Il fatto di poter pranzare all’aperto, in una pace quasi assordante, con il sole alto in cielo ad inondarci, è meraviglioso; di fronte a noi il grande parco in cui i colori autunnali risplendono e, poco oltre, si scorgono già le pareti della gola e le acque limpidissime.
Un paradiso roccioso, il Furlo, (di cui ho parlato qualche tempo fa in questo post), dove oggi si respira una calma irreale, dovuta all’isolamento forzato di questi anni: solo alcuni escursionisti, ciclisti e pochi motociclisti, come noi, si godono la tanto attesa riapertura. Dalla prossima settimana anche il traffico automobilistico dovrebbe venire riattivato.
La tratta è brevissima, richiede solo pochi minuti di percorrenza, ma è di una bellezza mozzafiato, con le acque dal colore verde intenso che spiccano sul grigio della roccia, mentre la vegetazione sta lentamente assumendo i toni caldi dell’autunno.
Torniamo indietro, in modo tale da riprendere la strada che da Acqualagna porta verso Piobbico e, da qui, seguiamo le indicazioni per il Monte Nerone, un massiccio calcareo di 1525 mt. dell’Appennino Umbro-Marchigiano, che domina i comuni di Apecchio, Cagli e, appunto, Piobbico.
Proseguiamo fino al piccolo paese di Serravalle di Carda, l’ultimo abitato prima dell’ascesa verso il Monte Nerone. Una strada panoramica meravigliosa, che si apre su un territorio davvero vario, composto da ripide pareti, formazioni carsiche, strette gole incassate nella roccia, ampie vallate o conche chiuse.
Ovunque, mucche al pascolo e cavalli liberi che punteggiano i pendii, ravvivano uno scenario da favola il quale ha anche un’importanza geologica a livello internazionale.
La montagna ha restituito una varietà davvero notevole ed ampia di fossili e resti animali, risalenti persino al Giurassico ed ancora ampiamente studiati.
I tornanti sono stretti e continui soprattutto nella prima parte del percorso mentre, mano a mano che ci si avvicina alla cima, sono alteranti a rettilinei in cui, comunque, bisogna prestare attenzione per lo stato non sempre perfetto dell’asfalto.
Dalla vetta del Monte Nerone si può veramente spaziare con lo sguardo a 360°: da questi 1525 mt. si prova la senzazione di avere il mondo ai propri piedi: da un lato la vallata aperta e selvaggia; dall’altra i campi baciati da sporadici raggi di sole.
Peccato che la cima sia “rovinata” dalla presenza ingombrante di grosse antenne Rai, altrimenti si potrebbe pensare di essere ai confini dell’universo, con il solo rumore del vento a colpirci ed i giochi continui delle nuvole, che fanno cambiare repentinamente il tempo ed i colori.
La stessa etimologia del nome, Monte Nerone, pare derivi dalle nubi che si addensano continuamente sulla vetta: posso garantire, in effetti, che questo fenomeno si verifica a cadenza regolare, ed è visibile persino dalla strada mentre si guida per raggiungerla. L’instabilità del tempo qui, è garanzia!
Ma, se volessimo essere meno analitici e basarci sulle leggende, potremmo ipotizzare che il nome derivi da Domizio Nerone: egli si ritirò in una grotta della zona, per salvarsi dall’ira di Giove ma, un giorno, il sole venne oscurato da una nuvola e Domizio uscì dal suo nascondiglio. Fu così che Giove, dall’alto della nube, gli scagliò contro un fulmine con cui lo uccise.
Qualcuno invece, dice che il nome derivi dal console Gaio Claudio Nerone, che seguì i Galli fino alla vetta durante la Battaglia del Metauro, combattuta nel 207 a.C. sul fiume Metauro, durante la seconda Guerra Punica.
Insomma, a noi l’ardua sentenza: io amo i thriller e scelgo Domizio Nerone…voi fatemi sapere chi preferite!
Risaliamo in moto per goderci la discesa con calma: assaporiamo i passaggi attraverso brevi sottoboschi dove le foglie stanno già lasciando gli alberi, per posarsi a terra come un soffice tappeto.
Poi di nuovo i tornanti che tagliano la vallata, la quale ha assunto un aspetto ancora diverso rispetto mezz’ora fa. I cambiamenti sono continui, direttamente proporzionali agli spostamenti delle nuvole in cielo!
Gli animali selvatici qui vivono in assoluta armonia col territorio, infatti la caccia è vietata per preservare la fauna.
Le attività consentite sono invece il trekking e l’escursionismo, oltre allo sci invernale: le sciovie del Monte Nerone sono composte da 6 km di piste, ampi parcheggi ed uno chalet che funge da bar-ristorante.
Tornati sulla strada principale, decidiamo di seguire un percorso diverso rispetto all’andata: giriamo verso Apecchio e, da qui, proseguiamo per il Passo di Bocca Serriola, che collega le Marche all’Umbria, esattamente a Città di Castello.
Dopo una sosta caffè al bar del passo, scendiamo nella bella Valtiberina per raggiungere Sansepolcro ed il Valico di Viamaggio, che ci permetterà di tornare in Romagna.
Nei pressi del Monte Nerone, ci sono tantissime località da visitare, in cui perdersi con gli occhi e con la mente. Si tratta di borghi, cittadine o luoghi di culto, che nel corso degli anni noi di Voce del Verbo Partire abbiamo avuto il piacere di vedere -o rivedere- raggiungendoli sia in auto che in moto.
Quindi non ci sono scuse al riguardo: gli itinerari che vi propongono non sono fattibili esclusivamente con una due ruote!
Termino perciò il mio racconto dandovi alcuni suggerimenti su:
COSA VEDERE NEI DINTORNI DEL MONTE NERONE
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Per la Gola del Furlo e l’Eremo di Fonte Avellana, cliccate⇒ qui
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Per Cagli, cliccate⇒ qui
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Per Apecchio, cliccate⇒ qui
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Per Piobbico e Urbania, cliccate⇒ qui
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Per Frontone, cliccate⇒ qui
Claudia B. Daniele L. Honda Africa Twin
Adoro le vostre gite in moto, mi trasmettono un grande senso di libertà. Stile "va dove ti porta il cuore", anche se la pioggia incombe minacciosa! Ahahah
Adoro le gite fuori porta poi, in generale. Quindi è bello che voi dedichiate il vostro tempo a questo, senza farvi scoraggiare dal tempo e/o dalla stanchezza che si accumula in questo periodo. Stai benissimo in quella foto Cla!
Un bacione :-*
Grazie! Ho un pò di capelli bianchi e le rughe…ma insieme ad A.T. recupero qualche anno di gioventù ?
Guarda, hai toccato un punto dolente: la stanchezza. Voglio pensare sia davvero il periodo, perché a volte le mie gambe non seguono il cervello, ma effettivamente concedersi un’uscita, anche solo una piccola gita, mi dà una nuova carica vitale!
Non so se ti capita di provare questa sensazione, ma io è un pò che ci è rifletto. Come quando sento le persone dire che amano passare la domenica a casa, sul divano davanti alla TV. Bo? Magari funzionerà pure se fuori ci sono due metri di neve, ma io da certe domeniche -ne capita una all’anno- esco distrutta. Stanca mentalmente e fisicamente.
Invece ritrovo grinta e relax se passo il tempo alla scoperta del territorio, possibilmente in moto…ma anche l’auto va bene! Per me si riprende la settimana con una nuova carica positiva!!!
Baci,
Claudia B.
Addirittura le mappe. Sei forte Claudia. Senti volevo chiederti se visitando le marche ti è capitato di imbattersi in antiche vestigia romane e se si quali mi consiglieresti di vedere. Ciao cara grazie Anna Maria Barbieri
Eh si, nelle proposte di itinerari motociclistici inserisco le mappe del percorso, così spero di agevolare chi volesse seguire un percorso simile…o uguale!
Venendo alla tua domanda, devo dire che no,nonostante le frequenti visite non mi è capitato, o almeno nulla di notevole come ad esempio Luni o Villa Adriana.
Ma ho un ricordo che mi frulla in mente, che ti prego però di verificare: forse a Tolentino c’è qualcosa, devo aver letto una segnaletica durante la visita all’Abbadia di Fiastra. Ma è un ricordo nebuloso…dai uno sguardo al sito Archeologia Marche, forse ci sono maggiori informazioni.
Claudia B.