Una delle affermazioni più sospette per un motociclista è: “Lo sai? Oggi non mi va di fare chissà cosa. Niente Toscana, niente Umbria…andiamo solo fino Viamaggio a mangiare un panino con la finocchiona!”
E questo, credetemi è l’inizio della fine, ossia il “decollo” verso come minimo 280 km di asfalto e otto ore in sella. Perché, per quanto si voglia fare le persone serie, per bene, in grado di gestire la propria passione per la moto, alla fine sarà sempre la due ruote a comandare sulla razionalità dell’essere umano. Insomma, la moto è più forte.
Detto questo, domenica mattina ci svegliamo con calma, ci rendiamo conto che il sole splende alto (ah, ecco cos’è tutta questa bella luce che entra dalla finestra: non si tratta di invasione aliena!) e, dopo aver fatto colazione, ci interroghiamo su dove passare la giornata.
Sarò sincera, io avevo pensato seriamente che l’Umbria potesse essere perfetta, avevo voglia di fare un bel giro fra i borghi di questa regione splendida ma…ecco, come dire, mio marito non è che fosse completamente d’accordo con la mia idea.
No, lui voleva fare un, cito testualmente: “semplice giro in moto”. Carino e tenero, come se fosse poi lui a scegliere! E qui non mi riferisco al fatto che, i signori uomini potranno confermare, in genere siamo noi ragazze a dettar legge; no, qui mi rifaccio alla mia premessa e al rapporto di sudditanza tra essere umano e moto…dove il suddito, logicamente, è il primo. Casomai ci fossero dubbi.
Partiamo quindi per il Valico di Viamaggio e, in località Svolta del Podere, ci fermiamo a mangiare dei fragranti panini a “Il sottobosco”, un bar-ristorante frequentatissimo dai motociclisti, dove è possibile gustare saporiti salumi e formaggi toscani.
Durante la bella stagione, sostare nella verandina con postazione di controllo sulla strada (che permette di ammirare il continuo passaggio di moto) e panorama sui boschi appenninici, è una goduria non indifferente. Anche perché quassù l’aria è sublime.
Dopo la sosta perfettamente riuscita, con tanto di “monitoraggio” sull’arrivo dei partecipanti ad un pittoresco motoraduno, saliamo nuovamente in sella con l’idea di raggiungere il Passo dello Spino, ossia il valico appenninico che collega Pieve Santo Stefano al paese di Chiusi della Verna.
Bella tratta stradale, con tornanti ampi, panoramici, asfalto tutto sommato molto ben tenuto: percorrere questo angolo di Appennino è sempre un grande piacere.
Il piccolo paese toscano è noto per la vicinanza al Sacro Eremo della Verna, dove San Francesco ricevette le stimmate. Per noi è una tappa fissa, un luogo magico nel quale torniamo sempre con gioia, sia per la bellezza unica del santuario, sia per l’interessante percorso di visita, sia per il paesaggio in cui è immerso.
Oggi però, visto che non siamo noi a comandare ma la nostra Honda Africa Twin, proseguiamo prendendo una strada che non abbiamo mai fatto: subito dopo il borgo di Chiusi della Verna, con direzione Bibbiena, seguiamo le indicazioni per Badia Prataglia-Eremo di Camaldoli. In effetti sappiamo che le due storiche località sono collegate, ma chissà perché non abbiamo mai sperimentato questo percorso.
Beh, poniamo rimedio ora, visto che vale davvero la pena lasciarsi ammaliare dai panorami sempre splendidi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna.
Pare non vi sia anima viva lungo la via, non incrociamo auto, se non quelle degli escursionisti parcheggiate lungo il ciglio della strada, pertanto siamo liberi di goderci l’asfalto ed il panorama senza grosse preoccupazioni.
Ci imbattiamo in alcuni piccoli centri abitati fino a che non raggiungiamo la sempre accogliente Badia Prataglia, altro luogo in cui siamo di casa.
Una volta qui, A.T. decide che vuole salire al Rifugio Fangacci (si lo decide la moto, non noi; noi siamo umili servi), percorrendo la strada bianca che, se con l’Aprilia ci provocava dolori reumatici capaci di ripercuotersi nelle settimane a venire sui nostri ormai vecchi corpi, con la Honda risulta piacevole come un massaggio professionale. Ecco che il detto: “dipende dai punti di vista”, assume un senso logico.
In prossimità del rifugio ci fermiamo: in precedenza, infatti, abbiamo scoperto che ci sono quattro comodi tavoloni di legno e una fonte di acqua montana, fresca e deliziosa.
Da qui partono anche numerosi sentieri all’interno delle Foreste Casentinesi, tutti segnalati, non a caso il piazzale è pieno di auto parcheggiate e il viavai di escursionisti è continuo.
Noi, molto più legati alle bische clandestine che alle passeggiate (scherzo dai!), approfittiamo del silenzio e del gradevole freschetto per giocare a carte.
Dopo un inizio che mi vede incredibilmente forte ed imbattibile, con tanto di creazione di balletti, slogan, fan club e pagina Facebook, la fortuna decide di concentrarsi sul paesaggio invece che sulla sua amata figlia (io), perciò sospendiamo l’incontro prima che possa sfociare in una rappresentazione di lotta greco-romana, con mio marito in rimonta nel ruolo di vittima.
Copriamo l’ultima tratta fino all’Eremo di Camaldoli, quindi scendiamo in paese, ma decidiamo di non fermarci visto l’altissimo afflusso di visitatori: tra pellegrini, escursionisti, semplici curiosi o “fuggitivi” dalla calura estiva, dimentico sempre come questa zona venga presa d’assalto tra fine luglio ed agosto!
Noi la amiamo di più quando è tranquilla, quando non predominano il rumore delle auto e delle voci, ma il canto ed il respiro delle foreste…perciò riprendiamo subito la strada verso il Passo dei Mandrioli, che ci collega a Bagno di Romagna.
Ora, se noi avessimo una moto scomoda, con consumi al risucchio (presente? tu metti il carburante e la moto: taaaaak! lo finisce al volo), forse ci comporteremmo da persone ragionevoli che, dopo un bel giro domenicale, si dirigono verso casa per far riposare le ossa. Forse. Perché nemmeno con l’Aprilia erano il corpo dolorante o il costo del carburante a decidere…
E, visto che A.T. è così coccolosa e tentatrice, chi siamo noi per impedirle di passare ancora qualche ora su strada? Nessuno. Perciò raggiungiamo il paese di Alfero per una meritata sosta gelato, prima di proseguire alla volta del Monte Fumaiolo!
Anche qui ci attende una marea umana alla ricerca del fresco e, vista l’ora tarda, ci avviamo lentamente verso casa passando dalle Balze, Casteldelci e ricollegandoci, infine, alla strada che porta a Viamaggio, con direzione Novafeltria.
Insomma, siamo tornati al punto di partenza, come se non avessimo mai abbandonato l’idea iniziale di “andare al passo a mangiare un panino”. Tanto per intenderci, la nostra passeggiata domenicale potrebbe persino sembrare un andata\ritorno dal Valico di Viamaggio, senza nessuna deviazione…salvo poi trovare sul contachilometri quasi 280 km in più!
Ma come possiamo, noi umili esseri umani, far valere la nostra volontà su una moto? Non possiamo. Infatti lasciamo che sia lei a decidere.
Prima di condividere le mappe del percorso, voglio inserire alcuni link che possano aiutarvi a conoscere meglio le località toccate da questo itinerario motociclistico perché, al di là della bellezza delle strade dai noi percorse, non dimentichiamo che anche i luoghi d’arte immersi nelle Foreste Casentinesi sono imperdibili!
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Per saperne di più sull’Eremo della Verna, cliccate⇒ qui
Per saperne di più su Badia Prataglia, Camaldoli e il Sacro Eremo, cliccate⇒ qui
Per conoscere altri passi appenninici e il borgo di Serravalle, cliccate⇒ qui
Per due semplici sentieri a Bagno di Romagna e Badia Prataglia, cliccate⇒ qui
Per esplorare il Monte Fumaiolo e i dintorni, cliccate⇒ qui
Roberta non mi dire! Ho trovato un’altra centaura: questa cosa di interagire con i blogger la adoro, si conoscono persone con passioni comuni con le quali è sempre un piacere confrontarsi!
La Verna…quanto amo quel luogo. L’ultima volta all’Eremo, è stata lo scorso autunno. Era un manto di pace e colori. Peccato che la foresta secolare, sia stata devastata da una tempesta nella primavera del 2015.
Confidiamo nella capacità di ripresa della natura!
Claudia B.
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Anche io amo girare in moto e l'Appennino si presta benissimo! Mi è venuta voglia di tornare all'Eremo della Verna 🙂
Roberta non mi dire! Ho trovato un’altra centaura: questa cosa di interagire con i blogger la adoro, si conoscono persone con passioni comuni con le quali è sempre un piacere confrontarsi!
La Verna…quanto amo quel luogo. L’ultima volta all’Eremo, è stata lo scorso autunno. Era un manto di pace e colori. Peccato che la foresta secolare, sia stata devastata da una tempesta nella primavera del 2015.
Confidiamo nella capacità di ripresa della natura!
Claudia B.