocavo nella vecchia casa dei nonni. I profumi, gli oggetti, le grandi botti, gli ambienti vasti in cui perdersi. Sento un senso profondo di appartenenza, di riconoscimento. Sento la consapevolezza di essere in un mondo che, nel sangue, è anche mio.
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Uno dei borghi più belli nei dintorni di Cerignola: Minervino Murge.
Minervino Murge è un borgo fiorito. Uno dei luoghi simbolo per eccellenza, nella vita di Giuseppe Di Vittorio, che qui diresse la CGIL da ragazzo. Rivivo questo momento storico, grazie all’Associazione Cecchino Leone, ascoltando attraverso documenti video, l’amore e la devozione del popolo, nei confronti del loro Peppino.
Nelle case di Cerignola e dintorni, non mancava mai una foto di Giuseppe di Vittorio, accanto a quella della Madonna! Di Vittorio non era solo il sindacalista, che lottava attivamente per i lavoratori. Lui era anche l’uomo, l’amico, il confidente, che aveva sacrificato la vita intera, a questa causa.
Minervino Murge è un borgo pittoresco, gioiello del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Ogni vicolo imbiancato, è allietato da fiori colorati e dal sorriso delle persone. Un centro antichissimo, nell’antichità colonizzato dai Romani. Ogni momento storico di Minervino, viene ripercorso all’interno del Museo Archeologico allestito nelle sale del castello, oggi completamente rimaneggiato.
Il centro storico è un percorso tra stetti vicoli, arcate, piazzette che si aprono come punti di raccolta per serate tra vicini. La Cattedrale dell’Assunta pare cercare aria in questo contesto, sottolineando la propria importanza con un volitivo slancio verso l’alto.
Perdersi per la ‘scesciola’, il labirinto di viuzze che si dipana sul crinale, è un percorso dal forte effetto visivo. Aria e ombra, sprazzi di colore e allestimenti floreali, il sorriso delle persone che ti augurano il benvenuto. Un quadro d’altri tempi, per certi versi più romanzo che vita reale, che dal microcosmo di particolari e vicoli, si allarga sull’infinito di una vallata, di cui Minervino Murge è un balcone d’autore.
Al termine della giornata, lascio simbolicamente la terra, per accedere ad una cavità carsica: la Grotta di San Michele. Una facciata ‘fittizia’, permette l’accesso ad una chiesa sotterranea, intitolata al culto di San Michele Arcangelo. Secondo la tradizione, vi si celebravano riti pagani. Si scende nell’ampia sala dove, un altare illuminato, ha quasi funzione metaforica di faro: dopo un percorso in discesa, dove bisogna prestare attenzione alle insidie, luce e consapevolezza, sono lì che ti aspettano. Un percorso devozionale, che si ricollega alla Grotta di San Michele di Monte Sant’Angelo, sul Gargano.
Forse è il modo più simbolico per terminare le visite nei dintorni di Cerignola, sulle tracce di Peppino di Vittorio il quale, dopo una vita intensa, dal valore di mille esistenze, ha più volte affrontato oscure insidie, conquistando sempre la luce. Una luce fatta di vittorie, di successi ma, soprattutto, di un rispetto nei suoi confronti, che non si estinguerà mai. Che nemmeno la morte, ha potuto oscurare.
Claudia B. in collaborazione con Associazione Casa di Vittorio, Comune di Cerignola e Regione Puglia – Assessorato all’industria turistica e culturale
Un reportage davvero toccante Claudia! Diversissimo dai soliti tour, che approfondisce la storia recente, che scava nelle coscienze e mostra aspetti lontani dal turismo di massa. Io della Puglia conosco purtroppo solo i “must see”, mi ero concessa solo una deviazione a Grottaglie e lì avevo capito che è una regione ricchissima. Tu me ne dai sempre conferma e in questo post ho trovato davvero tantissimi spunti. Le aziende, i piccoli borghi, è soprattutto Minervino Murge che sembra una bomboniera!
E soprattutto ho imparato molto sulla figura di Giuseppe di Vittorio e su ciò che ha rappresentato e che rappresenta.
Un bacione
Ciò che hai scritto, rende giustizia al mio lavoro, grazie Silvia. Spero sempre di riuscire a trasmettere angoli di Puglia speciali, quelli un po’ diversi dal solito. Dell’anima spiccata, che permettono di seguire itinerari un po’ fuori dai soliti. Per me questo è stato non solo un viaggio di lavoro. Ma un pellegrinaggio. Non finirò mai di dirlo.
Spero anche di aver dimostrato che, un itinerario storico, non necessariamente è un noioso percorso, fatto di date e studio. Che il viaggio può essere apprendimento nel modo più bello e diretto, quello che colpisce profondamente l’anima, senza diventare tediso. Fatto anzi di momenti di scoperta che possono solo diventare indimenticabili.
Un abbraccio grande,
Claudia B.
Bellissima la cosa di uscire da sola di mattina presto, hai fatto benissimo! Concordo anche sull’efficacia dei murales come mezzo di comunicazione…l’abbiamo visto anche recentemente quanto rumore possa fare uno scarabocchio appena accennato su un muro e questi qui sono decisamente più che “parlanti” 😉
Che mi dici la Puglia è salita anche sul leggendario Orient Express? E’ fantastico! E che dire sul pellegrinaggio socio politico che avete affrontato *_* insolito, inusuale e finalmente qualcosa che trascenda dalla solita maratona fra mangiate tipiche 😉 Si chiama proprio così Sulle strade di Peppino di Vittorio il tour? Questa cosa mi galvanizza perché si comincia ad orientare l’interesse del turista anche verso la storia recente, ne è venuto fuori proprio un bel reportage Claudia!
Madonna la foto con i papaveri sembra un quadro!!! *_*
Buona serata e fatti dare la cittadinanza onoraria dalla Puglia! 😉
A volte sento il bisogno di ritrovare il contatto con me stessa e con i luoghi che visito, soprattutto durante un Press Tour, quando si sta per la maggior parte del tempo insieme ad altre persone. Certo è bellissimo, ma per me è importante ritagliarmi spazi personali :-).
Quando per la prima volta ho sentito parlare di questo tour, mi sono subito candidata, sulla fiducia, perché il contesto storico legato alla scoperta del territorio, era davvero troppo allettante. Prima di tutto per il significato dell’opera di uomini come Di Vittorio, poi per l’idea a mio avviso geniale, di avvicinare il suo operato, il periodo storico, attraverso un itinerario tra i luoghi più significativi della sua vita! Praticamente è come affermare, finalmente, che è lecito imparare viaggiando, forse persino più che su un banco di scuola. Soprattutto perché la storia contemporanea è tristemente bistrattata da noi. E questo è davvero grave.
Paesaggi indimenticabili, emozioni difficili persino da afferrare per la loro intensità: che dire di questa Puglia incredibile?
Un bacione Dani,
Claudia B.
Leggere le impressioni e le sensazioni provate in questo tour così nuovo e diverso dai soliti mi ha commosso, non solo perché io a Cerignola ci sono nata, anche se poi sono andata via, ma soprattutto perché finalmente la memoria si è fatta carne e la storia è ritornata alla sua vitalità, attraverso il percorso di vita, di lotta e di impegno di un grande come Peppino Di Vittorio. Bellissime le foto che accompagnano la cronaca appassionata di questo “pellegrinaggio”.
Una considerazione finale però mi sorge spontanea: in quali condizioni oggi accogliamo (!) i nuovi braccianti, immigrati da terre lontane, che spesso lavorano per lunghe ore sotto il sole e la notte dormono ammucchiati e senza servizi minimi? Ci sarà anche per loro un nuovo Peppino Di Vittorio, magari con la pelle scura, che lotterà per diritti e dignità?
Maria Cristina, prima di tutto voglio ringraziarti per i bellissimi complimenti. Fatti da chi a Cerignola è nato, hanno un valore ancora maggiore, mi trasmettono un’emozione molto forte. Perché ho temuto tutto il tempo, di non riuscire a ridare il giusto sentimento alla vostra città, alla vostra terra e, soprattutto, a Peppino. Come dico sempre, trasportare in parole le emozioni vissute in un viaggio, è un’impresa bellissima ma ardua :-).
Apprezzo tanto la tua riflessione finale, cui io ho accennato nel post. A volte, ho l’impressione che la lotta ed il sacrificio di uomini come Di Vittorio, si siano persi in una nebulosa fatta di sfruttamento e ingordigia. Ho pensato esattamente la stessa cosa che tu hai detto, anzi, ne abbiamo parlato ampiamente, durante le visite alle Cooperative. Perché a fronteggiare in negativo le persone oneste, che danno dignità al concetto di lavoro, troviamo troppo spesso criminali, che sfruttano in maniera inumana soprattutto chi arriva qui, cercando una nuova speranza di vita. Ci sarà per loro un nuovo Peppino D Vittorio, chiedi giustamente? Per come vanno le cose oggi, solo qualche mente illuminata, rarissima, potrebbe in qualche modo ridare dignità e diritti a queste anime…
Ti abbraccio, grazie per aver letto questo reportage di viaggio.
Claudia B.
Bellissimo articolo! l’immagine delle donne che gettano i papaveri dentro il carcere mi ha commosso. Certi luoghi li senti dentro più di altri e l’ esperienza nel carcere credo rientri fra questi… Poi che dire del lavoro delle aziende agricole nei terreni confiscati? Grandi!
Le persone che operano sui terreni confiscati alla mafia, hanno una forza mentale e morale, praticamente tangibile. Nella loro lotta, per ridare una dignità a quelle terre, alla legalità, al lavoro, hanno davvero dovuto sfoderare un carattere notevole. In un certo senso, la visita a queste associazioni, così come alla cella di Peppino, sono state un’immersione nella realtà più cruda e, allo stesso tempo, nella metafora della rinascita.
Un abbraccio grande,
Claudia B.
Non ricordo più se te l’ho già detto ma il compagno della mia collega è proprio di Cerignola e pur non essendoci mai stata me la immaginavo esattamente come l’hai descritta tu. E nonostante questo mio amico se ne sia andato dal suo paese anni fa, ne parla sempre con nostalgia. Ogni tanto le sue sorelle gli mandano dei prodotti da giù: olio, olive, dolci… ed è tutto buonissimo. Ma prima o poi andrò anche io in Puglia ❤️
Ricordavo che fosse pugliese, ma non esattamente di Cerignola! Colpa della mia memoria labile… Posso capire la sua nostalgia sai? Ho notato che è un sentimento, vicino a chiunque abbia lasciato Cerignola vuoi per lavoro, vuoi per sicurezza.
C’è in Cerignola, una voglia di riscatto che mi ha saputo quasi parlare. Un desiderio di uscire da un passato scomodo, per mostrare il proprio potenziale. Per cui le persone che non vivono più qui, si sentono fortemente legate ad un nucleo urbano sempre più bello e, ovviamente, ad un territorio straordinario. Anche da un punto di vista gastronomico!
A presto Silvia, un bacione,
Claudia B.
Ciao Claudia! Stavolta ho assaporato la Puglia classica, quella di un tempo, soprattutto attraverso le tue foto.
Quindi mi stai dicendo che quel meraviglioso campo di tulipani di trovava proprio vicino Orta Nova?
Minervino Murge invece è il mio preferito, sembra un misto tra Ostuni e Spello, io potrei perdermi.
Un bacione Cla :*
Cri esatto! A Minervino Murge ammetto di aver dato fondo alla reflex che, tra parentesi, mi odia ed inizia a perdere colpi… Quei vicoli e quegli accostamenti di colore, fanno perdere il senno!
Attorno a Orta Nova e anche nei pressi di Borgo Libertà, le distese di papaveri sono a perdita d’occhio. Una cosa che l’occhio umano, stenta a percepire per intero. Ti svelo un aneddoto: per fare la foto al centro di quel ‘paradiso rosso’, in abito, mi sono leggermente ustionata con l’ortica!!!
Che lavoro difficile il mio, ahahahahah…
Un bacione,
Claudia B.
Che bel viaggio abbiamo fatto, Claudia! Sono contentissimo di averlo condiviso con te e con tutti gli altri ragazzi del nostro bel gruppo. Non dimenticherò mai i panorami, i luoghi, i sapori e gli odori che abbiamo incontrato in quei 5 giorni stupendi… e anche tutte le risate! 😀
Credo fermamente che, certe esperienze di vita, per quanto lavorative, siano un patrimonio fatto di persone, conoscenza, istanti. Questo tour ‘Sulle Strade di Peppino Di Vittorio’, condiviso con voi, è stato un attimo che non dimenticherò mai.
Ti abbraccio con affetto,
Claudia B.