Così il grande giorno è arrivato: inizia l’avventura in moto tra Valtellina e Svizzera. Quattro giorni tra i più bei passi della Valtellina, con un paio di allunghi anche in Svizzera, partendo dal Passo dello Stelvio, il mito di ogni motociclista. Percorreremo anche il Passo dell’Aprica, il Passo del Tonale, per spingerci poi verso Passo dell’Umbrail e Passo del Bernina. Quattro giorni che includono anche il viaggio di andata e ritorno dalla Romagna, a bordo della splendida Africa Twin (per gli amici A.T.). Equipaggiamento pronto, borse cariche e chiuse al millimetro, pieno fatto: siamo pronti per l’itinerario in moto tra i passi di Valtellina e Svizzera!
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Come raggiungere in moto la Valtellina.
Il tempo di prelevare del contante, fare una veloce sosta colazione e siamo pronti a raggiungere il casello di Rimini Nord. Abbiamo deciso di seguire l’autostrada fino a Brescia Centro, dove arriviamo attorno alle 11.30. Prima volta che affrontiamo l’autostrada in moto e, al di là della noia dovuta alla mancanza di musica, e-reader, ma anche di chiacchiere e giochi sciocchi, devo ammettere che il viaggio è davvero confortevole. A parte un pipìstop, riusciamo a percorrere l’intera tratta senza fermarci. L’Africa Twin è una moto con gli attributi! Affermazione che vado a sottolineare anche per quanto riguarda i consumi, visto che ha coperto la media dei 21,5 km al litro. Se mettiamo il pieno a Brescia, è solo per non doverci più fermare fino alla Valtellina.
Proseguiamo in direzione Milano e Lago d’Iseo-Valcamonica, percorrendo l’intera costa bresciana del Sebino, verso Darfo Boario. Purtroppo questa tratta passa quasi completamente sotto una lunga serie di gallerie che, se farebbero la gioia di Gimli ne “Il signore degli anelli”, tolgono tutto il bello della vista panoramica sul Lago d’Iseo.
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Passo dell’Aprica in moto fino a Tirano.
Una volta passata Darfo Boario, attraversiamo l’Alta Valcamonica, seguendo sempre le indicazioni per il Passo del Tonale, fino a Edolo. Il paesaggio è a dir poco strepitoso. Le vallate in rinascita sembrano un mondo a parte rispetto alle vette coperte di neve e, spesso, immerse nelle soffici nuvole. La strada è stretta ma ben tenuta e piacevole, non troppo impegnativa, nemmeno quando saliamo verso Aprica, vivace cittadina di montagna.
Nonostante il giorno feriale, incontriamo tantissimi motociclisti. Per chi ama la moto, la Valtellina è una sorta di “sala giochi”, vista l’alta concentrazione di valichi! Dopo Aprica scendiamo verso Tirano, la splendida città da cui parte il mitico Trenino Rosso del Bernina. Oggi Tirano è un tripudio di centauri, un via vai continuo di moto. Il profumo dei gas di scarico ha impregnato l’aria come una sorta di Ambipur di dimensioni ciclopiche, così come il dolce suono delle spettacolari due ruote. Scopriamo immediatamente che viaggiare in Valtellina in moto è il paradiso.
La piazza antistante il Santuario della Madonna di Tirano è piena di localini, dove i motociclisti si ristorano dopo essersi divertiti lungo i passi. Ci fermiamo anche noi per un pranzo tardivo e per sgranchirci le gambe, anche se non manca molto alla nostra destinazione. Scegliamo un posticino proprio all’ombra della Madonna di Tirano. Un bar paninoteca molto retrò, che però fa panini buonissimi, seppur non proprio a buon mercato. Ci sediamo fuori a goderci il tepore della primavera finalmente sbocciata, circondati da colleghi sulle due ruote.
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Viaggio in moto tra i passi della Valtellina: dove dormire.
Montiamo in sella ad A.T. per coprire l’ultima tratta in direzione di Bormio e salire poi verso Oga, dove ci aspetta l’appartamento prenotato tramite Airbnb. La strada panoramica che collega Bormio a Oga è talmente bella da essere indescrivibile, con i tornanti che si aprono su panorami mozzafiato. Quando arriviamo in paese, poi, la sorpresa è ancor più grande.
Oga è uno di quei deliziosi borghi montani in cui dominano la pietra e il legno, il silenzio e la cortesia. Un piccolo abitato dove i bimbi giocano ancora per strada con spensieratezza, e tutti si conoscono. E poi ha una caratteristica davvero singolare: l’acqua delle fontanelle e quella dei rubinetti è acqua Levissima! Ricordate il motto della pubblicità? “Altissimaaa, purissimaaa”: garantisco che è ambedue le cose! E la montagna logo del marchio, è la stessa montagna bianca che domina imponente l’intero abitato.
L’appartamentino prenotato con Airbnb è un nido accogliente, tutto di legno. Dopo esserci riposati un po’, andiamo a fare un po’ di spesa per cena. I nostri passi sono accompagnati dal suono dolcissimo delle campane delle mucche al pascolo, l’aria è frizzante e il cielo azzurro: una cartolina bellissima. Tanto che usciamo a fare una breve passeggiata anche dopo cena.
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In moto in Valtellina al Passo dello Stelvio.
Questa è la giornata cardine del viaggio in moto in Valtellina, perché andiamo al Passo dello Stelvio. Facciamo colazione a Bormio in un bar a pochi passi dal centro storico, sulla S.S.38 dello Stelvio. Ci sono già diversi motociclisti in movimento e, in particolare, scambiamo quattro chiacchiere con un simpaticissimo collega, che ha una splendida Africa Twin rossa: l’ha posteggiata vicino alla nostra A.T., così intanto socializzano! Non manca mai di colpirmi positivamente la semplicità con cui, nella vita vera, i motociclisti interagiscono tra loro, in una serie di rapporti basati sul rispetto e sulla fiducia.
Saliamo quindi in moto per iniziare la salita al Passo dello Stelvio, il secondo valico alpino più alto d’Europa con i suoi 2758 mt slm. La strada collega la città di Bormio in Valtellina, con Prato allo Stelvio, in Alto Adige. Si trova a pochissimi km dal confine con i Grigioni svizzeri, a cui lo Stelvio è collegato dal Passo dell’Umbrail. La tratta che ci troviamo ad affrontare, è un crescendo di passioni ed emozioni talmente intense da togliere il fiato. Siamo immersi nel Parco Nazionale dello Stelvio e, il paesaggio che si apre ad ogni tornante, è un paradiso. Tra vette innevate, vallate infinite che alternano verdi intensi a paesaggi lunari, cascate, corsi d’acqua, ogni curva per quanto impegnativa è poesia dei sensi.
La prima parte della strada, quella che percorriamo sul versante lombardo, è caratterizzata da 36 tornanti. La seconda parte, quella che scende verso la Val Venosta, ne conta ben 48. Passione e coinvolgimento, in una danza che unisce moto e motociclista. Lacrime di gioia e di emozione incontenibile, nonostante il grande impegno fisico, che lo Stelvio richiede.
Ad un certo punto il verde delle valli in rinascita, i colori dei fiori di montagna, le cascate impetuose, lasciano il posto a muri di neve. Bianco lucente ovunque, con il sole che fa scintillare i cristalli, creando immagini astratte, mentre le nuvole si rincorrono e restano incastrate tra le cime, interrompendo il loro folle gioco. Questo bianco a perdita d’occhio ci accompagna fedelmente fino alla vetta, dove facciamo una sosta tra moto, bar, ristoranti, negozietti di souvenir. Dallo storico chiosco, arriva un delizioso aroma di salsicce alla griglia: questo sarà il nostro pranzo al ritorno.
Il mito dello Stelvio nacque nell’Ottocento, quando l’imperatore Francesco I d’Austria, volle una strada che collegasse Milano con la Val Venosta, attraverso la Valtellina. Affidò il progetto all’ingegnere Carlo Donegani, esperto in questo tipo di lavori, data la complessità del territorio e del tracciato. Servirono solo tre soli anni per portare a compimento quest’opera, che venne inaugurata nel 1825. Dato il fondamentale compito di collegamento che il passo ricopriva, fino al 1915 restò aperto anche durante l’inverno, con una diligenza che faceva la spola tra Milano e l’allora territorio austro-ungarico. Era agevolata negli spostamenti da un gruppo fisso di spalatori, che provvedevano costantemente alla rimozione della neve.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, invece, quando il territorio altoatesino divenne italiano, il Passo dello Stelvio perse importanza politica e, ancora oggi, è aperto solo nei mesi caldi. Per la sua posizione tattica, a ridosso di quello che era il confine con i territori dell’Impero austro-ungarico, allo Stelvio si svolsero cruente battaglie nel corso del conflitto. Tra l’altro vi sono anche gli antichi forti costruiti dagli austriaci, a testimonianza di quel drammatico periodo.
Il Passo dello Stelvio deve la propria fama al Giro d’Italia di cui, tra alti e bassi meteorologici, è protagonista dal 1953. Ciò significa che i motociclisti devono condividere la strada con ciclisti. Non sarebbe un problema se, nelle discese, le bici non superassero impunemente qualsiasi mezzo di trasporto mettendo tutti in pericolo.
Passeggiamo nel parterre di moto, osservando il via vai continuo, assaporando l’atmosfera di condivisione che si respira ogni volta in cui ci si ritrova con altri motociclisti. Assisto in diretta ad una piccola slavina che invade l’intera carreggiata, subito dopo il passaggio di due moto. Fortunatamente nessuno si fa male e i mezzi intervengono prontamente, per liberare la strada. Impariamo che nelle ore centrali della giornata, con l’aumentare delle temperature, il rischio di slavine diventa una costante. Di conseguenza il passo viene chiuso, per essere riaperto solo nel tardo pomeriggio. Se state pensando ad un viaggio in moto in Valtellina al Passo dello Stelvio, vi consiglio di tener presente questo fattore, perché si rischia di venir bloccati senza avere la possibilità di percorrere l’intera tratta fino a Prato allo Stelvio.
Un tracciato impegnativo, questo, in cui i rettilinei si alternano a tornanti strettissimi. Impossibile pensare di accelerare oltre il dovuto, per evitare di correre rischi. Ma anche per godersi tutto il ben di Dio paesaggistico che si apre ai nostri occhi. Passiamo Trafoi, che è un borgo piccolissimo, e ci spingiamo verso Prato allo Stelvio, perché è la sola cittadina ad avere il distributore di benzina, subito dopo il passo. Mettiamo 10€ per sicurezza, perché A.T. proseguirebbe ancora senza problemi e, dopo un caffè, risaliamo verso il valico.
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Quali itinerari in moto seguire vicino allo Stelvio: Passo dell’Umbrail.
Troviamo la strada bloccata a causa delle slavine… e adesso come torniamo a Bormio? Semplice: dalla Svizzera. Da Prato allo Stelvio, un lungo rettilineo chiuso fra filari di viti e rocche ci porta fino a Glorenza. Da qui seguiamo le indicazioni per il Passo Resia ed il confine di stato. Proseguiamo sempre dritto fino alla dogana svizzera, dove chiediamo indicazioni. Nessun problema a livello di controlli: rallentiamo solo per accertarci che la polizia di frontiera non abbia domande o non voglia vedere o documenti. Il percorso è semplice: tra vallate da cartolina, in cui dominano il verde e il giallo dei fiori, arriviamo fino al paese di Santa Maria e, da qui, seguiamo la strada che porta al Passo dell’Umbrail.
La strada è stretta, ma perfettamente asfaltata e con panoramiche mozzafiato. Utilizzata soprattutto a livello turistico, non vi si incontrano camion o furgoni. Siamo immersi nelle scenografiche Alpi Retiche. Inizialmente attraversiamo l’incantevole Val Monastero in versione primaverile. Poi passiamo alle cime innevate della Valtellina e della Valle di Trafoi. Un incanto bianco, in cui le nuvole creano ombre astratte, esattamente come se fossero pennelli che imprimono immagini su di una tela bianca. Dato che questa strada si ricollega allo Stelvio, decidiamo di salire nuovamente al passo per pranzare. Panini con salsiccia, birra ghiacciata, moto e quattro chiacchiere, sono davvero il massimo, per concludere questa giornata.
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Valtellina in moto: il Passo Gavia.
Che poi, quando saliamo in sella ad A.T. per tornare verso Bormio, capiamo di non voler porre la parola fine su questa giornata in moto in Valtellina. Così giriamo in direzione della Valfurva e del Passo Gavia. In teoria il fatto di trovare la dicitura CHIUSO, dovrebbe insospettirci ma, sulla base del detto che la fortuna aiuta gli audaci, noi continuiamo imperterriti verso la nostra meta. Attraversiamo borgate e vallate splendide, poi a ridosso di Santa Caterina di Valfurva, iniziamo a salire lungo una stretta strada panoramica che, guarda un po’, troviamo chiusa! Ci chiediamo come sia possibile…
Pazienza, sappiamo incassare le sconfitte con sobrietà. Torniamo indietro mogi mogi, ci fermiamo a prendere della fresca acqua montana, dopodiché rientriamo a Oga. Doccia, spesa, una semplice cenetta casalinga, caffè al bar del paese, con passeggiata tra i vicoli, sempre accompagnati dal suono delle campane delle mucche al pascolo. Poi crolliamo davvero sfiniti, nel caldo accogliente del nostro appartamento.
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Passo del Bernina in moto.
Il Passo del Bernina è aperto tutto l’anno, quindi sembra ottima l’idea di percorrerlo in moto, dopo aver vissuto l’esperienza con il Trenino del Bernina, qualche anno fa. Si tratta, infatti, di un passaggio turistico e commerciale fondamentale. Un collegamento diretto tra Italia e Svizzera. In particolare, la strada mette in comunicazione la Valle di Poschiavo, nel cantone dei Grigioni, con l’Engadina.
La giornata è bellissima, perciò partiamo subito dopo colazione: direzione Tirano e il confine di stato! All’altezza del Santuario della Madonna di Tirano giriamo verso la dogana svizzera, seguendo le indicazioni per Poschiavo e Passo del Bernina. Nessun problema a livello di controlli: rallentiamo per capire se vogliono vedere i documenti, poi entriamo in Svizzera. Sulle strade svizzere, comunque, è bene comportarsi in modo ineccepibile. Prima di tutto per ragioni di sicurezza. Seconda cosa perché i controlli sono rigorosi e costanti. E l’eventuale multa si paga subito, oppure si consegna il mezzo!
Percorriamo la SS29 seguendo sempre le indicazioni per il Passo del Bernina. Sostanzialmente le condizioni sono buone, salvo i tantissimi lavori di manutenzione in cui ci imbattiamo. In alcuni punti la strada si intreccia e corre parallela al percorso del Trenino Rosso. Ma attenzione! Se state pensando di provare la magica escursione in treno, non fate l’errore di credere che sia sostituibile da un fai-da-te in auto o in moto. Con il Trenino del Bernina si vedono zone impossibili da raggiungere con mezzi propri. Quindi optate sempre per questa soluzione, perché è il solo modo per assistere in maniera completa al fascino del paesaggio che è valso alla tratta l’inserimento tra i siti “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco.
La Valposchiavo è splendente, ammantata di primavera. Centri abitati deliziosi, specchi d’acqua che riflettono i colori accesi della rinascita, panorami da cartolina, con il giallo dei fiori di campo a farla da padrona. Mano a mano che saliamo di quota, il territorio diventa brullo ma di una bellezza struggente con accumuli di neve e nuvole dense. Dall’alto del Passo del Bernina, a 2330 metri, si vede l’universo intero: straordinario. Attorno a noi c’è la mole imponente del Bernina, una visione a 360° sulla parte occidentale delle Alpi Retiche, il tutto immerso in un lento disgelo.
Anche la tratta che scende verso St.Moritz riserva sorprese che lasciano. Passiamo l’Ospizio Bernina e raggiungiamo il Lago Bianco. Sei anni, fa abbiamo ammirato l’intera area del Diavolezza immersa in un glaciale e terso inverno, completamente sommersa dalla neve. Oggi il grigio delle nubi e i disegni creati dallo scioglimento di quella stessa neve, ci lascia basiti e commossi. Iniziamo a “rientrare nella primavera”, già all’altezza di Pontresina. Il cielo nuovamente limpido, i prati in fiore, i ruscelli e le cascate piene di acqua, le vallate verdissime, cono un dipinto emozionale.
Ci fermiamo sulle rive del St.Moritzsee il quale, dopo il disgelo, appare in tutto il suo placido aspetto primaverile. Il verde si riflette nelle acque e le persone si godono il tranquillo sabato di maggio, passeggiandovi accanto e non sopra, come durante l’inverno. Facciamo una sosta caffè, prima di tornare indietro per goderci nuovamente la SS29. Con è una tratta impegnativa come lo Stelvio. Vi sono lunghi rettilinei alternati ad ampi tornanti che rendono fluida la guida. Prima del confine facciamo il pieno ad A.T., visto che il carburante in Svizzera costa meno, poi ci fermiamo nel bar subito dopo la dogana, per mangiare un panino.
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Tour in moto in Valtellina: il Passo del Tonale.
Il Passo del Tonale, rispetto a Tirano è da un’altra parte. Ma proprio da un’altra parte! Ma decidiamo comunque di andarlo a provare questo pomeriggio, ormai completamente rapiti dalla “sala giochi” che rappresenta la Valtellina per gli amanti della moto. Seguiamo la stessa strada fatta giovedì all’arrivo. Percorriamo l’intero Passo dell’Aprica, che collega la Valtellina all’Alta Valcamonica, fino a Edolo. Dopodiché seguiamo le indicazioni per il Passo del Tonale. Inizialmente la strada non ci colpisce troppo, anzi ci delude. Ma da Ponte di Legno in poi, la musica cambia drasticamente. Il tracciato si fa davvero interessante, con tornanti continui e panoramici molto affascinanti.
Al Passo del Tonale troviamo un sacco di strutture ricettive e impianti per attività invernali o proposte escursionistiche. Un’atmosfera ben diversa da quella ritrovata in questi giorni. Mettiamola in questo modo: se siete in moto Valtellina e dovete scegliere, optate prima per il Passo dello Stelvio. Sicuramente spingetevi verso il Passo dell’Umbrail e del Bernina. Fate anche il Passo di Gavia (assicurandovi che sia aperto, perché se lo segnalano come chiuso, è chiuso). Il Tonale tenetelo come riserva se vi resta del tempo.
Ritorniamo a Oga percorrendo a ritroso l’intera tratta, dato che non possiamo tagliare dal Gavia. Arriviamo tardi a Oga, giusto in tempo per cenare e andare a letto, perché domattina dobbiamo partire prestissimo. Vogliamo evitare il forte maltempo in arrivo al centro-nord.
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In moto tra Valtellina e Svizzera: considerazioni e pensieri.
In questi giorni abbiamo incontrato tanti motociclisti. Per tutto il tempo non ho potuto fare a meno di riflettere su alcune cose. Primo, che sotto quel casco il motociclista si emoziona, si commuove e ride di gusto, fiero di far parte di una comunità dove il rapporto con gli altri è di rispetto e fiducia. Persone che considerano il contatto con l’asfalto una danza coreografata con la propria moto. Secondo, ho imparato come gli insulti, i fischi, l’augurio di veder cadere chiunque non sia il proprio beniamino, sono veramente solo stronzate che si trovano in TV e sui social. Se tu ami la moto e il motociclismo, non auguri la morte, né il male. Perché sai benissimo che questa passione bellissima è anche pericolosa. Alla quale non si può rinunciare, dato che con la passione per la moto si viene al mondo e la si sente ribollire nel sangue.
Claudia B.
Fantastico il vostro viaggio in moto! Vi invio moltissimo 😀
Un itinerario veramente tanto bello.
Grazie per aver apprezzato il nostro itinerario Camilla! In effetti mi invidio anche io?!!!
Sarà che amo follemente andare in moto, ma quando ripenso a queste giornate tra Valtellina e Svizzera, mi sembra di sentire ancora il profumo dell’aria pura e ho quei panorami fantastici davanti agli occhi?!
Un abbraccio,
Claudia B.
Bellissimi questi panorami, viverli in moto deve essere di sicuro doppiamente emozionante! Sai che anch’io sarò da quelle parti per il ponte del 2 giugno? Andrò a fare il giro sul Trenino del Bernina e alloggerò ad Aprica…anzi, vado proprio a leggermi anche l’altro articolo in cui ne parli! 🙂
Ma non ci credo Chiara, davvero? Avete scelto un bellissimo luogo in cui trascorrere il ponte del 2 giugno!
Godetevi appieno l’escursione sul Bernina Express, perché è qualcosa di unico.
Noi lo abbiamo fatto in moto, certo, ma nella tratta in treno attraversi luoghi e vedi posti che, diversamente, non avresti occasione di ammirare!
Sono certa che ve ne innamorerete. Se hai bisogno di qualche indicazione, non esitare a chiedere 😉
Baci,
Claudia B.
Sai che mi hai fatto rivivere un viaggio che ho fatto con mio marito in moto. Solo due differenze siamo partiti da Milano e l’abbiamo fatto in estate. Per il resto uguale. . Sono veramente dei paesaggi magici e per me che amo la montagna uno dei viaggi più belli che abbia mai fatto. Ho amato molto la parte svizzera e Pontresina in particolare
Anche io Mariacarla, mi sono innamorata dei passi svizzeri, seppure siamo partiti con la sola idea dello Stelvio!
Dal Bernina all’Umbrail, non mi vergogno a dire che mi hanno emozionata sino alle lacrime.
Queste zone sono bellissime. Secondo me, vale davvero la pena visitarle in qualsiasi periodo dell’anno. In moto è il massimo, ma anche in auto, oppure con escursioni a piedi o in bici, si possono vivere appieno i paesaggi.
Sono felice di averti fatto rivivere un viaggio di cui hai un bel ricordo 🙂
A presto,
Claudia B.
Le foto dalla moto sono molto belle!!! Io non vado in modo e anzi non ho mai avuto il motorino.. . Anche mio marito idem quindi penso che non viaggeremo mai in moto… però la valtellina mo ispira tanto vorrei andarla a visitare! Fortissimo il nomignolo alla montagna… lo faccio spesso anche Io di dare il soprannome alle cose in vacanza e non 🙂
Aiuta a far sentire luoghi e cose, come “amici” che attraversano con te il mondo 😉
La Valtellina, Giulia, è bellissima da visitare con qualunque mezzo. Auto, moto (per noi motociclisti incalliti), ma anche a piedi, per gli escursionisti.
L’importante è scoprire passo dopo passo, questa sorprendente parte di Lombardia, fatta di vallate immense e cime altissime, borghetti piacevoli e sapori forti 🙂
Grazie per essere passata!
Claudia B.
I posti sono magnifici ma non amando andare in moto mi piacerebbe visitarli più comodamente usando l’auto 🙂 Conosco diverse persone che fanno centinaia di chilometri solo per il piacere di andare in moto.
Noi apparteniamo alla categoria, Stefania, è difficile farci scendere di sella 😉
Ma sai una cosa? Lo Stelvio è bellissimo anche da fare in auto! Tu non hai idea di quanti automobilisti abbiamo incontrato, con il solo obiettivo di guidare su quella mitica strada! Una bellezza che non conosce mezzi di trasporto, l’importante è andare e godere della bellezza mozzafiato delle Alpi 🙂
Un bacio,
Claudia B.
Per anni e anni siamo andati al raduno dello Stelvio, passando dal lato lombardo (per ragioni pratiche dato che il gruppo partiva dal Canavese), ricordo gli spettacoli, la musica e come era facile stringere nuove amicizie!
Quest’anno non so se ci andremo ma di certo è un’esperienza indimenticabile!
E poi vuoi mettere il mitico paninaro??
Elena che bello! Non sai quanto mi piacerebbe partecipare a quel raduno! Ho visto solo le foto e, da sempre, mi è rimasta in mente quella colonna di moto che raggiunge il valico.
E poi hai ragione, fare amicizia e sentirsi parte della grande famiglia dei motociclisti, è davvero una cosa immediata.
Moto, panorami…il panino del chioschetto: cosa chiedere di più?
Grazie per essere passata,
Claudia B.
Strano che ancora non ero passata da qui! Sapete quanto mi piacciono le vostre avventure in moto… E poi wow, ma che carrellata di foto bellissime! Quelle montagne innevate, pura libertà. Ok, mi piacciono le vostre uscite in moto, ma penso che io me la farei sotto. Non sono il tipo! Continuerò a leggere però sempre con molto piacere le vostre avventure perché sono fantastiche!
Noi siamo praticamente nati col casco, forse è quello che siamo tanto a nostro agio in moto! Praticamente non potremmo vivere senza. Seppure ne comprendiamo appieno il pericolo.
Come dicevo prima a Lucia, purtroppo quando sei su una due ruote, sei automaticamente esposto a qualsiasi rischio.
Però, il contatto con la strada, col territorio, con i paesaggi e gli altri motociclisti, è qualcosa di unico e persino difficile da spiegare 🙂
Grazie per essere passata Lu! Un bacione,
Claudia B.
Woooow! Che viaggio! Io devo svelarti una cosa…non amo le due ruote…per motivi che non sto qui a raccontarti, è un mezzo di trasporto che mi ha sempre preoccupata ? Anche se ammetto di immaginare quanto sia bello viaggiare (soprattutto in posti come questi) a bordo di una moto! All’Aprica ho fatto la settimana bianca in 4 superiore, quanti ricordi ?! Oh se mai dovessi tornare a Oga saluta Levy anche da parte mia ???
Levy verrà prontamente e attentamente salutata, a nome di una dolcissima lady 😉
Non sai quanto vorrei tornare a Oga (e in tutta “la sala giochi valtellinese”), quel borgo e quei panorami mi hanno scavato una voragine!
Ma per questo 2017, il viaggetto del Corpus Domini, sarà verso una meta, come dire?, più azzurra 😉 Sempre se mi sbrigo a prenotare, ovviamente.
So che la moto è un mezzo che terrorizza diverse persone, soprattutto quando ci sono motivazioni pregresse. Io stessa mi rendo conto dell’effettivo pericolo di questo mezzo, che amo quanto l’universo. Per noi è quasi impossibile vivere senza, nonostante la moto ti esponga ad ogni tipo di pericolo. Eppure io sono così a mio agio, che mi ci addormento anche, ahahahahah!!!
Un abbraccio Lucia,
Claudia B.
Ciao Claudia, questo blog è fighissimo. Grazie per avermi nominata…pensa che quell'orso di mio marito Ado è dispiaciuto di non fare parte del racconto..un abbraccio, Chiara di Oga..!!
Chiara, non sai che gioia mi dà sapere che la mia “piccola creatura” ti piace! Lo aggiorno con tanta dedizione e spero sempre che qualcosa arrivi a chi lo legge.
Ma sai che, proprio mentre rileggevo il testo, oggi, mi sono resa conto di aver lasciato fuori tuo marito??? Ha ragione, ad essere dispiaciuto, devo porre rimedio:
VOGLIO UFFICIALMENTE RINGRAZIARE ANCHE ADO PER AVERCI FATTO UNA GENTILISSIMA VISITA DI BENVENUTO, ED AVERCI MOSTRATO IL GARAGE DOVE FAR RIPOSARE LA NOSTRA AMATA MOTO!
Siete unici ragazzi, due host meravigliosi: anzi tre, perché la consegna delle chiavi da parte del “piccolo” di casa, è stata speciale!
Vi abbracciamo!
Claudia B.