Tutto risuona di silenzio attorno a noi. Se non fosse per il musicale scricchiolio delle foglie, che compongono un tappeto intatto, e la melodia delicata del vento che gioca tra i rami, non si sentirebbe nulla. Difficile credere che, tra poche ore, questo paradiso dei sensi sarà pieno di persone provenienti da ogni dove, per ammirare il foliage alla storica Faggeta di Canfaito.
Il cielo terso sbuca con vivacità tra le foglie, che compongono ancora una folta chioma verde e oro sugli alberi. I rami si intrecciano come mani amorevoli tra loro, mentre alcune foglie cadono creando una leggera pioggia bronzea. L’effetto generale è incredibile, anche perché questa foresta incantata sembra la trasposizione di un’immagine fiabesca. Durante il foliage, la Faggeta di Canfaito dà l’impressione che le parole impresse su pagine antiche, abbiano avuto la forza di dissolversi nell’aria per dare vita al sogno.
∞♦∞
Dove vedere il foliage nelle Marche: la Faggeta di Canfaito.
La Faggeta di Canfaito, fa parte della Riserva Naturale Regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito. Un’area protetta che ogni stagione ammanta di caratteri peculiari ma, solo l’autunno, sa rendere perfetta come il suono di un’orchestra filarmonica. Una musica naturale in filodiffusione, dove protagonisti sono i faggi centenari. Ormai completamente in sintonia, riescono ciclicamente a suonare melodie impalpabili, di cui l’anima dell’uomo può abbeverarsi.
La Faggeta di Canfaito, è uno dei luoghi più belli dove vedere il foliage nelle Marche. Perché tutto il corpo vive l’esperienza, attraversando colori e tappeti di foglie. Ogni fibra del proprio essere vi trova ispirazione. Siamo in una foresta monumentale, dove i faggi hanno fino a 500 anni. Giganti silenti, eppure incredibilmente poetici, che portano nella rugosità dei loro tratti consapevolezza e saggezza. Esattamente come anziani ed eterni esseri viventi. Si trova qui il faggio più antico delle Marche, paradossalmente in un luogo che, già dal nome, porta in sé questa appartenenza. Canfaito, o campo di faggi, è la simbiosi perfetta tra parole e territorio.
Abbiamo visto un documentario prima di seguire l’itinerario autunnale nella Faggeta di Canfaito, in occasione del foliage, in cui si parlava della grande capacità che hanno gli alberi di comunicare. Sia tra di loro che con noi umani. Sanno fare rete, divulgare informazioni in caso di pericolo e aiutarsi nel sostentamento, attraverso le radici. Quando li si abbraccia, infondono un senso profondo di pace, ed una intensa energia vitale. Nello stesso modo in cui le trasmetterebbe il contatto affettuoso con un nonno. Da quando ho iniziato ad abbracciare alberi a Borgo Spoltino in Abruzzo, ammetto di non aver più smesso. Negli alberi non c’è solo vita. Ma storia, memoria, affinità.
∞♦∞
Cosa fare a Canfaito in un giorno.
Seguiamo il semplice circuito ad anello N.6, che permette di vedere al meglio il foliage alla Faggeta di Canfaito. Si tratta di un’escursione facilissima, adatta anche ai bradipi come me e alle famiglie con bambini. Per Daniele che è allenato, poi, è una semplice passeggiata all’aria aperta. Il sentiero è quasi completamente pianeggiante, la salita verso il punto panoramico è dolce e permette di godere di splendidi affacci.
Animali liberi al pascolo brucano l’erba tenera, oppure riposano al fresco tra gli alberi, viste le temperature alte di questo autunno. Non sono impauriti dalla presenza dell’uomo, né infastiditi. Si muovono in simbiosi con la natura ricca e a perdita d’occhio. Come se da sempre seguissero le sorti di questi alberi monumentali, la cui età varia dai 200 ai 500 anni.
A valle, residui di nebbia sono ancora incastrati tra colli e borghi. In lontananza, il foliage crea avvolgenti tappeti di alberi che stimolano lo sguardo. L’autunno ci tiene per mano accompagnando i nostri passi. Oggi, nella Faggeta di Canfaito, stiamo inspirando il foliage a pieni polmoni. Ad un certo punto, ritrovo le atmosfere senza tempo e le sensazioni a fior di pelle, di uno dei libri di Agatha Christie, ambientati in autunno, che più amo: “Poirot e la salma”.
Macchie di alberi variopinti. Intime foreste di faggi. Un mare di felci su cui sembrano caduti litri di colore bronzo, oro e ottone. Prati e sentieri su cui passeggiare, ascoltando il sussurro dell’aria che narra storie lontane. Panorami infiniti e perfetti, dove lasciare che lo sguardo scorra senza agganciare davvero nulla. Eppure, assorbendo ogni dettaglio.
∞♦∞
Come arrivare alla Faggeta di Canfaito e dove parcheggiare.
- La Faggeta di Canfaito si trova nei dintorni di Matelica. Consigliamo di impostare Elcito sul navigatore, il pittoresco borgo fantasma che sorge nei pressi della foresta.
- Una volta raggiunto Elcito, ci si troverà davanti ad una stradina che porta all’accesso del borgo, e ad un cartello che indica Canfaito sulla sinistra. Girando su questa strada, si arriva alla faggeta in pochi minuti d’auto.
- Non parcheggiate lungo la strada. Abbiamo visto con i nostri occhi file di auto multate. Forse questo divieto vale solo nei fine settimana ma, per sicurezza, usate le aree di sosta appositamente create a Elcito e Canfaito.
- A Canfaito c’è un ampio piazzale in cui parcheggiare, proprio accanto l’accesso della faggeta. Nei fine settimana è complicato muoversi e trovare posto. Per evitare problemi e godervi veramente la visita, vi consigliamo di arrivare molto presto al mattino, prima delle 8e30.
- Alla Faggeta di Canfaito vi sono bagni pubblici e dei punti barbecue.
- Munitevi di acqua e cibo.
- Non ci sono bidoni nel parco naturale: i rifiuti vanno portati via.
- Il periodo migliore per andare a vedere il Foliage alla Faggeta di Canfaito, dovrebbe essere dalla fine di Ottobre. Non c’è certezza, dipende dal clima. Come nel caso della fioritura delle lenticchie ai Monti Sibillini, si tratta di eventi naturali che ogni anno si svolgono in un determinato periodo, ma con tempistiche sempre diverse.
∞♦∞
Cosa vedere nei dintorni di Canfaito: la strada per Pian dell’Elmo.
Dopo il facile trekking nel foliage alla Faggeta di Canfaito, ripartiamo per raggiungere il vicino borgo di Elcito. Purtroppo, il traffico sostenuto dei visitatori che vogliono andare in faggeta, ci impedisce di raggiungere il borgo e parcheggiare. Perciò cambiamo rapidamente piano. Dovendo seguire la viabilità modificata, ci ritroviamo sulla strada panoramica che sale verso Pian dell’Elmo. La imbocchiamo non sapendo bene cosa aspettarci ma, dopo il primo tornante, capiamo di aver preso una decisione eccellente.
Vallate e alberi ricoperti d’oro e d’ottone, si alternano a verdi accecanti che contengono una base di quello che mi piace definire giallo riposo. Una sfumatura autunnale che l’occhio percepisce in mezzo ai colori. Appena accennata, ha però la forza di riverberare nell’aria!
Ci fermiamo a mangiare dei panini, lungo la strada. Una location mozzafiato tra boschi e campi, dove gli alberi hanno cosparso il fondo di crepitanti foglie. Io scelgo ciauscolo e pecorino, Daniele opta per prosciutto e pecorino. Ma non possiamo fare a meno di assaggiare anche la succulenta porchetta, appena cotta. Dopo una passeggiata fotografica, ripartiamo con direzione Pian dell’Elmo. Anche se non è questa la nostra destinazione finale…
∞♦∞
Luoghi insoliti da non perdere vicino alla Faggeta di Canfaito: Abbazia di Sant’Urbano.
Di architetture misteriose in Italia ne abbiamo davvero tante. Nelle Marche si potrebbe addirittura ideare un itinerario tra le antiche abbazie che, oltre ad essere tesori artistici, sono anche ricettacoli di simbologie. Basti pensare all’Abbazia di San Vittore delle Chiuse a Genga, con il suo otto rovesciato. Oppure alle atmosfere evocative dell’Eremo di Fonte Avellana, per citarne due. Nei dintorni della Faggeta di Canfaito, inno del foliage in Italia, invece, è l’Abbazia di Sant’Urbano a rappresentare un luogo colmo di segni da cui farsi ammaliare.
La struttura esterna ci lascia istintivamente basiti, perché pare una fusione accidentale tra un cascinale e un edificio romanico. Quasi come se i due si fossero scontrati e, ognuno, avesse voluto far valere la propria personalità! I tre absidi sono una rappresentazione divina dello stile romanico, mentre il resto della struttura ricorda un meraviglioso podere di campagna. Un riassunto della storia dell’Abbazia di Sant’Urbano, fondata nell’anno Mille, ma trasformata in fattoria nel 1810. Per un periodo, nel XV secolo, fu persino gestita dai monaci di Camaldoli.
L’interno dell’Abbazia di Sant’Urbano è un enigma architettonico. Sembra anche qui che tre edifici siano stati miscelati con maestria, dando vita ad una struttura innovativa. Ed incredibilmente luminosa e ariosa. Dall’aula destinata ai fedeli, si sale al presbiterio che pare quasi un palco, pronto ad ospitare il clero. Il vero spettacolo, però, è dato dal fascio di luce che, con cadenza ciclica, entra dall’oculo posto sopra l’altare, per colpire il cerchio rappresentante l’eucarestia, scolpito sulla colonna murale dell’aula. Precisamente il giorno di Sant’Urbano, il 25 Maggio, al mattino presto, durante la recita delle lodi.
Le capacità dei mastri costruttori, ancora oggi suscitano ammirazione e stupore. Perché c’erano uno studio e una conoscenza precisi dell’astronomia, che veniva applicata nell’architettura attraverso la simbologia. La ciclicità dei fenomeni cosmici, rappresentava metaforicamente l’eternità del divino. E inserire questa stessa continuità nell’architettura, era come allungare una mano a Dio, avvicinandosi a lui.
Nella cripta, l’ariosità dei primi due ambienti lascia il posto all’intima chiusura dello stile romanico. C’è sempre una voce antica che sa parlare alla tua interiorità, nelle cripte delle chiese. Sarà perché in genere si tratta della prima struttura che, spesso, come anche nel caso di Sant’Urbano, sorge su precedenti templi pagani. O forse è solo suggestione. Ma ogni volta che ho la possibilità di trovarmi sola tra le solide mura e le fitte colonne di una cripta, qualcosa in me freme. Curiosità e timore si prendono per mano, conducendo lontano la mia fantasia. Sembra di sentire aliti primitivi sgorgare dalla terra. E non posso fare a meno di chiedermi se, sfiorando una pietra, questa non sia in grado di trascinarmi nel passato.
INFORMAZIONI.
- L’Abbazia di Sant’Urbano si trova in Contrada Sant’Urbano, 5, Apiro (MC).
- L’ingresso è gratuito.
- L’Abbazia di Sant’Urbano è anche locanda e struttura ricettiva, con splendide stanze e piscina. Questo il link a Booking.com.
- C’è un grande parcheggio gratuito per i visitatori e per i clienti.
Claudia B.